Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il ritorno del figlio. La bambina rubata.

245263
Grazia Deledda 1 occorrenze
  • 1919
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Verismo
  • UNICT
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Veniva voglia di batterlo, di rimetterlo per terra e abbandonarlo al suo destino: e per qualche momento Davide non ebbe altra idea. Ma non si decideva, ostinandosi a guardare su e giù per la strada in attesa che qualcuno apparisse. Nessuno appariva. La strada saliva dolcemente tra due bordi di rovi e di ginestre fiorite, di là dei quali, in quel punto, neanche a farlo apposta, mentre il resto del versante era coltivato a grano e ad oliveti, si stendeva una zona pietrosa, nuda, deserta. Cadeva dunque la supposizione che il bambino fosse stato lì deposto da qualche donna che lavorava nei dintorni. Una stizza pungente finì d'irritare Davide: gli pareva che qualcuno, lì nascosto fra i rovi, lo vedesse col bambino in braccio e si beffasse di lui, ma nello stesso tempo gl'impedisse di rimettere il piccolo sperduto sulla polvere della strada, e abbandonarlo di nuovo. Cominciò allora a gridare, come chiamando quest'uomo nascosto; l'eco sola rispondeva. Non c'era altro da fare che prendere il bambino e condurlo in paese e consegnarlo al parroco o ai carabinieri o tenerselo in casa fino a ritrovarne i parenti. E Davide rimontò sul calesse, adagiandosi bene contro il fianco perchè non avesse a cascare un'altra volta quel fagottino nero del quale avrebbe volentieri fatto a meno. - Andiamo, - disse al cavallo, e il cavallo si rimise a trottare rapido per riacquistare il tempo perduto. Davide adesso lo frenava: voleva esplorare la strada, in cerca di qualche traccia che gl'indicasse la provenienza del bambino; ma su quel tratto di strada pietrosa non si vedevano neppure le impronte delle ruote dei veicoli: quando la strada pianeggiava un poco pareva di camminare attraverso un mare pietrificato, tanto le distese di roccia erano nude, ondulate, argentee al crepuscolo. Ma ecco la vita ricomparire: alberelli con le foglie nuove che tremolavano di gioia bevendosi l'ultima luce del giorno s'inseguivano lungo l'orlo della strada, su, su, da una parte e dall'altra fino a confondersi nella svoltata: e attraverso i loro fusti sottili si vedevano le pallide distese del grano, e casupole e capanne nereggiare qua e là, come grandi nidi fra le siepi: di tanto in tanto un sentiero sbucava curioso sulla strada fermandosi a guardare e invitare il passante. Davide conosceva i luoghi e quasi tutte le persone che l'abitavano; ma l'idea di fermarsi e cominciare un'inchiesta forse inutile lo annoiava; era tardi, e la moglie lo aspettava. Tirava dunque dritto senza incontrare nessuno. I lumi del paese già apparivano, su, in una insenatura quasi in cima alla collina; pochi lumi rossastri che non riuscivano a illuminare le cose intorno a loro: solo uno brillava vivo come un faro, in alto, sopra il paese: e il cavallo lo fissava, riconoscendolo con gioia: era il fanale che il padrone teneva acceso a sue spese davanti al portone della sua casa, Il bambino intanto si era addormentato, con la testina appoggiata alla coscia del suo salvatore; e questi lo sosteneva con cura, ma si difendeva sempre da ogni commozione e non vedeva l'ora di deporlo in qualche posto. La sua prima idea di condurlo alla caserma dei carabinieri e consegnarlo al brigadiere, adesso però gli sembrava poco umana; o forse aveva paura di sembrare poco umano lui, facendo così. Meglio andare dal parroco. Ma egli era geloso del parroco, e dei suoi pretini che volevano governare da soli il paese, e in certo modo vi riuscivano. Consegnare a loro il bambino, che l'avrebbero subito preso come il ragno la mosca nella sua tela, era diminuirsi di autorità. II cavallo, intanto, per conto suo proseguiva a trottare verso casa: ecco passata la caserma del carabinieri, ecco passata la casa comunale, ecco passata la parrocchia, tutte e tre, del resto attaccate l'una all'altra sull'alto della piazza come tre sorelle rivolte d'intesa a sorvegliare e dominare il paese, disteso umilmente ai loro piedi con le sue case basse, le sue stradette ripide, i suoi orticelli umidi, triste anche nel sonno. Ma la strada non si fermava lì, e anche Davide non si fermò lì. Chi era al di sopra di ogni potenza del paese era lui; giusto, quindi, che la sua casa fosse al disopra di tutte, anche della chiesa. Solo un'altra potenza dominava la sua, ma era una potenza morta; la torre in rovina di un antico castello. La strada si faceva sempre più ripida, Illuminata dal chiarore che il fanale versava dall'alto spandendolo anche sulle siepi e gli alberi intorno. Un odore di erica, un silenzio sempre più fitto dànno l'impressione di andare su in cima a una montagna. E la casa lassù, sul suo spiazzo di pietra, col muro di cinta ricoperto d'edera, il portone ferrato, che dà luce col suo fanale, ma rimane nell'ombra a spiare come con una Ianterna cieca, ha più della fortezza che del palazzo. Un cane abbaiò dentro; poi tacque riconoscendo il rumore del calessino: tuttavia Davide dovette battere tre volte al portone e far sentire anche la sua voce perchè qualcuno si decidesse ad aprire. E chi apriva non si dava fretta: lo si sentiva levare i ganci che assicuravano meglio i battenti del portone, e tirare il paletto e il catenaccio e girare con cautela la chiave nella serratura. Finalmente uno dei battenti si aprì un poco: apparve, nel vano misterioso, una figurina di vecchia: piccola ma diritta e dura, col viso tutto a punte aguzze circondato da una specie di cappuccio nero, e un mazzo di chiavi in mano, pareva la custode di un luogo di leggende. I suoi occhietti neri lucenti come quelli di un uccello distinsero subito l'insolito fagotto che Davide senza lasciarle tempo di domandare di che si trattava, le gettò fra le braccia, quasi di sorpresa e come con l'intenzione di spaventarla un po' per burla e un po' sul serio. - È un bambino, sì, è un bambino, - egli disse, aprendo tutto il portone per far entrare il calesse. - L'ho trovato smarrito nello stradone: bada che è ferito. Scostati, Elisabetta! - gridò poi; ma la vecchia rimaneva come impietrita sulla soglia, palpando il misterioso fagotto, e tentando di vederlo meglio alla luce del fanale. Pareva non prestasse fede ai suoi occhi: non domandava spiegazioni, però, e una volta accertatasi che quello che teneva in braccio era proprio un bambino, e che non c'era altro da fare che portarlo dentro, richiuse il portone riassicurandolo col gancio, i catenacci e i paletti, e mentre il padrone staccava il cavallo ella rientrò nella cucina. Cucina che sembrava una sala; alta, a volta, col pavimento di legno, e cassepanche e madie antiche che parevano mobili di sagrestia. Una donna ancora giovane ma con gli occhi incavati sotto le palpebre livide e tutto il viso fino scarno come succhiato in dentro da un'angoscia insaziabile, stava seduta sulla panca davanti al camino acceso: teneva le mani in grembo e anche quelle mani lunghe, pallide, parevano solcate da cicatrici di dolore; tutta in sua attitudine era di chi aspetta pur sapendo che la sua attesa sarà lunga e forse vana. Era la madre che pensava al suo figliuolo morto.

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