Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbandonarli

Numero di risultati: 8 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Sull'Oceano

170979
De Amicis, Edmondo 1 occorrenze
  • 1890
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
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Pagina 27

Galateo per tutte le occasioni

188056
Sabrina Carollo 2 occorrenze
  • 2012
  • Giunti Editore
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
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Anzi, il costante tentativo di negare gli aspetti più difficili dell'esistenza e di eliminare quelli meno produttivi nell'ottica di un più efficiente piano di risanamento del sistema pensionistico potrebbero prima o poi condurci alla pratica di abbandonarli nudi al freddo polare per risolvere definitivamente la questione. In realtà questo folle atteggiamento di disprezzo ed emarginazione sta creando seri problemi di equilibrio alla nostra società, troppo malata di velocità ed efficienza per ricordarsi di valori come l'esperienza e la riflessione. In attesa di una revisione comune delle priorità esistenziali, che porterebbero a una naturale reintegrazione degli anziani nel sistema sociale e familiare, cerchiamo di rispettare almeno le più elementari norme di buona educazione. ✓ Aiutare. A portare i pesi, ad attraversare la strada, a tenere aperta una porta pesante, a salire gli scalini dell'autobus, a uscire da una situazione complicata. Invece di fare finta di nulla o spazientirsi, rendersi utili. ✓ Portare pazienza. Se alla guida dell'auto particolarmente lenta che ci procede intravediamo una testa canuta, rallegriamoci dell'intraprendenza e dell'energia che ancora la porta a sfidare il traffico invece di strombazzare. Ascoltare. Chi ha molti anni sulle spalle ha conosciuto un mondo totalmente diverso dal nostro. Chiediamogli di raccontarcelo. Sarà piacevole per entrambi. ✓ Farli partecipare. Il fatto che abbiano un passato non significa che il loro futuro, o addirittura il presente non esista. Coinvolgiamoli quanto più possiamo nella nostra vita, condividiamo attività e passatempi, troviamo loro un compito, coltiviamo la loro legittima utilità. ✓ Assecondiamoli. Capita spesso che gli anziani sviluppino alcune abitudini a cui si affezionano particolarmente, che danno loro sicurezza. Non condanniamole come fissazioni ma cerchiamo, entro i limiti del ragionevole, di rispettarle. ✓ Regaliamo loro novità. Anche se amano le certezze cui la loro vita è ancorata, non sono fiammelle spente, ma soltanto un po' affievolite. Riaccendiamoli con qualche allegra sorpresa, che non stravolga il loro stile di vita ma che sia in grado comunque di trasmettere loro un po' di carica e di entusiasmo. ✓ Incoraggiamoli. A cominciare nuove attività, a godersi amicizie e tempo libero. Diamo loro gli strumenti per farlo. ✓ Condividiamo con loro la gioia di avere un bambino per casa. Portiamo spesso i nostri piccini a trovare gli anziani. È uno scambio silenzioso, il loro, che non possiamo comprendere fino in fondo, ma che fa bene a entrambi. ✓ Siamo discreti negli aiuti. Lasciare libera la poltrona più alta, in modo da non costringere ad affondare nel divano da cui ci si rialza a stento e con straordinarie acrobazie, preparare lo stesso piatto di cibo morbido per tutti, lasciare libero il posto a sedere in autobus senza necessariamente invitare a sedersi, parlare un po' più forte senza aspettare che ci venga richiesto per la terza volta di ripetere la stessa frase; ci sono mille accorgimenti per fare cortesie senza sbandierarlo. Anche chi ha una certa età però dovrebbe cercare di attenersi ad alcune regole di cortesia e rispetto dei più giovani, in modo da rendere un reciproco piacere lo stare insieme. una signora tiene il Manuale di buona maniere di Nonna Speranza ✓ Innanzitutto non trascurare la propria salute. I fumatori incalliti che nonostante i divieti dei medici proseguono nel loro vizio, costringendo i familiari a corse regolari all'ospedale con il cuore in gola, gli spericolati che attentano alle proprie ossa arrampicandosi ovunque pur di dimostrarsi invincibili e che non si accorgono invece di quanto fanno stare in pena i figli, gli irriducibili che non vogliono cedere alle cure e alle medicine perché si sentono in perfetta forma, di perfetto hanno, in realtà, solo il proprio egoismo. ✓ Non lamentarsi in continuazione del fatto di avere poco tempo di fronte, ricattando moralmente chiunque stia loro intorno e colpevolizzando i più giovani. Saper rispettare i propri ritmi ma anche quelli altrui, senza imporre sacrifici eccessivi. ✓ Sapersi coltivare interessi e amicizie al di fuori della famiglia, in modo da non obbligare i figli a visite quotidiane. Senza contare che ci si gode molto di più la presenza dei propri cari quando si sa che ci vengono a trovare non perché devono ma perché fa loro piacere. ✓ Non criticare automaticamente tutte le novità. È una tendenza diffusa tra chi ha passato un certo numero di anni quella di disapprovare ogni cosa che li costringa a un cambiamento. Cercare di capire, invece di censurare a priori, è un modo di amare la vita. ✓ Approfittare dei servizi messi a disposizione da comune e attività di volontariato per gli anziani. ✓ Tenersi attivi e rendersi utili: ci sono anziani che regolano il traffico all'uscita delle scuole, che organizzano fiere e occasioni di beneficenza, senza contare le mamme che avrebbero disperatamente bisogno di un sostegno nell'accudire ai propri figli (se non si hanno nipoti propri non significa che non si possa essere nonni comunque) o anche solo di qualche consiglio. ✓ Non lamentarsi degli acciacchi dell'età. Per quanti siano, sarà sempre maggiore il numero delle malattie che non avete, c'è da scommetterci.

Pagina 161

Approfittate piuttosto di videoregistratori e dvd e fate vedere loro cartoni animati - sempre e comunque pochi e selezionatissimi - invece di abbandonarli davanti al video. È una facile tentazione, ma anche un serio pericolo. Attenzione anche ai cosiddetti "bollini" indicatori che i canali televisivi appongono alle trasmissioni per indicare se sono adatte alla visione di un pubblico di bambini. Non sempre sono corretti e comunque ciò che è adatto a un bambino di sette anni non è necessariamente accessibile a uno di quattro, che si impaurisce più facilmente. Esistono diversi cartoni animati che, pur considerati come tali per bambini, in realtà sono troppo violenti. E comunque trasmettono valori che non necessariamente sono i vostri. Vagliate con attenzione. ✓ Scegliete con cura i vostri maestri, meglio se di persona e non dal video. ✓ Ricordate che la televisione ingigantisce, amplifica le sensazioni. Ciò che vi pare ragionevole in televisione (una persona, un abito, un atteggiamento), può risultare assolutamente fuori luogo nella vita di tutti i giorni. ✓ Non parlate degli affari dei personaggi televisivi come se fossero accaduti al vostro vicino di casa. ✓ Non fate zapping in continuazione se avete qualcuno accanto. Se la televisione è una sola, rispettate i desideri di tutti. ✓ Non guardate la televisione mentre siete a tavola. Parlate con chi vi sta accanto, assaporate ciò che avete nel piatto e godetevi un po' di tranquillità. ✓ Non guardatela a tutti i costi. Se la sera siete troppo stanchi per uscire o per leggere un libro, è comprensibile che la soluzione più semplice sia accendere la televisione, ma passare da un canale all'altro senza scopo perché non si trova nulla di interessante stordisce. Piuttosto fate una telefonata a un amico che non sentite da tanto, andate a trovare la mamma, accendete la radio, fate un lungo bagno con le candele profumate o sfogliate un catalogo di viaggi da sogno. Oppure andate a dormire. ✓ Non fatevi incantare dalle televendite. Fate molta attenzione a quello che vedete e non cedete alle offerte imperdibili e irripetibili. C'è sempre una seconda occasione nella vita. ✓ Se avete ospiti, dimenticatela. Anche se c'è quell'irrinunciabile puntata della serie che state seguendo da tempo. Esistono i videoregistratori programmabili o, in caso di evidente incapacità tecnologica, gli amici con videoregistratore che possono farvi il favore.

Pagina 236

Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

200677
Simonetta Malaspina 1 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
  • paraletteratura-galateo
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Se invece gli ospiti sono più di uno, potete abbandonarli un attimo con il pretesto di una telefonata e pagare alla cassa: quest'ultima soluzione è consigliabile soprattutto alle donne che invitano, e non vogliono mettere in imbarazzo gli uomini presenti. In certi casi potete anche lasciare un acconto e saldare il resto il giorno successivo. Se il conto viene diviso tra gli uomini, non si fanno divisioni di soldi a tavola, presenti le signore: uno paga per tutti e viene rimborsato più tardi dagli amici. Nessun imbarazzo invece per i conti degli alberghi. Ognuno paga per sé. Il conto viene chiesto al portiere e saldato dopo un rapido controllo. Una raccomandazione in genere: qualunque sia il conto, è bene pagarlo subito. Un conto può diventare facilmente un debito.

Eva Regina

203416
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
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Alla sera i bambini vanno messi a letto presto; ed essa non dovrà mai abbandonarli per le riunioni negli stabilimenti o negli Hôtels, a meno che i suoi bimbi non riposino a due passi da lei, sotto qualche custodia fedele. Li abitui a levarsi di buon mattino, a indossare senza tanti ostacoli il costume: a spogliarsi e a vestirsi con decenza, e se il mare li spaventa non li faccia entrare con la forza ma con la persuasione, dimostrando loro che non esiste nessun pericolo. La scossa nervosa prodotta da un bagno fatto con la violenza gli toglie ogni effetto benefico. Tutte le madri lo sanno oramai.

Pagina 204

Angiola Maria

207317
Carcano, Giulio 1 occorrenze
  • 1874
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Ma voi lo sapete, Maria, io ho risoluto di non abbandonarli più questi luoghi. Ora sono solo su la terra, costretto a fuggire dalla casa de' miei padri, a portare un nome non mio.... Una volta io era potente, adulato, cercato; ora mi respingono tutti. Ma voi non mi respingete, no; non posso più offrirvi, è vero, che un' umile sorte e l'esilio; ma voi siete buona, e manterrete la vostra promessa.... Ditelo, Maria, ditelo adesso ch' è tempo. Fra voi e me non c'è più distanza; una vita anche povera, ma beata con voi, è la sola felicità alla quale io voglia, alla quale mi sia concesso aspirare. » « Lei è buono, e de' cuori come il suo ce n' è pochi. Ma io cerco inutilmente di esprimere quello che sento.... Pure, se le mie parole hanno qualche valore agli occhi suoi, m' ascolti, signor Arnoldo!... E così Dio mi mandi forza di parlarle come devo, in questo momento che deciderà della mia vita! » « Dite, Maria! Il farmi felice o infelice per sempre sta in voi.... a voi lascio la mia sorte! Ho saputo rispettare fin adesso ogni vostro desiderio, non v' ho mai ricordata una promessa.... perchè il vostro dolore, le vostre disgrazie.... » « Per carità, signor Arnoldo, non parliam più di me. È di lei che mi preme, della sua felicità, del sacrifizio che vorrebbe fare. Ritorni per un momento alla sua vita passata; pensi a lei, come deve fare un uomo, e poi decida. » « Come, Maria, sarebbe possibile che ricusaste d'unire la vostra sorte alla mia? dopo tutto quello ch' è stato, dopo tanto amore?... Oh io vi amo ancora, Maria, v' amo come la prima volta che vi ho veduta, come quel giorno.... » « Non mi dica così, signor Arnoldo, ne la prego col mio cuore, con le mie lagrime!... se ha ancora della stima per me, parliamo come fossimo stranieri uno all'altro. Non è vero che lei non abbia più nessuno a cui pensare.... Suo padre soffre certamente, per la sua lontananza, sospira di rivederla prima di morire, di lasciarle il suo nome e l'onor della famiglia.... E le buone sue sorelle?... e il suo paese che lo chiama, l'aspetta, che ha bisogno di lei?... queste cose, appena lo capisco come sieno, ma pur sento che sono vere. Non posso crederlo che suo padre l' abbia maledetto, non è vero che più nessuno si ricordi di lei! E se anche, al primo momento, lo sdegno l'avesse fatto ingiusto, si sarà pentito poi; perchè padri e madre posson perdere tutto, non i figliuoli.... E se un tempo, per l' onore, ha creduto bene d'abbandonare chi lo disprezzava, adesso è il momento di far vedere a quegli stessi, che la persuasione e non il capriccio l' hanno consigliato, e che ha ancora, lasci ch' io lo dica, lo stesso cuore e la stessa virtù! » « Buon Dio! siete voi che mi parlate così? Chi vi disse tutte queste cose? chi ve le inspira? Io, sì, lo sento il cruccio di star lontano da' miei.... so che le mie povere sorelle piangono e m'aspettano; ma, per me, il domandar perdono sarebbe come rinnegare la verità che ho abbracciata! Nè per questo ho fatto sacrifizio d' ogni cosa; l' ho fatto per ciò che tutti calpestano, per fede e coscienza. Maria, lo vedo, voi non mi amate più! » « Ah! signor Arnoldo, non dica, non pensi così. Io era già morta, e lei mi salvò! La riconoscenza ch'io ne sento basterà oramai essa sola ad occupare tutta la mia vita!... » « Voi parlate .di riconoscenza, ed è amore ch'io vi do- mando. E che? se dovessi anche tornarvi, là nella mia patria, se l'onore mi richiamasse, non andrei superbo di mostrare a tutti qual tesoro io possegga? non benedirei sempre il cielo di poter mettervi a parte d' ogni contentezza della vita, di farvi grande, come siete degna d'essere, più d'ogni altra donna? » « Il suo cuore è giusto e generoso; ma io, quantunque nulla sappia in confronto di lei, sento che questa è un' illusione. Noi so da vero, perché mai abbia preso a voler bene a una poveretta come me; ma so ch' io non lo meritava, e che non ero nata per questa fortuna. Oh non mi guardi così! se ascoltassi soltanto il mio cuore, una cosa così amara non potrei dirla.... E insieme, capisco ch' io le parlo troppo male; pure, al momento in che siamo, bisogna dir tutto com' è. » « Cielo! oltre al non amarmi più, potreste pensare, Maria, che verrebbe tempo ch' io avessi a mancare alla mia fede, all'amore?... » « No! vedo pur troppo che non so spiegarmi, o che lei non m' intende!... E questi suoi rimproveri mi fanno piangere. Ma.... non voglio dire di lei.... Tutti l' hanno amato, e l' ameranno sempre: e come noi dovrebbero, nessuno ardirà disprezzare la fortunata che porti il suo nome. Ma per questa donna felice, se mai fosse d'una condizione diversa dalla sua, una meschina come son io, non ci sarebbe una continua rampogna, un tormento segreto, eterno?... Potrebbe mai credere ad onori che non sono per lei, non arrossire di trovarsi con quelli che mentono con Ia bocca e disprezzano nel cuore, con quelli che tacciono per compassione?... Oh! gli occhi di chi ha molto sofferto leggono in fondo ai cuori, da cui non sono amati, abbastanza per poter piangere ancora. E poi, viene il tempo il più amaro. L'uomo che prima era l' amico, il fratello, il padre suo, il suo tutto, non la guarda più come in quel giorno, in quel giorno felice che nasce una volta sola, e non torna più; non le chiede più di quelle parole che, un tempo, facevano la sua gioia, il suo conforto. Egli è un uomo fatto, un cittadino; ha la gloria che lo chiama, la vita che gli comanda, la società che l'accarezza, il mondo che lo guarda.... Egli non è più solo, come in quel giorno così bello! « Maria, Maria, che cosa dite mai? » « Ah! lasci ch' io sfoghi tante cose che da gran tempo porto nel cuore! Quella poveretta che sente non essergli più necessaria, quella, che quasi un fiore per un giorno gli piacque, non è più la medesima.... Ella tace sempre, piange spesso; ed egli volge indietro la testa, cerca altri fiori più freschi, più belli, perché l'uomo ha sempre bisogno della bellezza.... Oh mio Dio! quest'angoscia non basta sola a farla morire di dolore? E il dubbio che l'accompagna sempre, e il timore di proferire una parola sola che lui dispiaccia, l'affanno segreto di sentirsi così piccola cosa a paragone di lui, e fin la grandezza dell' amore che gli porta, di un amore ch' egli con un solo pensiero può maledir per sempre.... » « Non più, Maria, non più!... Ecco, era una speranza del tutto vana la mia, e voi spezzate quasi l' ultimo anello di mia vita.... Tu, o Maria?.., tu, la più bella, la più santa creatura del Signore, l'unica luce ch' io avessi ancora, puoi abbandonarmi? Abbandonarmi, quand' io, per amarti, ho dimenticato patria, parenti, nome, tutto?... Cielo! dunque la virtù ch' io cercai, altro non era che un delirio, la poesia de' vent' anni, l'incanto d'una primavera? Bisogna che sia così. E ora che farò?... Tornar nei mondo, gettarmi in questo vortice di cose, nell'ebbrezza della passione, nella vita del momento; sì, ridere delle lagrime che si versano da per tutto, e di quelle che farò versare anch' io; e a quanti mi rinfacceranno di non creder più a nulla, nemmeno alla virtù dire: Gli uomini m'han voluto così! peggio per loro. » Maria raccapricciò a codeste strane parole, chinò la fronte e impallidì. Arnoldo la guardava quasi sdegnoso, e levandosi a un tratto, mosse per allontanarsi. « Si fermi, signor Arnoldo, » proruppe la sbigottita fanciulla, « e non mi lasci in questo modo.... Io le ho parlato come una povera giovine onesta, ho fatto il mio dovere. Lei non sa, non vede il mio dolore, ma soffrirei ben di più se non avessi coraggio di parlarle col cuore in mano. La grandezza, la felicità che mi vuol dare, non sono fatte per me: questi due anni della mia vita non saranno stati altro che un sogno, ma il più bello di tutt' i miei sogni!.. Quando penso a queste quattro mura, dove sono nata, dove per tanto tempo sono stata felice anch' io.... quando penso a mio padre, a mia madre, a mio fratello.... Oh se vivessero ancora.... non mi avrebbero certamente benedetta! » « Se que' buoni vivessero ancora, vorrei metter la nostra sorte nelle loro mani. E anche lui, vostro fratello.... » « Il povero Carlo!... Ah se sapesse com'egli pensava e

Pagina 305

Mitchell, Margaret

221454
Via col vento 1 occorrenze
  • 1939
  • A. Mondadori
  • Milano
  • Paraletteratura - Romanzi
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Abbandonarli alla carità degli amici? Ma siete pazza, Rossella? Non esiste in voi nessun senso di dignità? Voi non potete lasciare vostro padre e le ragazze. Ne avete la responsabilità come io ho quella di Melania e di Beau; e siate stanca o no, voi non potete lasciarli. - Sono pronta a lasciarli... sono stanca di loro... non ne posso piú... Egli si curvò verso di lei e per un attimo Rossella sentí che il cuore cessava i suoi battiti perché credette che egli l'avrebbe presa fra le braccia. Ma invece egli le accarezzò un braccio e le parlò come a un bambino che si vuol confortare. - Lo so che siete stanca. Perciò parlate in questo modo. Avete portato un peso che sarebbe grave per tre uomini. Ma io vi aiuterò... Non sarò sempre cosí inetto... - Vi è un solo modo per voi di aiutarmi - mormorò Rossella ostinata. - Ed è portarmi via da qui, per ricominciare altrove a vivere, con la possibilità di essere felici. Non vi è nulla che ci trattenga qui. - Nulla... eccetto l'onore. Ella lo guardò sbalordita, e vide, come se fosse la prima volta, come il suo capo si drizzava fieramente sul suo collo nudo, e come l'espressione della razza e della dignità persisteva nel suo corpo sottile eretto malgrado i suoi cenci grotteschi. I loro occhi s'incontrarono: quelli di lei supplichevoli, quelli di lui remoti come laghetti montani sotto il cielo grigio. E Rossella vide in essi il naufragio dei suoi pazzi sogni e dei suoi desideri. Crepacuore e stanchezza la sopraffecero; lasciò cadere il capo fra le mani e pianse. Ashley non l'aveva mai vista piangere. Non aveva mai creduto che donne forti come lei avessero lagrime; un'onda di tenerezza e di rimorso l'invase. Le si avvicinò rapidamente e la prese fra le braccia, cullandola, premendo il suo capo bruno al suo cuore, sussurrando: - Cara! mia piccola coraggiosa! No, non dovete piangere! Al suo contatto, egli la sentí trasformarsi; il corpicino che egli stringeva sussultò come toccato da una bacchetta magica, e gli occhi verdi lo fissarono splendenti di dolce ardore. A un tratto non fu piú inverno. Per Ashley tornò la primavera dimenticata, fragrante di verde, frusciante di mormorii, una primavera fatta di serenità e di indolenza, di giorni oziosi, quando tutti i desideri della giovinezza gli bruciavano il sangue. Gli anni amari scomparvero ed egli vide che le labbra volte verso le sue erano rosse e tremanti; e le baciò. A Rossella parve d'udire il suono lontano del mare, come se avesse appoggiato alle orecchie due conchiglie, e attraverso quel rombo udí i tonfi del suo cuore. Fu come se il suo corpo si fondesse con quello di lui e per un tempo incalcolabile le loro labbra rimasero unite, come se non potessero piú staccarsi. Quando egli improvvisamente la lasciò, Rossella fu costretta ad afferrarsi alla palizzata per reggersi in piedi. Sollevò sopra di lui gli occhi fulgidi d'amore e di trionfo. - Mi amate! Mi amate! Ditelo... ditelo... Egli le teneva ancora le mani sulle spalle, e Rossella lo sentí tremare; e questo suo tremito le piacque. Si riaccostò ardentemente, ma egli la tenne lontano, fissandola con occhi, dai quali era scomparsa ogni indifferenza; occhi tormentati dalla disperazione. - No! - esclamò. - No, altrimenti non rispondo di me. Ella sorrise di un sorriso luminoso, dimenticando il tempo e il luogo e tutto, meno il ricordo della sua bocca. E ad un tratto egli la scrollò, la scrollò finché gli scuri capelli le si sparsero sulle spalle; la scrollò come in un'ira folle contro di lei... e contro se stesso. - Non dobbiamo far questo! Non dobbiamo. Ella ebbe la sensazione che la testa potesse staccarsi dal collo se egli la scrollava ancora. Era accecata dai capelli e sbalordita da quel gesto. Si svincolò e lo guardò. Sulla fronte di lui erano stille di sudore e i suoi pugni erano stretti in atto di sofferenza. La fissò con gli occhi grigi e penetranti. - È colpa mia... non vostra; e non accadrà mai piú, perché prenderò Melania e il bambino e me ne andrò. - Andarvene? - gridò ella angosciata. - Oh, no! - Sí, per Dio! Come potrei rimanere? Questo potrebbe accadere di nuovo... - Ma non potete andare, Ashley! Perché voi mi amate... - Volete proprio che ve lo dica? E va bene, lo dirò. Vi amo. Si chinò su lei con un impeto che la fece indietreggiare verso la palizzata. - Vi amo; amo il vostro coraggio, la vostra caparbietà, il vostro fuoco, la vostra irrequietezza. Quanto vi amo? Tanto, che un momento fa avrei oltraggiato l'ospitalità della casa che ha ricoverato me e la mia famiglia, avrei dimenticato la migliore delle mogli... Vi amo tanto che sarei stato capace di prendervi qui nel fango, come un... Ella lottò contro un caos di pensieri e sentí nel cuore un dolore freddo, come se fosse stata punta da un ghiacciolo. Disse esitando: - Se sentite cosí... e se non mi avete presa... vuoi dire che non mi amate. - Non riuscirò mai a farvi capire. Tacquero e si guardarono. A un tratto Rossella rabbrividí e, come se tornasse da un lungo viaggio, si accorse che era inverno, che i campi erano nudi e induriti dal gelo, e che lei aveva freddo. Vide anche che l'antico volto malinconico di Ashley, quello che lei conosceva cosí bene, era tornato, irrigidito dal dolore e dal rimorso. Desiderò tornare a rifugiarsi in casa, per nascondersi, lasciandolo solo; ma era troppo stanca per muoversi. Anche parlare era una fatica per lei. - Non vi è piú nulla - disse finalmente. - Nulla per me. Non mi è rimasto nulla da amare. Nulla per cui combattere. Voi non ci siete piú e fra poco non vi sarà piú neanche Tara. Egli la fissò a lungo e poi, chinandosi, raccolse una piccola zolla di terra rossa. - Sí, vi è ancora qualche cosa - e un barlume dell'antico sorriso, quello col quale egli prendeva in giro se stesso e lei, apparve sulle sue labbra. - Qualche cosa che voi amate piú di me, pur non sapendolo. Avete ancora Tara. Le prese la mano, vi mise dentro la terra e le chiuse il pugno. Non vi era piú febbre nelle loro mani. Ella guardò un attimo la terra rossa, senza trovarvi alcun significato. Indi fissò Ashley e comprese vagamente che in lui era un'integrità di spirito che non poteva essere distrutta dalle sue mani appassionate, né dalle mani di chiunque altro. Dovesse morirne, non lascerebbe mai Melania. Per quanto ardesse d'amore per Rossella, lotterebbe sempre per tenerla a distanza. Ella non riuscirebbe mai a spezzare quell'armatura. Le parole ospitalità, lealtà, onore, avevano per lui piú importanza di quanta ne avesse lei. L'argilla era fredda nella sua mano, ed essa la guardò nuovamente. - Sí - disse. - Ho ancora questo. Dapprima furono parole senza significato, ma spontaneamente il pensiero del rosso mare di argilla che circondava Tara le ritornò; ricordò che le era caro e che aveva lottato aspramente per conservarlo... e pensò che dovrebbe ancora lottare aspramente per non lasciarselo strappare. Guardò ancora Ashley chiedendosi come mai il sentimento di poco prima fosse scomparso. In lei non era piú alcuna emozione. - Non dovete andar via - disse chiaramente. - Non voglio che tutti voi dobbiate morir di fame, soltanto perché io vi ho costretti a ciò che non volevate. Questo non accadrà mai piú. Si volse e si avviò verso la casa attraverso i campi, torcendo i suoi capelli in un nodo sulla nuca. Ashley la guardò allontanarsi e vide che nel camminare irrigidiva le spalle sottili. E quel gesto gli giunse al cuore piú di tutte le parole che ella aveva proferito.

Pagina 527

Passa l'amore. Novelle

241642
Luigi Capuana 1 occorrenze
  • 1908
  • Fratelli Treves editori
  • Milano
  • verismo
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- Questi sopraccapi bisogna abbandonarli ai minchioni, o a coloro che vogliono mestare e che - lo vedete? - in qualunque circostanza cascano ritti in piedi. Tanto, è inutile voler raddrizzare le gambe ai cani. Cose del Comune, cose di nessuno! - Bravo! Siamo di accordo! - rispondeva il cavaliere, quantunque in fondo in fondo non fosse affatto di accordo. Passata la paura, dopo che le condanne dei Tribunali erano fioccate peggio della grandine, colpendo un po' alla cieca, come sempre avviene in simili casi, i furfanti rimettevano fuori le corna, si davano l'aria di sacrificarsi riprendendo in mano le redini del Municipio. - Volete scommettere che il carrettiere sarà di nuovo Sindaco? - diceva con rancore donna Beatrice. - Per me, possono farlo re, imperatore, papa! Il cavaliere si segnava, quasi per cacciar via la diabolica tentazione di mescolarsi di affari comunali. Ma ragionandone col padre di Vincenzino, l'amarezza gli tornava a gola: - Volete scommettere che colui sarà di nuovo Sindaco? - egli ripeteva come sua moglie. E tutti i bei propositi andarono a gambe per aria, quando quel figlio di carrettiere si rifiutò di andare a sposare in casa la figiia del cavaliere, come si era fatto sempre coi civili fino a pochi mesi addietro. - Caro cavaliere, la legge è uguale per tutti: il Municipio è la gran casa di tutti; non dobbiamo vergognarci di venir qui. - Ah! Ora predicava: La legge è uguale per tutti? Bravo, benissimo! - Lo vedete? - disse il cavaliere al suocero di sua figlia. - Ci tirano pei capelli a fare quel che non vorremmo. E il padre di Vincenzino assentì stringendo lo labbra, strizzando gli occhi, crollando il capo. E finita la cerimonia nuziale, salutò con gran sussiego il Sindaco, ripetendo un: - Grazie! Grazie! che voleva significare: - Arrivederci alle prossime elezioni! E rimpiangeva fin le sonore trombe dei Fascio dei Reduci e il loro bel taratatà che gli aveva fatto prendere tante arrabbiature due anni addietro!

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