Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIFI

Risultati per: abbandonarla

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IL BENEFATTORE

662582
Capuana, Luigi 2 occorrenze
  • 1901
  • CARLO LIPRANDI EDITORE
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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Quell'ignorantaccia intanto supponeva che fosse un pretesto per distaccarsi da lei a poco poco, per abbandonarla! E per ciò non voleva sentir parlare di acido fenico, di sublimato, di disinfettanti di nessuna sorta. Oh, meglio quando egli non sapeva nulla! E la chiamavano scienza questa che, invece di guarire la gente, la faceva morire di paura! Mangiando un boccone, bevendo un dito di vino, o di acqua bollita e ribollita, insipida da far nausea, il poveretto si domandava spesso: - Ci sono? Non ci sono? E il minimo dolorino di pancia, la minima accapacciatura lo tenevano in ambascia mortale. Eppure vedeva che la gente se n'infischiava della scienza e dei microbi; mangiava a crepapelle, si ubbriacava, faceva stravizii di ogni genere, e campava allegra, e moriva ... quando doveva morire: giacchè una volta o l'altra, con una scusa o con un'altra, bisognava fare, pur troppo, quella bestialità! Ma sùbito si riprendeva: - Non è una bella ragione! Se gli altri vogliono ammazzarsi, padronissimi! Io ora so; io ora debbo premunirmi! Si premuniva, sì, ma dimagrava, diveniva giallo come una carota, a furia di privazioni, a furia di regime scientifico. Egli, che, prima, avrebbe digerito anche il ferro, era già ridotto a non poter digerire più, chi sa per quale razza di microbi acchiappati non ostante le cautele! Ah, Signor Iddio! Ed erano questi i benefici della Scienza? Perchè non lasciare in pace la umanità, visto che i microbi erano invincibili, onnipossenti, eserciti, miriadi, da starne due, tre milioni rannicchiati nello spazio di un foro fatto con la punta di uno spillo? Era scoraggiato; non li combatteva più con fede, dopo di aver letto che, ammazzati i microbi di una specie, si faceva un favore a quelli di un'altra; la quale così prendeva rigoglio, si moltiplicava più rapidamente. E l'infelice impallidiva leggendo giornali, riviste mediche, che poi - si lamentava - parlavano turco per non farsi capire e far disperare un galantuomo che voleva istruirsi. Lotta a corpo a corpo! Ma che lotta, con un nemico invisibile, con cui non si sapeva precisamente mai chi aveva vinto o chi era rimasto sconfitto? Si rassegnava a vivere solo, come un cane, lontano da tutti. - Eh, cavaliere? Non vi si vede più! Che avete? Non state bene? ... Dio, come siete ridotto! - Beato voi, che siete un ignorante! - rispondeva l'infelice. - Ah! ... La solita storia dei microbi! Ormai tutti sapevano la sua fissazione, e gli ridevano in viso. Ma una mattina, che è che non è, ecco il cavaliere, vispo e gaio, che va in piazza a far la spesa, senza più badare a niente. Una catasta di roba! Erbaggi, frutta, pesce, carne, salami, pasta, burro, conserva, mostarda: una catasta! E un barile di vino rosso, di quello! Era ammattito all'incontrario? - Insomma, che è accaduto, Cavaliere? - Ah, la scienza! La scienza! È come la spada di ... di quel tale, che feriva e sanava nello stesso punto! Gli scienziati, ecco la rovina della scienza! ... Microbi? Sissignori! Ma, Dio benedetto, aspettate un po', studiate bene prima di scompigliare il mondo con certe scoperte! Finalmente c'è stato chi ha messo a posto ogni cosa! ... Farò un viaggio per andare a baciargli la mano, quella mano che ha scritto l'opuscolo La funzione dei microbi nell'organismo umano! Lo guardavano sbalorditi, pensando: - Senti come parla quel bestione del cavaliere! È proprio ammattito all'incontrario! Ma egli continuò per settimane a predicare il nuovo vangelo, la vera Buona Novella dei microbi. E prendeva indigestioni per nutrirli, per amicarseli tutti quelle care virgole ... e punti - diventava faceto - che gli stavano annidati addosso, tra i denti, tra l'orlo delle ugne, negl'intestini, nel sangue, nelle ossa; convinto ormai che l'uomo non fosse altro che un vasto microbaio a cui bisognava dar nutrimento, se si voleva star bene. Vedevano? Egli era ritornato grasso, roseo, forte: gli si era fin stirata la pelle vaiolata della faccia, ora che badava lui a dar da mangiare scientificamente ai microbi; i quali, poverini, non chiedevano niente di meglio che di vivere in pace, ben nutriti, quasi accarezzati! - Questo, pei microbi della mucosa! Questo, pei microbi del sangue! Questo, pei microbi dei nervi! Questo, pei microbi dei muscoli! Questo pei microbi delle ossa! Sissignori anche per quelli delle ossa. - E più essi divoravano, più egli stava bene! Se li sentiva rimescolare addosso, dentro, nelle più intime fibre del corpo; ma ora li conosceva perfettamente quei cari amici! Amici, sì, sì! Lavoravano per lui, combattevano per lui, distruggendo i nemici che lo assalivano di fuori. Se non si trovavano in forza, come potevano resistere? E certi imbecilli di scienziati avevano proclamato la crociata: - Morte ai microbi! - Imbecilli! Viva i microbi! si doveva gridare. E il giorno che un capo ameno gli disse: - Ebbene, insegnatemi il vostro metodo di dar il pasto a coteste feroci bestioline! - il cavaliere lo invitò a pranzo, e gli spiegò tutto: - Questo, pei microbi della mucosa! Questo ... Intanto divorava come un lupo affamato, e beveva, beveva, perchè bisognava anche dar da bere a quei carissimi amici ! All'ultimo, si levò in piedi, alzando il bicchiere ricolmo per fare un bel brindisi. Ma barcollava, il braccio non gli stava fermo, e la lingua gl'impastava le parole in bocca. - Viva i microbi! - balbettò - Viva i microbi! E ruzzolò sotto la tavola.

L'operazione poteva venir fatta con tale semplicità di mezzi, con tale sicurezza di riuscita, che non è da meravigliarsi se nel cervello del professore, continuamente agitato dal timore di perdere per lo meno l'esclusività del possesso del suo tesoro coniugale, nascesse subitanea la diabolica idea di servirsi di quella scoperta unicamente per sua personale difesa, finchè durava il pericolo, prima di abbandonarla all'universale patrimonio della scienza. Ed ecco come cominciò a procedere e continuò per due anni a Entmannt il terribile difensore del suo diritto di marito. Adocchiato il più assiduo e il più intraprendente dei corteggiatori di sua moglie, lo invitava a pranzo e lo ubbriacava. Appena l'infelice, designato a esser vittima del fatale bisturi, cascava col capo su la tavola, il professore, aiutato dal servo, lo trasportava nella stanza dov'era già preparato un letto per riceverlo. Con la scusa di vegliar l'amico, egli si chiudeva per pochi minuti con l'addormentato suo ospite, lo rovesciava bocconi, metteva a nudo quel punto che la sua scoperta gli aveva additato, faceva la invisibile puntura ... e tutto era finito! La mattina dopo, colui si svegliava, oh quantum mutatus ab illo! ... E così lo sterilizzato personaggio - come egli con moderno vocabolo scientifico lo chiamava - poteva rimanere assiduo frequentatore della casa e dei pranzi, senza che la virtù della bella e seducente signora Von Schwächen corresse pericolo. Il delitto scientifico - bisogna qualificarlo tale - rimaneva, non che impunito, ignorato, perchè le povere vittime non erano in caso neppur di supporre d'onde poteva essere derivata la loro disgrazia; e avevano il più grande interesse di non divulgarla. Se non che c'è nel mondo, a quel che sembra, una giustizia assai più oculata e più tremenda della pretesa giustizia umana! E, tardiva ma inesorabile, essa raggiunse il colpevole al suo ottavo o nono delitto. Ermanno Flart era uno dei più bravi discepoli del professore, e suo aiuto in molte delicatissime esperienze. La giovinezza, la natura estremamente vigorosa, anzi eccessiva, lo spingevano a lusingarsi di poter essere anche aiuto del professore in certe intime funzioni, che questi, da buon marito, pretendeva di eseguire da solo. Quando si accorse delle mostruose intenzioni del prediletto discepolo - mostruose, perchè rivelavano la nera ingratitudine di cui egli era capace - il professore non potè frenarsi dal prorompere in eloquentissimi sfoghi contro la precoce perversità dei giovani moderni; ma il suo sdegno si centuplicò allorchè potè accertarsi che la sua fin'allora impeccabile metà incoraggiava, forse inconsapevolmente, gli slanci amorosi dello studente con occhiate e sorrisi in modo insolito prodigatigli ogni volta che quegli veniva a trovare il professore in casa o lo accompagnava nelle passeggiate e nelle diverse stazioni alle birrerie assieme con la sua bionda metà, Occorreva provvedere e sùbito; e per ciò Ermanno Hart ricevette, da lì a due giorni, un invito a pranzo, pel quale non seppe nascondere la grandissima gioia e la immensa soddisfazione. Lo studente, a tavola, non ebbe bisogno di incitamenti a bere e a ribere. Era già di sua natura bevitore poderosissimo; e il fuoco dei begli occhi della signora Von Schwächen gli produsse quel giorno tale irritante senso di aridità alla gola, che egli vuotò più bottiglie di vino e più scioppi di birra in due ore che non avesse mai fatto in un mese. Cadde quant'era lungo, come morto, per terra, nel punto che voleva alzarsi dalla seggiola per propinare alla salute della bionda signora del suo professore. Il quale, mal dissimulando la infernale contentezza, lo raccolse, aiutato dal fido servitore, e lo trasportò nella solita stanza, dove poco dopo si chiuse, solo con lo studente, per procedere alla premeditata operazione sterilizzatrice. Fosse però il turbamento che il delitto desta sempre, anche nei cuori più induriti, o avesse il professore ecceduto nel bere per dare il buon esempio alla sua futura vittima, fatto sta che l'occhio e la mano non solamente non furono fermi e sicuri come le altre volte, ma il caso se ne mescolò forse per far fare al chiarissimo neurologo una scoperta in opposizione a quella malefica e sterilizzante. Sia che egli abbia operato la puntura nel lato destro invece che nel sinistro, o in un altro impercettibile punto non ancora scrutato dalla scienza, il resultato fu terribile. E prima ad accorgesene fu la dolce signora Von Schwächen, che il marito, chiamato per non so quale seduta coi suoi colleghi di Università, avea dovuto lasciar sola a guardia dell'addormentato. Ella era entrata nella camera, assai commossa dal caso; e si era permesso un castissimo gesto di carezza, alla fronte del giovane, quando lo vide saltar giù dal letto ... Ah Signore Iddio! E non ebbe tempo di indignarsi, di gridare al soccorso. - Non aggiungerò altro, - s'interruppe il dottor Maggioli, a un vivissimo gesto della baronessa, - quantunque, se veramente avesse voluto, nelle tre ore che passarono - egli soggiunse subito, sornione - prima che il professore fosse tornato a casa, la onesta signora avrebbe potuto indignarsi, gridare al soccorso e fare ben altro! Il professore trovò il giovane già desto, un po' abbattuto, e gli sorrise col più ipocrita dei sorrisi che mai labbro umano avesse abbozzato. E sicuro del fatto suo, trionfante, sprezzante, da quel giorno permise che il giovane Hart rinnovellasse più frequentemente le visite alla signora, e consentì anche che l'accompagnasse qualche volta, e solo, al passeggio. La signora Von Schwächen scoprì un giorno, fra gli appunti dei cartolari scientifici del marito, la spiegazione della sua sicurezza e della sua tranquillità, e fu indignata dell'infamia commessa contro quei poveri otto o nove timidi adoratori di lei. Palesò la scoperta al suo Hart; il quale, sospettando quel che doveva essere accaduto con lui, si diè segretamente a fare esperienze che lo condussero a verificare, in modo assolutamente scientifico, quel che il caso aveva fatto operare al ferocissimo sterilizzatore. I due amanti, per ciò, stimandosi troppo protetti dalla sicurezza del professore, non presero più, da allora in poi, tante precauzioni nelle loro gioie, e un bel giorno si fecero sorprendere. Ma allora si vide quel che può la passione scientifica in un alto intelletto. Invece di buttarsi addosso al vituperatore del suo talamo e strozzarlo, il professore Von Schwächen volle persuadersi come mai la sua operazione fosse fallita. Si mise a discutere con lo scolaro, quasi niente di male fosse accaduto, quasi si trovassero rinchiusi nel laboratorio. Il professore espose la sua scoperta e le sue otto o nove esperienze in anima vili ; Hart riferì i resultati opposti, ottenuti per via delle ricerche da lui iniziate, e addusse in prova sè stesso. E di accordo, come contratto di pace, professore e scolaro stabilirono di non propalare le loro rispettive scoperte. - La mia è malefica! - conchiuse il professore. - La mia è peggio; è superflua! - conchiuse il discepolo.

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