Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonarla

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GIACINTA

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Capuana, Luigi 1 occorrenze

Aveva quasi vergogna di non amarla piú; e si sentiva già pungere dal rimorso di aver voluto abbandonarla di soppiatto. - Non partirai dunque - riprese Giacinta. - Ti farai vedere, ancora una volta, in casa mia da tutta quella gente che ci crede innamorati e felici! Lasciamola nell'inganno. Non vorrai farmi un inutile sfregio ... - Resterò due, tre giorni, anche piú; quanto vorrai. Cercheremo un pretesto; dici bene. Voleva contentarla, gli sembrava giusto. Povera donna! Si meritava questo piccolo sacrifizio! - Siedi - replicò, prendendola per una mano. - No - rispose Giacinta, che guardava fisso le due valigie pronte per la partenza. - Come sei buona! ... Ti ho fatto soffrire ... Ma, credimi, ho sofferto anch'io! Se avessi avuto il coraggio ... di confessarti ... . - Senti Andrea, - lo interruppe Giacinta - è una mia debolezza ... Assicurami, con una prova, che manterrai la promessa ... Disfa quelle valigie, sotto i miei occhi ... Non vuoi? ... Andrea, in risposta, le porse le chiavi. E mentre le mani febbrili di Giacinta cavavano fuori ogni cosa, buttando vestiti, camicie, goletti, polsini qua e là, alla rinfusa, sul letto, sulle poltrone, sul tavolino, egli provava la strana sensazione di qualcosa che gli veniva sconvolto dentro; e cominciava a pentirsi d'aver cosí facilmente acconsentito a quel capriccio di donna. Vuotata la valigia, Giacinta apriva l'altra; ed era di nuovo un volar di pantaloni qua e là, di panciotti, di cravatte, di guanti, di stivaletti, di spazzole, di libri. - Cosí! - ella esclamò, sorridente d'una gioia convulsa, d'una soddisfazione fanciullesca, guardando la camera stranamente ingombra. - Ed ora andiamo. Andrea le porse lo scialle. Nell'acconciarsi il velo sulla testa, Giacinta parve, tutt'a un tratto, ricordarsi di qualcosa. - Chi è quella bambola? ... Quella che è venuta ad aprirmi? - La figlia della padrona di casa ... Una vera bambola - soggiunse, intimidito dagli sguardi di Giacinta. Ella lo trascinava con sé, come una preda, senza sapere precisamente perché lo trascinasse via. - Doveva essere suo, fino all'ultimo momento! E gli si stringeva al braccio, battendo i denti, convulsa, con un gelo di morte in tutto il corpo, quasi brancolante fra le tenebre della pazzia che le oscurava il cervello. Davanti al portone, Andrea s'arrestò. - Non vieni su? - ella disse, insospettita. - Fra dieci minuti. Bisogna che disdica un appuntamento, non voglio che l'amico con cui dovevo partire perda la corsa per me. Giacinta lo tratteneva pel braccio, guardandolo in viso. - Fra dieci minuti - replicò Andrea, rassicurandola con una stretta di mano. - Fa' presto, fa' presto! E rimase un po' sulla soglia, seguendo con l'occhio Andrea che s'allontanava frettoloso. Era sfinita; montava a stento le scale. Aveva diacce le mani; ma, dentro, sentiva un'arsura insopportabile, un fuoco che le bruciava il sangue. Passando davanti la camera del conte, si fermò un istante; poi spinse l'uscio. Battista, che trovavasi troppo familiarmente seduto allato al conte, con i gomiti appoggiati sul tavolino dove questi cenava, si levò tutto confuso, all'inaspettata apparizione, balbettando una scusa. Giacinta gli accennò d'uscire. Il conte, voltandosi per vedere chi fosse, seguitava a masticare facendo scoppiettare le labbra, fissandola. - Giulio! - disse Giacinta, inginocchiandoglisi accanto. Il conte si nettò la bocca col tovagliolo, le mise una mano sulla testa, come per raffigurarla meglio; poi, lentamente: - Che cosa volete? - balbettò. - Giulio, muoio! ... Perdonami! - singhiozzava, baciandogli la scarna mano. - Muoio! ... Perdonami! Egli la fissò un poco, senza comprendere. - Va bene! va bene! - poi disse. E riprese a mangiare.

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