Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonare

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Fisiologia del piacere

170768
Mantegazza, Paolo 4 occorrenze
  • 1954
  • Bietti
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
  • UNICT
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Ad accennare l'immenso campo che abbraccia questa questione diremo soltanto che tra gli indigeni di Otahiti, che sacrificavano senza scrupoli al dio d'amore innanzi a tutti, e l'Inglese che ha vergogna di nominare il ventre e le mutande, stanno le donne di Musgo, nell'Africa centrale, le quali rifuggono con orrore dall'idea di abbandonare per un sol momento il frac, che copre la parte che sia fra il dorso e le cosce, e lasciano scoperto tutto il resto del corpo agli sguardi dei profani. Così rimangono abbozzati i confini indeterminati di uno dei sentimenti più misteriosi, ch'io definirei volentieri rispetto fisico di noi stessi.

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Così il piacere di cacciarsi d'estate in un letto fresco di bucato cessa subito, perchè il calore che noi cediamo alle lenzuola le riscalda; mentre nell'inverno non sappiamo mai risolverci ad abbandonare le tiepide coltri, e spesso occorrono sforzi erculei ed atti di vero eroismo per esporci al rigore del mondo esterno. Non c'è bisogno di spiegare perchè i piaceri, che provengono dalle variazioni della temperatura, siano assai diversi secondo il clima del paese e le stagioni. Nella Guiana e a Madera, ad esempio, dove la temperatura è quasi uniforme in tutto l'anno, questi piaceri sono certamente meno numerosi e variati che nei paesi dove l'avvicendarsi delle stagioni ci fa vivere in quattro diversi climi in un anno solo. Le idiosincrasie individuali per questi piaceri sono infinite. Alcuni fremono di voluttà sotto la pioggia minuta di una doccia fredda, o gettandosi nelle acque di un fiume, e non si sentono pieni di vigore che nell'inverno; mentre altri intirizziscono alle prime brume, e non aspirano che all'alitare degli zefiri di luglio e agli ardori della canicola. Pochissimi altri, come me, si soffregano allegramente le mani nel veder cadere la neve in un rigido mattino di gennaio, mentre nell'estate sanno provare la voluttà di starsene distesi a terra in un bagno di sole. Anche lo stato elettrico dell'atmosfera influisce assai sul benessere generale, e, quindi, produce alcuni piaceri particolari o modifica quelli che provengono da altre sorgenti. A questo proposito, però, noi manchiamo di notizie positive, come pure manchiamo di infiniti elementi che modificano l'aria nei diversi paesi e nelle diverse ore del giorno. Gli endiometri più perfetti non sanno trovare che variazioni appena sensibili nell'aria di opposti emisferi, mentre i nostri polmoni riconoscono differenze notevoli nell'atmosfera a poche miglia di distanza.

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Per ridurre ad una formula generale le vicende del piacere nelle diverse età della vita, direi che il fanciullo gode della verginità di molte sensazioni, per cui prova molti piaceri piccoli e vivaci; il giovane gode le gioie più intense e più tempestose della vita, ma non sa apprezzarle degnamente; all'adulto sono concesse le compiacenze della calma e del riposo; e al vecchio sono lasciati gli ultimi piaceri che si provano nel gettare un estremo sguardo pieno di desiderio e di affetto alle cose care che si stanno per abbandonare. Il capitale dei nostri piaceri è nelle mani della natura finchè siamo fanciulli adolescenti, e noi godiamo degli interessi senza prenderci la più piccola briga dell'amministrazione. Arrivati alla giovinezza, la natura ci dichiara maggiorenni, ed entrando d'un tratto nel possesso di tutti i nostri beni, siamo presi da un vero delirio di possesso, diventiamo prodighi, scialacquatori, e poniamo quasi sempre in grande pericolo le nostre finanze. Bene spesso l'eccessiva nostra ricchezza ci impedisce una totale rovina, e arrivati all'età adulta raccogliamo i frammenti della nostra fortuna, e diventiamo economi, per poi divenire nella vecchiaia sempre avari od usurai.

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Io confesso però che vedrei con dolore abbandonare dalle nazioni americane la cannuccia del mate per vederlo versare fumante in eleganti tazze di porcellana. Il guaranà, fatto coi frutti della Paullinia sorbilis, era una bevanda aristocratica, riservata, per il suo alto prezzo, ai ricchi del Brasile e della Bolivia. Ma ora è più largamente diffusa. Si prende fredda e zuccherata; ha sapore piacevole che rammenta i lamponi e il cioccolatte; scuote l'inerzia e il sonno, dispone ai lavori intellettuali e alle gioie dell'amore.

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