Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonare

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Enrichetto. Ossia il galateo del fanciullo

179063
Costantino Rodella 2 occorrenze
  • 1871
  • G.B. PARAVIA E COMP.
  • Roma, Firenze, Torino, Milano
  • paraletteratura-galateo
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Bastava che Enrichetto richiamasse alla mente quel brutto dì per tosto divenir serio, serio, abbandonare la compagnia, e ritirarsi cupo a meditare; tutta quella scena gli veniva innanzi: la mamma coi capelli scarmigliati, abbandonata sur una seggiola in un angolo oscuro della camera, a forti singulti piangeva; il padre muto, cogli occhi rossi, colla fronte cupa andava e veniva a presti passi per la stanza; il fratello e le sorelle sopra scranne qua e là guardando la mamma a grosse lagrime singhiozzavano: le campane della vicina parrocchia suonavano a distesa; orfanelli, frati, preti processionalmente si sentivano per la via e su per le scale cantare il miserere; ed egli, sbalordito, fuor di sé, s’era accostato alla porta, e vedendo trasportare fuori una cassa coperta di nero: nonna, nonna, si pose a gridare, e dietro le rapidamente nonna, nonna, seguitava a chiamarla dal pianerottolo, mentre giù per gli svolto delle scale spariva la processione. Ma la nonna non rispose, né più la vide ritornare se non ne’ sogni!

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Come ad esempio: non dover costringere persona alcuna ad abbandonare la sua diritta nella strada; i giovanetti aver a cedere sempre la via più comoda a’vecchi, e specie alle donne; per istrada non correre, nè andar troppo lento; passeggiando coi compagni non appoggiarsi sulle spalle del vicino, nè, dando braccetto, far sostenere tutto il peso del nostro corpo sul braccio dell’amico; non dimenar le braccia a foggia di chi semina ne’campi; nè doversi gesticolar troppo, nè discorrendo ad ogni piè sospinto fermarsi. Badare segnatamente nella calca dove si mette il piede, schivando di calpestare i piedi de’ vicini, e specie se vi son donne, perché si rischia di strappare un abito di gran prezzo e di pigliarsi il nome di tanghero zoccolato; non si parli troppo ad alta voce, nè si zufoli o si canti, per non buscarsi il titolo di matto o di ubbricao; non essere troppo curiosi da cacciarsi nella folla per scoprir chi sa che ne’ tafferugli; fuggi i rumori, diceva spesso col poeta. Certe sere il padre conduceva la famiglia al caffè e nuova messe qui si presentava alle osservazioni di Enrichetto: ragazzi sdraiati poltronescamente sui divani. inzaccherando cogli stivaletti i sedili; una mano di giovinotti, schiamazzanti di politica scapigliata, senza badare a’ segni d’inquietudine che danno alcuni uomini più posati, che non possono leggere con attenzione la gazzetta; un altro che tiene eternamente in mano un giornale, che è aspettato dal vicino. A questo proposito il padre raccontava che ad una parete d’un gabinetto di lettura stava scritto: Le persone che imparano a compitare sono invitate a non prendere che i fogli di ieri; nuvole di fumo di zigaro da levar il respiro; ragazzi strepitanti che vogliono ora questo ora quello. Ammirava invece quelli che si comportavano con rispetto e con dignità, avendo riguardo di non incomodare nessuno; quelli che s’affrettavano di scorrere il giornale e concederlo tosto, quando sentivano esser ricercato; quelli che entrando od uscendo facevano col cappello cenno di saluto.

Pagina 39

Galateo morale

197874
Giacinto Gallenga 5 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
  • paraletteratura-galateo
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Per ogni reo esso deve ammettere una presunzione d'innocenza, come deve abbandonare tantosto l'accusa, allorché dal corso del processo questa innocenza viene sufficientemente stabilita. Esso non deve voler vincere ad ogni costo, avesse a restarne contaminata la stessa giustizia nel cui nome esso dice di combattere. Esso non deve far ispreco di facondia, di astuzia, di sofismi per intorbidare le intelligenze dei giurati ed ottenere ad ogni modo, dalle loro non sempre illuminate coscienze, una sentenza di condanna, come non deve sfogarsi di dare ad una semplice colpa le apparenze di un delitto; come non gli è lecito scherzare, per far pompa di spirito, sulla libertà, sull'onore, sulla vita di un suo concittadino.

Pagina 259

A malgrado degli sforzi di coloro che hanno interesse a farlo prevalere, a malgrado delle strane disposizioni di quei civili che vorrebbero vedere accanto ad ogni cittadino un soldato o un carabiniere, è lecito al buon borghese, al buon commerciante, al buon contadino il non andare in visibilio sulle delizie della coscrizione, delle guarnigioni, dei campi militari, delle guerre; è lecito a chi non si vergogna di nutrire sentimenti umani il non andare in solluchero allo spettacolo di quei coscritti, di quei contingenti che furono costretti ad abbandonare le loro famiglie, ad interrompere i lavori delle officine, dei campi, degli uffici e che vanno scorrazzando, ebbri di lagrime, di vino e di disperazione le città ed i villaggi onde cercar di annegare nel vino e nelle canzoni il dolor della separazione delle madri, dalle spose, dai figliuoli; il pensiero della miseria che andrà a battere all'uscio delle loro case allorché essi si troveranno ad annoiarsi negli ozi della caserma, o a far le esercitazioni nelle piazze d'armi, o a rischiar la vita negli assedi e nelle battaglie. E son d'avviso; checché ne pensino o ne scrivano certi militari, certi impresari, certi pubblicisti i quali hanno il coraggio di riferire nei loro giornali, parlando di questi spettacoli, che l'entusiasmo era grandissimo,indescrivibile, ecc...; son d'avviso che si possa essere buon patriota e deplorare contemporaneamente quelle fatali ambizioni così dannose alla pace, alle fortune di tante disgraziate famiglie. Son d'avviso che un Governo, che una nazione, i quali affidati — talora incautamente — al numero e al coraggio dei loro soldati, alla potenza delle loro armi, dichiarano sotto futili pretesti e per non giusti motivi la guerra e si mettono al bando della civiltà e dell'umanità; che nessuna sconfitta, nessuna umiliazione che ne rintuzzi l'orgoglio sarà sufficiente castigo a così turpe attentato contro le leggi della natura. D'altronde è mestieri il convincersi, non essere le battagliere tendenze di un popolo quelle che valgono a procacciargli sicurezza e potenza; ma bensì un sano spirito pubblico, l'amore al paese e alle istituzioni che lo regge che spingono i cittadini a mettere in atto, quando fa di bisogno, quello spirito militare che non è dote speciae di nessuna nazione, ma è comune a tutti i popoli della terra. In sostanza il coraggio nazionale è conseguenza di un buon Governo, di un buon sistema di leggi; il resto è bollore che sfuma dopo un breve esperimento; e proprio di chi è impotente, malgrado i suoi vanti, a reggere al disinganno d'una prima sconfitta.

Pagina 375

Un colonnello di mia conoscenza, militare valoroso quant'altri mai, e ne fan fede le medaglie da lui guadagnate al fuoco degli Austriaci, dovette or sono alcuni anni abbandonare il servizio in causa delle ferite che non cessavano di travagliarlo. Quando fu per lasciare il reggimento, i bassi ufficiali, i soldati piangevano come ragazzi. E non saprei se egli abbia avuto maggior conforto e se maggiore possa dirsi la gloria delle decorazioni guadagnate in battaglia, o la medaglia fattagli coniare da' suoi subordinati in riconoscenza dell'affezione e delle cure del loro amato colonnello. Su questa medaglia, il più prezioso ricordo della sua carriera militare, leggonsi le seguenti parole: AL LORO COLONNELLO - ANZI AL LORO PADRE A. P. I SOTT'UFFICIALI DEL REGGIMENTO. Il colonnello P. vive tuttora. Dire cosa che nessun militare potrà smentire. La disciplina è più osservata in quei corpi dove i colonnelli, i maggiori, i capitani, i tenenti hanno maggior cura di farsi amare che di farsi temere. E quante mancanze, quanti delitti non verrebbero evitati negli eserciti, quando alle insubordinazioni, alle diserzioni, alle rivolte, ai suicidi, alle vendette non venissero trascinati, il più delle volte, i militari dalle basse e feroci persecuzioni di qualche imprudente e disumano superiore! Dice con ragione Sallustio nella vita di Mario che il governar con soverchia rigidezza i soldati non è da capitano ma da padrone; ed o una povera ambizione quella che han certuni di voler comandare non a soggetti, ma a schiavi; come sarebbe una solenne ingiustizia quella di farsi bello dei pericoli da loro incontrati e di cogliere il premio dello loro fatiche; ovvero di intimar loro delle inutili privazioni non dandone loro pel primo l'esempio, vivendosi in morbidezze che contrasterebbero soverchiamente colle durezze a cui eglino son condannati. I soldati che hanno ricevuta una miglior educazione e sono dotati di maggior ingegno devono giovarsene per intromettersi nelle discussioni che possono insorgere fra i loro compagni procurando di calmarle, di sedarle prima che ne avvengano scandali e duelli. E questo è còmpito precipuo dei vecchi, i quali deggiono adoperarsi or tener lontani i giovani soldati dall'ubbriachezza, dai giuochi e da altre abitudini degradanti e dannose. Guardino anzitutto i soldati di non prendersi beffe dei loro compagni che peccassero per avventura dal lato dell'intelligenza; sarebbe azione vile e pericolosa. Quanto alle rivalità di arma e di reggimento pare impossibile che le possano tuttavia sussistere sotto il presente regime, in cui i privilegi sono ridotti a minime proporzioni e l'uniforme tende realmente ad uniformarsi, venendo poco per volta a scomparire quelle lussureggianti divise, mercé cui i militari potevano rivaleggiare, per la stranezza delle monture, per la moltiplicità dei coloni, con quei guerrieri che ci vengono rappresentati sulla scena dalle comparse dei melodrammi e delle commedie. I soldati devono oggimai andar superbi di una cosa sola; di esser figli tutti quanti di una sola patria, di militare sotto una sola bandiera, quella d'Italia. Lo spirito di corpo, che suppone una nobile emulazione in coloro che la sentono, non deve degenerare in astii ed invidie, nè far parere da meno colui che veste una divisa differente. Nei soldati finalmente deve prevalere la nettezza che è inseparabile dal rispetto che essi debbono aver cura d'ispirare, come è inseparabile dalle discipline che hanno l'obbligo di mantenere.

Pagina 384

Non siate voi il primo (se non contate per la persona di maggior importanza, o quella in cui onore ha avuto luogo il pranzo) né l'ultimo (se non siete amico e confidente della famiglia) ad abbandonare la riunione, non ecclissatevi al modo di quei parassiti che credono terminato il loro compito allorché hanno il ventre pieno. Nell'uscire salutate con garbo gli ospiti vostri, quelle altre persone colle quali vi trovate in più stretta relazione; ma non prolungate indefinitamente i saluti ed i complimenti, per non attirare soverchiamente su di voi l'attenzione o turbare i discorsi di coloro che rimangono.

Pagina 492

Ancora poche parole prima di abbandonare questo triste soggetto. È cosi poca cosa, al ricevere di un annunzio di morte di persona che vi sia appartenuta per vincoli di sangue o di affezione, il mandare una persona a rappresentarvi, almeno nel suo funebre corteggio; taluni, anche prossimi del trapassato, risparmiano questo leggero disturbo e mancano in tal guisa, per indolenza o per grettezza, a un dovere di civiltà che supplisce, benché debolmente, alla vecchia usanza di recarsi personalmente alla casa del defunto per accompagnarlo al Campo Santo. Non è mestieri di esser divoto per iscoprirsi il capo al passaggio di un feretro; basta per ciò essere soltanto civile. È poi malissimo scelta l'occasione degli accompagnamenti funebri per iscoccare delle celie triviali alle fanciulle dei pii istituti chiamati a quelle meste cerimonie; quanto allo sghignazzare, allo irridere, all'urtar coloro che fanno parte del corteo io le credo così scempie e così villane cose come l'insultare agli stessi morti; e penso sia dovere in tali casi di ogni buon cittadino il far intendere a questi scimuniti che i loro modi saranno per avventura d'uomini libertini, ma non d'uomini liberi e civili; che non è precisamente quella la via di farsi credere spiriti superiori; e che essi si mettono con queste lore sozze impertinenze, molto al disotto degli Indiani e dei Turchi.

Pagina 504

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