. — La facilità del contorcefsi e dello spaccarsi del legno, e i danni che porta seco fecero già da gran tempo abbandonare l’uso di dipingere sulle tavole, una delle abitudini meno rispondenti a quel costante spirito di previdenza per la durabilità delle opere che distingue tutte le pratiche della pittura antica.
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La tela a gesso stropicciandola fra le dita non deve abbandonare il gesso — nè questo screpolarsi — cosa che denoterebbe nel primo caso una deficenza di colla, nel secondo un eccesso di imprimitura.
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Scomparso questo entusiasmo che essenzialmente proviene da una convinzione di bellezza nell’immagine concepita, manca la ragione efficiente dell’opera d’arte e lo stimolo a plasmarla pittoricamente, onde si vede più spesso l’artista abbandonare l’opera sulla quale si è disilluso di riescire, anzichè ritentare, disanimato, la prova.
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Le ragioni di clima per cui logicamente il processo ad olio doveva perfezionarsi ove più importava salvaguardare i colori dall’azione dell’umidità mancavano in Italia, dove l’olio non fu mai stimato necessario neppure in opere di decorazione murale, mostrandosi la tempera resistentissima; nè l’attrattiva dei colori poteva avere un’importanza decisiva ad abbandonare la tempera, mentre questa colla vernice finale si dimostrava di tale forza da competere col dipinto ad olio.
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