Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonarci

Numero di risultati: 9 in 1 pagine

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Come devo comportarmi?

172885
Anna Vertua Gentile 1 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Noi non possiamo evitare il cruccio e il dolore, ma possiamo resistervi, non abbandonarci in sua balia. Non si può cambiare il mondo; ma si possono cambiare i propri desideri. «Il potere dell'uomo è grande - dice Marc'Aurelio - poi che egli può ubbidire al dovere e rassegnarsi alla disgrazia. » Le passioni non sono invincibili. La ragione le può soggiogare e soffocare. La ragione luminosa, che conosce tutto e tutto distingue, e giustizia quando si applica agli atti della libertà umana, e ciò che ordina è il dovere. La passione più ardente deve tacere e cedere quando la ragione parla; e la legge della giustizia e la legge di Dio. Tutti la conoscono ma non tutti la riconoscono. La vera signora ha imparato a sottomettere desideri, speranze, ogni maniera di passione, alla ragione. Nelle azioni si lascia guidare dalla legge della giustizia, nella quale riconosce il potere di compensare i sacrifici e punire le colpe. Ella sa, che non vi ha felicità vera per chi non cammina su la via della giustizia: che disobbedirle è il colmo dell'infelicita. E illuminata dalla ragione e sorretta dall'idea della giustizia, compie il suo dovere con amore, opera il bene, ammira il bello, non ha rimorsi, non inquietudini, non interne agitazioni, nè lotte.

Pagina 378

Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180347
Barbara Ronchi della Rocca 1 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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La prudenza consiglia di capire bene chi abbiamo davanti, prima di abbandonarci a battute e maldicenze su qualcuno che potrebbe essere un suo parente, un suo amico o il suo amato bene: la gaffe è sempre in agguato. Ed è peggio di una figuraccia qualunque, perché ferisce; è un errore non di forma, ma di sostanza. Per evitare i passi falsi basterebbe non dare mai nulla per scontato ed evitare certi argomenti «pericolosi» con persone che non conosciamo bene, o che non vediamo da tempo. Ma il gaffeur naviga a vista sull'onda dell'emozione del momento o - banalmente - di qualche brindisi. È distratto, svagato, ha sempre fretta e non sa concentrarsi su ciò che sta dicendo. Così chiede «Come sta la signora?» a chi è stato appena piantato dalla moglie, chiama il secondo marito di un'amica con il nome del predecessore, delizia una platea di medici e avvocati dichiarando che «Tutti i liberi professionisti sono ladri ed evasori fiscali»... Siccome nella conversazione non esiste il tasto rewind che permette di recuperare o cancellare una parola di troppo, che cosa si può fare quando la gaffe ci è già uscita di bocca? Senz'altro resistere all'impulso di affastellare spiegazioni e aggiustamenti, perché rischiamo di peggiorare la situazione. È meglio tacere. Al massimo, possiamo dichiararci dispiaciuti, magari aggiungendo frasi del tipo: «Scusate, ho un tale mal di testa che non so quel che dico» e sperare che l'offeso ci creda. Se ci accorgiamo che qualcuno sta per fare una gaffe, possiamo eccezionalmente infrangere la regola e interromperlo mentre sta parlando. Ma se arriviamo troppo tardi, non facciamogli gli occhiacci, non scusiamoci al suo posto, non cerchiamo di correggere, spiegare, mitigare. Fingiamo di non esserci accorti di nulla, e parliamo tranquillamente d'altro. E la «vittima», come deve comportarsi? Se non ha la prontezza di spirito di rispondere con una battuta che sdrammatizza l'atmosfera, cerchi almeno di non mostrarsi offesa o imbarazzata. Accetti le eventuali scuse, e si comporti come se la frase incriminata non fosse mai stata detta.

Pagina 37

L'angelo in famiglia

182747
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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E credilo fermamente, mia cara; ogni cosa buona che si apprende, torna utile un momento o l'altro; e noi non dobbiamo abbandonarci a quella dottrina poltrona e rovinosa che ci fa attaccare unicamente, e vorrei dire, avaramente, a quanto ci riguarda strettamente oggi; ma pensare e vedere con una testa ed un occhio meno limitato e circoscritto, e quindi abbracciare tutto quello cui possono arrivare le nostre forze e la nostra capacità. Poniamo tu sii la sorella maggiore o mezzana, e che, per circostanze speciali, graviti sulle tue spalle intero o quasi intero il peso della direzione della famiglia, e specialmente dei fratelli e delle sorelle. In tal caso la tua virtù d'annegazione dovrebbe arrivare alla generosità per metterti all'altezza del tuo ministero, e senza rinunciare alla giovialità ed alla semplicità che debbono essere l'abito costante della tua giovinezza, tu dovresti circondare il tuo petto d'una corazza invulnerabile di fortezza d'animo per renderti capace a superare ed a vincere le battaglie della tua condizione. Molto probabilmente qualche sorella e più ancora qualche fratello sfaccendato che vorrà farla da saccente, troveranno grave l'obbligo di stare a te soggetti; ma ove tu adorni il giogo di tenero amore, di un amore che ti renda facile all'ajuto, di un amore insomma che renda quel giogo leggiero e soave; il fratello e la sorella non cercheranno più di scuoterlo, ma saranno contenti di portarlo teco. Per venire però alla spiegazione pratica della cosa, sarà meglio discendere ai particolari, perchè se è bene formare in noi stessi un criterio complessivo che c'indichi i nostri doveri e ci mostri la loro importanza, questo criterio riesce spesso inutile e vago se dall'astratto non scendiamo al concreto di quella vita d'ogni giorno, di quella vita combattuta da quei cento e mille obblighi e contrasti che tentano deviarci dalla retta via, turbando la nostra pace e confondendo le nostre idee. Se a te spetta la direzione della famiglia, io vorrei vederti donnina fin d'ora; non già ch'io pretenda e neppure che io permetta tu ti spogli come t'ho detto poc'anzi della tua giovialità e dello slancio dei tuoi vent'anni; ma io desidero che a questi vantaggi tu aggiunga gli altri di una certa sodezza di principj e di condotta che ti facciano non tanto parere, quanto ti facciano veramente diventare una donnina, una cara donnina. Mi pare quasi di vederti come in uno specchio, lesta il mattino levarti di letto prima degli altri, volare appena ti sia possibile in Chiesa ad assistere all'incruento Sacrificio della Messa, ed intanto recitare le tue preghiere, fare la tua meditazione, prepararti agli avvenimenti possibili della giornata; quindi ornato il cuore e lo spirito dalla grazia e dalla luce che partono dal Tabernacolo Santo, far ritorno alla casa che te sola aspetta per risvegliarsi, per accogliere bramosa, insieme coi raggi del sole, i raggi di carità che emanano da tutta la tua persona. Sì, ho detto i raggi di carità, poichè tu sei pronta ai bisogni d'ognuno, dei grandi, dei piccoli, dei superiori, degli uguali e degli inferiori; hai occhio a tutto e nulla sfugge alla tua penetrazione. Questi ha bisogno di essere sollecitato, quello ha d'uopo di freno; questi ha bisogno una parola di conforto; quello ha d'uopo d'essere corretto, ed a tutti tu rivolgi la parola prodigiosa. Ciò riguardo allo spirito; ma tu sai che l'uomo è composto non di solo spirito ma altresì di corpo, ed a questo pure si rivolgono le tue solerti cure. Tu prevedi i bisogni dei tuoi sudditi, e regnando sovr'essi con un regno di devozione, di sacrificio, ti privi per essi, ti posponi ad essi, e ti sforzi procurar loro il bisognevole vestimento, il nutrimento, l'istruzione, e tutto quanto ponno e debbono desiderare. Ma saggia ugualmente che premurosa, tu misuri il vitto e le vesti alla condizione e, più ancora allo stato finanziario in cui ti trovi, e fedele a quell'assioma: è utile abituarsi piuttosto al meno che al più, abitui te stessa ed i fratelli tuoi ad una vita frugale e scevra affatto da quelle leccornìe e da quelle levigature che ci rendono piuttosto servi che padroni, assuefacendoci a quelle esigenze e quei bisogni che costituiscono altrettante privazioni, quando taluna delle molteplici combinazioni e casualità della vita ci rendono difficile o penoso il conseguirle. Pulito ma semplice e non molto dispendioso sia il vestire, e parimenti semplice e sano il pasto: una sola la voce che chiama i componenti la famiglia alla refezione del mattino, refezione uniforme per tutti, tranne l'unico caso di malattia di alcuno: si contenti oggi il gusto dell'uno, domani il gusto dell'altro; ma, ripeto, ognuno si adatti a quello che è preparato per tutti. Io credo e credo fermamente che non solo dall'osservanza di questa regola sia giovato il buon andamento e l'economia domestica in modo assai rilevante; ma so per prova che altamente ne è giovato l'indirizzo morale e intellettuale degli individui. E perchè ridi a questa mia proposizione? Ti pare strano e quasi incredibile che ci abbiano a che fare tra loro le vivande ed i costumi, le vesti e l'intelligenza? Prendendo la cosa così vagamente si crederebbero davvero impossibili tali rapporti; ma se per poco tu esamini ben benino la faccenda, ci scommetto, converrai perfettamente con me. Ma ora mi avvedo che se mi dilungo in quest'argomentazione, perdo di vista, od almeno mi allontano da quello che più davvicino riguarda i doveri della sorella maggiore; e però mi riservo di comunicarti le mie idee in proposito ai legami che passano tra il vitto ed i principj, nella conferenza che tratterà dei pranzi e quindi della ghiottonerìa. Tu adunque, donnina provvida e previdente, dopo la colazione comune ed uniforme, mandi alla scuola quelli tra i tuoi fratelli e sorelle che ci debbono andare; ma li mandi dopo d'esserti bene accertata che hanno compiuto con diligenza i loro cómpiti, e dopo d'averli tu stessa guidati ed indirizzati al bisogno. Fra il giorno ti occupi della casa, dei genitori, se Iddio te li ha serbati, e quando le tue forze pajono indebolirsi, e il tuo cuore ha bisogno di qualche cosa che lo sorregga, lo levi a Dio, e pur toccando coi piedi la terra, sollevi al cielo il tuo spirito tuffandolo, per così dire, nel mare di dolcezza che è il cuore di Gesù, e ti senti incoraggiata, rinforzata, rinnovata. La convivenza con diverse persone d'indole probabilmente differente e fors'anche opposta, ti costerà non solo fatica, ma bene spesso contrasto: quel contrasto che non potrà essere vinto con altra arme se non con quella della virtù e dell'annegazione, cercando costantemente di correggere il carattere tuo e quello dei tuoi soggetti ed uguali. Qualche volta dal tuo petto uscirà prolungato e mesto un sospiro, le tue braccia come stanche ed abbattute si abbandoneranno in atto di prostrazione; ma se il tuo occhio si solleverà in alto e s'incontrerà con qualche immagine della Vergine Santa, che la tua pietà porrà in ogni angolo della casa, quasi a profumarla, a santificarla, Essa, la Mamma nostra pietosa, t'infonderà una virtù, una forza, che ti renderà capace di tutto fare, di tutto ottenere, di trionfare delle maggiori difficoltà. La tua operosità non interrotta, permettendoti di sollevare tratto tratto il tuo cuore alla fonte dell'amore, renderà amabile la tua compagnia, efficace l'opera tua ed oltremodo feconda, e non ti priverà del necessario riposo della mente e del corpo. Questo riposo ti verrà talora da una passeggiata; talora da una visita carissima fatta o ricevuta; talora da una buona lettura; talora da una combinazione imprevista, che Dio penserà Lui stesso a mandarti se vedrà che l'avrai meritata; ma il riposo in un modo o in un altro verrà, stanne pur certa. Dopo di avere dedicato te stessa ai tuoi fratelli, ti guarderai bene di far loro sentire il peso del tuo sacrificio, poichè essi, oltre al provarne umiliazione, ne sarebbero molto probabilmente irritati, e questo non concorrerebbe sicuramente a rendere efficace l'opera tua, ma l'attraverserebbe e le sarebbe di ostacolo spesso insuperabile. Il tuo regno, tel ripeto ancora, il tuo regno sia regno di amore, di dolcezza, ed essendo condiscendente in tutto quanto non urta il principio e la regola indeclinabile della casa, potrai usare di una santa fermezza in tutto il resto. Le tue cure non saranno interrotte nella giornata, nè dal ritorno a casa dei tuoi, nè dal loro coricarsi, osservando tu sempre pel pranzo e per tutto il resto quelle massime di uniformità e di economia alle quali ho solo accennato, ma che tu hai bene compreso. Guai se tu facessi delle preferenze, o parzialità, guai! ne andrebbe grandemente compromessa la tua autorità e svanirebbe il tuo ascendente! Tu, come angelo della famiglia, appartieni non tanto alla terra quanto al cielo, quindi non devi tenerti paga di curare nei fratelli e nelle sorelle la vita del corpo; tu devi, curare assai più in essi la vita dell'anima, quindi offrir loro in te stessa l'esempio di una fede cieca, operosa, costante. Tu devi avvalorare il tuo esempio con buoni consigli, con saggi ammaestramenti, insegnando tu stessa ai tuoi fratelli ed alle sorelle le verità della religione, le preghiere e le pratiche, ajutandoli a compierle, conducendoli alla Chiesa, ai Sacramenti, alla predica e anche più alla spiegazione della Dottrina Cristiana. Oh! se tu con quella dolcezza insinuante che nella bocca di una giovinetta semplice e virtuosa acquista tale un fascino da cui non sanno sottrarsi neppure le anime inveterate nel vizio e nell'incredulità, se tu con quella dolcezza inviterai, ammaestrerai coloro che teco hanno comune la nascita, l'educazione, la fortuna e perfine il nome, oh! la tua famiglia si manterrà o diventerà una famiglia di santi, una famiglia veramente invidiabile. Che se il demonio riuscirà ad infiltrarsi in quel santuario consacrato dalla tua presenza e dalla tua virtù, e prenderà dominio di taluno dei tuoi cari, oh! non ti perdere di animo, no non ti perdere di animo! il Signore permette che il tuo cuore sia trafitto, ma solo per rinvigorire, per ritemprare la tua costanza! Già ti pare quell'anima diletta sia perduta nell'abberramento dell'incredulità o delle passioni; già ti pare veder quell'anima sull'orlo del precipizio che la deve gettare in un luogo di eterna riprovazione; già tu la vedi precipitata... No, non temere, non temere; là in fondo a quel cuore sopita, ma non morta, c'è l'idea di Dio, anzi la fede in Dio; quell'idea di Dio si risveglierà, la scuoterà, la muterà, la risusciterà, e quello che ti sembrava un tizzone d'inferno, diventerà carbone ardente sull'altare del Dio che tu adori, che tu ami! Oh! è pur bello quel racconto evangelico in cui si narra come gli apostoli si trovavano sul mare, e questo furioso ingrossava, ingrossava; le onde si sollevavano spaventosamente; il vento sibilava con orrido suono e quegli uomini la di cui fede era ancor debole e vacillante, si spaventarono, e svegliarono il maestro divino che sul fondo della barca placidamente dormiva. E, non temete, diss'egli con quella sua voce soave, e levatosi in piedi comandò ai venti ed al mare, e si fece bonaccia. Fatti animo, figliuola, quel fratello, quel padre, quell'anima che ti preme, è la barca in preda alle onde; ma in fondo alla barca 26 c'è Gesù, quel Gesù che vi è stato collocato nell'infanzia, nella primitiva educazione... Destalo tu Gesù in quel cuore, colla tua fervorosa, incessante preghiera, e quel Gesù si alzerà, e dicendo: Non temete, porrà in silenzio il vento delle passioni e ritornerà nel tuo diletto congiunto la calma, la pace... L'arcobaleno sfoggia nel cielo azzurro i suoi bei colori, e ti annunzia il sereno, la fede. Leva a Dio l'inno del tuo ringraziamento!

Pagina 390

Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188340
Pietro Touhar 2 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
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Non dobbiamo: Stare in sussiego verso chi viaggia insieme con noi, nè abbandonarci a soverchia familiarità con persone sconosciute; pretendere tutti i nostri comodi a scapito dei vicini; entrare inconsideratamente in discorso con tutti; trascorrere a soverchia esultanza nei passeggi pubblici; separarci affatto dalla comitiva del soggiorno campestre, ossia nelle villeggiature o nelle scampagnate.

Pagina 52

Non dobbiamo: Abbandonarci a quella sordida avarizia che distrugge i più elevati sentimenti dell'animo; trascurare gli obblighi ai quali siamo astrette; dimostrare cattivo umore in faccia alle persone di fuori per cagione di qualche involontario danno arrecato da esse o dai sottoposti a qualche cosa che ci appartiene.

Pagina 79

Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

200473
Simonetta Malaspina 1 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
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Se c'è stato qualcosa tra noi e loro che ci ha ferito profondamente, prima di abbandonarci ad una reazione forse eccessiva cerchiamo di riflettere e di domandarci se vale veramente la pena troncare un'amicizia per quanto è accaduto. Qualunque sia il torto, qualunque sia la verità, è giusto spiegarsi reciprocamente con sincerità e comprensione. Tutti abbiamo qualche difetto e al momento opportuno occorre saper perdonare senza recriminazioni: bisogna, anzi, saper dimenticare.

Pagina 13

Le buone maniere

202328
Caterina Pigorini-Beri 1 occorrenze
  • 1908
  • Torino
  • F. Casanova e C.ia, Editori Librai di S. M. il re d'Italia
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Bisogna ricordare prima di tutto che senza elevare ad assioma l'antico adagio: che in ogni amico di oggi può esservi un nemico del domani, una riserva prudente deve regolare ogni nostro atto; evitare sinchè si può di abbandonarci a confidenze delicate, e benchè sia cosa gradita il ricevere doni e cortesie, ricordarsi il proverbio chinese, il quale insegna che ciò che è pur conveniente di offrire, l'indipendenza e l'educazione comandano di rifiutare. E in ogni caso accettare sempre colla maggiore discrezione. La discrezione non è che prudenza e temperanza, virtù cardinali vale a dire, su cui riposa la morale umana e la quiete del vivere onesto. Quando gli Eremiti presso al giaciglio del morente Maestro, gli chiesero un precetto per sapersi governare nei pericoli, fra gli uomini e nelle battaglie della vita, egli rispose semplicemente: Siate discreti. Questo precetto così semplice racchiude la grande scienza del vivere: la tolleranza, l'opportunità, la pace, la compiacenza, l'amore ai proprii simili, l'indulgenza pei colpevoli, la giustizia per tutti gli uomini e per noi stessi.

Pagina 32

Il galateo del contadino

202975
Miles Agricola 1 occorrenze
  • 1912
  • Casalmonferrato
  • Casa agricola F.lli Ottavi
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Se ci si offre da bere o qualche altro simile complimento, dobbiamo accettarlo, ma senza abbandonarci ad eccessive libazioni od a eccessivi atti di confidenza che purtroppo si commettono in queste occasioni da persone poco e punto educate. Nell'accomiatarsi da casa altrui, primo dovere è quello di salutare le donne con un inchino e con un accenno di saluto fatto colle mani, porgendo queste agli uomini, ma senza esagerazioni. Se si tratta di visite fra donne è ammesso anche nell'accomiatarsi il bacio in fronte o sulle guancie, ma anche in ciò non bisogna esagerare troppo, come non conviene stare lì mezz'ora a salutarsi per la strada come se si trattasse di un addio fra innamorati! I contadini, in generale, peccano in questi comunissimi atti della vita di relazione del troppo e del poco. Il giusto invece anche qui sta nel mezzo. La buona educazione rifugge dalle esagerazioni di qualsiasi genere e natura. La semplicità dei modi e l'urbanità non sono due cose inconciliabili.

Pagina 12

Eva Regina

204479
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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Bene è dunque coltivarla in noi, provocarla quando tace, riaccenderla quando accenna a languire, trattenerla quando vuole abbandonarci o sostituirla subito da un'altra se vien meno. La speranza è indispensabile al nostro mondo morale come la luce, come l' ossigeno. Sperate contra spem ha raccomandato uno dei Padri della Chiesa : sperate oltre ogni speranza. La circostanza più comune, un'ora, un attimo, bastano per mutare in un destino favorevole un triste destino : per aprire un nuovo orizzonte, per salvare. Tutto è mistero in noi e intorno a noi e tutto è possibile, anche il prodigio.... FINE.

Pagina 703