Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonarci

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L'uccellino azzurro

212556
Maeterlink, Maurice 1 occorrenze
  • 1926
  • Felice Le Monnier, Editore
  • Firenze
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Egli non ci chiede che di abbandonarci per un momento, quanti siamo, piccoli e grandi, ad una poetica e candida credulità, che di riprestar fede ancora alle novelle e alle fiabe in cui si svagava l'anima umana nel buon tempo antico, quando tutti eravamo più innocenti e più pronti ad uscire dalla tetra ed angusta prigione della vita materiale e materialista, per abbandonarci all'ingenuità dell'impreveduto, dell'irreale, dell'ideale. Bisogna quindi concedersi alla lettura dell'Oiseau bleu con uno speciale stato d'animo e di spirito, ma non occorrerà alle lettrici e ai lettori troppo sforzo di attenzione o di immaginazione per intendere subito di qual genere sia la morale di questa favola maeterlinckiana e più precisamente quale verità il poeta voglia farci scoprire sotto il velame delle sue parole musicali e nella successione dei suoi scenari multicolori. Non intraprendiamo noi, tutti e sempre, spinti da un desiderio più forte di noi, un gran viaggio oltre i nostri dolori, i nostri vincoli, i nostri limiti, alla ricerca della felicità? Non siamo noi tutti, come Mytyl e Tyltyl, sempre ansiosi di raggiungere la realtà del nostro sogno, la vera essenza del nostro ideale? Ma da che la vita, brutale e materiale ha assopito in noi la voce della poesia, ha chiuso i nostri occhi agli aspetti della bellezza, ha consumato in una vana ed affannosa lotta terrestre e quotidiana i nostri spiriti e i nostri istinti migliori, noi abbiamo disimparato a riconoscere l'anima delle cose che ci sono più vicine, la poesia del creato che è a portata della nostra mano, ed anche quando siamo pronti a sognare e ad invocare i più lontani paradisi, sembriamo ignorare i profumi del nostro giardino e chiuder l'orecchio all'amore che mormora più presso al nostro cuore. «Come son curiosi gli uomini! - dice Maeterlinck - Da quando le fate son morte essi non ci vedono più affatto e non se ne accorgono nemmeno!» Noi siamo infatti dei ciechi, per il poeta, noi che non sappiamo più vedere l'anima delle cose e riconoscere la bellezza e lo spirito in ogni cosa. Ogni cosa della vita, sembri pure informe o inanimata - egli ci dice invece - ha una voce, ha un' anima ed una bellezza, che bisogna imparare a discernere e ad intendere, che bisogna apprendere a personificare. Ecco qui nell'Oiseau bleu, personificata l'anima della luce, del pane, del fuoco, dell'acqua, degli alberi, degli animali. Tutto parla, tutto si muove, tutto s'appassiona e deve appassionare nel mondo. Non ci sono pietre preziose e pietre non preziose. «Tutte le pietre sono simili, tutte le pietre sono preziose». Dove parla lo spirito dell'uomo, la natura, animale o vegetale, parla intorno a lui, parla a lui. Che l'uomo si volga intorno e interroghi, e il mondo risponderà. Batta a tutte le porte, anche alle più ignote, tenebrose, spaventose e gli sarà aperto. Chieda la luce e, poichè la luce s'è fatta compagna dell'uomo, si è posta dalla parte dell'uomo, la luce sarà. Anche la più tenebrosa e spaventosa porta della Notte s'apre, infine, sul più meraviglioso dei giardini, sul giardino in cui gli uccellini azzurri, a miriadi, formano quasi un velario di luce azzurra, volando di raggio di luna in raggio di luna. Che dite? La morte? Il tenebrore e l'orrore freddo della morte? Ma non ci sono morti, non esiste la morte, tutto è vivo al di là come al di qua. Chi può mai parlare, chi ha mai parlato di morte? Tyltyl e Mytyl s'accorgono presto che i morti sono vivi, sono sempre vivi. Basta che qualcuno pensi a loro, basta che qualcuno li ricordi, perchè essi tornino a vivere felici. - Che cosa vuol mai dire la morte? - chiedono i morti. «Ogni volta che pensate a noi ci risvegliamo e vi rivediamo!» Quando si aprono le tombe nel freddo cimitero del regno di Tyltyl e di Mytyl, i fanciulli vedono uscirne, invece di gelidi e grami spettri, una luminosa e musicale fioritura di esseri vivi. «Dove sono i morti? - si domandano l'un l'altro. - Non ci sono morti!» L'Oiseau bleu è la fiaba della realtà che è poetica quanto il sogno e bella quanto il sogno, è la fiaba dell'ottimismo maeterlinckiano. Eppure questo uccellino azzurro, che è il segreto della felicità e delle cose, Tyltyl e Mytyl non lo trovano in nessun regno, in nessun cielo, in nessuna foresta, in nessun cimitero. L'uccellino azzurro non esiste, non esiste o cambia di colore e muore quando lo si è trovato e imprigionato in una gabbia. L'ideale dunque, la felicità dunque, non sono di questo mondo e neppure dell'altro mondo. Si ha voglia di viaggiare per paradisi ed inferni, anche dietro alle fate più miracolose, anche muniti dei talismani più preziosi; il nostro più bel sogno non si avvera mai, balena per sfuggirci, s'illumina per adeguarsi al nostro più triste e quotidiano orizzonte, per morire tra le nostre mani ghiacce dopo aver aleggiato per un tratto fuori dalla nostra calda fantasia. È vero, ma fino ad un certo punto. Riaccompagnate a casa, nella loro povera casa paterna, nitida e pura, Tyltyl e Mytyl. Come è più bella, ai loro occhi, la loro casa, dopo che essi hanno aperto il cuore al loro gran sogno ed han tanto peregrinato per le vie dell'ideale! Il babbo e la mamma sono più giovani e più buoni, le pareti sono più lucide e accoglienti, i mobili più belli e più lustri. Sono gli stessi, ma sono così diversi! Tutto è lo stesso e tutto è così diverso e l'uccellino azzurro è lì, dentro casa. Sono andati a cercarlo così lontano, in mezzo a tanti miracoli, a tanti prodigi, a tante paure e tante lotte e l'avevano lì in casa, era la tortora di casa, così azzurra, perchè, insomma, la felicità è vicina a noi, è dentro di noi, la felicità è nel contentarci di quello che abbiamo, nel saper vedere il bello e il buono di quello che la provvidenza ci ha dato, nel saper tenere gli occhi e il cuore aperti ad accogliere la bontà e la bellezza di tutte le cose, nel mettere la nostra poesia in tutte le cose. è proprio questa l'ottimismo dell'Oiseau bleu ed è un tale ottimismo, la morale e l'insegnamento, di questa favola così vera.

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