Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonano

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Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

189216
Pitigrilli (Dino Segre) 4 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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I soli che si salvino sono coloro che giocano senza metodo, quelli cioè che «non sanno giocare», perchè si abbandonano all'istinto, alla fantasia, all'ispirazione, e non credono al metodo, non credono che essendo usciti certi numeri, debbano uscire degli altri, e che certi numeri essendo già usciti, non escano più. Ma non è tutto: per vincere è necessario immergersi in uno stato di ipnosi, di estasi, di sogno, di «trance», lasciare che il nostro «demone» - una specie di angelo custode in smoking, - ci guidi la mano. A tutti i giocatori si avvicina a un certo punto l'invisibile angelo custode in smoking, che impartisce silenziosi ordini e guida la mano. Per obbedirgli è necessario il silenzio, la passività, la sottomissione. Il vicino che tossisce, che urta il braccio, che fuma un sigaro cattivo, basta a rompere l'incantesimo. E il nostro buon genio se ne va. Il marito che interviene con un consiglio o con un sorriso ironico non fa altro che rompere l'incanto. E la signora comincia a perdere perchè il genietto benefico se ne è andato. Il genietto benefico è un artista e perciò non ha simpatia per i mariti. Spero che la signora vinca la propria causa alla roulette della giustizia; questa vittoria le darà la forza per vincere alla giustizia della roulette.

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Quando passa un reggimento con la banda in testa, i pedoni si mettono a camminare al ritmo della marcia, e alcuni abbandonano il proprio itinerario, per seguire quello del reggimento; se qualcuno ha eseguito una moltiplicazione sul marmo del tavolino di un caffé, tutti gli avventori che si siederanno a quello stesso marmo verificheranno l'operazione, e se ci sarà un errore lo correggeranno. Voi sapete che il cappello da uomo è simmetrico; si può mettere il davanti di dietro e viceversa. La sola asimmetria è nella posizione del nodo del nastro. Provate a mettervi il cappello col nodo a destra, il che non turba né l'equilibrio del cappello, né il funzionamento del cervello che c'è sotto. Ma troverete degli sconosciuti che vi fermeranno per avvertirvi che avete il cappello nel senso opposto semplicemente perchè il nastro avrà il nodo a destra, e non ve lo siete messo «come si deve», cioè come lo mettono tutti. «Tutti» è un Moloch implacabile che si nutre delle eccezioni che gli vengono a tiro. Non essere un'eccezione! Per vivere tranquilli bisogna iscriversi al sindacato della Gente Qualunque, alla Società di Mutuo Soccorso fra gli Inesistenti. Alcuni anni or sono avevo conosciuto a Losanna un brav'uomo al quale dovevo della riconoscenza per un'ininterrotta serie di piaceri che mi faceva, e che io, rifugiato politico in Svizzera, non potevo ricambiare. Mi regalava bottiglie di vino e di vermouth e mi dimostrava la sua bontà, la sua indulgenza e la sua sopportazione. Sentivo però che mi considerava un ribelle, un irregolare, un refrattario. Ciò che gli dicevo io e come lo dicevo io non gli piaceva, e io sapevo che mi giudicava uno strano animale che è meglio cercare di non comprendere. Mi avvolgevano le onde della sua diffidenza, e sentivamo, ciascuno per conto suo, che nè io nè lui avremmo potuto consegnare la nostra anima nelle mani dell'altro. Un pomeriggio d'estate eravamo seduti in una birreria e ciò che egli mi raccontava con voce monotona non interessava. Tuttavia, per fargli credere che seguissi il suo racconto e condividessi le sue idee, emettevo ogni tanto quei monosillabi e quelle paroline che usa il compiacente interlocutore per confermare all'altro e a se stesso di essere sempre sveglio. A un tratto, quando egli scese nei particolari di non so più quale ingiustizia che lo aveva colpito, io che ho orrore dei modi di dire e delle frasi fatte, mi lasciai sfuggire senza nessuna convinzione questo commento: - Ci vuole un coraggio da leone. Il mio amico si arrestò. Mi guardò. Mi fissò. Ripetè in tono solenne: «ci vuole un coraggio da leone». Ordinò un'altra birra e degli altri salami di Vienna con crauti, e sentii che il suo cuore fino allora diffidente ora si abbandonava a me. Io avevo parlato finalmente il suo idioma! Si persuase che avevo anch'io la tessera del mediocre buonsenso, il baccellierato del luogo comune, la capacità di dire «cose da pazzi, roba da chiodi, gente dell'altro mondo, spiegato l'arcano, bevi Rosmunda, l'eccezione conferma la regola, grazie non fumo». Che ero cioè un essere come tutti gli altri - e come lui.

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Nei collegi femminili le ragazze si formano con uno spirito motteggiatore, «taquin», e si abbandonano a una gara di piccole prepotenze contro la dignità e la suscettibilità delle compagne. Nei collegi maschili gli anziani perseguitano i novizi, per antica tradizione, con scherzi di cattivo genere, che nei collegi inglesi si chiamano «fagging» e in quelli francesi si chiamano «brimades». Non so se questi esercizi formino il carattere, ma certarnente abituano a una mancanza di rispetto verso il prossimo, il che aiuterà forse a conquistare gradi e medaglie nella Legione Straniera, ma non serve a chi, più pacificamente, si accontenterebbe di essere un gentleman, un homme de bien, un caballero, un signore. Dirà il lettore che io lo spingo in quella «Scuola dell'ipocrisia» dalla quale al capitolo 37 ho strappato lui e i suoi teneri figli. Legga meglio. Questa non è ipocrisia. E' la «riserva mentale». La «riserva mentale» è una nobile arte inventata dai Gesuiti e forse più anticamente ancora, dagli Stoici. E' la conciliazione della saggezza con la necessità. Il Padre Sanchez, nelle sue Opere Morali, diceva che si può giurare di non aver fatto una cosa pur avendola fatta, pensando entro di sè di non averla fatta prima di essere venuti al mondo, ed Escobar spiega che la promessa non impegna: basta dire «lo farò», e aggiungere mentalmente «se non cambierò di idea». Secondo Pascal la restrizione mentale non è altro che la menzogna. Anche per me. Ma quante volte nella giornata dobbiamo difenderci contro coloro che ci fanno domande indiscrete o esigono promesse assurde. Nella vita di società la maggior parte delle nostre frasi è l'applicazione della restrizione mentale, l'impiego di frasi a doppio senso e di spiritose anfibologie, rallegrate dallo schizzo di seltz di un sorriso.

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Il male è che quando le cose sono stanche di noi, ci abbandonano sfacciatamente. Gli ultimi tre bicchieri di una dozzina di baccarat, le ultime tre statuine di una serie delle Nove Muse sono testimoni superstiti del tradimento dei nove bicchieri di baccarat o delle sei Muse e sono tornate nell'Empireo del nulla, per ammonirci che bisogna amare le cose, ma non fino al punto di rendercene schiavi. Fra qualche anno la Regina Giuliana, ritrovando in fondo a un cassetto i suoi «paradisi bianchi», oltraggiati dalle tarme, direbbe, se avesse letto questo mio ultimo periodo, che dopo tutto io ho ragione.

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