Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbandonandosi

Numero di risultati: 7 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Per essere felici

179560
Maria Rina Pierazzi 1 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

In quanto ai giovani sposi è bene ricordare ch'essi si mostreranno perfettamente educati, non abbandonandosi in pubblico alle loro effusioni affettuose. Non solo è una mancanza di riguardo verso i presenti, ma è altresi l'affermazione di poca intelligenza e di poco spirito. Il tempo per dimostrarsi vicendevolmente il proprio affetto non manca loro di certo, ed è puerile esporre dinanzi agli occhi estranei la manifestazione di una tenerezza la quale per essere profonda deve anche essere dignitosa e seria. Quel tenersi continuamente accosto, quel perpetuo sorridersi e sussurarsi paroline all'orecchio, trascurando le persone che li attorniano è quanto di più stolido si possa immaginare. Quando uno riceve ospiti nella propria casa o va, ospite, in casa altrui, non ha più il diritto di occuparsi esclusivamente dei propri sentimenti e di sciorinare, senza tregua, la propria beatitudine in faccia altrui; perciò una giovane padrona di casa dovrà prodigare le sue attenzioni a chi le è cortese di una visita, senza credere, per questo, di dar prova d'indifferenza al suo sposo.

Pagina 177

Galateo ad uso dei giovietti

183880
Matteo Gatta 1 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Che brutto spettacolo sarebbe mai quello di un petulante ragazzo, di una bisbetica giovinetta, che abbandonandosi a incomposti moti di collera, facessero oltraggio ai bianchi capelli di codeste persone, le mortificassero con acerbi rimproveri, con basse contumelie! In generale usate rispetto ai vecchi quando anche non vi stringa nessun obbligo verso di loro ; fatelo per riguardo all'età, all'esperienza, ai prudenti consigli che ponno darvi; e badate bene di non metterne in canzone certe idee, forse un po' antiquate e non più in consonanza coi costumi del giorno. Esponete francamente le vostre opinioni, ma non mostrate disprezzo per quelle da loro enunciate. Il giovinetto che adempie scrupolosamente a questo dovere di civiltà insieme e di morale fa augurar bene della sua educazione e del suo avvenire. Vogliamo noi affermare con ciò che tutti i vecchi sieno meritevoli di stima e di rispetto? No; pur troppo ve n'ha alcuno che disonora sè stesso con falsi principii e con biasimevole condotta ; ma noi tocchiamo della regola, non delle eccezioni. Se vi trasportate col pensiero ai tempi della vita patriarcale, voi vedete che il capo della famiglia, della tribù, era il più vecchio. Lo stesso dicasi di tanti popoli selvaggi, antichi e moderni. E, a meglio raffermare le vostre idee su questo proposito, vi narrerò un esempio tolto dalla storia greca che fa proprio al nostro caso. La repubblica di Sparta, di cui era stato legislatore Licurgo, insieme con molte strane, rozze e semi-barbare leggi, ne aveva una lodevolissima, sancita e radicata da virtuosa consuetudine, ed era quella che imponeva rispetto e venerazione ai vecchi. La repubblica d'Atene, che per coltura teneva il primato su tutte le altre città della Grecia ed andava superba e gloriosa del nome d'un gran legislatore, Solone, aveva istituzioni civili e politiche assai migliori, ma nessuna legge che prescrivesse come un sacro dovere al cittadino il rispetto ai vecchi. Ora avvenne che, mentre in questa ultima città si dava un solenne spettacolo, un vecchio giunse troppo tardi, e siccome tutti gli scanni erano occupati dalla folla, per quanto cercasse di qua e di là, non gli riuscì di trovare un cantuccio ove sedersi. I giovani ateniesi non si curarono punto del disagio del povero vecchio, anzi fu detto da alcuno che godevano del suo imbarazzo e si divertivano a rimandarselo l'un l'altro. Ma gli ambasciatori di Sparta, i quali, formalmente invitati allo spettacolo, avevano un posto più elevato e distinto, accortisi dell'irriverente contegno della gioventù ateniese, fecero cenno al vecchio di avvicinarsi, si restrinsero un poco e il vollero seduto in mezzo a loro.

Pagina 60

Galateo per tutte le occasioni

187589
Sabrina Carollo 1 occorrenze
  • 2012
  • Giunti Editore
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Questo ovviamente non significa eccedere dal lato opposto, abbandonandosi a una ossessiva e maniacale cura nello scegliere i capi d'abbigliamento, dissolvendo il conto in banca in sete e firme a seconda della tendenza della nuova stagione, e nemmeno nell'ispezionarsi ogni 10 minuti per controllare che non ci siano pieghe sull'abito. Come sempre, ci verrebbe da invocare una sana, sacrosanta via di mezzo, laddove giace sonnecchiosa la virtù. E come sempre, la migliore obiezione degli esseri razionali è stabilire le coordinate matematiche di tale via. È vero, di fronte alla logica schiacciante il buon senso è qualcosa di algoritmicamente indimostrabile. Eppure esiste, e dovremmo imparare a farci affidamento un po' più spesso. Un metodo utile per individuare almeno approssimativamente in cosa consista il buon senso può essere il cominciare a eliminare gli estremi. Via la testa, via la coda, solo il cuore, recitava un vecchio pay off pubblicitario. Aggiungerci un pizzico di studio, un po' di intuito e l'esperienza che deriva dagli errori, altrui e nostri. La variabile che ne risulta è sicuramente meno precisa di un'equazione a quattro cifre, ma il range è ragionevolmente gestibile. Dunque l'immagine. Potremmo dividerla in tre principali categorie: la pulizia, l'abbigliamento e la forma (del corpo, intesa in senso sportivo e non chirurgico). Sono tutti elementi fondamentali del modo di porsi di fronte agli altri, che meritano un'analisi specifica.

Pagina 10

Nuovo galateo. Tomo II

195031
Melchiorre Gioia 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Abbandonandosi continuamente » a questo genere di vita, perdono a » poco a poco ogni sentimento umano, e divengono » selvaggi come gli animali che inseguono. Gli agricoltori » colle loro gregge sono cacciati da' » loro campi, prati e pascoli, acciò possa il salvaggiume » crescere ed estendersi. Se qualcuno di » questi grandi e barbari cacciatori passa dinanzi » alla vostra porta, portategli tosto tutti i rinfreschi » che avete o potete ottenere da' vostri vicini, » se non volete vedervi rovinati, ed anche » accusati dall'alto tradimento». Le abitudini selvagge s'introdussero nelle feste. Allorchè Enrico II re di Francia (XVI secolo) entrò solennemente in S. Giovanni di Maurienne, fu ricevuto da cento uomini vestiti di pelli d'orso: essi avevano esattamente l'apparenza di orsi naturali, ad eccezione d'una spada che portavano sulle spalle. Dapprima essi accompagnarono il re facendo mille salti e cavriole; e per meglio imitare gli orsi s'arrampicavano sulle muraglie delle case, sui pilastri de' mercati, e mandavano gridi simili a quelli che echeggiano ne' boschi. Finalmente diressero al principe una salva seguita da urli sì orribili, che i cavalli spaventati, rotte le redini e le cigne, si diedero alla fuga. - Non vi par egli nobile e gentile questo modo di divertirsi che fa spavento ai cavalli? Se i nobili alla corte volevano mostrare somiglianza cogli orsi, forse non recherà meraviglia se i re vollero mostrare domestichezza coi leoni. Don Giovanni re di Castiglia ricevette nel 1434 gli ambasciatori francesi seduto sopra magnifico trono, avendo a' suoi piedi un grosso Lione ch'egli aveva ammansato. I divertimenti corporei prevalenti negli scorsi secoli ci danno adunque i seguenti risultati generali: 1.° Conquiste, aggressioni, saccheggi, soperchierie proclamati come azioni onorifiche; 2.° Gli animali salvatici più apprezzati degli uomini; 3.° I grandi apparentati coi cani, coi cavalli, cogli orsi, coi lioni; 4.° Distruzione de' lavori agrari ed ostacoli ai loro progressi. Si potrebbe dire distruzione d'ogni civiltà; infatti Carlo IX re di Francia, nella seconda metà del eccolo XVI, eccessivamente passionato per la caccia, avrebbe voluto, se prestasi fede allo storico Mathieu, passare la sua vita ne' boschi, e chiamava il soggiorno nelle città il sepolcro dei viventi. Il quale sentimento non sembra discordare gran fatto dai titoli che furono dati a più sovrani: per es: troviamo come segue: X secolo, Enrico l'uccellatore, imperatore. XII - , Enrico il Lione, duca di Sassonia. XII - , Alberto l'orso, elettore di Brandeburgo. XV - , Filiberto il cacciatore, duca di Savoia, ecc. Paragonate questi titoli con quelli che i sovrani ambiscono ne' tempi, attuali, ed anche questo confronto vi dimostrerà il felice cambiamento dei costumi.

Pagina 218

Galateo morale

197300
Giacinto Gallenga 2 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Questa melanconia che in certuni non è che ridicola, perché non li distoglie dallo applicarsi a mantenere ed accrescere quella riputazione che il mondo ha già ammesso in loro, e funestissima in altri i quali, abbandonandosi alla dolce illusione di essere creature privilegiate, trascurano di assecondare, lavorando, quelle qualunque fortunate disposizioni che possono aver sortite da natura, e si cullano in un soave far nulla che li conduce poi miseramente a cadere nel marasmo e nell'apatìa dello scoraggiamento.

Pagina 321

Ciò sarebbe un far grave torto a quella riputazione di distacco dei loro cuori dai beni terrestri, di quella personale abnegazione che dev'essere prerogativa del loro ministero; come sarebbe un far grave torto alla loro sensibilità, a cui non è a credersi abbiano rinunciato vestendo le divise sacerdotali, il supporre che possano rimanere indifferenti ai dolori dei loro fratelli; come mostrerebbero di dimenticare, abbandonandosi alle antipatie e alle vendette contro gli antagonisti del secolo, cito i ministri di un Dio schernito e crocifisso debbono, quand'anche scherniti e crocifissi anch'essi ingiustamente da dispotiche leggi, saper, come Cristo, e soffrire e perdonare.

Pagina 357

Come presentarmi in società

199866
Erminia Vescovi 1 occorrenze
  • 1954
  • Brescia
  • Vannini
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Nella prima metà del secolo scorso, imperanti Lamartine, Byron, Foscolo, Leopardi, un giovane ben nato e specialmente una fanciulla, si sarebbero creduti disonorati, abbandonandosi alla festiva spensieratezza della loro età. Ora, le arie cupe e misteriose, i volti pallidi, le fronti corrugate, son passate di moda. Ma per chi credesse di scegliere tale atteggiamento allo scopo di particolare eleganza, trascrivo le parole del Leopardi: «I giovani assai comunemente credono di rendersi amabili, fingendosi malinconici. E forse, quando è finta, la malinconia per breve spazio può piacere, specialmente alle donne. Ma vera, è fuggita da tutto il genere umano...». Si badi a quel forse e a quel per breve spazio. E si rifletta che la malinconia finta, oltre ad essere per se stessa una deplorevole ipocrisia, finisce poi col mutarsi in abito reale dell'animo e frutta uggia e malumore in noi e negli altri. Con quanto vantaggio della piacevolezza sociale e della simpatia che ognuno ama destare, si vede ben facilmente.

Pagina 35

Cerca

Modifica ricerca