Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonandosi

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Oro Incenso e Mirra

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Oriani, Alfredo 1 occorrenze

Lelio la punse scherzosamente più volte, e allora ella si atteggiò nella sua bella posa di sognatrice; mangiava poco, abbandonandosi sulla sedia rustica, mentre la contessa sempre così serena le diceva dolcemente: - Ecco che ti annoi! te lo avevo predetto. - No, mia cara, sono anzi contentissima, è una giornata deliziosa. In quel momento Lelio le premé sotto la tavola un piede, ella si volse, ma non lo ritirò. Allora il dialogo si fece più scintillante; il principe, gran mangiatore, ratteneva sempre il reggitore in quella sua intensa preoccupazione di mutare i piatti per parlargli di quaglie; i prati sui colli vicini dovevano esserne pieni, perché le quaglie vi nidificano in gran numero, e l'inverno era quasi stato senza neve. Lelio corteggiava amabilmente la vecchia balia tenendo sempre fra i propri piedi un piedino della principessa, della quale il volto si velava sempre più di una fantasticheria poetica. Fuori il sole incendiava tutta l'aia di una gloria di luce, mentre da lontano gli alberi verdi sussurravano mollemente. Ogni tanto, all'aprirsi dell'uscio, si vedeva la cucina piena di gente, che mangiava in piedi, seduta, in tutte le pose; la bella ragazza scalza era sempre nell'angolo del focolare con un piatto sulle ginocchia. - Lasciate aperto - disse Lelio; - è più bello così! Ci vediamo tutti. - Sì - ripeté il principe; - democrazia almeno in campagna. Ma la principessa sorprendendo una occhiata di Lelio alla ragazza ritirò bruscamente il piedino. Lelio si sentì nel cuore un grido di trionfo; temerariamente allungò daccapo un piede sotto le sue sottane, e lasciandosi cadere il tovagliolo, le sfiorò un'anca. - Vi piacciono le contadine, signor Fornari? - domandò la principessa. - Non osereste la stessa domanda col principe. - Lo so, lo so, a lui piacciono, e a voi? - Perché negarlo? Sì. - Così sudicie - ella soggiunse a bassa voce con una moina di ripugnanza. - Come la frutta: chi lava le ciliegie in campagna? - Ben detto! - esclamò il principe. - Ah! voi dovreste tacere - gli si rivolse minacciandolo col dito la contessa: - vi si conosce anche troppo. Siete tutti così voialtri! - Che cosa trovate dunque voialtri uomini di meglio nelle contadine? - insisté la principessa. - Chi ha detto meglio? - ribatté il principe. Ma la domanda era rivolta a Lelio. - La sincerità. - O la facilità? - Spesso sono la medesima cosa -, e il suo sguardo la dominò dall'alto. Erano alle frutta. Lelio andò in cucina con una bottiglia sturata e un gran piatto di dolci per far bere i ragazzi, il principe lo seguì mettendo mano al portasigari; la confidenza tornava in tutti, ridevano fra un tintinnire di bicchieri e di piatti, perfino il vecchio cane pastore bianco era riuscito ad introdursi. Volevano scacciarlo, ma Lelio protestò gettandogli un gran pezzo di pagnotta, che l'altro scappò subito a mangiare dietro i fienili. Le due signore rimaste sole attendevano il caffè. Il cuoco brillo lo preparava in un pentolino sul focolare, ma avrebbero dovuto berlo nei bicchierini, perché si era scordato egualmente delle chicchere e del caffè, e la balia aveva dovuto andarne a cercare un cartoccino nella propria cassa. Ella sola ne prendeva qualche volta in famiglia. - Signor Fornari - chiamò la contessa - ci lasciate sole, tutti. - Usciamo piuttosto, qui si soffoca: prenderemo il caffè all'ombra del gran susino dietro la casa. Infatti uscirono tutti, anche la balia: furono portate delle sedie, si formò il crocchio. Giù da quella eminenza la valle si stendeva incantevole sino a Bologna restringendosi dietro verso i colli, che la chiudevano come un immenso muraglione giallastro. Potevano essere le due: si parlò ancora, si rise, poi la conversazione venne languendo in quella fatica della prima digestione. A poco a poco anche la cucina si era vuotata, il reggitore dopo aver condotto i cavalli a bere in una pozza non era più uscito dalla stalla, si udivano da lungi cantarellare voci fresche sui gelsi che i ragazzi sfogliavano per i bachi, e una pace dolce, voluttuosa, veniva da tutta quella campagna in fiore, colle grandi erbe ondeggianti e i grani, che si doravano lentamente alle prime intensità del sole. Lelio era caduto in una contemplazione di artista accanto alla principessa, coll'occhio vagante sulla vallata; improvvisamente si sentì addosso il suo sguardo. Si levò, anch'ella fece altrettanto; il principe discorreva tranquillamente di agricoltura colla balia e colla contessa, ma vedendoli alzarsi, tutti domandarono ad una voce: - Dove si va? - Bisogna pur muoversi. - Con questo sole! - esclamò la contessa, cui l'aria aperta metteva una bianchezza più fulgida sulle carni. - Appunto nel sole. Ah! contessa, non vi diventereste più bella perché è impossibile, ma vi mutereste per qualche giorno di bellezza. - Sì, davvero! A Rimini nel tempo dei bagni divento di un bruno orribile. - Confessate però che nessun uomo ve lo ha ancora detto. Anche la contessa, il principe e la balia si erano levati; entrarono tutti nell'aia cacciandosi nella poca ombra fra il calesse e i fienili. Il sole era ardente, la balia propose di salire nelle stanze superiori a vedere i bachi, e infatti ogni tanto si scorgeva dalla finestra il busto rosso della ragazza che li mutava di stuoia. - Ah! sei tu... - esclamò Lelio, che aveva girato il pagliaio, scorgendo il cane accosciato con un osso fra le zampe. Il cane agitò la coda come ad un saluto, ma si scostò appena di qualche passo per riaccovacciarsi subito. - La brutta bestiaccia! - disse la principessa arrivando dall'altra parte. - È un povero.... Ella era ancora così melanconica, ma negli occhi verdi le tremava una luce insolita; il sole dardeggiando sul fieno l'aveva arroventato e faceva intorno ad essi come un'aureola d'incendio. Ella alzò una mano per ripararsi la fronte. - Irma! - egli proruppe piegandosele sul volto col viso pallido e gli occhi ardenti. Erano soli; dietro il fienile un altro terrapieno si curvava quasi in una svolta, nessuno poteva vederli, ma udivano sempre dall'altro lato la vecchia balia vantare i bachi, che dormivano della seconda. - Se vogliamo andare a vederli... - Aspettiamo che abbiano finito di dar loro la foglia, si veggono meglio - rispose la contessa. - Irma! - ripeté Lelio, ma questa volta con voce così strozzata che l'altra ribatté come sfidandolo improvvisamente: - Che cosa vi prende? - Egli si guardò attorno, l'altra ebbe un moto di spavento, ma era tardi: l'aveva già afferrata alla cintura, premendola nella parete del fienile. Ella si sentì raschiare il collo, ardere la schiena, mentre il sole le batteva sugli occhi accecante, trionfale. - No, no... - Gridate dunque! - Ella fece ancora uno sforzo, ma l'altro la soverchiò con una demenza sùbita ed irresistibile. Fu un attimo. Ella dovette abbassargli il capo sulla spalla sotto la furia dei baci che le mangiavano il collo, presa dentro una stretta delirante, nella quale tutte le sue resistenze di donna svanivano, mentre una paura orribile, inutile le cresceva dalle voci parlottanti sempre all'altro lato. - No! - rantolò ancora sentendosi ardere improvvisamente i ginocchi da un raggio di sole, poi credette di svenire nella sensazione delle punte, che le foravano gli abiti sottili e le mani. Non era forse stato più di un minuto. Ella si ricompose per la prima, vinta, offesa, guardando istintivamente il cane, che non si era mosso; Lelio più sbalordito non riusciva a parlare, poi delicatamente, con due dita, le trasse una festuca dai capelli. - Questa la conserverò - disse finalmente. - Oh! - ella esclamò con accento tremulo e guardandosi intorno - se... - Io arrischiavo la vita, voi no - rispose l'altro superbamente. - Bestiaccia! - Perché dunque vi pare così brutto questo povero cane? - ribatté Lelio ad alta voce per farsi udire dall'altra parte. - Non gli guastate l'unica festa dell'anno: vedete bene che anche in questa gli toccano solamente le ossa. Questa disinvoltura finì di vincerla: Lelio calmo non si affrettava a ritornare dall'altro lato. - Andate, andate - ella diceva affannosa. - Perché? - rispose gettando un sorriso trionfante d'ironia attraverso il fienile. - Oh! Lelio! vai.

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