Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Demetrio Pianelli

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De Marchi, Emilio 1 occorrenze

"Colla mia bellezza ... " esclamò Paolino con uno scoppio d'ilarità, abbandonandosi con tutta la persona sul dosso della sedia e alzando le lunghe braccia in aria. "Lasciamo stare la bellezza, che per gli uomini non conta: ma tu sei nato per essere papà." "Assassino di strada!" soggiunse l'altro guardandolo nel bianco dell'occhio. "Chi è? chi è?" si affrettò a chiedere Demetrio. "La conosco anch'io? ... " "Io non ho detto che ho trovata la sposa, ma che voglio trovarla." "È una parabola, si sa." "No, no, Demetrio, non è una parabola; e devi aiutarmi tu a cercarla." "Io?" Demetrio lasciò cadere la forchetta sul tondo e guardò fisso in viso il suo compagno. "Sissignore, lei, signor Demetrio Pianelli ... " confermò Paolino, movendo a guisa d'ariete un dito lungo a grossi nodi, come se volesse conficcare il cugino sulla sedia. "Io, volentieri: tu sei un galantuomo, un ricco signore, non vecchio ... Sei piú giovane di me." "Son del quarantotto? io non mi ricordo nemmeno." "Sei anche un bell'uomo." Paolino tornò a sghignazzare, mostrando tutti i suoi trentadue denti bellissimi e sani. "Non dico con ciò che tu sia un astro ... " aggiunse Demetrio ridendo. Da quanto tempo non rideva piú il meschino! Quel poco focherello di gioia, che l'educazione, il mestiere, i casi e l'invidia degli uomini avevano quasi soffocato sotto la cenere, si rianimava oggi al soffio dell'amicizia. Nella gioia semplice e calda di Paolino, Demetrio sgranchiva l'anima intirizzita; dimenticava i suoi guai, i suoi debiti, il padrone di casa, sua cognata ... , tutto, per un momento, e sollevando il bicchiere sopra la tavola, esclamò: "Allora, bevo alla salute della sposa!" "Piano, bisogna prima sapere se lei è contenta." "Dunque c'è una lei." "C'è e non c'è. Per fare gli gnocchi ci vuole la farina, si sa; ma bisognerebbe sapere prima se lei è contenta di sposare uno scarafaggio simile." "È una contessa?" "Cosa mi vai contessando ... ." "Perché non devi essere sicuro?" "È ciò che vado dicendo anch'io; ma ho paura ... ." "Segno dunque che sei in ... innamorato." "Corpo del diavolo!" esclamò Paolino, picchiando un gran pugno sul tavolo, "ho fin vergogna a dirlo. È vero. E dire che non ho mai creduto che si potesse perdere la testa per una sottana. Va là, farfallone, brucia anche tu le ali dorate, birbonaccio!" La faccia di Paolino delle Cascine, illuminata anche dai riverberi del vino bianco, s'era fatta lucida e rubiconda. Demetrio, lontano le cento miglia dall'immagine dove sarebbe andato a finire quel gran discorso, soggiunse: "Difatti sei diventato magro." "Quando ti dico che è una birbonata. Io scherzavo gli altri, mi parevano cose impossibili, cose che si scrivono sui romanzi, o che si mettono sul teatro tanto per fare il duetto: di quell'amor, di quell'amor, ch’è palpito ... Riverisco, grazie del palpito. Provassi, è una scottatura che non si guarisce col chiaro d'uovo sbattuto. Tu perdi la fame, perdi il sonno, ti muoiono le gambe, sudi sotto il cappello, vai di qua, di là, come un matto, parli senza pensare, senza capire, e ti viene fino in nausea il vino. Chi me l'avrebbe detto in principio di quaresima quando tu me l'hai condotta alle Cascine? E veramente fin che restò a casa mia, io non so, non mi accorsi. Quando ricevi una fucilata non la senti cosí subito: il dolore, la botta venne fuori dopo la sua partenza. Io la vedo in tutti i cantoni quella donna! Pare che Dio mi abbia levata l'aria respirabile. Mi dò del matto, del cento volte matto; ma non c'è verso che io possa togliermi dagli occhi la sua figura. Cominciai a sentire un dolore, qui, sotto le costole, e una mancanza, come se mi avessero tagliato un braccio, poi una voglia di nulla, un affanno di respiro, una palpitazione di cuore, una voglia di piangere ... ." A questo punto gli occhi di Paolino si velarono di lagrime, inghiottí un singhiozzo, picchiò un gran pugno sulla tavola e voltò la faccia dall'altra parte. Demetrio, non sicuro d'aver ben udite le parole del cugino, aprí la bocca a un oh! che non venne, e restò come incantato. "Lo so che sono uno scarafaggio in suo confronto," continuò Paolino guardando in aria "e voglio che tu glielo dica. Se è no, addio! mi sarò strappato il dente. Ma se le buone intenzioni di un galantuomo valgono ancora qualche cosa, tu potrai dimostrarle che Paolino Botta non ha mai ingannato nessuno, e che se promette di dare un padre ai poveri figli di Cesarino, è come se giurasse sul calice della messa. Dille pure che venendo alle Cascine non dovrà fare la massaia: grazie a Dio ho di che far fare la signora a mia moglie e mandarla in carrozza. In quanto ai suoi figliuoli saranno miei e hai una prova in questa lettera di Arabella che tengo sempre nel portafogli e che avrò baciato cento volte a quest'ora. Se anche stentasse a rassegnarsi a vivere in una cascina, l'anno venturo scade il mio affitto e io posso andare a vivere dove voglio ... Io non so che cosa non son pronto a fare per quella ... per quella celeste." Un altro singhiozzo troncò a mezzo la frase che Paolino finí con un gesto della mano in aria, simile a una benedizione. "Tu vuoi parlare di Be ... Beatrice ... " chiese trepidando Demetrio per paura d'ingannarsi ancora. "Eh! ... " gridò Paolino, alzando le due mani. "O santa pace! tè, tè ... ." "Son matto?" "No, no, tutt'altro, anzi ... ma guarda, tè, tè ... ." "Non è possibile?" "Io non avrei mai pensato; oh, giusto! Una vedova con tre figliuoli ... ." "Ma se ti dico ... ." "Sí, sí, magari, e sia lodato Dio! non sai che farei cantare una messa a San Celso coi rivestiti?" "Ah tu trovi?" "Che c'è una Provvidenza ... tè, tè. Ma tu conosci bene Beatrice? Capisco che nelle tue condizioni scompariscono certi difetti. Magari, Jesus! " "Tu mi dài qualche speranza?" "Dammi la mano, Paolino." "Tutte e due, Demetrio." "Se tu non sei l'angelo mandato dal cielo, io non so che cosa sono gli angeli ... ." Demetrio colla voce piena di lagrime strinse al disopra della tavola le due mani di Paolino, che dopo riempí i bicchieri e fece rinnovare il liquido. I discorsi divennero subito piú fitti, piú caldi, piú intimi. Demetrio, man mano che vedeva la possibilità e l'opportunità del progetto, si sentiva alleggerire lo stomaco da un gran peso, da quel gran peso che minacciava di schiacciarlo. Sí, sí, vedeva proprio nella mano lunga di Paolino la mano di quella Provvidenza, di cui non aveva mai disperato. Non era un matrimonio che si potesse fare dall'oggi al dimani: bisognava preparare il terreno, e concedere tempo al dolore della vedovanza. Intanto però era per Demetrio un bellissimo aiuto l'alleanza di un uomo come Paolino delle Cascine; e questi dal canto suo nell'alleanza di Demetrio si sentiva tolto dal cuore quel sasso anche lui, che non lo lasciava piú vivere. I due cugini se la intesero. Demetrio avrebbe scritto alla prima occasione propizia; ma prima dovette promettere d’accettare un altro migliaio di lire come anticipazione delle future spese. Non accettò veramente che cinquecento lire per far tacere il padrone di casa. Intanto era venuto mezzodí. Paolino pagò il conto, salutò Demetrio, che rimase solo a prendere il caffè. Il signore delle Cascine, coll'anima gonfia di contentezza, traversò svelto come un uccello piazza Fontana, lasciando svolazzare le falde del suo abito di panno, piegò verso porta Romana fino alle Due Spade dove aveva lasciato il cavallo. Era felice d'aver parlato e si godeva quella felicità come un’anticipazione del resto. Demetrio, rimasto seduto davanti alla chicchera del caffè, seguitò un pezzo a rimestare nella bevanda cogli occhi fissi ai vetri, assorto in un pensiero senza contorni — tè, tè — nel quale si moveva un'altra idea piú piccina e piú lucente, da cui prendeva lume tutta la riflessione. "Tè, tè." In mezzo alle sue tribolazioni egli non aveva mai disperato; però non se l'aspettava cosí presto. Ma che diavolo aveva in sé quella benedetta donna, perché gli uomini dovessero diventar matti per lei? E senza cessare dal girare il cucchiaino nella chicchera, seguitò, cogli occhi fissi ai vetri: "Che diavolo?" Cesarino, una testa fantastica, un romantico, si capiva! ma Paolino delle Cascine bastava guardarlo in faccia per vedere che non era un poeta, tutt'altro, anzi era un uomo positivo, quadrato nella base: eppure anche lui, a sentirlo, aveva perduto l'appetito, il vino gli pareva cattivo, gli si velavano gli occhi, gli dolevano le costole, gli tremavano le gambe, e quella donna gli toglieva l'aria. Anche lui, tè, tè ... Collo sguardo quasi cieco, sperduto nei fumi della bella colazione, col pensiero inchiodato a quel punto interrogativo che gli era spuntato per la prima volta in cuore, tornò a chiedere: "Che diavolo ha questa donna?" In mezzo alle sue tribolazioni, in mezzo ai suoi parenti, con un morto da portar via, con tanti debiti da pagare, con tante amarezze da inghiottire, in una lotta d'ogni minuto colla miseria, col pane, coi creditori, colle prevenzioni, coi pregiudizi, colle antipatie, egli non aveva avuto tempo di cercare in sua cognata la donna. Per lui essa non era che un debito, il piú grosso, il piú pesante, quello che non si poteva pagare in nessuna maniera e che tirava con sé tutti gli altri: ma al disotto del debito c'era la donna. Che diavolo aveva dunque mai questa donna ... ? Il tocco profondo e vibrato d'un orologio che gli stava sul capo lo svegliò dalle sue meditazioni e gli richiamò alla mente che non aveva ancora sentita la messa. Uscí in fretta, traversò in quattro passi la piazza Fontana, e presa la via dell'Arcivescovado, per la porticina secondaria, dalla gran luce esterna si rifugiò nell'ombra alta e solenne del Duomo, in fondo alla quale uscivano i colori sanguigni e violetti di una vetriata, tocchi e animati delicatamente dal sole. Lo spirito alquanto scosso ed esaltato di Demetrio si raccolse in quella grande cornice di ombre e di colori profondi, e sotto quelle alte vôlte intrecciate, nelle quali il pensiero corre senza perdersi. Là dentro anche l'anima prende la forma di tempio: si svolge e si esalta, giganteggia, fortificandosi nelle solide basi della fede. Demetrio si appoggiò a un pilastro, e si raccolse per ascoltare una messa ch'egli vedeva da lontano tra una selva di colonne. Ma, un poco per l'eccesso del bere, un poco per la novità delle cose udite, stentò a formulare un atto di fede con attenzione. Se Paolino gli toglieva questa spina dal cuore, egli avrebbe fatta cantare non una ma dieci messe. Questo matrimonio sarebbe stato la liberazione di un povero uomo incatenato. In quanto a Beatrice non era donna da pensarci troppo. Una buona vita in campagna, al di sopra degli stenti, con buona tavola, bei vestiti, cavalli e carrozza, un buon papà per i figliuoli, e poi la pace, la sicurezza per sempre ... altro che! non sono fortune che càpitano a tutte. Anzi di solito càpitano a chi le merita meno. Se c'è una povera ragazza brava, onesta, di talento, non trova un cane: invece queste sans-souci , queste belle pigotte coll'anima di stoppa trovano sempre chi le veste e chi le fa ballare ... " Orate, fratres " disse il prete, voltandosi indietro colle braccia aperte. Demetrio si accorse di essere in chiesa e cercò di raccogliere la mente al mistero della Santa Elevazione. Ma non era colpa sua se la testa usciva dai finestroni. "Che diavolo hanno addosso queste benedette donne?" Pensandoci un poco, e cercando di dare lí per lí una risposta alla questione, gli pareva di non aver mai guardata bene sua cognata, e di conoscerla soltanto attraverso a un velo di dolore e di antipatia: e allora si guastano anche le piú belle cose. Se invece avesse potuto considerarla con animo sereno, come Paolino; se invece di torturarsi l'animo e il corpo per risolvere tutti i giorni la questione della fame avesse potuto anche lui darsi il lusso e il buon tempo di fare all'amore ... " Et ne nos inducas in tentationem " recitò la voce sonora del celebrante, come se rispondesse direttamente al soliloquio di Demetrio. Questi tornò da capo a rimproverarsi e cercò di ripigliare sé stesso, che usciva troppo di chiesa per correre dietro a pensieri senza costrutto. Ma prima che la messa fosse terminata, una strana, irresistibile dialettica che spettegolava dentro di lui, lo condusse un'altra volta a cercare la risoluzione d'un quesito, che s'imponeva alla sua volontà e a tutti i suoi proponimenti: "Che diavolo aveva dunque quella benedetta donna?"

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