Di fronte a questo "equivoco di fondo" si impone la necessità di operare una scelta: o privilegiare un meccanismo "sanzionatorio", basato su di una rigorosa responsabilità per colpa, (seppur presunta), con evidente maggiore aderenza al dato normativo; oppure, al contrario, "buttar giù la maschera" e, ponendo l'accento su di un profilo squisitamente "vittimologico-riparatorio", ricondurre la responsabilità in esame al modello della responsabilità oggettiva "di posizione", abbandonando, una volta per tutte, i concetti di culpa in educando e culpa in vigilando. Ciò però a patto che si abbia la consapevolezza di forzare - forse oltre misura - il dettato normativo.