Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il maleficio occulto

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Zuccoli, Luciano 3 occorrenze

Io le presi una mano, la baciai e la abbandonai, senza tentar più d'attirar la donna a me. - Avete ragione - dissi poi, sono in un periodo anormale e commetto delle vigliaccherie senz'avvedermene. Ho un dovere da compiere: il barone Lorenzo non sa nulla del malinteso che è avvenuto stasera; crederà ch'io abbia voluto prendermi gioco di lui; devo presentargli le mie scuse e dirgli che non sapevo d'avere innanzi a me il barone Scavolino. Andrò da lui domani: a quale albergo è disceso? Mentre parlavo, la giovane signora pareva mi scrutasse attentamente. - Siete sincero? - domandò. - Sì, mi sembra. Sì sono sincero. - Non andrete a provocarlo! - Amica mia, che cosa pensate di me ora? Ch'io vada in casa altrui a provocare un uomo che non mi ha fatto alcun male? Ch'io trascini il vostro nome in uno scandalo? - Scusatemi, ho torto.... E' all'albergo Savoia Savoia- A due passi di qui. Aveva paura di perdersi per Firenze? Egli può anche spiare quando vengo da voi e quando me ne vado: siete vigilata, amica mia. - Torniamo daccapo? Siete incapace di frenarvi? - interruppe Clara, bruscamente. Quando vi piglia il delirio della gelosia, non avete più limiti. - Sarà perché non vi amo. La giovane non rispose e sedette di nuovo sul divano. - Ascoltatemi - le dissi bruscamente, piantandomi innanzi a lei. Dobbiamo parlar di cose molto gravi. Quell'uomo non vi conviene. Sposatene un altro! - To' - rispose Clara, con l'accento toscano che dava alla sua voce un'intonazione anche più beffarda. - Sposarne un altro? E' una idea? - Clara, non è il momento di scherzare. Il barone è vedovo. - Son vedova anch'io. - Bella ragione! Se tutti i vedovi si sposan tra di loro, dove andrà a finire la volontà di Dio? - Vedete che scherzate anche voi? E' un ricordo del nostro amore.... Non fate gesti minacciosi! noi ci siamo amati scherzando. Voi ne usciste; io scherzando ci son rimasto, e vi amo ancora, più di prima. E' inutile ogni gesto solenne, anima mia, ve l'ho detto! Se voi non aveste saputo prender le cose del mondo dal loro lato comico, forse non vi avrei tanto amata; la vostra gioia, la vostra giocondità son l'indice della vostra esuberanza di vita. Il mio sarcasmo e l'ironia sono il risultato delle mie sofferenze. Questa diversità di sostanze nell'identità della forma ci ha attratti. Non è vero? Non è così? La donna tacque. - Non crediate che questo preambolo ci conduca a una scena sentimentale - continuai. - Voglio chiedervi semplicemente: avete mai pensato che avverrà di voi quando sarete moglie d'un uomo tragico? - Chi? Lorenzo? - esclamò Clara ridendo. - Quello è un uomo tragico; quell'innamorato delle pietre è degno di calzare il coturno; tutto è tragico in lui; il gesto, la voce, le sue predilezioni mineralogiche, la sua vedovanza.... E' vedovo perché gli hanno assassinata la moglie. Quale principio, mio Dio, per un uomo che vuole sposarne una seconda!... Quali visioni devono popolar le sue notti!... Che memorie, che dubbi, che rimpianti! - State attento, che ora il coturno me lo calzate voi! - osservò CLara ironicamente. - Lo so; deve averlo dimenticato il barone, poco fa, e me ne servo. E' una calzatura che non dà fastidio. Avete pensato, dunque, al giorno in cui questa creatura di Eschilo sarà vostro marito? Avete studiato il gesto largo e maestoso per dirgli: "Andiamo a spasso" e la muta eloquenza per significargli che avete bisogno dell'ombrellino? - Quanto siete noioso, amico mio. E' vedovo, sta bene: gli hanno assassinata la moglie. E poi? - Ma ciò non conta. Quel processo di Como fu molto misterioso, lo sapete. - Non ne so nulla... - Ve l'ho detto mille volte: vi ho assistito, e ne ho ritratta un'impressione duratura. Io sono certo che il vero colpevole è rimasto impunito. - Ma se l'accusato era confesso? - Ciò non prova nulla; era confesso per far piacere alla Parte Civile; io ne ho viste di peggio.... Fatto è che, ad essere proprio molto larghi, si può concedere ch'egli fu l'esecutore materiale del misfatto; ma dietro lui c'era qualcuno, c'era la mente, c'era chi aveva interesse a sopprimere la baronessa assai più vivo di quel che potesse animare il miserabile che uccideva per rubare.... - State inventando un romanzo? - interruppe Clara. - Il delitto è avvenuto così - seguitai tranquillamente. - Nella villa si rubava e tutti sapevano: si rubava così bene, con tal destrezza e con tal pratica di tempi e di luoghi, che era facile comprendere trattarsi di qualche famiglio, o di un servo, di persona della casa. Il barone, avvertito, non se ne diede mai per inteso. Era tanto ricco, non è vero? E poi, i suoi minerali nessuno glieli toccava: ah no, per le pietruzze i ladri hanno la stessa inclinazione che ho io! Il barone non si occupava di tali miserie: sapeva d'aver un ladro in casa, e taceva, non faceva ricerche, lasciava correre; mentr'egli rapiva alla terra i suoi tesori geologici, l'altro rapiva alla guardaroba la biancheria; i due dilettanti si tolleravano a vicenda. - E' risultato questo, al processo? - domandò la giovane, che sembrava annoiarsi un po' meno di prima. - Tutto ciò che vi racconto è il risultato delle testimonianze. - Ma non rimanete lì in piedi, come uno spettro. - E v'ha di più - continuai, sedendomi a fianco di Clara. - La povera baronessa aveva paura: il ladro misterioso era diventato d'una tale audacia, che un giorno erano spariti dei gioielli dalla camera da letto della signora. La baronessa voleva denunziare; e il barone assicurava che avrebbe denunziato non appena dalla villa si fosse recato a Como. Notate che non ve n'era bisogno: bastava una perquisizione; bastava anche meno, un po' di vigilanza alle abitudini dei servi. Il barone seguitava a raccoglier ciottoli colorati, e l'altro svaligiava metodicamente la guardaroba. - E' inverosimile - esclamò Clara, passandosi una mano sulla fronte. - La colpa non è mia, se è inverosimile. E' forse inverosimile che voi sposiate il barone? Eppure voi ci credete notte e giorno. Ma per tornare al fatto, è utile sapere che tra i coniugi Scavolino non è mai esistito l'accordo. Fossero i ciottoli, fosse il coturno, fosse il naso del barone, in casa c'era l'inferno. I maligni dicono che la raccolta dei minerali di cui si vanta il vostro amico, serviva spesso alle discussioni coniugali e di tanto in tanto le piriti, il quarzo, il feldspato volavano per le camere in tutte le direzioni..... - Badate, - osservò Clara, voi state commettendo una viltà.... - Sono le risultanze del processo. Del resto, se avete osservato il volto del barone Lorenzo, e non dubito che lo conosciate per benino, avrete visto una cicatrice presso l'occhio destro. E' un colpo di pirite: la pirite lanciata con mano energica produce quasi sempre questo effetto sul volto di chi la riceve. - Basta! - esclamò Clara alzandosi. - Non si dicono queste cose quando non se ne hanno le prove irrefutabili. Siete peggio d'una femmina invidiosa, questa sera. Il barone è caduto da cavallo. - Ah, vi ha spiegato!... Eppure è spiacevole che tre anni or sono voi non abbiate assistito a quel processo. A quest'ora certo, voi egualmente non mi amereste più, ma non amereste nemmeno il barone.... Devo andarmene? - aggiunsi, vedendo che la donna rimaneva in piedi. - Se credete. E' tardi. E domani passerete all'albergo per iscusarvi? - Ci penserò,.- dissi alzandomi alla mia volta. - Del resto, lo saprete da lui..... - Per qualche sera vi dispenso dal venirmi a trovare, - soggiunse Clara. M'inchinai. - Non mi date nemmeno la mano? - chiesi. Ella concesse la mano, mollemente, quasi distratta. Nell'esprimere la indifferenza sdegnosa, le donne sono insuperabili.

Dopo questo racconto, mi sentii stanco, e mi abbandonai con la testa all'indietro, sulla spalliera del divano, a occhi chiusi. Clara, vicina a me restava quasi senza respiro, attonita; per qualche minuto, nessuno pensò a parlare..... Udii la donna sorgere a un tratto sbarazzandosi della mantiglia, e muoversi. Apersi gli occhi, guardai: era innanzi allo specchio e si scioglieva i capelli, abbandonandoli giù per le spalle come un torrente d'oro. Nello specchio mi vide, e disse con voce spenta: - Perdonami: ho male alla testa; non posso reggere questo peso... E tu? Sarai malato anche tu? Ella mi stava di fronte, magnifica d'eleganza e di sveltezza giovanile.... Era costei, che il barone Lorenzo voleva per sé! Egli intendeva farsene uno stromento di ricchezza e di piacere; possederla come uomo, e profonderne gli averi per la sua insaziabile passione del giuoco.... Mentr'ella si chinava sollecita verso di me, ripetendo: "E tu? Sei malato?" io l'allontanai con la mano, freddamente, senza rispondere..... - Che hai? - domandò Clara stupita. - Che t'ho fatto? - Nulla, nulla, perdonami tu pure! - io dissi. - Non sono malato; sono orribilmente nervoso..... La donna restò a guardarmi, senza muoversi. Io sentiva dal cuore salire e prorompere un'ira, una gelosia, un rancore selvaggio; e in silenzio mi dibattevo contro questi sentimenti inaspettati e indomabili..... Poscia, dovetti cedere: mi levai quasi di scatto, presi la donna per mano e la condussi allo specchio. - Guàrdati! - dissi. - Ebbene? - ella domandò senza comprendere. - Non sei bella? - ripetei. - Non senti d'esser bella?.... - Oh! - esclamò la giovane, quasi offesa. - Che cosa pensi in questo momento così doloroso? - Sì, in questo momento così doloroso, - ripetei, - è strano! In questo momento così tragico, si risveglia nel mio cuore un odio senza nome per te..... Guàrdati nello specchio, guàrdati dunque, guarda il tuo volto, guarda il tuo collo, il seno, le braccia, i capelli, guàrdati la bocca.... E aggiunsi sottovoce: - A chi volevi darti, tu? Clara liberò la mano bruscamente e s'allontanò dallo specchio, senza dir parola. - Non ho il diritto d'odiarti, in questo momento così tragico? - seguitai. - Ora più che mai, perché ora vivo lontano, tra gli avvenimenti di tre anni or sono, e ho vista, ho penetrata l'anima di colui che ti vuole, di colui al quale stai per darti!... Non lo negare.... Sarai sua sua: tu, così bella, sarai sua!..... - No; no, no! - interruppe Clara, tornandomi vicina. - Non lo dire più! Qualunque cosa, piuttosto che questo matrimonio! Mi dà i brividi, mi fa orrore..... - Sarai sua, - ripetevo per torturarla, per torturare anche me. - Non te ne puoi liberare; è impossibile dirgli ciò che pensiamo di lui.... - Farò qualunque cosa, te lo giuro, - esclamò la donna, - ma saprò liberarmene! - Ed egli sopporterà qualunque cosa da te, - insistetti. - Ma non vedi, non vedi che sei troppo bella per potere abbandonarti; non capisci che si soffre qualunque cosa, pur di averti? Su guàrdati, dunque! Cerca di comprendere; pensa al nostro passato; ricòrdati ciò che ho fatto io.... Questa medesima notte non ti dice nulla?.... Non commetto una follìa, ora, qui, in casa tua, chiuso con te, mentre tutti lo sanno? E che cosa vuoi tu fare contro di lui? Vuoi accusarlo? Vuoi dirgli ch'egli lasciò uccidere una donna, la quale egli doveva difendere? Vuoi dirgli ch'egli desidera prima le tue ricchezze e poi te? Come potrai trovare tutto questo, se io stesso non oso, io che lo odio con tutta la potenza del mio cuore e del mio cervello? Devi tacere, devi darti a lui: è troppo tardi; non gli sfuggi più.... Se anche non ti ama, ha bisogno del tuo denaro.... Sì, la frase è brutale, ma mi piace, perché è vera!.... E pel bisogno di denaro, se non per concupiscenza di te, egli è pronto a soffrire qualunque cosa.... Non vedi come s'è adattato alla mia intimità, come mi accoglie, come mi sorride, come m'invita?..... Io sono il pedaggio: per giungere a te e al danaro, bisogna soffrire la mia presenza..... Ed egli ha capito, obbedisce, s'è fatto piccolo.... Ah che cosa puoi contro simile uomo? Di', che cosa puoi?..... E ciò dicendo, le afferrai le mani, la scrutai negli occhi, quasi per costringerla a meditare, per rapirle un'idea..... - Ci penserò, -.- ella rispose, mentre le lagrime le scendevano per le guance pallide. - Mi ucciderò, piuttosto.... Ma dimmi: tu che cosa sai di lui?.... Di che l'accusi? - E' vero, mormorai. - Di che l'accuso? Non si vede ancora abbastanza..... Sedetti, e con la testa fra le mani, guardando nel vuoto, raccolsi il pensiero, mentre Clara aspettava in piedi. - E' strano, - dissi lentamente. - Codesta figura è inafferrabile: ora l'ho viva e chiara innanzi agli occhi, ora si annebbia e mi sfugge, com'è sfuggita a tutti, ai giudici, al pubblico, a tutti. No, io non l'accuso di complicità materale; e nemmeno l'accuso d'aver voluta e preparata la morte di sua moglie; e nemmeno l'accuso d'aver intuito sicuramente ciò che stava per avvenire. Ma egli desiderava che ciò avvenisse, e ha lasciato crescere di giorno in giorno la possibilità, se non la probabilità, del fatto.... Mi rivolsi a Clara direttamente. - Egli è un giuocatore, capisci? Ha la psicologia del giuocatore, ed ha giuocato una carta. Ha, per così dire, lasciato aperto l'uscio alla fortuna; non è colpa sua se pel momento la fortuna era rappresentata dal delitto....... d'un altro! Egli aveva bisogno d'essere libero, poiché la donna da lui sposata non cedeva alle pretensioni di danaro; la morte di lei significava il largo, incontrastato possesso d'ogni bene: egli si è augurata la morte della donna, e, non osando uccidere, si è guardato dal difenderla contro un pericolo. - Ma tutto ciò è mille volte più orribile dell'assassinio! - esclamò la giovane, con una smorfia di disgusto. - E cotesto pericolo c'era, esisteva? - seguitai. - Sì, è indubitabile: la solitudine della villa e la sua postura a pochi chilometri dal confine svizzero; l'audacia del ladro, la quale cresceva col crescere dei sospetti, la condizione disperata di lui, per la quale o perdeva o vinceva tutto in un colpo; quel medesimo furto dell'anello, commesso nella camera della baronessa, la soglia della qual camera non incuteva dunque al ladro nè paura nè rispetto...., Queste erano minacce gravi e continue: supponendo anche l'assurdo, supponendo il barone ben lontano dall'imaginare chi fosse il ladro, in ogni caso non era obbligo suo di rimanere presso la moglie? Qual'è l'uomo che abbandona una creatura debole in condizioni simili, di giorno e di notte? - Sì, sì - interruppe Clara - sì, è certo, hai ragione: egli ha desiderato di ucciderla! L'ha data in balìa ad altri, a un'altr'uomo, a un bruto, perché la finisse!...... Oh! ma non trovo parole per costui: è un rettile. E' peggio, peggio, peggio dell'assassino che hanno condannato all'ergastolo!..... Agitata, convulsa, con un singhiozzo violento che pareva romperle il petto, ella si lasciò cader sul divano, portando le mani fredde alle tempie brucianti; i capelli d'oro le fluivano giù per il fianco, ed ella s'inchinò lievemente, si distese quant'era lunga. - E' il tuo sposo di domani, costui! - dissi. Ah! ma finiscila! - rispose Clara con violenza. - Non mi vedrà più! Sii buono, finiscila, non impaurirmi ancora! Vedendo ch'ella rabbrividiva di freddo o di terrore, presi dal divano la mantiglia e l'avvolsi attorno al busto della giovane, stringendomela fra le braccia. E' l'odio che mi rende implacabile e cattivo - spiegai sommessamente. Io odio cotesto uomo, non solo pel male ch'egli meditava di fare a te, ma anche pel delitto che ha commesso contro l'altra infelice. La quale era bella, m'hanno detto, e gentile e dolce e desiderosa d'amore. Ah, sa scegliere le sue vittime, con un gusto che par ferocia, colui!... Ma dimmi, Clara: tu ignoravi ch'egli giocasse? - Ignoravo tutto, tutto! - esclamò Clara. - Qui a Firenze, come a Milano, come dovunque, è molto stimato.... - A Milano, però si conosce la sua passione senza freno, - osservai. - A Milano io non abito; e d'altra parte, una donna sa sempre ben poco: voi conoscete molte cose, avete il passaggio in ogni luogo; una donna è schiava, al vostro confronto. Tu stesso, che avresti osato dirmi, se.... se non ne avessi il diritto pel nostro passato? - E' vero, - mormorai. - Il mio amore ti ha fatto un po' di bene..... Clara si tolse alla mia stretta, indovinando ch'io stava per coprirle il volto di baci; e rispose: - Ti devo una gratitudine infinita....... Io scrollai le spalle, sorridendo con amarezza, e la lasciai. - Non ti basta, è vero? - continuò la giovane. - Devo essere tua, anche non amandoti più? Non credere ch'io voglia tormentarti con queste parole: ho per te un'affezione profonda; ma è un'affezione come per un fratello.... Ciò che si chiama amore, è svanito. Io ascoltavo, sentendo di non poter nulla rispondere; e poiché stava silenzioso, pallido, a testa bassa, Clara, dopo un lampo d'esitazione, aggiunse con voce sommessa: - Vieni qui..... Io mi avvicinai. - Mi vuoi? - ella seguitò sottovoce. - Se posso darti un po' di gioia, ebbene, prendimi! Non voglio vederti soffrire. - Mi ami? - domandai, chinandomi verso la giovane. - No, - ella rispose nettamente. - Ti voglio molto bene: l'ho detto. La guardai: lo sguardo diritto dei grandi occhi grigi e limpidi era sincero. Mi levai quasi con un balzo. - Non pensiamoci - dissi, scuotendo la testa. - Se non mi ami, sarai di marmo!.... Nel lungo silenzio che seguì, rimasi in piedi, addossato alla specchiera, fissando quell'amante morta. Pareva morta anche fisicamente, così stesa e senza moto, a occhi aperti. Ella non pensava già più alle sue parole: riviveva forse il dramma che io le avevo narrato; e per non soffrire oltre, io che soffriva atrocemente per le parole vere uscite dalla bocca indimenticabile, mi sforzai d'imitar la donna e di ripensare a colui che poteva ancora farla sua. - Capisci l'uomo? - dissi improvvisamente. - Da quando t'ha incontrata qui a Firenze, non giuoca più. Sa vincersi; e perciò è temibile. Non giuoca; ma domandagli che ha fatto delle sue terre, e d'una casa a Milano, e d'una villa in Val Malenco. Sfumate come la nebbia, a colpi di macao o di faraone. Domandagli se conosce Montecarlo, e la jetée di Nizza, e il Casino di Vichy. - Montecarlo? - interruppe Clara. - Ne parlavamo alcune sere addietro; mi disse che non c'era mai stato. - L'ipocrita! -.... e che giuocava a domino, qualche volta, e che s'addormentava subito. A domino è probabile: mi ci addormento io pure. Ma dovresti farti spiegare il trente-et-quarante, o la roulette. Insomma non dirà nulla. Questo è il suo corredo di nozze: lo tiene in serbo per fartene una sorpresa più tardi, - Mai, mai, mai! - ripetè la giovane, levandosi in piedi e ravviandosi i capelli. - Bada: è un lottatore formidabile. Conosce tutte le arti. - Clara alzò le spalle. - Ci penserò - disse. - Non dubitarne: difendo la mia vita. - Oh, a lui basterebbe la tua borsa! - conclusi. - Va; sono stanca: reggo appena, - mormorò Clara. - E' quasi l'alba.... Mi accompagnò alla portai, ne girò la chiave, l'aperse. Quando fummo ambedue sulla soglia, mi guardò in faccia. - Ti ringrazio? - domandò con un sorriso breve. E innanzi che io avessi potuto rispondere, la sua bocca era congiunta alla mia...... - Poiché sono di marmo, - ella disse maliziosamente,questo non ti fa male..... Rinchiuse la porta, scomparve, e il suo passo si spense..

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Abbandonai la mano di Clara e mi misi a passeggiare in lungo e in largo per la camera. - Sì, la commedia, - continuai, ridendo. - E' stata una commedia, una farsa, dalla quale io fui lo zimbello.... Non lo negare.... Io credeva, io voleva salvarti: e tu venivi qua per eccitare la sua gelosia, per provare il suo amore: ecco sciolto l'enigma; e quando hai visto che la bella impresa ha avuto buon fine, metti alla porta me, e ti dai a lui.... Che abile allettatrice! Che donnina a modo! Quanta diplomazia!.... - No! - esclamai, accorrendo e mettendomi innanzi all'uscio. - Non devi partire così. Non ti ho detto tutto..... Voglio chiederti se davvero tu credi il barone innocente? Vi risponderò quando m'avrete lasciato libero il passo, - disse la giovane. Mi risponderai ora, subito! - Ma che cosa è questa violenza? - esclamò Clara con la voce che tremava di collera. - Son caduta in un tranello? Per tutta risposta, mi volsi e chiusi la porta a mandata doppia. - Oh! - disse la giovane con un gesto di disprezzo. - Che cosa fate? Lasciatemi passare! Commettete una vigliaccheria.... - Dimmi che lo ami, e sei libera. - Lasciatemi andare! - ripetè la giovane, facendo un altro passo verso di me. - Dimmi che lo ami; dimmi che lo attendi per essere sua..... Dimmi tutto questo: ho bisogno di udir questo dalla tua bocca. Clara battè i piedi, vibrando d'impazienza. - Aprite! Siete pazzo; non siete che un pazzo! Aprite, via! - Lo ami? - In nome del cielo, lasciatemi passare! - Lo ami, il tuo Lorenzo? Ah, ho visto, sai, il ritratto che gli hai regalato: un bel ritratto, apposta per lui, con un abito fatto apposta per lui! E la scrittura: Clara al suo amico Lorenzo LorenzoLa giovane mi guardò trasognata. - Come sapete? - mormorò. - Avete frugato nelle sue carte? - E' probabile, - dissi. - è probabile anche questo..... - Ora non mi stupisco più che pensate di abusare d'una donna! ella esclamò con la voce quasi sibilante. - Vi introducete in casa altrui per frugar tra le carte e per ascoltar le spie..... - Sì, tutto ciò che vuoi. Ma tu non passi, di qui se non mi avrai prima confessato che intendi sposarlo, che intendi darti a quell'assassino. Egli non è che un assassino, ricordatelo bene: e ricorda pure ch'io te ne avvertii. Egli è un gingillo da forca, una canaglia coi guanti, uno sfruttatore di donne! - Tacete, tacete, tacete! - gridò Clara, alzando istintivamente la mano come per chiudermi la bocca. - Non insultate chi non può rispondervi! - Rispondermi? - esclamai. - Ah tu credi che il tuo eroe mi risponderebbe? Il tuo eroe ha paura, ha paura di me, di tutti: la paura è la sua caratteristica eminente... Ciò che ti dico ora, io non temerei di dirlo a lui. - Mi avete promesso di lasciarlo in pace... - interruppe Clara sollecitamente. - Oh, lo lascerò in pace! Non verrò a turbare la vostra luna di miele. Ma a te voglio dirlo ch'egli è un assassino... - Un assassino? - ripetè Clara, come se quella parola l'avesse sferzata in volto. - Un assassino? Ebbene, io lo amo! Una canaglia coi guanti? Ebbene, io lo amo! Uno sfruttatore di donne? Ebbene, io lo amo! Lo amo, lo amo mille volte! Lo amo: odi bene questa parola: lo amo! Ella s'ergeva di repente innanzi a me, con gli occhi che mandavan fiamme, con le labbra umettate agli angoli da una bava sottile. Furiosa, inviperita, fremebonda, pareva più alta, più snella, gettandomi in volto quella sfida. - Lo amo! - ella continuò. - Lo amo, ricordalo bene! Lo amo, e mi darò a lui. Hai voluto udire questo dalla mia bocca? Ebbene, sì, lo amo, l'ho richiamato a Firenze, e mi darò a lui! Hai voluto bere questo veleno? Ascolta ancora dunque: lo amo, lo amo, lo amo! Clara mi stava così vicina, che le nostre bocche si toccavan quasi; e ad ogni sua parola, io sentiva sul volto l'impressione d'una scudisciata. Allungai le braccia, le avvinsi attorno al busto della donna e la sollevai d'un colpo solo, come si spicca il frutto da un albero. Io la sentii straordinariamente leggiera. - Ah, tu lo ami? - dissi con calma, portandola e adagiandola sul divano. Ella pareva non aver più nozione di ciò che avveniva: mi curvai a viso a viso sulla giovane estenuata. - Ah, tu lo ami? - ripetei ironicamente. - Ebbene, ti ricordi ciò che mi dicevi quando venivi qui? Mi dicevi: "Prendimi, se mi vuoi; prendimi, se questo ti farà piacere; sarò tua, purché tu non soffra! ". E io ho sempre rifiutato! Ma non rifiuto ora: ora sarai mia. Mia, hai capito? Mia, devi essere, prima che di lui! Ella volgeva gli occhi intorno, smarrita, passandosi una mano sul volto come se uscisse da un sogno; ma non appena sentì ch'io ero presso di lei e le cingevo il busto con un braccio, fece un balzo e si ricoverò di là dalla tavola su cui stavano i lumi. - Mia, devi essere! - continuai. - Lo hai promesso cento volte: ora voglio che tu mantenga la tua promessa. E allungando rapidamente la mano, l'afferrai per un braccio: ella si divincolava in silenzio, respirando a fatica, dibattendosi con furia, gettando indietro la testa quando vedeva il mio volto avvicinarsi. Avvinghiati così lottavamo presso la tavola, accanitamente. - Oh vigliacco, vigliacco! - ella mormorò. Sentii che le forze le mancavano a poco a poco e ch'ella non poteva resistere ancora a lungo; ma presso a cadere, ebbe uno sforzo supremo, puntò i piedi a terra, inarcò il busto; e nel divincolarsi urtò contro un candelabro con la mano, violentemente. Il candelabro tentennò un attimo, e le si rovesciò addosso. Vidi una fiammata e udii il lieve crepitìo dei capelli che si bruciavano... Il candelabro cadde pesantemente a terra. Fu un lampo e fu il risveglio. Clara mi stava svenuta fra le braccia. Come pazzo di terrore, l'adagiai di nuovo sul divano: la fiamma le aveva bruci[a]to pochi capelli sull'occipite e le aveva lasciato una lunga striscia rossa sulla parte destra del collo... Ma non osando chiamare, le tolsi il cappellino che ancora aveva in testa e le spruzzai il volto con l'acqua. Ella rinvenne subito, guardò in giro, mi vide inginocchiato presso di lei. - Aprite! Lasciatemi andare! - disse rapidamente. Si portò la mano al collo, e soggiunse con un amaro sorriso: - Non è nulla. E' una piccola bruciatura; non c'è nemmeno il pretesto di chiamare il medico per fare sapere a tutta Firenze ch'io sono in casa vostra. Io mi alzai e le recai uno specchio. - E' una piccola bruciatura, - ella ripetè dopo essersi guardata. Avete voluto lasciarmi le stimmate del vostro amore... Datemi il cappello, ve ne prego. - Oh Clara! - mormorai avvilito. - Io non oso chiedervi perdono. - Perdono? - ella disse. - Ma sì, vi perdono, purché mi lasciate andare, purché la finiamo. E vedendo ch'io non mi muoveva, andò ella medesima a prendere il suo cappello, e se lo acconciò in testa. - Mi perdonate dunque? - Sì, sì, tutto ciò che volete; ma finiamola. - E' sera, ormai; non potete uscire sola a piedi. - Esco sola a piedi. Sapete dove abito; in un lampo sono a casa. Io andai ad aprire l'uscio; ella mi passò vicina. - Non mi potete perdonare a questo modo, con queste parole piene di freddezza - osservai, trattenendola con un gesto. - Vi perdono. Che cosa volete vi dica ancora? Debbo forse ringraziarvi? - Ditemi che ci rivedremo, che mi permetterete di venire da voi... Clara alzò le spalle. - Non so niente, - ella rispose. - Debbo prima riflettere. Si mosse, allontanò la portiera con una mano, e la lasciò ricadere dietro di sé, uscendo con passo tranquillo.

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