Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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IL FIASCO DEL MAESTRO Chieco (Racconti musicali)

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Fogazzaro, Antonio 1 occorrenze

Io mi scostai dalla riva remando in fretta e, deposti quasi subito i remi, mi abbandonai all'ebbrezza che m'invadeva cuore, pensieri e sensi. Non so quanto tempo rimanessi così sdraiato sul banco del canotto, con la nuca a una sponda, i piedi all'altra, le braccia incrociate, gli occhi alla luna; so che mi scosse il fischio di Chieco. Mi rizzai e remai a terra. Egli era là, sulla riva. Quando mi vide a pochi metri mi disse: "E come si fa?". Vi era in me una battaglia di sentimenti diversi; pure saltai subito fuori ad abbracciarlo. Io non potevo parlare, egli ripeteva: "E come si fa? Poco somigliante la fotografia! Come si fa?". Avevamo gli occhi umidi, credo, tutt'e due. "Povero Chieco!" diss'egli. "È stato un gran fiasco!". Intanto un carro s'era fermato lì vicino sulla strada e alcuni uomini vennero difilati al canotto. "Cosa succede?" diss'io al maestro. "Succede che la barca e io andiamo via. Mi seccava di vederti, ma ti sei andato a cacciare in mezzo al lago, bisogna bene farti venire a riva. Adesso si mette il canotto sul carro, Chieco sul canotto e Castel- t'-inchino". Così fu. In un attimo si caricarono il canotto e i bagagli. Nel castello ballavano e suonavano, nessuno sapeva niente, tranne la signora Purgher che credeva sognare e venne tutta commossa per un ultimo saluto. Chieco, seduto sopra un baule, non volle stringerle la mano, pretendendo che non fosse pulita; e le ordinò bruscamente di avvertire le signore e i signori che il maestro non cavaliere Chieco stava per partire e avrebbe degnato dar loro un saluto. Si udirono presto dei passi rapidi, delle grida, delle esclamazioni, il carro fu attorniato di gente che lo voleva prender d'assalto per tirar giù a forza il maestro. Ma questi cacciò tali improperi napoletani e lombardi da fare scappar le signore e star quieti gli uomini. "Adesso" diss'egli "o straccioni, vi saluto. Se volete poi sapere perché ne ho abbastanza di voi, ecco qua". Trasse il suo magico violoncello, incominciò la melodia dolcissima, appassionata, ch'è del duetto nel secondo atto della Tempesta, la troncò subito con quattro raschiate buffonesche, ripose lo strumento e gridò 'avanti!' I buoi si mossero, le ruote stridettero, gli uomini salutarono con la voce e il cappello, le signore col fazzoletto, due o tre giovinotti saltarono sul carro. Vedo ancora Chieco buttarli giù a calci, l'odo ancora gridar loro in segno di vittoria: "E come si fa? E come si fa?".

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