Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandona

Numero di risultati: 3 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Saper vivere. Norme di buona creanza

193215
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 2012
  • Mursis
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Le signorine, invece, hanno una lietezza a tutta prova, non s'incaricano di nulla, ballano con tutti, scherzando, trovando amabili tutti i loro cavalieri, per uno che le abbandona, sanno che ne troveranno dieci in cambio, trovano sempre grazioso il cotillon, non vanno al buffet se non per mangiucchiare dei dolci e intingere appena le labbra nello champagne, e dappertutto portano questo brio e questo entusiasmo, che sono il fascino di un ballo. Le giovani signore non possono fare questo simpatico chiasso, né sorvolare come farfalle, né abbandonarsi a tante danze, se no, sembrerebbero tante pazze o delle dame ridicole: esse debbono, al ballo, rappresentare la suprema beltà, la suprema squisitezza, ma debbono passare a traverso le feste come Dee, non saltellare, come le fanciulle. Un ballo, senza signorine, tutto può essere, salvo che allegro: e se è allegro, non è allegro bene.

Pagina 85

Marina ovvero il galateo della fanciulla

193663
Costantino Rodella 2 occorrenze
  • 2012
  • G. B. Paravia e Comp.
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Un servo per poche lire abbandona la famiglia, che l'ha tolto fanciullo dalla strada! Avete tirato su una tapinella, vi siete tormentata per mostrarle a far cucina, a lavorar d'ago, a stirare, colla speranza di educarvela fidata alla vostra casa? Altri le fa brillare agli occhi un par di lirette di vantaggio, essa vi pianta lì su due piedi colla maggior indifferenza del mondo! È vero che si sarà dato con un dito nell'occhio e che non tarderà a pentirsene; perchè non troverà presso i nuovi padroni la benevolenza e la tolleranza di prima, e per poche monete avrà sacrificato il bello della vita. A ciò dovrebbero pur badare i servi, che un boccon di pane, mangiato colla pace in cuore, vale meglio che un ricco salario guadagnato col martirio dell'anima. Ma non è più il cuore, che diriga le azioni, è il tornaconto; onde sentite da tutte parti le signore lagnarsi, che in oggi non si trova più una buona serva. D'altra parte se si assistesse ai capannelli delle cuoche il mattino quando son per la spesa in piazza, dopo d'aver intesi i titoli di volubile, di superba, di maligna, di intollerante, di taccagna liberamente prodigati alle padrone, si sentirebbero tutte d'accordo in questa conclusione: oggi s'è spento il mondo de'buoni padroni. Un po' di ragione v'è da ambo le parti; perchè se in antico i servi erano di più buon comando e più affezionati ai padroni, anche i padroni erano meno volubili e meno caparbi, più benevoli e più giusti verso la servitù; e in quelle stesse leggende, che conservano tante abnegazioni di vecchi servitori, si trova altresì, che i più grandi uomini avevano pei loro servi un riguardo e una deferenza singolare; si trova che Michelangelo pianse alla morte del suo servitore; che Luigi XIV mostrò sempre molta riconoscenza verso il suo cameriere Laporta, che l'aveva cullato bambino; che S. Francesco di Sales trattava con infiniti riguardi il signor Michele, suo fante; e potrei continuare la storia, se non temessi la noia. La signora Bianca aveva due persone al suo servigio, la cuoca e la governante; le qualità che essenzialmente esigeva da loro erano: onestà, fedeltà e ubbidienza; per il resto era molto indulgente. Nessuno è senza difetti, diceva, e più n'ha chi meno è educato; e con che giudizio potremo noi esigere tante virtù ne' servi? Chi fa i servi, soggiungeva, sono i padroni; quando la signora è disuguale, capricciosa, vuole e disvuole, comanda e poco dopo leva il comando; a volte tollera eccessivamente, a volte per un nulla imbizzarrisce; fa le sue intime confidenze alla fante, si fa dar la mano in certi intrighi, e simili cose; stia pur certa che non sarà più essa al comando; ma dovrà sottoporsi alle più dispiacevoli umiliazioni. Tenete la servitù al suo posto, e state tranquille, che vi saprà stare. Aveva a ciascuna segnata la parte sua, nè lasciava che l'una mettesse il naso nell'attribuzione dell'altra, non soffriva nessun pettegolezzo, la cuoca comandi in cucina, la governante in guardaroba. Giusta conoscitrice de' lavori e delle fatiche, le retribuiva convenientemente; non faceva mai aspettare il salario; imparziale sempre sapeva a tempo dare premi e rimproveri; non comandava mai cose che fossero superiori alla loro capacità; non le obbligava a prolungare le loro veglie, e quando doveva andare al teatro, a' balli, per cui dovesse star fuori fino ad ora troppo tarda, perchè non dovessero sacrificare il riposo a' suoi divertimenti, non voleva punto che l'aspettassero alzate; faceva allestire tutto prima, e poi colla sua chiave in tasca rientrava senz'altro bisogno. Povere fantesche! poveri servitori! esclamava essa, che piene di sonno e di freddo devono tutte le sere aspettare i padroni, che non han ora di ritorno, e il più indugiano oltre la mezzanotte! e la dimane guai se per empissimo non sono in ordine! Dov'é la giustizia! Son carne ed ossa come voi; anche su di essi la natura fa sentire i suoi imperiosi bisogni; che almeno abbiano il necessario riposo! Oltreciò presso di lei le serve si risentivano dell’agiatezza l'agiatezza della casa; avevano un cibo semplice, ma abbondante; nelle feste di famiglia anche la loro tavola gioiva di qualche boccone più ghiotto, di qualche vino più generoso; onde la gioia de'padroni si spandeva anche sulla servitù. Avevano una cameretta aerata e sana, un letto pulito e conveniente. Si è per questo, che non cercavano di andar via, ma servivano volentieri; prevenivano i padroni in quel che sapessero tornar loro gradito; insomma erano affezionatissime alla casa. V'ha padroni che si procurano tutte le morbidezze, le raffinatezze della vita, e costringono i servi alle più dure necessità; li fanno dormire in anditi o bugigattoli senz'aria e senza luce, sur un letto che ha del canile; loro misurano uno scarso e cattivo nutrimento, negano un po' di vino; a volte debbono i poveretti assistere ai lauti pranzi, e nulla di quella grazia di Dio viene a rallegrare il loro palato. Come volete che si affezionino a voi, alla vostra casa, quando li trattate sempre come estranei? All'occasione la signora Bianca non mancava di un consiglio, di un servizio, di una protezione, aveva riguardi alla loro salute; e nel pagar loro il salario consigliava di non sciuparlo in futilità, in vano lusso; ma collocarlo nella Cassa di risparmio, per formarsi un capitaletto nella vecchiaia; e così le avvezzava all'economia, allo sparagno. Del resto non si perdeva mai in conversazioni inutili con loro, non affidava nessun segreto di famiglia, per leggiero che fosse; non prestava orecchio alle loro ciarle, ai loro si dice. Vegliava anco sulle loro pratiche di pietà, e qualche volta li istruiva essa stessa sui fondamenti della religione; non le voleva spigolistre o mangiamoccoli, ma sinceramente devote; perchè s'era persuasa che senza timor di Dio non c'è vera bontà e fedeltà ne' servi. Esercitava una sorveglianza continua anche nelle piccole cose, si faceva render conto di tutto fino al centesimo. Non consegnava mai troppo danaro in una volta alla cuoca, e dì per dì, com'era di ritorno dalla piazza riconosceva la spesa. Pigliava il suo libro di cucina e da Marina faceva notare gli oggetti comprarti, mentre essa li riscontrava uno per uno; la distinta stessa de' piatti veniva da lei ordinata ogni giorno. A volte Marina s'intratteneva ad aiutare la cuoca, perchè la madre le diceva, che una buona massaia deve intendersi anche un po' di cucina; e per vero dire, la figliuola aveva imparato tanto da non trovarsi impacciata in un'occorrenza ad ammannire un desinaretto di parecchi serviti. Ma si badi che essa aveva riguardo di non rendersi mai importuna o d'ingombro, come qualche ragazza fa, che corre in cucina non per dar aiuto, ma per impacciare e confondere la servitù, e qualche volta, un po' ghiottoncella, per assaggiare qualche manicaretto. La signora Bianca aveva anche l'abito di fare di quando in quando le sue ispezioni se gli arnesi di cucina erano a posto e lucenti, se la biancheria era in ordine, stirata e ripiegata, se le vesti ben governate. Una volta per anno poi, se non v'era bisogno più spesso, faceva l'inventario generale di quel che era in casa, e, non fa mestieri il dirlo, Marina le faceva da segretario. Aveva un libro su cui era notato capo per capo tutta la biancheria, il numero delle lenzuola, delle coperte, delle coltri e coltroni, delle camicie, ecc.; le tovaglie e tovagliuole per tavola; l'argenteria, il vasellame, tutto insomma. Man mano che si faceva un acquisto, subito lì a segnarlo nel catalogo, e badava se ciascuna serie di oggetti era completa e a posto, se qualcheduno aveva mestieri di riparazione. I1 che voleva anche dir molto per tener le serve sull'avviso, e levava via fino la tentazione dell'infedeltà. Nè si creda che questo richiedesse troppo di tempo; men di mezz'ora al dì per il riscontro giornaliero, e un paio di giorni all'anno per l'inventario. Marina sapeva pur essa rendersi accetta e rispettata dalle serve; ma essa non comandava arrogantemente, non si scapricciava a farle immattire in cose inutili, non le derideva, non le avviliva mai; le aiutava in quel che poteva, ma punto confidenze. Vi sono ragazze che trattano con le serve, come con una compagna, giuocano, scherzano, motteggiano insieme e poi per una piccola cosa che non sia a filo, si sbracciano in improperii, in nomi villani, in imprecazioni, e non la finiscono più di gridare. Fa stizza poi veder ragazzine tant'alte, che sembrano vipere colle serve; comandano a bacchetta, rimproverano con asprezza, con alterigia e in faccia alle genti, per far mostra di potenza e superiorità, dànno ordini severi, minacciano brutalmente, alzano la voce, vituperano senza bontà! È un terribile anacronismo una ragazzetta di otto anni minacciare e rampognare severamente una povera vecchia fante! Ve n'ha di quelle che per uggia, che hanno contra la serva, fanno delle accuse non vere ai genitori per il maligno talento di farla strapazzare; Marina diceva che fanciulle tali non hanno carità cristiana, nè ombra di creanza (1).

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