Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Le buone maniere

202883
Caterina Pigorini-Beri 1 occorrenze
  • 1908
  • Torino
  • F. Casanova e C.ia, Editori Librai di S. M. il re d'Italia
  • paraletteratura-galateo
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Essa non si abbandona al suo cavaliere, ma tiene il capo un po' a sinistra in alto e poggiando la mano sinistra sulla sua spalla. Non dà in custodia ad alcuno fuorchè a sua madre o ad altra signora il suo ventaglio o il carnet: non ciarla, non ride troppo, non si permette curiosità o dimestichezze e non deride quelle che hanno pochi inviti e stanno a sedere aspettando la buona fortuna. La quale vien dormendo, come dice il proverbio; e chi ha spirito anderà a dormire il più presto possibile, anzichè fare il viso lungo o rider giallo o malignare invidiosamente contro le preferite. In queste regole generali di ben condursi nelle diverse contingenze della vita sociale non è da trascurarsi neppure quella che chiameremo l'etichetta del sigaro e del tabacco. Non occorre dire che noi intendiamo sempre che queste due droghe come il cognac e il rhum e in genere le cose alcooliche sono riservate agli uomini, come quei gabinetti di storia naturale in cui è scritto sulla porta: Le donne non entrano qui. Non si entra mai in casa altrui fumando nè sigaro, nè sigaretta e tanto meno la pipa. Si può fumare dopo un pranzo, un convito, un lunch, col permesso e anzi coll'offerta della padrona di casa; ma non mai nel suo salotto particolare o in una sala da ballo. I francesi, come hanno introdotto l'uso in Italia della salle à manger (sala da pranzo), hanno anche portato quello del fumoir (fumatoio). Se quest'ultimo salottino non esiste, sarà bene di fare come gl'inglesi: fermarsi nella sala da pranzo intanto che le signore vanno nel salotto. Pei fumatori ci sono usi singolari in tutti i paesi del mondo; noi non guarderemo nei paesi che quantunque originarii del tabacco non possono passare per modelli di civiltà fumatrice, cominciando dalla Spagna la più civile e finendo all'isola di Cuba la più barbara, in cui si dà all'ospite quasi l'avanzo della fumata, come per dirgli: Tieni, è buona! In Ispagna, dice la baronessa Staaffe, che fa testo di eleganza, il padrone accende il suo sigaro e dà al vicino il proprio fiammifero, evidentemente per togliere ad esso l'odor di zolfo. In Francia invece si accende sempre il fiammifero per l'ospite e gli si dà perchè se ne serva; ed egli lo restituisce ancora acceso. L'abitudine di cercar fuoco dal sigaro del vicino è un'usanza troppo americana, per poter essere adatta ai nostri costumi. E una cattiva educazione che mette troppo vicini due aliti, due visi, e fa fare specchio degli occhi. Tanto peggio poi chiedere fuoco ad uno che si incontra per la strada: ciò può produrre degli accidenti spiacevolissimi per parte di chi non vuol essere conosciuto. Questo servigio nell'etichetta del s igaro è l'indizio di una spensieratezza inescusabile; ad ogni modo nessuno può, richiesto, esimersi dal concederlo; le persone per bene si guarderanno dal chiederlo e richieste si guarderanno bene dal negarlo, come succede in tante altre cose nella società. In viaggio, anche nei vagoni dei fumatori, se c'è una signora se ne chiederà licenza. Ci sono degli esseri timidi che non sanno mai scegliersi un vagone, un posto in un tram o in un omnibus e non arrivano mai a salirvi in tempo. Di questi era il Renan, chiamato a Parigi l'uomo del tram. Il tabacco da fiuto non si offre mai ad alcuno; è un'offerta da sagristia che non entra nella buona educazione; e per questo appunto che non può offrirsi, è la sola cosa che può chiedersi da tutti. Le solite contraddizioni della vita, che noi ci contenteremo di constatare senza discuterle, perchè il mondo è fatto così, ed è di queste piccole transazioni e convenzioni che si compone la società costituita in tutti i tempi, in tutti i luoghi e perciò anche in Italia e in questo secolo XX.

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