Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbandona

Numero di risultati: 4 in 1 pagine

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Come devo comportarmi?

172334
Anna Vertua Gentile 4 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Quanto più l'anima si affina e tanto più addentro sente le naturali bellezze, alla cui dolcezza si abbandona.

Pagina 160

Non si abbandona mai a lodare sè stesso quando anche ne avesse qualche diritto. La vanità è cosa tanto comune e il merito tanto raro, che uno il quale anche indirettamente si loda, si fa credere che abbia parlato solo per vanità, e viene tacciato di millanteria. Difficilmente scopre mancanze o difetti, ma spesso si entusiasma alle altrui abilità e virtù. Non giudica mai. Delle persone e delle cose vede solamente il lato buono. Non sparla mai della gente nè si permette che altri lo faccia in sua presenza. Ha per la donna un tenero rispetto. Quando c'è lui, nessuno osa offenderla con volgarità, insinuazioni, motti piccanti Con l'esempio ed il contegno impedisce che in sua presenza si taglino i panni a dosso alla signora tale e alla tal'altra assenti. Nella donna egli rispetta la memoria della madre, la innocenza della sorella, la virtù della sposa. Per lui la donna è la parte eletta dell'umanità; la compagna gentile e affettuosa, educatrice assennata, la grazia che addolcisce la forza, il conforto nel dolore, l'aiuto valido e sicuro nelle disgrazie. Non l'offende con complimenti esagerati che dicono la poca stima della sua intelligenza; non la vagheggia con la stupida assiduità di uno che si prefigge di vincere una debolezza; non la tratta come una cosa bella e futile che si cerca di conquistare con l'arte delle sdolcinature e delle moire. Il timore di urtare la sua delicatezza, lo tiene sempre all'erta; dà alla sua voce un tono gentile e carezzevole, alle sue parole l'impronta del rispetto sincero. Non lusinga mai la vanità delle fanciulle, nè tenta di far entrare nei loro ingenui cuori, delle speranze irrealizzabili. La triste gloria di destare un sentimento in un'anima innocente, egli la considera come colpa grave e la, biasima acerbamente negli altri. In qualunque luogo si trovi, il gentiluomo mostra il rispetto che sente verso la donna. Le lascia sempre la destra lungo la via; nei trams si vergognerebbe di star seduto mentre una donna dovesse star ritta per mancanza di posto. Nei carrozzoni del treno le cede il posto d'angolo e non si permette la confidenza d'interrogarla curiosamente. Se il carrozzone è per i fumatori, prima di accendere il sigaro chiede il permesso alla signora o alle signore che fossero con lui. Apre e chiude i vetri quando ne mostrano desiderio, le aiuta a scendere, a salire, a mettere al posto borse e pacchi. Per la strada, se incontra una signora o una signorina, che conosce, le saluta con cortesia e rispetto, facendo di cappello. Questo nostro uso, che gli uomini debbono salutare per i primi le signore, a me pare un abuso di libertà. . Non dovrebbero forse essere le donne le prime a salutare invitando quasi l'uomo a rispondere?... Andando in un salotto ove sieno molte persone radunate, va direttamente a inchinarsi con garbo dignitoso davanti alla padrona di casa, e le stringe la mano, se gli viene offerta. Ora torna di moda il baciare la mano alle signore; moda gentile e ossequiosa che alla donna educata piace sempre. Poi con un inchino, saluta tutti gli altri e siede a un posto qualunque. In quanto al tenere i guanti o no, o lasciare il cappello in anticamera, come si usa adesso, o a reggerlo in mano, o salutare piegando il busto e il capo, o solamente il capo, o baciare la mano delle signore, o stringerla solamente, sono rose, che, siccome vanno soggette a cambiamenti, il gentiluomo fa secondo l'usanza del momento. Al ballo, il giovine gentiluomo si guarda bene di invitare una signorina, senza prima farsi presentare a lei stessa e a chi l'accompagna. E finito il ballo la riconduce tosto al suo posto presso la mamma o ad altri che ne facessero le veci, inchinandosele dinanzi rispettosamente e ringraziandola prima di lasciarla. Il giovine gentiluomo sa che è sconveniente fermare una signora lungo la via, per chiederle della sua salute o altro; e che è addirittura ineducato e imprudente fermare una signorina che sia sola. Nell'un caso e nell'altro, saluterà con atto rispettosissimo, per mostrare a chi vede, la sua deferenza per la signora e la signorina, che vanno in giro sole, sicure di sè stesse e della stima di chi le conosce.

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Il viaggiatore, che abbandona precariamente il suo posto nella carrozza, ha diritto di occuparlo di nuovo purchè vi abbia lasciato un oggetto qualunque. Le armi da fuoco non si possono introdurre nelle carrozze se prima non venga riconosciuto che siano scaricate. I cani piccoli si possono portare con se, col patto però che stiano sulle ginocchia del padrone e che i viaggiatori consentano.

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Il gentiluomo non abbandona al disordine dello studiolo o della scrivania, le lettere che riceve; ma le chiude gelosarnente o pure le distrugge. Come si parla imprudentemente, cosi qualche volta si scrive imprudentemente. Ci sono delle creature deboli, dagli scatti invincibili del sentimento, che cedono all'emozione del momento e trovano un conforto nel disfogarsi dicendo l'animo loro in una lettera a persona che amano e della quale hanno piena fiducia. Quelle lettere il più delle volte innocenti, se smarrite o lette da curiosi, possono essere causa di guai e do: lori a non finirne. Il gentiluomo ne ha cura come di cosa sacra; o pure le brucia, appunto come si bruciano le cose che non devono cadere in mano degli indifferenti o dei profani. Il gentiluomo non apre che le lettere dirette a' suoi figli quando ancora sono di minore età; dopo, no. Le lettere dirette alla moglie non le apre mai nè le legge se le trova aperte, senza il di lei invito o consenso.

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