Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandona

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La giovinetta educata alla morale ed istruita nei lavori femminili, nella economia domestica e nelle cose più convenienti al suo stato

192140
Tonar, Gozzi, Taterna, Carrer, Lambruschini, ecc. ecc. 4 occorrenze
  • 1888
  • Libreria G. B. Petrini
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Per fondamento di vera fede dobbiamo tenere e credere che Dio, come benigno e pietoso padre, ha cura di noi, come ottimo governatore del mondo è sollecito di tutte le creature, e non abbandona mai chi ha vera fede in Lui. E quantunque l'uomo sia peccatore, nondimeno sempre Dio gli mostra la via della salute e prestagli tempo di tornare a penitenza: onde niuno, o giusto o peccatore che sia, si deve mai turbare di cosa che avvenga, se non quando per la colpa abbia macchiata l'anima ed offeso Dio col peccato.

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. - Atterrito il duca da siffatto valore, e dal quasi sovrannaturale eroismo, che sembra protetto da Dio, ordina che si levi il campo, e si dia onorevol sepoltura ai morti, indi abbandona il per lui infausto suolo il dì 23 luglio, andando a sfogar la sua rabbia contro il distretto Aretino, per mezzo delle devastazioni, del sangue e del fuoco. Ippolita non sopravvisse che di poco al magnifico trionfo del suo valore. Quasi che avesse speso in quei giorni tutto l'alimento del fuoco della sua vita, come se oramai più non le restasse, dopo avere operato tutto grandemente, null'altro di degno da fare per lei al mondo, moriva, e tornava al cielo, pari all'angelo delle battaglie, che adempiuti i voleri di Dio, e dispersi i nemici di coloro che volea vincitori, risale sereno e maestoso al loco da cui dianzi era disceso.

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Inconsapevole dei propri doveri, e ignara degli strepiti e delle cure mondane, s' abbandona a cheto sonno fra le braccia materne di provvidenza. Che se invece s'agiti fra i rimorsi della colpa o il fremito delle passioni, non ravviserete piuttosto in essa un'imagine di quella cateratta che sul morire del lago precipita spumeggiante e fremente nella valle sottoposta? Gli stessi augelli, raddoppiando il remeggio delle ali, ne volan via, e il pastore, facendosi schermo delle mani alle orecchie, le segna di lontano o fugge. Fugge egli e s'invola all'orribil rimbombo; ma mentre si caccia davanti il diletto gregge, ecco affondarglisi il piede, ed accorgersi, ahi ! troppo tardi, che le pecorelle corrono in fratta verso lo stagno in cui mette capo la palude che ora gli lega il passo. Morto quivi o languente è l'aspetto della natura: squallide ed irte di pungenti canne le rive, salmastre ed immote le acque, e dai crassi vapori ch'indi s'innalzano, l'aria si corrompe ed ammorba. Ma ben mille volte peggiore d'ogni stagno o palude è, o fanciulla, il tuo animo ove in sè accolga la malizia del peccato. Ne' tuoi sguardi brillava testè il sorriso dell'innocenza; adesso cupa, rannuvolata è la fronte, irrequieti gli atti, le parole o troppo melate o troppo iraconde. Oh! se non ti affretti a spigliarti dalla lurida pozza in cui, o sventurata, cadesti, vi resterai immersa per tutta la vita.

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Una fanciulla gentile non istà seduta tenendo le gambe distese ed incrocicchiate l'una sull'altra, e tanto meno ne mette una sul ginocchio per aver che fare nella scarpa o col piede ; non cava le scarpe per riscaldare le estremità dei piedi al camino, o per qualunque altro motivo alla presenza di chicchessia ; li lava sovente, massime d'estate, e rinnova spesso ai medesimi le calze e gli scarpini, onde non ammorbare col loro puzzo il luogo ove dimora, ed essere altrui di nausea; non si abbandona sulla sedia prendendo un atteggiamento ozioso, facendo pendere il corpo all'indietro. Non s'accoscia per terra, massime se ha le vesti corte, e tanto meno si siede come fanno alcune spensierate fanciulle senza aversi alcun riguardo, perché tutte queste cose non solamente sono incivili, ma ancora indecentissime. Nel camminare per la via od altrove non va troppo celere nè troppo lenta, quasi per farsi ammirare, imperciocchè è questo contrario alla modestia ; non dimena la persona in andando, perché la è cosa che non va bene; sì guarda dallo scalcagnare chicchessia, principalmente dove evvi folla eli gente; non vi dirò del trar calci, che è cosa da mulo, nè dello scorazzare per via od altrove in modo da assomigliarsi a zanzeri, non del dare il gambetto, ché una garbata e buona fanciulla non fa neanche per ridere, imperciocchè questo tratto, oltre d'essere molto inurbano, è anche pericoloso. La buona ragazza non zoppeggia per canzonare altro; che abbia questo difetto, perchè è ingiurioso e contrario all'amore del prossimo.

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