Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandona

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Angiola Maria

207127
Carcano, Giulio 5 occorrenze
  • 1874
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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Elisa, guardandola con mestizia, la compativa; Vittorina l'abbracciava, ripetendole le più liete cose che siensi dette mai, per consolare chi abbandona la prima volta i luoghi a cui una vita serena di molt' anni donò tanta e così vera bellezza. Nel tempo di quel tragitto, un giovane barcaiuolo accompagnava il lento batter del remo nell' acqua cori una semplice canzone del suo paese, su andar della seguente: IL COMMIATO. CANZONE DEL BARCAIUOLO.

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Nondimeno colui che per la prima volta abbandona l'aria pura della campagna, la solitudine d'una terra ignota, non può trovare nella città quel soggiorno di delizie e di fortuna, che forse prima aveva sognato; nè quella pace oscura che nessuno al mondo suole invidiare, tranne chi l'ha perduta. V'è una certa tristezza nella consueta tranquillità cittadina, una certa monotonia nella quotidiana vicenda delle sue costumanze, una noia negli spassi, un' inerzia nella vita, che talvolta ti par di trovarti solo e abbandonato in mezzo alla frequenza della gente, e ti stanchi di vedere il malcontento in seno della ricchezza: da una parte l'orgoglio e il disprezzo dall'altra; dappertutto, l'abitudine e l' indifferenza per quanto ti s' agita o muta d' intorno. Al principio dell'inverno poi quando il cielo non ha sole e la terra non ha altro che nebbie e fumo, è una scena a cui l'anima immalinconisce e si fa grave e noiosa. Le vie spesseggiano di popolo, ma son taciturne; è un andare e venire, un mischiarsi, un incontrarsi da ogni parte; ma ciascuno cammina per le faccende sue; o se non ha faccende, s' accontenta di badare a quello che altri fa o dice. La scena poi è sempre la stessa: è il fanciullo che ora a ritroso, or saltelloni s' avvia alla scuola, col fascetto de' libri su d' una spalla e il pigro servo o la finite brianzuola che gli tien dietro; è l'onesto impiegato che col lento usato passo s'incammina all'ufficio per la strada da vent'anni battuta, chiuso nel pastrano di panno turchino e col fido ombrello sotto l'ascella; il solito gruppo de' lettori d'affissi alle cantonate, il fattorino che torna zufolando alla bottega, la femminetta devota, o la vecchia dama, seguita dal servitore in livrea e con l'astuccio degli occhiali e due grossi libri fra mano, le quali spesseggiando i passi vanno alla messa della parrocchia; è l'ozioso che girando a zonzo arresta tutti gli amici e i conoscenti in cui s' imbatte, o dà gli occhi entro ogni bottega, o numera le finestre d'ogni nuova fabbrica; è il giovine signore che dall'alto cocchio inglese balza su le soglie del palazzo di qualche eletta contessa, lasciando al valletto di dieci anni le briglie de' focosi puledri. Pure, nella città è un bel vivere per tutti: Ben so che spesso bisogna vedere e tacere, mordersi la lingua o far orecchie di mercante; so che bisogna sorridere a tanti amici di cappello, accarezzare coloro che ti stanno di sopra, e quelli stessi che t' invidiano; guardare, confuso nella folla, il traino cortigiano dell' ignoranza tremare talvolta perfino d'una segreta stretta di. mano dell'uomo sincero; so che bisogna fremere e arrossire, se non per te, per altrui; e chinar la testa alle opinioni che, al pari di tanti piccoli tirannelli, cozzano e voglion regnare insieme.... Ma finchè nella patria troverai un amico che ti dica una buona parola, finchè avrai nella tua casa alcuno che t' ami, alcuno da amare, oh! terrai sempre caro il nome della tua città, come quello di tua madre. La famiglia de' Leslie, venuta a Milano, aveva preso dimora in una bella e comoda casa, situata in una delle più popolose vie della città. La casa apparteneva a una vedova dama, la quale, alla morte del marito, s' era ritirata al secondo piano, per nascondervi il suo lutto e i suoi quarant' anni, e per cedere il quartiere del piano « nobile » a qualche ricco pigionale. Le damigelle, non avendo altro che gioja ne' pensieri, s'addomesticarono in pochi dì con la vita cittadina e co' nuovi spassi, dimenticarono il lago e i suoi pacifici ozii. Ma così Don era di Maria. Essa non aveva creduto, da prima, che così presto si sarebbe trovata sola sola: già s'accorgeva che le mancava qualche cosa, e non sapeva che pensare a sua madre, e pensare a suo fratello. Pure ne' primi giorni, la novità di tutto quello che la circondava, le cure divise con le compagne per mettere in assetto la nuova casa, e allogare ogni cosa nella piccola stanza che ciascuna di loro s' era scelto, fu una sollecitudine, un pensiero. Ma poi, quel trovarsi chiusa sempre tra le pareti d'una sala, quantunque tappezzata da lucenti arazzi e sfavil- lante d'oro e di cristalline lumiere, quel correre alle finestre, e non veder che tetti e case, a traverso l'aria greve e fosca, cercando invano con l'occhio la linea serpeggiante delle montagne, e i noti paesetti su l'opposta riva, e l'incerta lontananza dell'acqua: tutto ciò la faceva ben sovente muta, incresciosa a sè stessa, e le aveva rapito quell'aria di freschezza e di sorriso, onde fu prima così bella e serena.

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Me lo ricordo come fosse adesso; egli, il mio buono e santo fratello, mi disse una volta.... qui, qui appunto dove siamo noi: - Abita sempre nel luogo in che il Signore ti collocò: Egli solo è quegli che non abbandona mai! Conserva il tuo cuore , e vivi povera e modesta come sei nata!... » E, ripetendo questo ricordo, Maria singhiozzava. Il giovine era commosso e sorpreso da contrarii pensieri. « Ecco, » ripigliò indi a poco Maria, « che le ho aperta l' anima mia. Un' altra ragione poi.... non ho nemmeno il cuore di dirla, ma pur è vera anch' essa... ed è che sento già di potere durar poco: è un' idea che ho avuto sempre.... Ma, adesso, Dio mi darà la virtù di patire per queste poco tempo. » « No, Maria, non lo dire; no, non è vero!... Vuoi tu vedermi disperato, vuoi ch' io maledica al mondo e a Dio?... A questa imprecazione la fanciulla non resse; il coraggio, che fin allora l'aveva fatta maggiore di sè stessa, era esausto; ella tornava una stanca affralita creatura com' era prima. Fece per parlare, e non potè; si senti venir meno, vide appannarsi, confondersi le cose d' intorno, e la sua voce non seppe formare che un debole sospiro. O Maria! mio angelo tutelare; » diceva Arnoldo con supplichevole affetto, sostenendola: « ascoltami, Maria, non m'abbandonare, non morire Tu sei una santa, io ti venero come mia madre... farò tutto quello che vuoi; guardami! dimmi una parola sola.... Non m' ami più? ah! non importa.... sarò infelice; ma tu ascoltami, non morire, oh non morire!... Ti sono forse odioso?... no, no! dimmi che non è vero! E perdonami; io voleva un poco delle tua felicità, un poco della pace del tuo cuore. Parla Maria! ma non mi togliere tutta la speranza. Vuoi ch' io parta che corra a gettarmi a' piedi di mio padre?... me n'andrò, domani.... oggi.... subito! Ma tu vivi, aspettami, e lascia ch' io creda all'amor tuo. » « Sì, sì, è meglio che parta, signor Arnoldo! » disse Maria, alla quale le ardenti parole del giovine avevano restituito un po' di coraggio, quantunque misto a un segreto fremito di terrore; « è meglio che parta adesso! Io per me, spero che Dio m'ajuterà.... Senta dunque; se lei torna nella sua patria, l'aspetterò per un anno.... e poi.... quando veramente fosse la volontà del cielo.... » « È una condizione troppo dura, Maria; nè so come potrò obbedire.... » « Ah! è necessario che s' allontani per qualche tempo, che torni in pace con suo padre! Consoli le sue sorelle, mi rammenti a loro; a quella buona Elisa, se la si ricorda ancora del mio nome. Io intanto penserò a lei, sempre a lei, signor Arnoldo, ch' è stato così buono per me! Io non aveva più nulla a questo mondo, nulla fuorchè ia mia onestà; lei ha avuto compassione di me, e io la benedirò sempre, pregherò sempre per lei!... » Arnoldo era commosso fino alle lagrime. Contemplava Maria con muta tenerezza, e la piena degli affetti che gli agitavano il cuore, non poteva trovare un' uscita. Alla fine le si appressò umiliato, le prese una mano, se la recò alle labbra, la bagnò del suo pianto, e: « Addio, » le disse, « Maria! addio per un anno. » « Addio! » rispose con voce sicura la fanciulla; ma il suo cuore addolorato, in quel momento, tremò che non fosse per sempre. Il seguente mattino, Arnoldo abbandonava quelle rive, abbandonava l'Italia. Tornato alla villa dopo il colloquio avuto con Maria, vi aveva trovato alcune lettere d' Inghilterra, fra le quali una di Elisa sua sorella, che dipingendogli il misero stato di salute del padre, il terrore o l' abbandono in cui essa e Vittorina vivevano, lo scongiurava a non perder nemmeno un' ora, a ritornar subito, a ricordarsi del nome che portava, e del dovere di figlio e d' Inglese, che lo richiamavano in patria. Questa lettera finì di persuadere Arnoldo. Bisognava dunque partire, senza rivedere Maria; tutto glielo comandava: e chi sa anche se avrebbe potuto ancora arrivare a tempo per ricevere la benedizione del padre suo? Egli dunque partì. Maria, che in tutta quella notte non aveva mai potuto chiuder occhio, s' era levata col sole, e se ne stava appoggiata al davanzale dell'aperta sua finestra, contemplar di lontano la villa *** dov' egli abitava. I balconi del terrazzo erano spalancati; quella parte della casa aveva l'aspetto d'un luogo abbandonato di recente. Quel pianerottolo deserto, quell'alto terrazzo, quelle vate finestre, le mettevano nell'anima un' involontaria tristezza. I suoi sguardi calarono lenti e distratti allungo della riva.... Nello stesso momento vide una barchetta staccarsi dal piccolo porto che si apriva al piede della villa. Un uomo, avvolto nel suo mantello, era nella barca, la quale ben presto pigliò il largo; il barcajuolo faceva forza di remi contro il vento che increspava tutta la superficie del lago. Un grido doloroso, invano trattenuto, le scoppiò dal più profondo del cuore.... Allora, quasi fosse stato scosso da quel grido, Arnoldo levò il capo, e di lontano la riconobbe. Si alzò, stese la mano verso di lei in atto d'un ultimo saluto; poi, quasi oppresso da forza prepotente, s'abbandonò di nuovo su la prora della barca: la quale fuggendo via via si dilungò rapidamente, finché non apparve più che come un punto nero, nell' iride dell' acque che riflettevano il sole nascente. Ma quand' ebbe perduta di vista quella barchetta, la povera Maria sentì mancarsi il cuore: uno schianto improvviso la soffocò; proruppe in lagrime d'amarissimo cordoglio, in quel piangere caldo e dirotto di chi non ha più speranza. Ella pensava che tutto era finito, che non l'avrebbe riveduto mai più. Angiola Maria visse ancora un anno, nella solitaria casetta, in compagnia della sua vecchia amica, che le era prodiga delle cure le più amorevoli, e che si ricordava così spesso di lui. Aveva raccolte sei o sette povere fanciulle del contado, tutte da quattro a cinque anni, belle creaturine dai capegli d'oro e dai visetti color di rosa, innocenti anime che l'amavano come madre. Insegnava loro a leggere, a dire quelle prime orazioni del fanciullo, che sono il più soave profumo che si innalzi ne' cieli; si deliziava di vederle folleggiare, quelle piccine, per le ajuole del suo cortile; e tutte le metteva a parte di quel poco ben di Dio che a lei era avanzato. Cosi si sentiva abbastanza felice, perchè persuasa e contenta d'aver compito il suo dovere. Innocente e sublime creatura! Essa aveva compito il suo sacrifizio. Al cominciar dell'altro inverno, que' fatali indizii d'una lenta consunzione, sopita per poco tempo ma non vinta, tornarono a spiegarsi; e il dottore, che di quando in quando capitava a visitarla, s' era subito accorto della funesta verità. Pure Maria trascinò i suoi giorni per tutta l' invernata. A poco a poco, ella si consumava, finiva, senza temere di nulla, senza patire. Dio è sempre pietoso, e volle risparmiarle l'ultima angoscia. Le fanciullette sue amiche venivano ancora quasi ogni dì a tenerle compagnia; qualche tolta, alcuna d'esse, la più grandicella, le domandava perchè fosse cosi pallida e dimagrita, e nel domandare pian- geva.... Ma ell'era rassegnata; nè fu udita mai pronunziare un solo lamento; chè anzi, assorta talora in dolce meditazione, le sue labbra s' aprivano a un tranquillo e celeste sorriso. Tornò la primavera, tornò il bel sole, tornarono i fiori; ma il cielo non fu più sereno, nè l'aria ebbe più balsamo per lei. Oramai, ella non sorgeva più dal suo letticciuolo. Al principio dell' aprile, in quel giorno stesso che, un anno prima, aveva veduto partire Arnoldo, ella restituì l'anima pura al Creatore. E le fanciulle da lei tanto accarezzate, e la Marta, alla quale lasciò la sua casetta, e quel buon galantuomo del signor Gaspero, che sempre le aveva voluto bene, furono i soli che l'accompagnarono l'ultima volta fin al luogo del suo riposo. Ella è sepolta presso a suo padre; e quelle due zolle sono protette da un' unica croce. Alcune settimane dopo la morte di Maria, il signor Gaspero stava leggendo agli amici le novità della gazzetta: sedevano a circolo su l' entrata della bottega di Samuele; poichè, al venir della state, l'aristocrazia del paese, come i capi delle tribù indiane, soleva tener consiglio a cielo sereno. Dunque, fra le altre novelle, sotto la data di Londra, egli lesse questa: « - Sir Arnoldo, figlio di lord Leslie, quello stesso la cui conversione alla religione cattolica menò gran rumore l'anno passato nel bel mondo, fu eletto membro del parlamento pel borgo di ***. Si pretende che l'onorevole baronetto deva condurre in isposa una sua cugina, la bella e ricca erede di lord S.... miss Elena Davison. » Il buon vecchiotto continuò a leggere; nè a lui, nè al dottore (il quale però conservava ancora, come reliquie, certe tre quadruple di Spagna lasciategli in dono dal giovine inglese), nè al curato, nè allo speziale, cadde in pensiero che quell'onorevole baronetto fosse appunto il bel forestiero da tutti loro già conosciuto. Non vi fu che il deputato politico, il signor Mauro, se pur vi ricordate di lui, il quale susurrò a mezza voce: « Quel nome non m' è nuovo.... Ma via, a noi cos' importa?... » Bisogna dire, peraltro, che di Maria non si dimenticarono. Il signor Gaspero raccontò più d'una volta la storia della povera fanciulla; e n' era sempre commosso, e conchiudeva seriamente: « Il mondo è una scala, e ciascuno deve starsene al suo scalino. La Provvidenza non ha creato per niente i signori e i poveri diavoli. Dunque rimani contento nella condizione in che essa t' ha collocato, nè voler sollevarti da quella per non perdere pace, libertà e salute.... » Ma, dopo un momento, scrollava il capo, e con un sogghigno di compiacenza, soggiungeva: « Questo è vero! Eppure io sono la prova del contrario. Se fossi sempre stato quel baggeo ch'io m' era da fanciullo, la mia fortuna a quest'ora sarebbe di menar la barca fino a Domaso e di pescare agoni laggiù sotto la riva; ma perchè, in que' bei tempi, non me ne stetti con le mani nel giubbone, da povero merciajuolo son diventato quello che sono, ho veduto quel che so io; almeno ho casa e tetto, e posso fare e disfare anch'io la mia parte; nè mi manca nulla, fuorchè la consolazione d' un' anima bella, come fu Angiola Maria. Ma! un' altra come lei non la troverò più, campassi anche gli anni di Noè. »

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tu hai ragione, Carlo, » disse allora sua sorella. « Il Signore non abbandona mai! Lui che ci manda i travagli, ci darà sempre anche la forza di sostenerli. » « Buona Maria, tu sei un angelo. È la tua innocenza che parla: oh che tu possa essere sempre così rassegnata! Tocca a te di sostenere il coraggio di nostra madre.... E anche il mio, sai, perchè sento che ho bisogno delle tue parole; mi sforzo di parer franco, ma sono afflitto e perduto d'animo. » Poi tacevano tutti e tre, e si riguardavano alternamente di nascosto. Solo la vecchia madre, non dimentica delle sue abitudini di buona massaia, levavasi ogni tratto da sedere, per togliere dal treppiè sul quale cuocevano e apprestare a' suoi figli le due vivande da lei stessa ammannite; un piatto di luppoli conditi, e una bragiuola. Ma poi ch'ella era di nuovo seduta, non poteva star di ripetere: « Quando penso che quella buon'anima di vostro padre non ebbe la consolazione di vedervi diventar curato, o don Carlo, nè di sentirvi predicar sì bene, nè provò la gioia di seder a tavola con voi, là, a quel posto ch'è voto, e di bere insieme a voi una bottiglia di quel suo vin vecchio, l'ultimo avanzo della cantina del signor conte!.. E dire, che anche lui, il signor conte, quel re degli uomini, è morto già da tant' anni!... Oh se Dio m' avesse almeno chiamata lassù, me, prima del povero Andrea!... » « Fareste meglio a tacere, cara mamma! Voi siete una benedetta donna! Che pensieri, per carità, che pensieri vi girano in mente! Guardate adesso, col vostro dire, anche Maria non fa che mandar giù lagrime. Via, dunque, parliam d'altro. Di forestieri ne son capitati quest' anno? » « Credo di sì, » Maria rispose. « Certo, » aggiunse la madre: « un signore inglese è venuto a stare nel palazzo, e vi resterà per tutto l' anno. Pochi dì innanzi morire, Andrea aveva parlato a quel signore, e anche alle sue figliuole, che son cosi belle.... E pensare che il pover uomo, adesso, non c'è più! » « Povera mamma! è impossibile parlar d'altro! » disse Maria. « O mio Carlo, almanco tu fossi stato qui cinque giorni fa, quando è succeduta la disgrazia, e io non sapeva travare una parola da dire a nostra madre! Lo domandava io alla Madonna il coraggio, ma alla mamma non sapevo ripetere altro che: Il Signore ha volutoctosì!... E poi, dopo trattenute le lagrime un pezzo, che mi scoppiava il cuore, anch'io finiva a piangere con lei. » « Così l'avessi potuto, com'io voleva, trovarmi fra voi! O Maria, se tu sapessi che colpo fu per me il ricevere la tua lettera, che senza dirmi il pericolo di nostro padre mi fece tremare per la sua vita!... E non poter subito correre a vederlo!... Il curato era anche lui inchiodato in letto da una malattia ostinata: io non poteva, non doveva partire. Il Signore mi consegnò dell'altre anime; non m' era permesso abbandonar quelle, nemmeno per accompagnar l'anima di mio padre nel suo transito da questo mondo. In che stato io mi fossi, pensate! » « Ecco qui! e voi, don Carlo, perchè adesso mi parlate così? Forse per tenermi su allegra? » disse sua madre. « Il signor curato, quantunque si sentisse ancora male, mi stimolava a correr qui; diceva, oh ne lo rimeriti il cielo! che per lui l'andava meglio, e si sarebbe trascinato giù del letto, avrebbe in qualche modo servita la parrocchia.... Io però aspettai ; la più dura prova che soffersi fu questa! Ma c'è sempre il rimedio della provvidenza: due giorni appresso, il signor curato era sano, che l'ho creduto un miracolo. E io partii allora, e fu lui stesso che m' imprestò il suo biroccio, e mi mise le redini in mano.... Ah! speravo ancora d' arrivare in tempo. » « O Carlo, Carlo!... » lo interruppe Maria, scotendo me stamente il capo. « Non fu così! pazienza! » E il buon prete lasciava cader fra le mani la faccia. E qui nuove lagrime, invano soffocate da una parte e dall' altra, affettuose occhiate e strette di mano, come per annodare più forte que' legami d'amore che la morte aveva rallentato. Finito il piccolo desinare, che in quel dì non fu condito nè da fame nè da contentezza, ragionarono insieme de' pochi fatti loro, e di quel ben di Dio ch' era loro rimasto: consisteva tutto in un po' di terra sulla falda della montagna, e in un magro capitale di cinquemila lire, avanzo dei sudori dell'onesto castaldo, e da lui pochi anni prima messo a traffico ne' magli di ferro, là sopra di Lecco. Un altro tenue peculio di tremila lire aveva lasciato la buona defunta contessa, nel suo testamento, in dote a Maria; ma gli eredi, con certe loro scuse di passività da purgare e di attività da liquidare, non avevan pagato mai codesto piccolo legato; poi se n' erano scordati, nè l'Andrea aveva avuto cuore e fronte di cercar più nulla; perchè, diceva, quella era roba dei signori, e in giustizia a lui non avrebbe dovuto toccare. L' unico voto di don Carlo sarebbe stato che le due donne potessero lasciar il paese, e venire a stabilirsi con lui, nella sua parrocchia di Valtellina. E anch'esse lo avrebbero voluto, chè pesava loro il pensiero della futura solitudine; ma la cosa era impossibile. Bisognava vender la casa, vender la terra, fare de' grossi sacrifizi: e tutto questo per andarne a stentar la vita in un paese lontano, solitario, sepolto in grembo d' una vallata infeconda, dove non abita che uno sparso e povero popolo di mandriani e di caprai, i quali al cominciar del freddo lasciano i loro dirupi per calare al piano, nei dintorni delle città, e non tornare alle abbandonate case che allo squagliarsi delle nevi. Nel durar delle lunghe invernate, era colà il buon prete conforto e sostegno d'una grama moltitudine di vecchi, di donne, e fanciulli che rimanevano nell'alpestre villaggio; divideva con loro la scarsa rendita del suo beneficio, e tutti lo benedicevano. - Che avrebbero mai fatto sua madre e sua sorella, in quella solitudine squallida e malsana? « Sentite dunque, » disse don Carlo alle due donne. « Poichè il mio parroco me l'ha consentito, resterò qui con voi, tre o quattro settimane, finchè abbia fatto quel che c'è a fare in queste triste congiunture. Messo che avrò in ordine i nostri pochi interessi, tornerò al mio romitorio. Io per me rinuncio alla parte che mi può toccare, e voglio che quel poco che abbiamo, non è vero, mamma? serva per voi, e per te, Maria, per te, quando troverai qualche onesto partito. E in appresso, se il Signore farà ch' io possa divenir parroco in qualche paese meno triste e più vicino a voi, per esempio, qui sul lago.... allora v'aprirò la mia casa, vi aprirò le mie braccia, e dirò a tutt'e due: Venite a star con me, a consolarmi la vita. Oh allora sì, che mi parrà ancora d'esser felice! » Caterina e Maria furono commosse e persuase; guardavano con tacita tenerezza il prete, che oramai era l'unico loro angelo protettore. E il prete, levatosi e fattosi vicino alla madre, strinse tra le sue mani la destra della buona vecchia che piangeva, e la baciò con verecondo rispetto. Poi la sorella gli stese la sua; ed egli, stringendola del pari, se la pose sul cuore, con una forza d'affetto che non può dirsi. Indi a poco uscì dalla casetta.

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