Nel primo, Ganimede è rappresentato come un giovane fanciullo che si abbandona alla presa dell’aquila, poggiando le braccia sulle sue ali; nel secondo è invece raffigurato come un bambino atterrito e piangente, sollevato con violenza dall’aquila che affonda gli artigli nella sua camiciola.
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A partire dal III secolo si abbandona del tutto l’uso di copiare i greci e nella ritrattistica si delineano nuove forme, tendenti ad accentuare taluni tratti potentemente espressivi, nell’ambito di una rielaborazione semplificata e quasi schematica del volto, come possiamo apprendere dal Ritratto virile o dal Ritratto di poeta tragico (figura 99), entrambi conservati nei Musei Capitolini, a Roma.
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Il nipote di Aertsen, Joachim Beuckelaer, abbandona il carattere moraleggiante a favore di una visione tutta profana, in cui i prodotti alimentari esibiti sembrano, per la loro abbondanza ed invadenza, sommergere la figura umana, come possiamo vedere nella Venditrice con frutta, verdure e pollame, conservata nello Staatliche Kunstsammlungen di Kassel (figura 129).
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