Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbaino

Numero di risultati: 3 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180404
Barbara Ronchi della Rocca 1 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Per quanto riguarda i cani, anche piccolissimi e buonissimi, non solo il galateo, ma anche la legge impone: -che abbiano museruola e guinzaglio per strada, nei giardini pubblici, nelle piazzole autostradali e nei negozi; -che non abbaino di notte e nelle ore del riposo; -che non entrino nei supermercati e dovunque vi siano generi alimentari; -che non sporchino i marciapiedi (e pertanto saremo sempre provvisti di paletta e sacchetto per raccogliere i loro «ricordini»); -che entrino in casa d'altri (o sulla loro auto) solo se invitati espressamente, e nel caso forniti del loro «corredo»: cibo, ciotola per l'acqua e copertina per non riempire di peli i tappeti dell'ospite. Da parte nostra, non chiediamo il permesso di entrare con il cane nei luoghi in cui è proibito, per non porre al titolare il dilemma tra infrangere la legge e contrariare un cliente. Anche dove il regolamento comunale lo permette, liberiamo il cane dal guinzaglio solo se siamo certi che non spaventerà bambini e anziani, cercando di saltare loro addosso per giocare o per fare le feste: intenzioni senz'altro amichevoli, che però possono inquietare lo stesso. Non è mai facile comprendere chi non condivide le nostre passioni. E ci pare impossibile che ci siano persone che non amano gli animali, non ne sopportino la vicinanza, o ne abbiano paura, o semplicemente siano schizzinosi nei loro confronti. E perciò spesso cerchiamo di «convertirli», di forzarli a un'intimità che non gradiscono. Invece la prima regola di educazione verso i non-zoofili è di esimersi dal criticarli e dal lasciarsi andare a battute tipo «Chi non ama gli animali è senza cuore» e altre piacevolezze del genere (con il rischio che ci venga ricordato che Adolf Hitler era un cinofilo appassionato, e pure vegetariano). In caso di convivenza (anche temporanea) provvediamo a delineare delle zone della casa in cui i quattro zampe non possono entrare. Quando invitiamo qualcuno e non ne conosciamo i gusti (e le paure, e le allergie) chiudiamo gli animali di casa sul balcone, o in una stanza isolata, per tutto il tempo necessario. Anche se l'ospite si dichiara zoofilo, non permetteremo che il cane o il gatto siano aggressivi con lui, ma neppure che si dimostrino troppo espansivi, gli salgano in braccio (riempiendolo di peli), lo infastidiscano con leccate e zampate (date per amicizia, ma tant'è). È lecito e doveroso chiedere ai nostri ospiti di non elargirgli «bocconcini» dalla tavola comune e di non lasciarlo salire sul letto o sul divano se normalmente gli è proibito. In caso di incidente, anche minimo (il collant smagliato, il libro o la scarpa rosicchiati) vale la regola aurea «il padrone paga»: da rispettare anche tra amici strettissimi. E «il padrone pulisce» nel caso di disastri sulle scale e nelle parti comuni del condominio, che non sono di competenza del custode dello stabile.

Pagina 64

Il Galateo

181568
Brunella Gasperini 1 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Sulla spiaggia libera possono essere sciolti, purché non infastidiscano le persone, non rubino gli zoccoli, non scavino buche sparando sabbia tutt'intorno, non entrino e escano dall'acqua scrollandosi addosso ai bagnanti, non abbaino forsennatamente in continuazione, o, come usa fare un cane di nostra stretta conoscenza, non corrano incontro a ogni persona che esce dall'acqua leccandola coscienziosamente, non si sa bene se per asciugarla o per bere. I cani di carattere troppo estroverso, o acquatico, vanno tenuti inesorabilmente al guinzaglio.

Pagina 200

L'angelo in famiglia

183349
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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e so altresì che pochi mesi or sono la povera donna, prima di giungere alla vecchiaja, sfinita dagli stenti, nella più estrema miseria, fu trovata un mattino morta nel povero suo abbaino dai vicini, i quali non vedendola comparire andarono in cerca di lei. La signora fornita di largo censo ha appena saputo il duro caso; ma, a somiglianza della dama del Parini, non volle contristarsi per le altrui miserie, ed ha continuato e continua nella sua egoistica esistenza, senza pensare che essa, senza il benchè minimo sacrificio, avrebbe potuto prolungare quella vita, o rendere meno penosa quella morte. Mia cara damigella, se ora, o quando sarai più inoltrata negli anni, avrai parenti o nati o caduti in povertà, ricorda l'obbligo tuo di sollevarli, e vedrai che la beneficenza produce lacrime consolanti, immensamente consolanti. Se tu mi dici di non aver parenti poveri, guarda che non ti credo, poichè tutti gli uomini ci son fratelli; quindi tuoi e miei fratelli sono i poveri che lavorano alla campagna, negli opifizj, nei fondaci, nelle miniere, in ogni mestiere più faticoso: tuoi e miei fratelli sono i poveri buoni ed i tristi, quelli ricoverati in povere capanne o nelle soffitte delle grandi città, in quelle soffitte in cui si gela l'inverno, si cuoce la state: tuoi e miei fratelli sono i poveri che giaciono negli spedali e quelli che campano la vita accattando. Oggidì si agita una grande questione, quella del pauperismo, e vi ha chi pretende trovar modo di eliminarlo dalla società, togliendo quelle barriere che Iddio vi ha posto per separarne le classi e produrre l'umiltà e la generosità, la povertà e la beneficenza. Alcuni mesi or sono a riparare la miseria dei poverelli nella eccezionalmente rigida stagione, si apriva al nostro teatro della Scala una veglia così detta di beneficenza, e vi si vendeva al prezzo di una lira, al medesimo scopo filantropico, un giornale intitolato Milan Milan, dov'erano state raccolte le firme dei principali uomini i quali avevan creduto prestarle ad esso, come poco tempo prima avevano fatto col Paris Murcie. Le firme erano sottoposte ad un detto, ad una sentenza, ad una freddura, e in mezzo a quella roba mi parve quasi giojello un motto di un uomo non certamente sospetto di bacchettoneria, Paolo Ferrari, il quale scriveva di proprio pugno: La più completa soluzione del pauperismo è:Quod superest vobis date pauperibus. Ecco gli uomini grandi attingere al Vangelo, inspirarsi al Vangelo, additarci il Vangelo: e i Cristiani cattolici rifiuteranno di assoggettarsi a lui, di agire secondo esso consiglia e comanda? Vedi tu, mia cara donzella, quella dama vestita modestamente, accelerare il suo passo e dirigersi verso una casa di bell'apparenza? Seguiamola; forse essa si recherà a qualche visita di confidenza, forse a qualche visita in cui campeggerà la mormorazione, la civetteria, o peggio... No? E perchè arricci il naso e corrughi la fronte? Hai ragione, t'intendo. Quella dama ha un'apparenza troppo buona e semplice, e le sue visite non ponno avere uno scopo che non sia buono, santo e benefico. Essa mette in pratica quanto l'abate Mullois insegna nel suo Manuale di caritá; essa sale fino al quinto ed al sesto piano per una scala angusta, bussa ad una porta che tosto si apre, ed una scena di pietà si presenta al suo sguardo. È un camerone ampio, ma il di cui soffitto va abbassandosi tanto da toccar quasi il pavimento, dalla parte in cui alcune sottili feritoje apron l'unico passaggio alla luce ed all'aria pregna delle miasmatiche esalazioni delle stalle che vanno a sfogare in un angusto cortile. Alcuni pagliericci sono distesi là in terra, ed un branco di figliuoli sta avidamente attendendo che la madre versi sul tagliere la scarsa polenta che sta rimestando; mentre il padre, seduto, o piuttosto accovacciato su di uno sgabello, si copre il viso colle mani per nascondere la pena straziante che in esso traspare. Allorchè la porta si è aperta e sulla soglia è apparsa, quasi visione consolatrice, una gentile figura di donna sconosciuta, tutti si sono levati in piedi, per un movimento simultaneo, imbarazzati e confusi, e solo la maggiore figliuola si fa animo, presenta alla dama una rotta seggiola e la invita a sedere. La dama saluta con garbo, e dopo d'averle stretto la mano, interroga la povera donna della salute sua, del marito e dei figli, ed a menomare la meraviglia e lo smarrimento della famigliuola, si dice inviata dal Parroco o dalla società di S. Vincenzo de' Paoli, o di qualche anima benefattrice, per portarle il soccorso della sua amicizia e del suo appoggio. Mentre essa parla, i figliuoli le si vanno accostando, finchè le son vicini vicini, la guardano ammirati, pendono dalle sue labbra, la toccano e si consolano di venire da lei carezzati, mentre la mamma affettando severità cerca di allontanarli. La dama cava dalla piccola borsa sospesa al suo braccio alcuni biglietti o boni di pane e di minestra che i giovani della Gioventù Cattolica distribuiscono pubblicamente; poscia prende nota del numero e dell'età dei figliuoli per trovare agli uni un posto presso qualche onesto bottegajo o lavorante, e collocare i piccini agli asili di carità, dove avranno un po' di cibo all'anima, alla mente ed al corpo. Ma il padre di famiglia conserva un profondo silenzio e sembra annichilito sotto il peso della riconoscenza; ecco la dama rivolgersi a lui, chiederlo del suo mestiere, e sentito che il suo faticoso e lungo lavoro è insufficiente a procurare il vitto alla famiglia, s'intrattiene con lui amorevolmente, ne provoca e riceve le confidenze, si offre ad interessare il suo padrone a voler migliorare la condizione sua, e... volere o non volere essa è l'angelo della consolazione inviato dal Signore in quella povera casa. Il pover uomo è intenerito, e con voce rozza ma commossa, alieno com'è dalle usanze sociali, stringe nelle sue mani callose le mani della dama, la quale ha pur essa rigato il volto di caldissime lacrime, ma non lacrime di dolore, sibbene di lacrime consolanti! Tu, mia cara e tenera amica, che mi sei stata compagna fin qui nella lunga lettura, non respingere la mia preghiera, te ne supplico pel tuo bene: procurati tu pure molte lacrime consolanti colle visite ai poveri, agl'infermi, nelle case o negli spedali, e se i tuoi mezzi non ti permettono d'offrire un soccorso materiale ai tuoi fratelli indigenti, offri loro almeno il soccorso morale della tua persona, del tuo cuore, della tua volontà. Oltre alle lacrime consolanti, indivisibili dalla cristiana beneficenza, ne avrai mille altri grandissimi vantaggi, e non ultimo quello d'imparar a sopportare con rassegnazione le proprie miserie toccando le altrui. All'aspetto del dolore si migliora e perfeziona l'uomo non interamente guasto di mente o di cuore, e se tu non vuoi che il dolore venga lui a trovarti, vagli tu stessa incontro; va tu a guardarlo in faccia nelle case in cui regna, sovrano, portavi il balsamo della pietà, della religione; parlavi di affetto, di Dio, e le lacrime tue e dei tuoi beneficati, sarei tentata di ripetertelo all'infinito, saranno sempre lacrime consolanti. 54

Pagina 839

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