Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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LE ULTIME FIABE

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Capuana, Luigi 1 occorrenze

La cagnetta si dibatteva per nuotare, non ostante la zampa ancora fasciata; abbaiava, guaiva, ma le ondate la ributtavano indietro dalla sponda. I suoi guaiti divenivano più flebili, i suoi movimenti diminuivano di sforzo quand'ecco, da un viale, spunta il Reuccio. Dare un gran grido e buttarsi vestito, nella vasca, fu tutt'uno. Sollevò in alto la cagnetta estenuata, e la posò su l'erba, in pieno sole. Tre quarti d'ora dopo, essa era tornata vispa come prima. Il Re diventò giallo dal dispetto apprendendo che il Reuccio aveva salvato la cagnetta; e corse dalla Regina: - Maestà! Abbiamo nuovamente la zoppetta in casa! Il Gran Mago non si è ingannato! - Ma dunque credete davvero che il Reuccio vorrà sposarla? - Tutto è possibile, Maestà! La follia umana non ha confini! - E allora io farei ... così e così! Il consiglio parve eccellente, e il Re, chiamata una delle guardie del palazzo reale, le ordinò: - Pena la testa, porterai con te, in fondo al bosco, questa cagnetta, l'ammazzerai e la seppellirai sotto un albero. Nessuno dovrà saperne mai niente. - L'ammazzerò e la seppellirò sotto un albero. Nessuno ne saprà mai niente! Il Reuccio era andato a fare una passeggiata pei campi, quando sentì una voce fievole, lamentosa che chiamava insistentemente: - Reuccio! Reucciol Si era fermato per capire da qual punto provenisse quella desolata invocazione di soccorso, che, ora, soggiungeva: - Reuccio, mi ammazzano! Reuccio, mi ammazzano! Egli si affrettò verso quel punto: ed entrato nel bosco già sentiva più vicino il grido: - Reuccio, mi ammazzano! ... Stroncava rami, saltava siepi, atterrito dall'idea di non giungere in tempo a salvare la persona in pericolo. Tutto ad un tratto, nel centro di una piccola radura, si trovò davanti alla guardia reale che teneva afferrata pel collo la cagnetta e impugnava con l'altra mano la spada sguainata. La faccia della guardia era sconvolta. Il braccio che impugnava la spada le si era irrigidito in alto: non poteva colpire. - Ferma! - gridò il Reuccio. Non occorreva. Gli tolse di mano la cagnetta che cominciò ad abbaiare, a saltare dalla contentezza, a dimenare allegramente la coda; mentre la guardia balbettava: - Ordine di Sua Maestà! Dovevo obbedire! - Direte a Sua Maestà che avete eseguito il suo comando. E, per conferma, le porterete un fazzoletto intriso di sangue: "Maestà, è sangue della cagnetta". - Sarà fatto, Reuccio! E, appena pronunciate queste parole, la rigidezza del braccio sparì. Il Reuccio andò a trovare un vecchio contadino. - Mi conoscete? - Siete il nostro Reuccio; che Dio vi faccia felice! - Vi affido in custodia questa cagnetta. Tra un mese verrò a riprenderla. Pel vostro incomodo, ecco qua. E gli mise in mano un gruzzolo di monete di oro. Tornando al palazzo reale, il Reuccio pensava: - Quella cagnetta è vittima di qualche maleficio. Bisogna salvarla. Questo che è accaduto non è naturale. Davanti al portone trovò una bambina scalza, cenciosa, con un mazzolino di violette in mano. Piangeva perché il portinaio non aveva voluto farla entrare. Voleva presentare quel mazzolino alla Reginotta. - Ma qui non c'è la Reginotta! - C'è! C'è! - Qui c'è il Reuccio: eccolo. - Grazie disse il Reuccio, prendendo il mazzolino delle violette. - Lo darò io alla Reginotta. - E le regalò una moneta d'oro. - Voglio due soldi, non questa qui. E il Reuccio, per contentarla, dovette darle due soldi. Portò in camera sua le violette e le mise in un vasetto di argento coi gambi a bagno nell'acqua. Ogni mattina alla stessa ora, il Reuccio trovava al portone la bambina scalza e cenciosa, con un mazzolino di violette in mano. - Sono per la Reginotta. - Grazie! - e le regalava due soldi. Quei mazzolini profumavano straordinariamente le stanze del Reuccio, e si mantenevano freschi, come colti allora allora. Egli domandò alla bambina: - Chi ti ha detto di portare questi fiori alla Reginotta? Non lo sai che qui non c'è Reginotta? - C'è! C'è! - rispondeva la bambina. Neppure questo era naturale. Si decise anche lui di andare a consultare il Gran Mago. Aveva dimenticato di portargli dei regali. Il Gran Mago pareva addormentato. Il Reuccio espose il motivo del suo viaggio. - Da quest'orecchio non ci sento. - E si voltò dall'altra parte. Il Reuccio tornò ad esporre il motivo per cui era venuto. - Da quest'orecchio non ci sento. - E si voltò dall'altra parte. Il Reuccio capì. Si tolse dal dito un grosso diamante e lo infilò nel mignolo della mano destra del Gran Mago. - Scusate, Reuccio! Ero mezzo addormentato. Il Reuccio, tornando al palazzo reale, non poteva stare nei panni. Dunque non si era ingannato! Quella cagnetta zoppa era la sua Reginetta! Per togliere il maleficio buttatole addosso dalla moglie di re Corvo, occorrevano dieci stille del sangue di lui. La moglie di re Corvo voleva far sposare la Reginotta con suo figlio, il reuccio Corvino, nero come il carbone e che si nutriva di carogne. Per vendicarsi del rifiuto, la moglie di re Corvo, una potentissima Strega, aveva trasformato in cagnetta la bella figliola del Re di Portogallo, e più non se n'era saputo nova da parecchi anni. - È bella? - aveva domandato al Gran Mago il Reuccio. - Quanto il sole e la luna. - È buona? - Più del pane. Non domandate se è ricca, Reuccio? - Di questo non m'importa. Il Reuccio doveva sfidare re Corvo e tentare, almeno, di ferirlo per avere le dieci gocce di sangue occorrenti a disfare il maleficio. La sfida era pericolosa; ma il Reuccio l'affrontava con gran risolutezza. Da una settimana egli si esercitava al bersaglio con l'arco. Il Re e la Regina erano contenti di non sentirgli neppur nominare la cagnetta zoppa e di vederlo distratto in quel modo. Ma la mattina che il Reuccio, armato di tutto punto, con arco e frecce, si presentò ad annunziare che andava a combattere contro re Corvo, il Re e la Regina allibirono. - Non andate, Reuccio! re Corvo è potente! - Se non ritorno, vuol dire che son morto! Non gli poterono cavar altro di bocca. Quel giorno re Corvo aleggiava, quasi per minaccia, sopra la casa rustica del contadino che aveva in consegna la cagnetta. Crà! Crà! Crà! - La cagnetta, impaurita, si era rincantucciata vicino al focolare e abbaiava sommessamente. - Crà! Crà! Crà! - Re Corvo si librava su le ali e pareva inchiodato nell'aria, tanto stava fermo, molto in alto, sopra la casetta del vecchio contadino. Arriva il Reuccio, incocca l'arco e lascia scappare la prima freccia. - Crà! Crà! Crà! - Re Corvo non si mosse. La freccia era passata, senza ferirlo, tra le penne di un'ala. Il Reuccio tornò ad incoccare l'arco e, presa la mira, lasciò scappare il secondo colpo! Re Corvo non si mosse. - Crà! Crà! Crà! - Quasi dicesse: - Sei giovane! Mi fai compassione! - La freccia era passata, senza ferirlo, tra le penne della coda. Il Reuccio incoccò per la terza volta l'arco. E anche questa volta la freccia passò, inoffensiva, tra le penne dell'altra ala di re Corvo. Allora questi cominciò a gracchiare rabbiosamente e fare dei giri vorticosi; poi si slanciò contro il Reuccio, battendo il becco: - Crà! Crà! Crà! - aprendo e chiudendo gli artigli. Il Reuccio, imperterrito, fu più lesto di lui. Prese la mira, e la freccia andò a piantarsi, diritta, nel centro del cuore del re Corvo che cadde pesantemente a terra: - Crà! Crà! Crà! - Il sangue colava a stille dalla ferita da cui il Reuccio aveva strappato la freccia. Egli lo raccolse in una boccettina di oro. Senza pensare di finire re Corvo, che agitava convulsamente le ali e le zampe, corse a prendere in braccio la cagnetta, e baciandola e accarezzandola la portò dal Gran Mago. Il Re e la Regina, intanto, erano in angoscia per la sorte toccata al Reuccio; non sapevano spiegarsi come mai egli fosse andato a combattere contro re Corvo: e non c'era stato verso di stornarnelo! In questo frattempo, chi arriva a palazzo reale? Il Re e la Regina del Portogallo! Con gran seguito di carrozze, di carri, di cavalieri. - Dov'è la Reginotta mia figlia? - Dov'è la Reginotta? Piangevano e sembravano ammattiti, perché nessuno sapeva niente della Reginotta loro figlia. - Dov'è la Reginotta mia figlia? - Dov'è la Reginotta? Chi può dire quel che accadde al presentarsi del Reuccio che conduceva per mano una giovane con capelli sciolti su le spalle, più biondi dell'oro, bella quanto il sole e la luna, e che sorrideva, commovente di bontà? Il maleficio della cagnetta zoppa era stato disfatto con dieci stille di sangue di re Corvo. E tutti furono lieti e contenti. E si fecero nozze con suoni e con canti. C'è chi arriva e chi va via ... Dite la vostra che ho detto la mia.

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