Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbaiasse

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Levi, Primo 1 occorrenze

Guerrino non aveva risposto (pare che non aprisse bocca quasi mai), ma in piena notte, che era una notte di luna, si era levato scalzo, senza che neppure un cane abbaiasse, e in pochi minuti aveva dipinto la testa del sindaco al posto del muso del bue: però le corna le aveva lasciate. In effetti, i colori e le ombre di questa testa sono stridenti e maldestri: non doveva essere facile riconoscere i barattoli delle tinte al chiaro di luna. E il sindaco doveva essere un uomo di spirito, perché aveva lasciato le cose come stavano, e come stanno tuttora. Amava rappresentare se stesso sotto le spoglie di san Giuseppe: c' è addirittura una Sacra Famiglia, in alta valle, in cui il santo lavoratore, in luogo del martello o della sega, tiene nella destra una pennellessa, e nello sfondo scuro dell' officina si intravede una frattazza, cioè quella tavoletta di legno, con un manico su una faccia, che serve a lisciare gli intonaci. Altre volte, come ho già accennato, non aveva esitato a conferire i suoi tratti a Cristo medesimo: in una cappella votiva c' è un Cristo Deriso membruto e aggrondato, dalle spalle e dagli zigomi larghi, dagli occhi volpini sotto sopraccigli a cespuglio, dalla folta barba grigia. È ben piantato sul pavimento su due gambe solide come colonne, e guarda i suoi persecutori come se volesse dirgli: "questa me la pagherete". In verità, se la sua identificazione con Giuseppe è giustificata solo in piccola misura, quella con Cristo è offensiva. Guerrino doveva essere un tipo da prendere con le molle: secondo tutte le testimonianze raccolte, beveva, era rissoso, vendicativo, aveva il coltello facile, e gli piacevano le donne. Intendiamoci, quest' ultima qualità non è un difetto: le donne, o almeno alcune donne, sono piaciute a tutti i grandi di ogni tempo e paese, e un uomo a cui non piacciano le donne, o a cui del resto non piacciano gli uomini, è un infelice e tendenzialmente un individuo nocivo. Ma a Guerrino le donne piacevano solo in un certo modo, gli piacevano troppo e gli piacevano tutte, tanto che non c' è villaggio o frazione in cui non vengano indicati ai forestieri uno o più suoi figli presunti. Poi, tanto per dirla chiara, gli dovevano piacere particolarmente le bambine, ed anche questo si può leggere nelle sue pitture murali: le sue madonne (sono le sue creazioni migliori: dolcissime, ieratiche eppure vive, spesso accurate e nitide su fondi informi o non finiti, come se tutta la sua volontà e il suo estro si fossero concentrati sul loro viso) sono tutte diverse fra loro, ma tutte hanno tratti sorprendentemente infantili. Infatti, è fama che Guerrino condensasse in un ritratto ognuno dei suoi innumerevoli incontri, e che nessuna delle sue figure di donna sia di maniera: ognuna sarebbe un souvenir, forse una ricompensa gradita o magari sollecitata, un dono di maschio soddisfatto; o forse solo invece un item, un punto in più, una tacca nel suo calendario di fauno. Esplorando la valle, ho notato che si trovano sovente affreschi insignificanti, d' altro autore o di mano ignota, su cui una testa femminile è stata aggiunta o sovrapposta più tardi, spesso fuori posto o fuori tema: agli Inversini ne ho trovata una addirittura in una stalla, isolata in mezzo alla parete fiorita di salnitro. Forse era stato quello il luogo dell' incontro. In borgata Robatto, alla confluenza dei due torrenti, c' è una Madonna in trono col Bambino e Santi, sul fondo di un cielo azzurro che il tempo ha sbiadito sul verde. In questo cielo si affacciano quattro angioletti, secondo un modello risaputo e stanco: ma uno di questi reca un sensibile viso di fanciulla, dallo sguardo rivolto al suolo, e con le labbra sigillate in un sorriso ermetico evocatore di lontanissime immagini funerarie che Guerrino non poteva assolutamente conoscere. A terra, in primo piano, è inginocchiato di profilo un santo erculeo dalla barba grigia che tende una spiga verso il viso dell' angelo: santo ed angelo, corposi sul fondo manierato, portano il segno robusto della mano di Guerrino. Due di queste madonne bambine hanno il viso nero, come la Madonna di Oropa, di cui Guerrino può bene avere avuto notizia, e quella di Czestochowa: è questo, a quanto si dice, il rudimento di un mito remoto, etrusco prima che cristiano, in cui la Madre di Dio si confonde con Persefone, la dea degli Inferi, a significare il ciclo del seme, che ogni anno viene sepolto e muore per risorgere in frutto, e del Giusto che viene sacrificato per risorgere a nostra salvazione. Sotto l' effigie di una di queste vergini funeree Guerrino aveva scritto un motto sibillino, "Tout est et n' est rien". Non può che stupire il contrasto fra la gentilezza delle sue opere e la ruvidezza barbarica dei suoi modi. È fama che quegli incontri, da cui nascevano le sue immagini aeree, fossero poco meno che stupri, assalti panici nel fitto dei boschi o sugli alti pascoli, sotto lo sguardo attonito delle pecore, fra i latrati furiosi dei cani. Non era certo lui il solo: l' agguato alla pastorella è il motivo dominante della cultura popolare di queste valli, la pastorella vi compare come un oggetto sessuale per eccellenza, ed almeno metà delle canzoni che si cantano qui svolgono in diverse varianti il tema della bergera spiata, desiderata, conquistata, o della sua seduzione ad opera del ricco signore che viene dalla città, o del forestiero che l' abbaglia con la sua pompa esotica. Di Guerrino mi è stata raccontata una storia struggente. Si era innamorato, quando era già sulla quarantina, di una giovane molto bella: se n' era innamorato senza mai parlarle, né toccarla, né pure vederla da vicino, ma solo guardandola affacciata alla finestra. La finestra mi è stata mostrata, ed anche la donna: nel 1965 era una vecchina dai tratti minuti e dagli occhi chiari, rugosa e serena; portava con tranquilla dignità la canizie nobile delle donne che sono state bionde. Lei, dalla finestra, l' aveva costantemente rifiutato. Aveva passato l' intera vita a rifiutarlo, prima da ragazza, arrossendo e ridendo, poi da sposa, infine da vedova, e lui aveva trascorso la sua vita a ripeterle il suo invito senza speranza. Quando Guerrino passava per quella borgata, si fermava sotto la finestra e gridava: _ Madamina, son sempre qui _; lei, senza mai andare in collera, gli rispondeva: _ Andate, Guerrino, fate la vostra strada, _ e lui andava, taciturno e solo. Molti pensano che solo per quella donna, e per quel suo amore perenne, testardo e scontroso, Guerrino sia diventato Guerrino. Questa donna, la sua donna vera, Guerrino non l' ha dipinta mai. Come dicevo, il pittore di madonne è sparito verso la fine della prima guerra mondiale. Nessuno ricorda il suo cognome, ed anche il nome è incerto: Guerrino potrebbe essere uno stranome, come usa qui, perciò una ricerca d' archivio si prospetta come un' impresa disperata. Sulla sua fine non esiste che una traccia. Il vecchio Eliseo, già bracconiere, oggi guardacaccia, mi ha raccontato che verso il 1935, in una grotta, o piuttosto in una fenditura frequentata un tempo dai cercatori di quarzo, aveva trovato lo scheletro di un uomo e quello di un cane e su una delle pareti di roccia un disegno non finito, che a lui era parso rappresentasse un grande uccello dentro un nido infuocato. Non aveva denunciato nulla, perché a quel tempo aveva debiti con la giustizia. Ci sono ritornato sotto la sua guida, ma non ho trovato più niente.

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