Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'angelo in famiglia

182947
Albini Crosta Maddalena 2 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Difficilmente tu potresti studiare da sola una scienza cotanto elevata, senza correre rischio di prendere abbaglio, e di ber giù a larghi sorsi l'errore invece della verità. Ma e dunque, tu mi dimandi: che debbo fare, che vuoi da me? Oh! io non voglio da te l'impossibile, voglio il tuo bene, e lo voglio in modo che non ti sia di troppo grave incomodo e fatica. Credi, amabile giovinetta, io ti amo, e ti amo di un amore superiore ad ogni altro, perchè ti amo di un amor soprannaturale in Dio, e tutto quanto ti dico, lo succhio io prima dal Cuore amabilissimo della nostra cara Madre Maria, che mi pone nell'animo una stragrande tenerezza per te. Vi hanno due mezzi opportunissimi per ornare la tua intelligenza ed il tuo cuore delle cognizioni utili e principali di nostra santa religione, per stabilire così un giusto equilibrio tra la tua fede e la tua ragione, tra le cognizioni profane e le tue cognizioni religiose. Dei due mezzi accennati, uno è la lettura spirituale e l'altro l'ascoltare la divina parola. Ho detto la lettura spirituale, ed intendo fornirti con essa un metodo facile e dolce per imparare la scienza di Dio. Gli è vero, dal momento che leggi questo libro è ben segno che ti piace questo esercizio, e parrebbe inutile io te ne parlassi; ma siccome noi abbiamo bisogno d'essere guidati sempre 8 da forti convinzioni anche nelle cose di minor rilievo, così non credo tempo e fatica sprecata l'insistere su questo punto. Il libro di pietà è un ambasciatore di Dio che ci si pone al fianco a parlarci di Lui, dei suoi diritti e dei nostri doveri; come il libro cattivo è un ambasciatore del demonio che solletica le nostre passioni e ci mette in orribile guerra con Dio e con noi stessi. Il libro spirituale è sempre al tuo fianco quando lo vuoi; e come l'altro tien sempre pronto il suo veleno che ti appresta senza arrossire nè inquietarsi, questo ti versa in seno la dolcezza del bene, ed insegnandoti la carità, il disinteresse, l'eroismo, innalza il tuo essere insino a Dio del quale ti dice figlia ed amica. Amalo adunque molto il libro di pietà, e non lasciar passar giorno senz'averne letto poco o molto. Talvolta questo esercizio sarà per te senza gusto e faticoso; ma per tacere ancora che altre fiate ti verserà in seno le più pure gioje celesti, il tuo animo ne sarà tanto rafforzato e purificato da farti riuscir poi facile la pratica delle più ardue virtù cristiane. È tanto vero che lo scrivere e il leggere di Dio, benchè senza compenso presso gli uomini, è un desiderio ed un bisogno del cuore, che quasi innumerevoli sono i libri ed i buoni libri che parlano di Lui; e Dio buono, sempre buono in tutte le sue attribuzioni, non ci fa nessuna prescrizione speciale, ma ci permette di scegliere quello che più ci va a genio ed è più conforme al nostro gusto ed al nostro bisogno. Oh! dunque ricordatelo bene, mia cara, un buon libro è il miglior amico che puoi avere; un amico che ti dice francamente la verità, che non ti adula, ma t'incoraggia al ben fare, mentre con tutta carità ti ammonisce; un amico che non tradirà mai le tue confidenze, che non disdirà domani quello che ha detto oggi; un amico insomma che non ha altro scopo, altro desiderio che di farti diventar migliore, accetta a Dio ed agli uomini, amabile con tutti e contenta. Ama questo amico sincero, amalo e tientelo sempre vicino; non passerà molto e ti accorgerai dell'immenso vantaggio di una buona e soda lettura spirituale. L'altro mezzo del quale mi resta a parlarti, è la divina parola, ed io vorrei che la mia penna scrivesse a caratteri indelebili sul tuo cuore, quanto questa sia importante e necessaria e dolce. Salvatore amabilissimo, infiammate voi i miei affetti, date Voi eloquenza al mio dire e rendetelo insinuante così, che coloro i quali leggeranno queste pagine ne riportino il cuore divampante d'amore per Voi e per la vostra santa e soave parola, e divengano poi degni di essere chiamati un dì alla vostra destra nella schiera felice degli eletti. Cara amica mia, il Signore vuole che tu lo ami sopra ogni cosa, e tu senti di doverlo amare in tal guisa; ma come potrai tu amare, d'un amore che tutti gli altri sovrasta, un Ente che non conosci, o conosci troppo poco? A te pare che io abbia proferito una bestemmia, ed è vero, poichè se Dio ci ha comandato: Amerai Dio sopra ogni cosa, ci avrà poi dato anche i mezzi per obbedirlo. Oh! questo sì, è verissimo, anzi ben lungi dal negarlo, sono io la prima a sostenerlo; ma quanto io sostengo altresì si è che siamo noi i tristi che trascuriamo i mezzi fornitici da Dio, e che quindi ci stringe più severo obbligo di fare quanto Egli c'impone. Se non vogliamo adunque diventar rei di trasgressione del primo comandamento del Decalogo, dobbiamo essere premurosi di arricchirci di tutte quelle cognizioni, le quali riguardando il nostro Creatore e Padrone e Padre, ci riscalderanno di amore per Lui. Corriamo, sì corriamo ad ascoltare la parola di Dio che ci viene amministrata dal pergamo, ma più specialmente corriamo... dove?... alla Dottrina. Sì, alla Dottrina ci verranno insegnate tutte le verità di fede, spezzate e adattate alla nostra capacità ed ai nostri bisogni in guisa tale da farcene trarre un vantaggio d'assai superiore a quanto noi possiamo immaginare. Non dico che, essendo adulti, dobbiamo scegliere a bella posta di sentirci spiegare la Dottrina come si fa coi bambini; questo se talvolta è utile per richiamarci le nozioni elementari, è ben lungi dal procurarci quell' utile e quel diletto che ci viene da una spiegazione un po' larga e minuta del Catechismo, come suol farsi a quelli che bambini non sono. So bene che non dappertutto e neppure in tutta Italia si usa fare l'istruzione della Dottrina Cristiana in modo così costante, e diciamolo pure, in modo così sminuzzato ed elevato da soddisfare anche le persone di una somma coltura, come si usa fare in Lombardia, e segnatamente in questa nostra Milano, dove S. Carlo Borromeo l'ha istituita, e dove è caldeggiata dal suo successore non solo, ma da tutti quanti hanno a cuore la cara nostra religione. So per altro che molti la trascurano col futile pretesto che essi la sanno già bene la dottrina e che non hanno bisogno di sentir ripetere dal Prete e dalle Suore quel ch'essi già conoscono a menadito; quasi la Dottrina Cristiana fosse una scienza così leggiera e superficiale da approfondirsi perfettamente in poco tempo, mentre non basta la vita di un uomo a oltrepassarne neppure la scorza senza un aiuto specialissimo di Dio. In confidenza, fanciulla cara, qual'è la tua impressione allorquando senti un idiota leggere e scrivere con fatica, e in modo che ad indovinarlo bisogna fare i massimi sforzi; che senso ti fa quand'ei ti dice d'aver studiato anche troppo, di non aver più bisogno d'altra scuola, e si crede in buona fede di saperla lunga? Press'a poco l'idiota fa a te quel senso che tu faresti ad una persona ammodo, se le dicessi di non aver bisogno di altra istruzione di Dottrina, chè già la sai bene. Per carità, guardiamoci da questo ridicolo, e pensiamo sempre che in questa scienza, come nelle altre tutte, il credersi qualche cosa è segno grande di massiccia ignoranza. Molte volte trovandoti in società avrai tu stessa verificato e constatato, che quello più trincia a destra ed a sinistra, che meno ne sa; mentre l'altro che tu vedi guardingo a pronunciare un suo giudizio, può darsi sia preso da taluno per ignorante; ma tu col tuo spirito osservatore capisci a perfezione che è molto profondo in materia, e ognuno se n'avvede quando, messo alle strette di dire la sua opinione, gli casca fuori quasi a sua insaputa e contro voglia tanto di scienza da insaccare colui che prima la faceva da talentone. Non mi dire adunque più che tu la sai tutta la Dottrina; confessa piuttosto che ti pesa lo studiarla! Io ti vorreimettere alla prova, per farti sentire che ben a ragione essa ti procurerà non solo utili cognizioni, ma vero diletto. Lo studio della Dottrina Cristiana è inanellato con tutti gli altri, in modo che chi è erudito in essa, non so come possa serbarsi ignorante nel resto. Quando tu senti spiegare, per esempio, le giornate della creazione, raro è che non senta parlare di cosmologia, della misura del tempo, della forza dei corpi. Nel sentirti spiegare le diverse interpretazioni date dai Santi Padri ai diversi passi scritturali, arricchisci la tua mente di una coltura molto vasta: mentre nell'ascoltare le prove del Cristianesimo dai una volata alla storia antica che lo ha prenunciato, ed alla storia del medio evo ed alla storia moderna che ha dapprima tentato di affogarlo nel sangue e poscia lo ha sempre perseguitato con ogni arte. In questa rivista tu vedi passare, insieme alla Dottrina, tutti gli uomini e tutti gl'imperi che l'hanno sostenuta o contrastata, e col solo ascoltare costantemente e attentamente la spiegazione di essa tu arricchisci la tua mente di vaste cognizioni e la rendi capace di un giudizio giusto ed imparziale. Se tu poi mi dicessi che assolutamente non puoi recarti alla chiesa per sentire il Catechismo, ti ripeterei quanto ti ho detto parlandoti della Messa quotidiana: se sarai tanto obbediente ed operosa da compiacere e da servire appuntino la tua buona mamma, o quegli altri superiori che ti reggono in vece sua, se hai avuto la sventura di perderla, o se hai quella di vivere lontana da lei, per fermo non ti sarà difficile ottenere questa concessione. Credi tu rari i casi che una buona figliuola riesca a forzare in certa guisa la madre o chi ne fa le veci, ad ascoltare con essa la predica e la Dottrina, ed avendo avuto volontà e forza di superare la ripugnanza e un senso (lasciamelo dire) di sciocca vergogna le prime volte, è poi riuscita a formarne una delle più care e delle più invariabili consuetudini per entrambe? Se tu poi avessi la sfortuna di trovarti in paese dove la Dottrina non si spiega, o si spiega soltanto ai fanciulli, o per circostanze insuperabili di famiglia non ti potessi recare alla chiesa ad udirla; dopo d'aver bene studiato ed approfondito il Catechismo diocesano, al quale vanno unite le benedizioni celesti e molte indulgenze, prenditi una buona Dottrina, come quella, per esempio, del milanese Raineri. Oh! vedrai a prima vista che ad ogni pagina, vorrei quasi dire ad ogni periodo, ci si trova qualche cosa che tu non sapevi, od a cui non avevi mai pensato. Il nostro Raineri non le ha stampate lui le sue Istruzioni catechistiche, le hanno stampate i suoi successori, che giustamente deploravano di abbandonare all'oblìo quelle istruzioni, le quali fatte dal pio sacerdote sul pergamo della nostra Cattedrale, trascinavano e miglioravano la folla colta che correva a sentirlo. Oh! sì, prenditi il Raineri; leggilo, studialo, meditalo, poi torna da capo, e te ne troverai contenta. Compatisci i poveretti i quali credono di saper tutto, e sanno nulla; ma tu dal canto tuo fa di non trascurare lo studio della Dottrina Cristiana, procura anzi d'invogliarne quante più persone puoi; allorchè ne avrai fatto la prova, troverai atto di vergognosa debolezza l'astenertene per paura di quello che ne dirà il mondo. Il mondo se sa che tu frequenti una scuola di letteratura, o di fisica, o di geografia, o non ti deride, o tu te ne ridi delle sue beffe; e sarà solo se frequenti la cattedra più difficile, importante e necessaria, che ti lasci prendere dalla paura? Forte delle tue convinzioni, procedi sicura nell'impreso cammino; arricchisci quanto più puoi la tua mente di cognizioni religiose, e ne avrai riscaldato il cuore di santi affetti per quel Gesù, il quale nella Dottrina che ti amministra come pane che mantiene e fortitica, ti assicura che per un giorno solo, anzi per un solo istante Egli sarà Dio giudice, ma che per tutta una eternità Egli, Dio rimuneratore, premierà la tua fede e le tue buone azioni con una felicità che non avrà mai fine, e che genio nè fantasia umana valgono ad immaginare. Animosa e costante segui fedelmente, coraggiosamente ed allegramente i miei consigli, i quali infine non sono altro se non i dettami della nostra santa religione, da Dio buono posti sulla mia bocca e nel mio e nel tuo cuore. Sì, seguili giocondamente, e nelle spinosità della vita avrai sempre un pensiero consolante, il quale addolcirà ogni tua pena, tergerà ogni tua lacrima. Quel pensiero ti dirà che ogni cosa passa, che l'anima nostra dura sola con Dio eternamente, con quel Dio che l'ha creata per farla per tutta l'eternità felice con sè in Paradiso.

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L'economia adunque è nemica della prodigalità come dell'avarizia, ed a chi a bella posta non voglia ingannarsi confondendo l'una coll'altra, non avviene sicuramente un simile abbaglio. La prodigalità benchè diametralmente opposta all'avarizia, si trova bene spesso a lei vicina, a provare la verità di quel detto che gli eccessi si toccano, ed anche, pare impossibile, ma è pur vero, perchè quella a questa conduce. La prodigalità porta l'uomo a spendere più di quanto sta nelle sue forze, e spesso senza discernimento nè misura: un tale, per esempio, ha a mala pena di che sostenere la famiglia, e col pretesto di non 35 farle mancare il bisognevole l'abitua al superfluo, l'avvezza a tutte le leccorníe, non le sa rifiutare comodi e divertimenti. Accade naturalmente che spendendo dieci, laddove non ha che cinque, che sei, che otto, è costretto a non pagare dove ha fatto dei debiti, a promettere ed a mancare, a restringere le spese anche necessarie alla famiglia, a diventare avaro con essa. La famiglia è rovesciata, rovinata; i figli cresciuti con abitudini di agiatezza non sanno adattarsi ad una vita di lavoro, quindi si ribellano, e la loro ribellione attira su di essi tutti quanti i gastighi del Signore. Poveretti, mi riempiono il cuore di vera compassione! Gesù misericordioso, abbiate pietà di essi! L'avarizia poi propriamente detta è un vizio nefando noverato tra i sette peccati capitali, che attira le vendette di Dio, e pur accumulando tesori terreni, rovina fino dal germe le famiglie che ne diventano eredi: Oh! evitiamo con ogni cura quest'orribile peccato, e per meglio evitarlo cerchiamo di conoscerlo mirandolo ben bene in faccia; quando ne avremo visto la bruttezza avremo maggior cura di schivarlo, di sfuggirlo, di odiarlo. L'avaro è crudele; egli ama soprattutto il suo denaro del quale è geloso: egli lascerebbe morire un uomo di fame anzichè privarsi di una sola moneta; ma anche staccandoci dal peggior tipo di avaro, e cercando l'avaro, per così dire, domestico, lo avaro pratico, l'avaro d'ogni giorno, noi vediamo in esso una vera durezza pei mali e pei bisogni del suo prossimo. Egli misura il pane ai servi, ai figli, a sè stesso; egli teme sempre gli venga meno quel denaro che adora, che cerca d'impiegare e che impiega realmente ad un frutto esagerato, sotto pretesto che la legge oggidì più non condanna l'usura: egli, il misero, non pensa che se l'usura è tollerata dalla legge umana, non è già tollerata dalla legge divina, da quella legge che tutela i diritti d'ognuno ed in ispecie quelli del bisognoso, dell'orfano, del pupillo... Egli trova inutile e superflua ogni spesa anche strettamente necessaria, e siccome sente ei pure il bisogno di giustificarsi dinanzi a sè stesso, e di persuadersi di non essere avaro, per una di quelle stranezze che mostrano la coincidenza dell'avarizia colla prodigalità, ma non la spiegano, profonde il suo denaro in un'opera spesso inutile o stolta, e così il risparmio accumulato con tanti sudori e con tante lacrime di povere vedove e di deserti orfanelli, serve al suo capriccio, e prova una volta di più che il peccato è irragionevole ed obbrobrioso, e che il frutto del peccato lo è del pari. Un ricco avaro che per una lunga vita aveva fatto usure e durezze d'ogni specie per accrescere il suo tesoro, privando sè medesimo dell'indispensabile alla vita, nella sua vecchiezza sciupava il suo denaro erigendo una fabbrica, senza disegno, senza architettura, senza scopo, se suo scopo non era quello d'incidervi una lapide sulla quale io stessa lessi scolpito:non adoro il denaro, ma generosamente lo calpesto. Io penso che egli si credesse in buona coscienza saggiamente economo, non avaro, e Iddio gli perdoni la sua ignoranza, gli tenga conto della buona intenzione; oh! si, Dio gli perdoni. L'economia invece è prudente ed oculata; misura con giustezza i bisogni della famiglia e li provvede. Impiega i proprj capitali ad un fruttato onesto ed in luogo sicuro, e calcolando giustamente le proprie entrate spende sempre qualche cosa di meno, poichè pensa che un dì o l'altro potrebbero diminuire o in qualche modo subire qualche avarìa, e trova quindi indispensabile aversi un qualche avanzo per riparare ai danni di un'eventuale malattia o di una qualunque disgrazia. La donna economa abitua sè ed i suoi di casa ad un vitto frugale, ad un vestiario modesto, talchè se la sventura li colpisse e la ruota girando mutasse la loro condizione, essi più facilmente potrebbero adattarsi ad una vita più ristretta e limitata, di quello che altri allevati nella grandezza o nella spensieratezza. Ma fin qui ho parlato degli obblighi, che ti ponno riguardare nell'avvenire, obblighi che tu sei tenuta a seriamente ponderare, ai quali tu devi prepararti, perchè nel loro adempimento sta una gran parte della saggezza muliebre. Ma a te pure posso e debbo parlare direttamente dell'economia, e perchè tu pure fin d'ora sei tenuta ad avertela famigliare, e per predisporti ai rovesci di fortuna, e per farteli evitare il più possibilmente. Molte volte, per un amore fosse eccessivo, i tuoi genitori hanno condisceso a circondarti di comodi, più che a te non erano dovuti, a dispendiarsi soverchiamente; ora tu devi saper far senza quelle ricercatezze che non sei certa di poter conservare. Ora sei agiata o ricca, ma un dì puoi diventar povera; con questo pensiero sempre fisso in mente devi abituarti ad una vita laboriosa e frugale, senza ricercare e tanto meno esigere quei comodi i quali aumentando la spesa, aumentano i tuoi bisogni, e quindi la tua infelicità. Io vorrei che anche le damigelle situate nella classe più alta, si abituassero á coprirsi di biancherie piuttosto grossolane ed ordinarie, non cercassero nel proprio vestiario che la decenza e la modestia, stando sempre nel vitto, nel vestire, nell'abitare ed in tutto una linea più sotto di quello porterebbe la loro condizione sociale e finanziaria. Questo servirà a mantenere una saggia economia, quindi ad ovviare un dissesto finanziario; nello stesso tempo dinoterà in esse un animo umile e gentile che ben lungi dal soverchiare gli altri, è contento di stare al disotto, memore che parola evangelica dice:gli ultimi saranno i primi. Sì, te lo raccomando ancora: abbi a cuore l'economia domestica, un'economia che più specialmente si riversi sulla tua persona, un'economia che non ti serri la mano al soccorso, ma ti presti anzi i mezzi per correre in ajuto dei bisognosi; un'economia che ti faccia amica e cara al Signore; a quel Signore che vestendo una carne come la nostra ha voluto cibarsi di povero pane, vestire povere vesti. Quand'io, aprendo il Vangelo, leggo il racconto della moltiplicazione dei pani e dei pesci, un senso d'indefinibile tenerezza m'inonda il cuore, e mi torna alla mente questa riflessione, che non posso a meno di comunicarti. Non poteva il Salvatore operando il miracolo offrire alle turbe cibi più squisiti e prelibati di quanto nol fossero pane e pesci? Non poteva almeno dare a quel pane ed a quei pesci un sapore nuovo, differente, superiore ad ogni altro sapore? Il Vangelo non dice affatto parola di ciò; resta adunque sottinteso che nostro Signore moltiplicò i pani ed i pesci nella stessa qualità dei pochi pani e dei pochi pesci che gli Apostoli tenevano in serbo; siccome ogni cosa fatta da Dio è feconda di utili ammaestramenti, così questa pure è utilissima, insegnandoci che allorchè ci limitiamo a desiderare ed a chiedere il necessario, Iddio è pronto a fare anche dei miracoli per soddisfarci. Non cercare adunque, o amica tenerissima, che il necessario; fa di contentarti di poco, di restringere quanto più puoi i tuoi bisogni, e sarai più facilmente esaudita, ed il Signore vedendoti staccata dai beni della terra, non sarà indotto a privartene; ma ajuterà anzi l'opera saggia e prudente di un'economia guidata dall'amore della giustizia e dai dettami della carità, col benedirti non solo nell' anima, ma altresì nel corpo e negli averi! Oh! ti benedica, ti benedica Iddio!

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