Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbagliati

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L'angelo in famiglia

183001
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Chi sa quante volte ad essa più che a te sarà toccata la mortificazione d'essere reputata un'ancella, e d'essere trattata come veramente lo fosse da coloro che abbagliati od ingannati dall'apparenza, non cercano un punto più in là di quanto colpisce gli occhi! Mi sovviene che un dì avendo io stessa aperto l'uscio a qualcheduno mentre ero ancora vestita da mattina, ossia di disimpegno, sono stata creduta la mia domestica, e ricordo che in quel momento non ho avuto il coraggio di dire che era io; dopo ne ho riso, s'intende, ma un po' di mortificazione l'ho ricevuta. E tu, figliuola carissima, tu che forse vanti natali più elevati de' miei, che forse unisci al tuo nome le memorie ed i fasti della storia patria, o forse quello di avi che l'hanno eternato nelle scienze o nelle arti; tu che davvero sei condannata a rappresentare la povera operaia o la poveretta che vive della carità cittadina, carità che ti vien data sovente a prezzo di umiliazione e fin d'ironia, od almeno con aria di protezione, se anzichè essere inspirata alle massime del Vangelo è inspirata alle massime del mondo, oh! quanto mi desola, mi trafigge il cuore la tua condizione! Ma la Madonna, l'abbiamo già visto, la Madonna la quale era destinata nientemeno che a divenire la Madre di un Dio, e quindi ad essere la donna più grande che toccasse nel corso dei secoli il suolo di questa terra da noi abitata, si è trovata come te in questa condizione; dunque è segno che in essa la umiliazione è soltanto apparente; dunque è segno che in essa risiede invece la vera grandezza; dunque è segno che Iddio vuole da te le virtù ed i meriti della dama, unite insieme e compenetrate con quelle dell'artista, dell'operaia, dell'artigiana, della poveretta; dunque è segno che Egli ti prepara una doppia corona, dunque... Su, coraggio! amica mia, tu vendi l'opera tua per acquistarti un pane; ma ciò non ti disonora, ti onora anzi, poichè mostra al mondo ed a te stessa che nata nell'opulenza, non sei nata all'ozio e all'infingardaggine... Su, coraggio! amica mia, non sei sola a subire una prova così dolorosa; guardati attorno e vedi quanti e quante la dividono teco; chiedi il nome di coloro che muovono per la città nei più sontuosi equipaggi, e ti soneranno all'orecchio nomi di persone nuove, di persone che jeri o poco addietro erano i servi, gli operai o gli agenti della tua stessa casa. Però non imprecare la sorte; questa è la sorte comune, e se tu disseppellisci le memorie del passato, troverai che della tua famiglia è stato pure altrettanto. I Medici di Firenze non erano in origine mercanti di droghe, ed i Visconti di Milano, se non erro, non erano forse contadini? La ruota gira, tutto ritorna, e tu sei tornata all'antica origine per far risorgere coloro che hanno preso il tuo posto... Non imprecare; Dio sa il perchè di tutte le sue opere; non cade foglia che Iddio non voglia, e nol voglia per santissimi fini! Niente avviene all'infuori di te, intorno a te e dentro di te ch'Egli non l'abbia prima bilanciato nella sua giustizia e nella sua misericordia. È scarso il pane che ti procura il lavoro d'ago, il lavoro dell'ingegno, la prestazione istessa dell'opera tua personale? Pensa alla Madre del Signore cui era negato un albergo, e cui fu forza ricoverare in una stalla per vedervi nascere il sospirato da tutte le genti; pensa al Salvatore ed al Padrone del mondo che non possedeva neppur tanto da posarvi la stanca testa; pensa che a Lui pure mancò assai volte il necessario, che Egli pure volle ricevere la limosina dalle pie donne che lo seguivano. Come, ricevette limosina il Dio del cielo e della terra? No, non era limosina, perchè tutto quanto esisteva era suo; ma Egli volle dipendere dall'altrui generosità, vivere di ciò che gli prestavano gli altri, quando negli anni della sua predicazione non poteva più impiegarsi a guadagnare il suo pane nel mestiere del fabbro, mestiere riservato all'erede di David re e profeta! Su, coraggio, poveretta; forse un dì toccherà a me pure la stessa sorte che ora opprime te; forse la mia sarà peggiore della tua, e mi tornerà fatica trovare chi ricoveri ed alimenti i miei vecchi giorni, se ad essi sarà riserbata la povertà e l'amarezza. Ma a che affliggerci, a che scoraggiarci? Un Dio di amore, un Dio misericordioso sempre anche nell'esercizio della sua giustizia, pensa e provvede a te ed a me. Colui che provvede di nido, di cibo e di piume l'augello il quale non ha ragione, non ha coscienza, non ha un'anima fatta ad immagine sua, lascerà senza tetto, senza alimento e senza veste l'opera sua più bella in sulla terra? Questo timore sarebbe colpevole, anzi sacrilego, e noi non lo vorremo commetter mai, mai finchè il sole risplendendo coi suoi raggi ci ricorderà il vero Sole dell'esistenza; finchè la terra nascondendosi lungamente in grembo il seme, produrrà i suoi frutti a dimostrarci che vi ha un Dio che la feconda, anche quando pare averla posta in oblio. Lavora, lavora, pensa al duplice premio che il Signore ti riserva, ed in allora la mano correrà pronta e sicura, la mente sarà sorretta e rinvigorita, il cuore sollevato e confortato. Se vi hanno dei tristi che ti guardano con ischerno, con dispregio, non ti devi affliggere che per essi, appunto perchè sono tristi o ignoranti; i buoni, tutti i buoni, e perfino quei cattivi che non hanno rinunciato ad un po' di sentimento, ti guardano con rispetto, e non sanno vedere in te che una signora divenuta poveretta di mezzi, di averi, ma ricca tuttavia per le doti dell'animo e la vigoria della volontà, che più forte delle istesse sventure non solo le sopporta, ma le scongiura, piegandosi a quanto non era usa di fare, ma che oggi le torna opportuno o necessario. Allora soltanto tu meriteresti d'essere disprezzata se ti ribellassi a fare quanto porta la tua nuova condizione; se, decaduta di mezzi di fortuna, ti sforzassi e tentassi sostenerti colla menzogna, col porti a ridosso degli altri, ovvero facendo dei debiti: ma finchè cerchi tu stessa scongiurare la miseria coll'operosità, quella non farà che renderti più cara a Dio, più buona, più perfetta. Il mondo ti volgerà uno sguardo di compassione, non t'oblierà, ne convengo; ma chi, penetrate dall'amor stesso del Signor nostro, ravviserà in te l'opera sua provata al crogiuolo della sventura, riscontrerà nel tuo cuore tutta intera la grandezza dei tuoi natali, anzi ne incontrerà una ben più grande; ti amerà, si inchinerà a te davanti, e benchè ti veda poveretta, ti riconoscerà e ti riverirà signora, ancorchè priva di beni di fortuna. La mammoletta è sovente calpesta e trascurata da piede profano; ma ciò le toglie forse alcunchè della sua vaghezza, della sua fragranza? Giovinetta dal cuor gentile la cerca invece con amore fra l'erba e sull'erta, ne ammira il vago lavoro, ne deliba l'olezzo soave, la coglie e con mano tremante posandosela sul seno le parla: potess'io come te viver povera e nascosta, per poter come te spandere intorno il profumo delicato che delizia e ricrea! Ebbene, consolati, povera signorina, come la mammola tu spandi intorno l'olezzo di tue virtù; più della mammola è delicato e gentile il tuo calice, il cuore; più di lei appari modesta e sei preziosa a chi ti circonda, ed ammira in te i pregi riuniti della signora e della poveretta! Iddio veglia su te con un amore tutto speciale. O mia figliuola, coraggio, fiducia ed amore! 38

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