Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbagliati

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La Colonia felice: utopia lirica (terza edizione)

663213
Dossi, Carlo 1 occorrenze
  • 1879
  • Stab. Tip. Italiano DIRETTO A L. PERELLI - Ditta Libraria di NATALE BATTEZZATI
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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Si ripèscan dal sonno i più al fondo, e da ogni parte vedi occhi abbagliati, bocche oscitanti, andature allacciate. Si squarcia il vergine suolo; colà, piantoni, ramoruti e frondosi, rovìnano sotto la scure, e quà si riàlzano nudi; ecco, in brev'ora, un gran tetto, e sotto al tetto, accatastata ogni roba. E, intanto, si ripigliàvano i fuggiti buòi dal tintinnante sonaglio e gli agnelli dal lamentoso belìo, sparsi per la campagna, o meglio, tornàvano essi spontaneamente al lor laccio; chè abitùdine lunga fà dello stesso servire un bisogno. Naque, allora, un bisbiglio, che propagàndosi divenne grido: la divisione, la divisione! - E la divisione incominciò e compissi con meno litigi di quanti ne preannunziava. Dal mangiaticcio all'infuori, che si trovò di serbare in comune, il rimanente, armi, àbiti, attrezzi, tutto fu scompartito. Le idèe di mio e di tuo, confuse assài in que' capi, rispetto alla roba degli altri, facèvansi, rispetto alla propria, di una maravigliosa chiarezza. E la concordia parèa ristabilirsi. Quand'ecco, Giorgio il Rampina, un grassoccio dalla cute rosea e splendente, dalla testa calva e dagli occhi libidinosi, dire con una mòrbida voce: non è ancor tutto diviso ... - e accarezzarsi coll'ìndice e il pòllice il mento. Ma Tecla la Nera, piantàndogli in faccia due sguardi, che èrano stilettate, e accennando a sè stessa, esclamò: noi non siam roba! - Rispose con acrèdine Aronne: tu sarài, o sfrontata, quanto vorremo noi ... o piuttosto ... io. - Tu? ... perchè tu? - Perchè sono uomo io, e tu donna; perchè io comando e tu devi obedire. - Comandi? - entrò a chièdere Gualdo sardonicamente - comandi a chi? - A lei ... a tè ... - fe' il Letterato, sbilurciando ai compagni; e con audacia: a tutti. - E chi lo dice? - tornò a dimandare il Beccajo, strascicando la voce. Saltàrono in piedi otto o dieci ribaldi, battendo i calci delle lor carabine, e gridando: noi! - E allora ... all'inferno voi ... lui ... tutti! - eruppe il Beccajo - Tu il capo? tu? ... Soppiattone! - Io sono il più forte ... - Pah! - sclamò Gualdo con un scoppio di risa - il più forte! ... Vedi là! - e snudò, distendèndolo, un braccio in cui guizzàvano mùscoli, che gli avrèbber concesso di fare alle pugna col michelangiolesco Mosè. Ma il Letterato sorrise beffardamente: - La forza dell'uomo è questa - disse, e toccossi la fronte. - Sei un aristòcrata! - fece il Beccajo, sputando a terra con sprezzo. - E tu un mascalzone! - ribattè l'altro. - E, se vuòi, te lo scrivo ... Scrivi tu, se lo puòi. - Carta sporca non val la pulita - sentenziò arrogante il Beccajo. - Vale - rimbeccò il Letterato - quando è sporca di un mille. Chè io non ho mai fatto la birba per meno. Non come tè, stolto. Tu che scannavi un cristiano per guadagnarti un grappino ... Poh! - Ma almanco scannavo. Il sangue lava lo schifo dal furto. Tu non avesti mai tanto cuore ... - Cuore? ... Gran che per averne! ... Ma un uomo io lo stimo quanto insaccoccia. L'ànima umana stà nella borsa. Vuota la borsa, addìo ànima! ... - Non dottorare! - avvertì, minaccioso, il Beccajo. - Ed io - continuò a gonfie vele Aronne, fastoso di sua goffìssima astuzia, ch'ei reputava sapienza - tal quale mi vedi, la ho accoccata ai meglio avveduti. - Gli è fra le quattro pareti, non sulle strade postali, che sfavilla l'ingegno. Io non ho mai stesa la mano che in guanti ... - Ma paurosamente, l'hai stesa - Gualdo ritorse - come avessi creduto di fare del male! ... Mendicante ladro, che non avevi coraggio di mètter la firma alle tue lìvide azioni e lavoravi alla muta e tremavi nell'ombra! Di tè non si seppe che quando fosti in bujosa. Mè, invece, conoscèvano tutti. Il mio nome stava, tant'alto, in ogni crocicchio, sotto quello del Rè. Chi lo leggeva, imbiancava ... - Bravo, ma e intanto? Intanto che il figliuol di mia madre era onorato, ringraziato, baciato da quelli stessi ch'egli tingèa, tu fuggivi chi ti fuggìa, arso di rabbia e di fame ... - Ma spargendo il terrore - interruppe il Beccajo - Io stancài la sbirraglia. I zaffi perdèvano volontieri le traccie mie. Dietro a me si sguinzagliò un reggimento; non, come a tè, fu informaggiata una tràppola. Nè, come tè, mi arresi a un pezzo di carta. Non mi arresi a nessuno, io: mi si pigliò, grondante del mosto mio e del loro. Dillo tu, Nera, se mento! Ed io non ho cantato compagni, come tè. Non mi si avrebbe potuto strappare un sol nome colle tanaglie! ... Nè ho fatto gli occhietti umidicci ai giurati, nè ho chiesto perdono ... Tutti li ho stramaledetti, io, tutti! ... Vedi là! - e Gualdo atteggiossi superbamente, e lo sguardo di lui esigeva l'applàuso. Umanità vanitosa, che, non potendo della virtù, ti glorii del vizio! Senonchè, Aronne, ghignando: - Vera ricetta, la tua, per raddoppiarsi la pena! - Che tu temevi, e non io! - ripicchiò inviperito il Beccajo. - Al boja, con tè, non era d'uopo la raspa! ... E voi - (ciò, alla sospesa ciurmaglia) - obedireste a quel vile? ... Chiodra Non vi fidate! Io lo conosco da lunga mano. Non vi fidate di quel suo obliquo pezzuolo inzuccherato di adulazione ... V'imbroglierà tutti quanti. Io no. Io vi potrèi anche freddare, ma intrappolarvi, giuraddìo! mai. - E Gualdo taque, attendendo; ma, come non venne risposta: tutti degni di lui! - disse - Non vi temo. Il leone non teme la volpe. Chi stà colla volpe? ... Chi stà col leone? ... - Col leone! - gridò entusiasta la Nera, e gli gittò al collo le braccia. - Col leone! - ripetè Mario il Nebbioso, e gli strinse la mano. Era Mario un giòvane diciassettenne, pàllido, dai negri, lunghi e ondati capelli e dal profilo purìssimo, ma aggrondato le ciglia, schernitore le labbra. - Ed io! ed io! - acclamàrono quattro o cinque altri fra i più scapigliati, e due o tre donne meno scarse di sangue, attruppàndosegli intorno. Anche il mastino passò dalla sua. Ma la più parte continuava a tenere dal Letterato. La maggioranza stà colla paura, e siccome il diritto segue la maggioranza, il diritto, stavolta, dovèa dirsi di Aronne. - Avanti! - sbraitava la Nera, per niente atterrita, alto-brandendo un'accetta - Quà, baldracche, coraggiose sui letti! ... Avanti, tu, Smorta! annegatrice del bimbo per vendicarti dell'uomo ... Mè pure hanno tradita, ed uccisi, ma avessi avuto dal traditore un figliuolo, vivrebbe ancora col padre. Avanti, Maga! biascia-castagne e schiaccia-limoni, che santocciavi su e giù per le chiese a canzonare il Signore e a spogliar la Madonna degli ori ... quelli ori che io, invece, le ho appesi dal collo di una rivale strozzata ... Avanti, tu, Arciduchessa! maestra d'aborti, che furavi alla vita chi non era ancor nato ... Anch'io ne ho gelati, e parecchi, ma èrano uòmini e forti. Avanti, tu, Serva! che vendevi i tuòi baci per denaro e per schiaffi ... Io pure ne prodigài, ma, ai baci i baci, e agli schiaffi le pugnalate. Con tutte voi, è fin troppo una pantòfola smessa. Avanti, zambracche! - Avanti! - urlò Gualdo, afferrando il suo vuoto fucile e volteggiàndolo in aria come un randello - A cui puzza la vita, avanti! -

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