Anche lei era abbagliata dalla divisa e dai luccicanti bottoni di rame e dalla daga e dal kepì che Zitu portava con aria spavalda. E stava ad osservare sottecchi, fingendo di non essersi accorta di niente. Tanto più che don Franco, a cui Zitu continuava di tratto in tratto a regalare buoni bicchieri di vino, ora dal Patacca e ora dallo Scatà, si espandeva in grandi elogi di quel bravo figliuolo, fior di galantuomo, che rispettava tutti e si faceva rispettare da tutti! Per ciò Benigna e donna Sara cascarono dalle nuvole la sera che don Franco, tornato a casa tutto accigliato, prima di cavarsi il cappello e di posare la mazza nel solito angolo, esclamò quasi con un grugnito: - Qui non ci deve più venire nessuno! Quel nessuno, si capiva, era Zitu. - Perchè? Che cosa significa? - osò di domandare donna Sara. - Significa che voi siete una stupida e costei una civetta! Significa che io non voglio gente tra' piedi, in casa mia. Non sono padrone, forse? E sbatacchiò all'angolo la mazza, che cadde per terra.
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