Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbagliata

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Scultura e pittura d'oggi. Ricerche

265876
Boito, Camillo 2 occorrenze
  • 1877
  • Fratelli Bocca
  • Roma-Torino- Firenze
  • critica d'arte
  • UNIFI
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Per quella sua maledizione di cercar cose nuove s’è perduta la storia maravigliosa di Niccolò Piccinino, che egli aveva già bene tirata innanzi con certa sua imprimitura di gesso, pece greca, olio di linseme e biacca alessandrina; s’è anche quasi perduto il famoso Cenacolo a Santa Maria delle Grazie, il quale già nel 1566 era, come dice il Vasari, una macchia abbagliata, ed ora più che vederlo, s’indovina. Anche in ciò, Paolo Veronese aveva ragione di non prender tante cose in considerazion. Forse dice bene il Couture, in un suo volume intitolato: Méthode et entretiens d'Atelier, dove, parlando del modo di colorire, non raccomanda altro che: Simplicité dans la composition du ton, franchise dans Vexécution. Spiega come non si debbano mischiare insieme più di tre colori: ad impastarne un numero maggiore la mestica perde in corpo e in elasticità, diventa vischiosa, non aderisce bene all’imprimitura, si asciuga difficilmente, e tira a crescere e ad annerire. Loda il sistema delle velature; ed afferma che operando con queste avvedutezze la pittura riesce inalterabile, che è dir troppo. Ad ogni modo, basta aver visto dipingere da varie mani per convincersi che il novanta su cento dei danni della pittura ad olio viene dalle sudicerie e dalle impiastricciature, che l’artista, incerto nel pensiero e nella forma, fa subire alla sua povera tela.

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I soli del passato fiammeggiano nelle sue mura; il lucignolo o, se vi piace, la torcia a vento della società d’oggi, mentre sarebbe miseramente abbagliata da quei soli, un po’non di meno giungerebbe ad affumicarli. A chi vi dicesse di buttar giù i ruderi delle Terme di Caracalla, rispondereste legandolo per matto furioso; lasciate dunque in piedi un Governo, che è oggetto da gliptoteca, che è moneta da gabinetto numismatico, ma che giova al carattere della città, mostrando sparuto, è vero, e pure abbastanza evidente il riverbero di una sua bella epoca già molto lontana. Siete pittore prospettico: badate almeno alle macchiette. La prima volta che io entrai nella chiesa di San Giovanni in Laterano, mentre stavo guardando alla prosopopea di quei pilastri e di quelle arcate del Borromini, un cardinale con la testa alta, il portamento altero, l’occhio scintillante, usciva dalla sagrestia, seguito in atto di riverenza servile da uno stuolo di canonici e abati e chierici e servidorame in livrea gallonata. La chiesa, che nel totale mi era parsa goffa ed insulsa, diventò di botto, per merito di quelle figure, cosa tutta diversa. Il rosso, il pavonazzo, il nero, il bianco fecero brillare le tinte uggiose dell’architettura, fecero vivere le linee delle colonne e delle trabeazioni. Niuno meglio di voi può sapere come un colpo di colore trasmuti una scena, come un tono rinnovi un quadro. Voi mi volete interrompere per dire, l’indovino, che senza il Governo dei Papi i preti potrebbero starci a ogni modo. È vero; ma ciò che mi piaceva nel cardinale di San Giovanni in Laterano, ciò che lo accordava sì bene ai dodici apostoli colossali del Le Gros e del Rucconi, non era tanto la sua porpora, quanto quella sicurezza sdegnosamente cattolica, quell’incesso da principe orgogliosamente modesto, che non possono rivelarsi senza la coscienza e l’esercizio del proprio potere.

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