Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbagliare

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CHI VUOL FIABE, CHI VUOLE?

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Capuana, Luigi 1 occorrenze

Lo videro appoggiarsi con le spalle alla parete; videro farsi un grande spacco dietro, di lui, e uscirne tale Splendore da abbagliare gli occhi. Fu un istante; la parete si richiuse. L'omo senza braccia era sparito, e il vecchio insieme con esso. Trascorsero parecchie ore di ansiosa aspettazione. Tutta quella gente non rifiatava. Si guardavano negli occhi interrogandosi. La mamma dell'omo senza braccia pareva istupidita da quel che aveva udito e visto. Con gli sguardi fissi verso il fondo della grotta, ripeteva sottovoce: - Figliuolo mio! Figliuolo mio! Tutt'a un tratto, la parete cadde giù e la folla si precipitò dentro le grotte che si internavano nelle viscere del monte in lunghissima fila illuminate da debole luce. Dapprima a tutti era parso di non vederci bene per la mezza oscurità. Poi la delusione fu immensa; quelle pareti che dovevano essere incrostate di oro e di pietre preziose erano rozze, affumicate, coperte qua e là di un po' di muschio verde, giallo, rossiccio che non poteva illudere nessuno. - E l'omo senza braccia? - Sarà in fondo, in fondo. Il tesoro è là certamente. Ne avrà già preso possesso. Ma più andavano innanzi e più la delusione cresceva. Nella grotta in fondo, neppure quel po' di muschio alle pareti! Rozzi massi sporgenti, buche fonde, e suolo umido e scivoloso ... - E l'omo senza braccia? E le pietre preziose del tesoro? - Sarà laggiù in fondo; il tesoro è là certamente. Ne avrà già preso possesso. E allora, proprio di laggiù, in fondo in fondo, videro avanzarsi l'omo ... non più senza braccia. Ne aveva due e le agitava trionfalmente, folle di gioia, e le gettava al collo di sua madre, stringendosela forte al cuore. Eran proprio le braccia che la Strega aveva segato a quell'altro. - E il tesoro? Il tesoro? - É questo: due belle braccia per lavorare! Avrebbe voluto abbracciare gli altri, ma tutti gli voltarono le spalle. - Tante spese, tante cure ... Ed era finita così! Chi la vuol cruda, chi la vuol cotta; Chi non la vuole me la riporti.

SI CONTA E SI RACCONTA - Fiabe Minime

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Capuana, Luigi 2 occorrenze

Ma, quale non fu la loro maraviglia vedendo seduta accanto al Reuccio una giovinetta così bella da abbagliare gli occhi che la guardavano? Aveva in testa un diadema di perle e diamanti, seguo evidentissimo che era di sangue reale. In quel momento si sentì dalla piazza la voce tonante dello zoccolaio: - Passa lo zoccolaiooo! Donne, lo zoccolaiooo! E immediatamente il raglio dell'asino: - Ah! Ah! Ah! Il Re mandò subito un servitore che lo invitasse a salire su. Ora che aveva visto il portento di quella Reginotta non ce l'aveva più con lui, ed era curiosissimo di aver spiegato il mistero dello zoccoletto di argento. Ma lo zoccolaio era già sparito, e nessuno seppe dire che via avesse presa. Fatto a posta pel Reuccio! Fatto a posta pel Reuccio! - ripeteva spesso il Re. E morì senza aver saputo il mistero dello zoccoletto d'argento. Stretta la via, larga la foglia, Ne dica un'altra, chi n'ha la voglia!

La vecchia picchiò con la punta del bastone nel muro di faccia, e il Reuccio si sentì abbagliare gli occhi dalla vivissima luce che rischiarava la fila di stanzoni dilungantesi fino in fondo, a perdita di vista. Si presentarono tre giovani donne, una più bella dell'altra. - Io ripulisco. Comandi! - Io cucino. Comandi! - Io sprimaccio. Comandi! Il Reuccio passò oltre. Gli pareva di risognare il sogno di quella notte, e cercava ansiosamente con gli occhi la bellissima addormentata sul lettino d'oro e diamanti. La vecchia dietro a lui. - Reuccio, che volete? Che cercate? - Cerco il tesoro che in custodia avete. - Io tesoro non ho, voi v'ingannate. - Dunque la bella che sognai voi siete. Botta e risposta. Tutt'a un tratto si fece buio. Dopo pochi momenti, una luce azzurrognola cominciò gradatamente a rischiarare gli stanzoni, e il Reuccio si vide davanti l'addormentata più bella della luna e del sole; ma non pareva di carne e di ossa: pareva fatta d'aria e di luce, senza consistenza. - Ecco il tesoro che cercavo! E pareva anche come riflessa in uno specchio. Il Reuccio si voltò ... e che vide? Vide la vecchia ritta in piedi, che formicolava per tutta la persona. La pelle del viso si stirava, si coloriva, i capelli si agitavano al pari di tanti serpentelli e buttavano giù le scoglie, diventando biondi, di oro filato; i cenci che le coprivano il corpo prendevano aspetto di stoffe tramate d'oro e di argento e si adattavano maravigliosamente alla snella persona. - Fate la carità a una povera vecchia! Fate la carità! E stese la mano. Il Reuccio si levò da un dito il più ricco degli anelli che portava, e glielo diede. La bellissima giovane lo buttò sdegnosamente per terra, e riprese a dire: Fate la carità a una povera vecchia! Fate la carità! Il Reuccio, mortificato, si levò dalle dita tutti gli anelli che portava, e glieli mise nel palmo della mano. La bellissima giovane li buttò sdegnosamente per terra, e riprese a chiedere. - Fate la carità a una povera vecchia! Fate la carità! Il Reuccio si sentì mancare il cuore, e istintivamente ficcò le mani nelle tasche. In una di esse trovò un vecchio soldo, tutto incrostato di pàtina. Esitò un momento, vergognandosi di non aver altro; poi glielo porse, dicendo: Più bella della luna, Soldo della fortuna! Più bella assai del sole Soldo che vale un cuore! - Grazie, Reuccio! Ora è rotto l'incanto. E la bellissima donna, più bella della luna e del sole, baciò il vecchio soldo e se lo nascose in seno. Si ripresentarono le tre giovani donne. - Reuccio, ho ripulito! - Reuccio, ho cucinato! - Reuccio, ho sprimacciato! Il Reuccio era così sbalordito di quel che avea visto e vedeva, da più non distinguere se era sveglio o se sognava. Non ricevendo nessun ordine le tre giovani donne sparirono. Ed egli intanto stava ad ascoltare quel che confusamente gli arrivava all'orecchio. Era la storia d'una Fata, che si era finta vecchia e povera e avea chiesto l'elemosina a una Reginotta ancora bambina. La Reginotta, per scherzo, le avea dato un vecchio soldo tutto incrostato di pàtina, e la Fata le aveva buttato addosso il malefizio di stentare settant'anni la vita, chiedendo l'elemosina, fino a che non fosse andato a trovarla un Reuccio e non le avesse regalato un vecchio soldo uguale a quello. Non doveva mai prendere in elemosina un soldo; altrimenti - non si lusingasse! - era finita per lei. E per ciò ella avea sempre rifiutato: - Questo no, grazie! Non posso accettarlo. - Perché? Non è mica falso. - Perché! E si allontanava, senza aggiunger altro, quasi quel soldo le mettesse paura. Il malefizio si era rotto; ma per impedire che ricominciasse, bisognava che tutti e due andassero, a piedi, fino alla grotta della fata Cattiva, facessero un profondo buco davanti la grotta e vi seppellissero quel misero vecchio soldo, senza che nessuno se ne accorgesse, né uomo, né animale della terra, né uccello dell'aria. Così aveva suggerito la buona Fata, sua madrina, che aveva potuto aiutarla in questi ultimi anni. - Andiamo, dunque? Non bisogna perder tempo. - Andiamo! - rispose il Reuccio ancora sbalordito. E si trovò di nuovo nel tugurio, vestito da contadino, come vi era entrato, e avea davanti la vecchia curva, coi soliti cenci, e che si reggeva col bastone. Le vicine li videro uscire di buon mattino. - Buon giorno, comare! Buon giorno, comparetto! Ne avevano paura, e volevano ingraziarseli. La vecchia e il Reuccio presero la strada dei campi. Cammina, cammina, si trovarono in mezzo a un bosco, dove non era traccia di sentìero. - Buona Fata mia madrina, apriteci un sentìero voi E i rami delle piante e gli arbusti si ritraevano, si slacciavano davanti ai passi della vecchia e del Reuccio. Più in là, ecco tanti massi, grossi e piccoli, ammonticchiati da impedire il cammino. - Buona Fata mia madrina, apriteci una strada voi! E i massi, grossi e piccoli, si muovevano, si ammucchiavano ai lati, lasciando passare liberamente la vecchia e il Reuccio. - La grotta! La grotta! S'inginocchiarono davanti alla bocca di essa, chiusa ermeticamente con un macigno, e cominciarono a scavare. Si accostò un uomo: - Che fate? - Niente: ci divertiamo a smuovere un po' di terriccio. - Bel divertimento! Da grulli! E, dopo di esser rimasto un pochino a guardare, andò via. Poco dopo, comparve una capra che belava quasi cercasse il figlio smarrito. Più il Reuccio la cacciava via, e più essa tornava addietro a belare e a guardare. Finalmente se n'era andata! Ma appena il Reuccio avea ripreso a scavare, ecco una grand'aquila, che cominciò a roteare sopra di loro, squittendo, e pareva li minacciasse. - Aquila forte, - le gridò la vecchia - più in là c'è una capra per te; non lasciartela sfuggire. Sembrò che l'aquila avesse capito. Si allontanò a volo spiegato, e la vecchia e il Reuccio ripresero a scavare celermente. La buca era fonda; il braccio del Reuccio non poteva arrivare più giù. La vecchia trasse dal petto il vecchio soldo e ve lo buttò dentro. Il Reuccio la riempì col terriccio cavatone, che la vecchia calcò con le mani e con la punta del bastone. Il Reuccio, all'ultimo, vi sovrappose una zolla coperta di erbacce; nessuno avrebbe potuto indovinare che fosse stato scavato là sotto.Si affrettarono a ritornare. Le vicine li attendevano, affacciate alle finestre, davanti alle porte delle case e delle botteghe; e, come li videro: - Buon giorno, comare! Buon giorno, comparetto! Ne avevano paura e volevano ingraziarseli. Figuratevi, poi, la loro gran maraviglia, quando preceduti dalle guardie di palazzo, accompagnati dai Ministri e dalle dame di Corte, arrivarono il Re e la Regina in grandi carrozze di gala, e si fermarono davanti a la porta del tugurio della vecchia! Chi li aveva avvertiti? Non si è potuto mai sapere ... Ormai, importa soltanto di sapere che il Reuccio e la non più vecchia ma bellissima Reginotta divennero sposi, vissero felici e contenti ... E noi tiriamo la vita coi denti!

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