Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbaglia

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Vizio di forma

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Levi, Primo 1 occorrenze

Se l' aurora mi abbaglia, ed io voglio chiudere gli occhi, e gli occhi mi si chiudono, non ho io chiuso gli occhi? Ma se mi occorre staccare il ventre dalla madre terra, se lo voglio staccare, ed esso nei millenni si stacca, ed io non ho più strisciato ma ho camminato, non è questa opera mia? Io sono il fabbro di me stesso, e questo è il mio diario. _ 10*. Ieri l' acqua è scesa di altri due millimetri. Non posso mica restare in acqua in permanenza: questo l' ho capito da un pezzo. D' altra parte, attrezzarsi per la vita aerea è un lavoraccio. Si fa presto a dire: "allénati, vai a riva, introfletti le branchie": c' è una quantità di altri impicci. Le gambe, per esempio: bisognerà che me le calcoli con dei buoni margini di sicurezza, perché qui dentro io non peso niente o quasi, anzi, per meglio dire peso quanto voglio, ma una volta a riva avrò tutto il mio peso da amministrare. E la pelle? _ 10*. Mia moglie si è messa in capo di tenersi le uova in corpo. Dice che sta studiando il sistema di allevare i piccoli in una qualche cavità del suo stesso organismo, e poi, una volta che siano autonomi, di metterli fuori. Ma non se la sente di separarsi da loro così, tutto ad un tratto: dice che soffrirebbe troppo, e che ha in mente un alimento completo, zuccheri, proteine, vitamine e grassi, e conta di fabbricarlo lei stessa. È chiaro che dovrà limitare di molto il numero dei piccoli, ma mi ha fatto capire che, a suo parere, sarebbe meglio avere cinque o dieci figli invece che dieci o centomila, però allevarli a dovere, fino a che se la sappiano cavare veramente. Si sa come sono le femmine: quando si tratta dei piccoli, non intendono ragione; per loro si butterebbero nel fuoco, o si lascerebbero divorare. Anzi, si lasciano proprio divorare: mi hanno parlato poco fa di un coleottero del tardo Permiano; ebbene, il primo alimento delle larve è proprio il cadavere della madre. Spero che mia moglie non si abbandonerà a certi eccessi, ma intanto questa faccenda, che lei mi va raccontando un pezzo alla volta per non scandalizzarmi, a conti fatti viene a valere poco di meno. Stasera mi ha annunciato che è riuscita a modificare sei ghiandole epiteliali, e a farne uscire qualche goccia di un liquido bianco che le sembra adatto allo scopo. _ 5x10*. Siamo approdati: non c' erano molte scelte, il mare è sempre più freddo e salato, e poi si sta riempiendo di bestie che non mi piacciono tanto, pesci coi denti, lunghi più di sei metri, e altri più piccoli, ma velenosi o molto voraci. Però, mia moglie ed io abbiamo deciso di non tagliarci i ponti alle spalle: non si sa mai, forse un giorno ci potrà fare comodo ritornare in acqua. Così, io ho pensato bene di conservare lo stesso peso specifico dell' acqua di mare, per il che ho dovuto ingrassare un poco per compensare il peso delle ossa. Ho anche cercato di mantenere il plasma alla stessa tensione osmotica dell' acqua marina, e press' a poco con la stessa composizione ionica. I vantaggi, anche mia moglie li ha riconosciuti: quando facciamo il bagno per lavarci o per tenerci in esercizio, galleggiamo senza difficoltà, possiamo immergerci senza sforzo, e la pelle non ci si raggrinza. A stare all' asciutto, c' è del buono e del meno buono. È più scomodo, ma anche più divertente e più stimolante. Per la locomozione, posso ben dire che si tratta ormai di un problema risolto: ho provato prima a strisciare sulla sabbia come quando si nuota, poi addirittura ho riassorbito le pinne, che mi davano più noia che altro. Poteva andare, ma non si raggiungevano velocità soddisfacenti, ed era difficile spostarsi per esempio sulla roccia liscia. Per ora, cammino ancora strisciando sul ventre, ma conto di farmi qualche gamba fra poco, non so ancora se due o quattro o sei. Più stimolante, dicevo: si vedono e si sentono più cose, odori, colori, suoni; si diventa più versatili, più pronti, più intelligenti. È proprio per questo che terrei molto a portare un giorno o l' altro la testa eretta: dall' alto si vede più lontano. Poi ho anche un progettino che riguarda gli arti anteriori, e spero di potermene occupare presto. Quanto alla pelle, ho dovuto constatare che è troppo corta per poterla usare come organo di respirazione: peccato, ci contavo. Ma mi è riuscita molto bene ugualmente: è morbida, porosa e insieme quasi impermeabile, resiste magnificamente al sole, all' acqua e all' invecchiamento, si pigmenta facilmente, e contiene una quantità di ghiandole e di terminazioni nervose. Non credo che mi occorrerà più cambiarla, come facevo fino a poco tempo fa: non è più un problema. Dove invece il problema c' è, e grosso, e balordo, è nella questione della riproduzione. Mia moglie fa presto a dire: pochi figli, gravidanza, allattamento. Io cerco di assecondarla, perché le voglio bene, e poi perché il grosso del lavoro tocca a lei: ma, quando ha deciso di convertirsi al mammiferismo, non si è certo resa conto dello sconquasso che stava combinando. Io gliel' avevo detto: _ Fai attenzione, i figli a me non importa che siano alti tre metri, né che pesino mezza tonnellata, né che siano capaci di stritolare coi denti un femore di bisonte: io i figli li voglio coi riflessi pronti e i sensi bene sviluppati, e soprattutto svegli e pieni di fantasia, che magari col tempo siano capaci di inventare la ruota e l' alfabeto. Così dovranno avere il cervello un po' abbondante, e quindi il cranio grosso, e allora come faranno a uscire quando sarà il momento di nascere? Finirà che partorirai con dolore _. Ma lei, quando ha un' idea in capo, non c' è santi. S' è data da fare, ha provato diversi sistemi, ha fatto anche fiasco diverse volte, e alla fine ha poi scelto la soluzione più semplice: si è allargato il bacino (adesso ce l' ha più largo del mio), e il cranio del ragazzino lo ha fatto molle e come snodato; insomma, magari con qualche aiuto, a partorire adesso se la cava, almeno nove volte su dieci. Però con dolore: in questo, lo ha ammesso anche lei, ho avuto ragione io. _ 2x10*. Caro diario, oggi l' ho scampata bella: un bestione, non so come si chiami, è uscito da una palude e mi ha rincorso per quasi un' ora. Non appena ho ripreso un po' di fiato, mi sono deciso; in questo mondo è imprudente andare in giro disarmati. Ci ho pensato su, ho fatto qualche schizzo, poi ho scelto. Mi sono fatto una bella corazza di scudi ossei, quattro corna sulla fronte, un' unghia per dito, e otto spine velenose in cima alla coda. Voi non ci crederete, ma ho fatto tutto soltanto con carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto, oltre a un pizzico di solfo. Sarà una mia fissazione, ma non mi piacciono le novità, in fatto di materiali da costruzione: i metalli, per esempio, non mi dànno affidamento. Forse è perché non so tanto bene la chimica inorganica: mi trovo molto più a mio agio col carbonio, i colloidi e le macromolecole. _ 10*. A terra, fra le tante novità, ci sono le piante. Erbe, cespugli, alghe, alberi alti trenta o cinquanta metri: tutto è verde, tutto germoglia e cresce e si squaderna al sole. Sembrano stupide, eppure rubano l' energia al sole, il carbonio all' aria, i sali alla terra, e crescono per mille anni senza filare né tessere né scannarsi a vicenda come noi. C' è chi mangia le piante, e c' è chi sta a guardare e poi si mangia chi mangia le piante. Per un verso è più comodo, perché con quest' ultimo sistema si ingozzano alla svelta molecole belle e grosse senza perdere tempo in sintesi che mica tutti sono capaci di fare; per un altro, è una vita dura, perché a nessuno piace essere mangiato, e quindi ciascuno si difende meglio che può, sia coi mezzi classici (come me), sia con sistemi più fantasiosi, per esempio cambiando colore, dando la scossa o puzzando. I più sempliciotti si allenano a scappare. Io, per me, ho stentato un poco ad abituarmi all' erba ed alle foglie: ho dovuto allungarmi l' intestino, sdoppiarmi lo stomaco, poi ho perfino fatto un contratto con certi protozoi che ho incontrato per via; io me li tengo al caldo dentro la panca, e loro demoliscono la cellulosa per conto mio. Al legno, poi, non mi sono abituato affatto: che è un peccato, perché ce n' è in abbondanza. Dimenticavo di raccontare che da un pezzo posseggo un paio d' occhi. Non è stata propriamente un' invenzione, ma una catena di piccole malizie. Mi sono fatto prima due macchiette nere, ma distinguevano solo la luce dal buio: era chiaro che mi occorrevano delle lenti. Da principio ho cercato di farmele di corno, o di un qualche polisaccaride, ma poi ci ho ripensato e ho deciso di farle d' acqua, che in fondo era poi l' uovo di Colombo: l' acqua è trasparente, costa poco, e la conosco molto bene; anzi, io stesso, quando sono uscito dal mare (non ricordo se l' ho già scritto qui), mi sono portato dietro un buon due terzi d' acqua: e fa perfino un po' ridere questo 70 per cento d' acqua che sente, pensa, dice "io" e scrive un diario. Insomma, a farla breve, le lenti d' acqua sono venute benissimo (gli ho solo dovuto aggiungere un po' di gelatina): sono perfino riuscito a farle con fuoco variabile e a completarle con un diaframma, e non ho usato neppure un milligrammo di elementi diversi dai quattro a cui mi sono affezionato. _ 5x10*. A proposito di alberi: a furia di viverci in mezzo, e occasionalmente anche sopra, hanno cominciato a piacerci, a mia moglie e a me: voglio dire, a piacerci non più solo come fonte di cibo, ma sotto diversi altri aspetti. Sono bellissime strutture, ma di questo parleremo un' altra volta; sono anche un portento d' ingegneria, e poi sono quasi immortali. Chi dice che la morte è inscritta nella vita non ha pensato a loro: ad ogni primavera ritornano giovani. Bisogna che io ci pensi su con calma: non potrebbero essere loro il miglior modello? Pensate: mentre scrivo, ho qui davanti a me una quercia, trenta tonnellate di buon legno compatto; ebbene, sta in piedi e cresce da trecento anni, non deve nascondersi né fuggire, nessuno la divora e non ha mai divorato nessuno. Non basta: respirano per noi, me ne sono accorto di recente, e poi su di loro si può abitare al sicuro. Ieri, anzi, mi è capitato un fatto curioso. Mi stavo guardando le mani e i piedi, così, oziosamente: ormai, tanto per intenderci, sono fatti su per giù come i vostri. Ebbene, sono fatti per gli alberi. Con l' indice e il pollice, posso fare un cerchio adatto ad afferrare un ramo grosso fino a cinque centimetri; se è grosso fino a quindici, ci arrivo con le due mani, pollice contro pollice, dita contro dita, e fanno ancora un cerchio perfetto. Per rami più grandi ancora, fino a cinquanta o sessanta centimetri, ci arrivo così, con le due braccia contro il petto. Lo stesso, all' incirca, si può dire per le gambe e i piedi: la mia volta plantare è il calco di un ramo. "Ma sei tu che l' hai voluto!" direte. Certo: però non ci avevo fatto caso, sapete come succede a volte. Perché, è vero che mi sono fatto da me, però ho cambiato diversi modelli, ho fatto vari esperimenti, e a volte mi succede che dimentico di cancellare certi dettagli, soprattutto quando non mi dànno noia; o magari li conservo deliberatamente, come si fa coi ritratti degli antenati: per esempio, ho un ossicino nel padiglione dell' orecchio, che non mi serve più a niente, perché è un pezzo che le orecchie non ho più bisogno di orientarle; ma ci tengo moltissimo, e non lo lascerei atrofizzare per tutto l' oro del mondo. _ 10*. L' avevamo capito da un pezzo, mia moglie ed io, che camminare è una soluzione, ma camminare a quattro gambe è una soluzione solo a mezzo. È chiaro: uno alto come me, e che stia eretto, domina un orizzonte di una dozzina di chilometri di raggio, cioè quasi ne è il signore. Ma c' è di più: le mani restano libere. Le ho già, ma finora non avevo ancora pensato ad usarle per altro che per arrampicarmi sugli alberi; bene, ora mi sono accorto che con qualche piccola modifica mi potranno servire per diversi altri lavoretti che avevo in programma da tempo. A me piacciono le comodità e le novità. Si tratta, ad esempio, di strappare rami e foglie, e farmene un giaciglio e un tetto; di affilare una conchiglia contro una lastra d' ardesia, e con la conchiglia affilata levigare un ramo di frassino, e col ramo ben liscio e appuntito abbattere un alce; e con la pelle dell' alce farmi una veste per l' inverno e una coperta per la notte; e con le ossa fare un pettine per mia moglie, e per me un punteruolo e un amuleto, e un piccolo alce per mio figlio, che ci giochi e impari a cacciare. Ho anche notato che, facendo le cose, te ne vengono in mente altre, a catena: spesso ho l' impressione di pensare più con le mani che col cervello. Con le mani, non che sia facile, ma si può anche scheggiare una selce, e legare la scheggia in cima a un bastone, e insomma farsi un' ascia, e con l' ascia difendere il mio territorio, o magari anche allargarlo; in altri termini, sfondare la testa di certi altri "io" che mi stanno fra i piedi, o corteggiano mia moglie, o anche soltanto sono più bianchi o più neri o più pelosi o meno pelosi di me, o parlano con accento diverso. Ma qui questo diario può anche finire. Con queste mie ultime trasformazioni ed invenzioni, il più è ormai compiuto: da allora, nulla di essenziale mi è più successo, né penso mi debba più succedere in avvenire.

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