Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbadesse

Numero di risultati: 2 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Nuovo galateo

189629
Melchiorre Gioja 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Nel capo V dell'opera intitolata: Notizie sopra l'origine e l'uso dell'anello pescatorio raccolte da Francesco Cancellieri, trovasi la storia molto curiosa del matrimonio de'vescovi di Pistoia colle abbadesse del monastero di S.Pietro maggiore di quella città. Tra le circostanze singolari di questa cerimonia si osservava un letto nella chiesa, dove il vescovo, assiso, riceveva alla sua sinistra l'abbadessa sua sposa, a cui egli dava un anello prezioso e il bastone pastorale; e l'abbadessa, in cambio, gli faceva dono di questo ricco letto riccamente guarnito. Questa bizzarra e indecente cerimonia durò sino a Gregorio XIII che l'abolì. Queste indecenti , scandalosissime goffaggini ottenevano per l'addietro l'applauso del pubblico, mentre attualmente verrebbero fischiate anche dal popolaccio. Sta dunque il criterio de'nostri maggiori al criterio de'loro discendenti, come l'applauso alle buffonate, ai fischi contro di esse. Passando dagli esempi religiosi ai profani, diremo in generale che la convenienza non permette di trarre vanto da abilità inferiori al rango che occupiamo, principalmente se tolgono il tempo ai doveri. E non li prende vergogna, diceva Filippo ad Alessandro, che tu canti cosi bene, tu che un qualche giorno devi sedere sul trono? Infatti, benchè l'abilità del canto sia cosa pregevolissima, pure non devono farne speciale occupazione quelli che ai sublimi uffici dello Stato sono chiamati. - Non si può ritenere le risa allorché si legge che Scaligero, il padre e il dotto de'dotti, dopo d'avere composta una dissertazione sulla danza pirrica, spinse l' amore dell' antichità al segno che egli stesso, con berretto in testa e anello dottorale in dito , l'esegui in un teatro preparato a bella posta; e l'esegui alla presenza dell'imperatore Massimiliano e della sua corte, la quale, da caldo entusiasmo compresa, applaudi tanto più, quanto che, in mancanza d'impeto guerriero, Scaligero vi supplì con quello d'un erudito. Se' poi gli atti, in voce d'essere pregevoli, sono o indifferenti o spregevoli per sé stessi, l'inconvenienza cresce in ragione del rango di chi gli eseguisce. Il generale Suwarow a Pietroburgo percorreva gli appartamenti imperiali saltando sopra d'un piede, e quindi, passando da una dama all'altra, baciava il ritratto di Caterina che esse portavano al collo, facendo segni di croce e genuflessioni. Altre volte correva per le strade seguito da una truppa di ragazzi cui gettava de'pomi per eccitarli a risse, e gridava: Io son Suwarow, io son Suwarow. Trovandosi alla guerra, egli compariva nel suo campo in camicia sopra un cavallo cosacco senza sella; e alla mattina, invece di far battere la diana, usciva dalla sua tenda in quell'arnese, cantando tre volte come un gallo; il che era segno ai soldati di alzarsi.

Pagina 89

Nuovo galateo. Tomo II

195081
Melchiorre Gioia 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Il peggio si è che i difensori divennero corruttori; e le donne, o difese, o rapite, o sedotte, furono unite, quasi direi, in celle monastiche dirette da abbadesse, o sia in veri serragli. Fu inventore di quest'uso Guglielmo IX conte di Poitou, valoroso e cortese cavaliere, ma grande ingannatore delle dame, come dice la storia. Historie des Troubadours, t, I. Allorché sulla fine di ciascun secolo, dall'undecimo al decimoquinto i predicatori annunziavano la fine del mondo, le storie ci dicono che si restituivano le robe e le donne altrui. » I possessori de' castelli, dice Saint-Fois, eretti » in ogni parte per trattenere le scorrerie dei » Normanni, diventarono nel seguito un flagello » quasi tanto funesto, quanto lo erano stato quei » pirati. Dalla cima delle loro rocche piombavano » su quanto si mostrava nelle pianure, taglieggiavano » i vincitori, saccomannavano i mercatanti, » rapivano le donne se erano belle: talchè sarebbesi » detto che il brigantaggio, il ratto e lo stupro » erano diventati i diritti del barone... » Le donne e le zitelle non erano più sicure » passando da costo alle abbazie, e i monaci sostenevano » più presto l'assalto che restituire la » preda; se erano troppo pressurati portavano sulla » breccia le reliquie di qualche santo, e quasi sempre » accadeva che gli assalitori, colti da rispetto, si » ritiravano e non ardivano proseguire la loro vendetta » (Ouvres tom. IV, pag. 6o, 6I). » Gettiamo uno sguardo sui costumi del tredicesimo » secolo. Ei fu macchiato da disordini che » si estesero fino ai secoli seguenti. Vedevansi ecclesiastici » aggiungere all' immodestia del vestire » una condotta non meno riprensibile, che frequentavano » le taverne, giostravano ne' tornei, mantenevano » pubblicamente concubine; vedevansi curati » che uscivano colla spada al fianco, che ricoveravano » donne sospette, che esercitavano uffici » nelle giustizie secolari, che prestavano ad » usura ecc. In alcune diocesi il fornicario pagava » ogni anno un quartaio di vino, tassa che non » doveva finire che colla vita. Una volta inscritto » sui registri, bisognava pagare in perpetuo, quantunque » o non si volesse più o non si fosse più » in istato di pagare ». (Idem, ibid., pag. 89). (XIII secolo). Da un lato il numero delle feste era quasi triplo dell'attuale, quindi maggior ozio; dall'altro il sentimento religioso, depravato dall'ignoranza, dalle leggi, dagli usi, non riusciva a reprimere la sfrenatezza de' costumi. I tempi (dal 1096 al 1291) ne' quali tante armate accese di zelo aula andavano a combattere per ricuperare e conservare il santo sepolcro, presentarono lo spettacolo della depravazione più abbominevole, e più universale. I pellegrini e i crociati portarono in Asia i vizi d'Europa, e in Europa quelli dell'Asia. San Luigi, durante la sua pia e memorabile spedizione, non poté colle sue virtù, col sue esempio, colle sue precauzioni impedire la dissolutezza e i disordini che lo circondavano. Egli ebbe il rammarico di vedere i bordelli stabiliti dinanzi alla sua stessa tenda. Joinville, Historie de S. Louis, pag. 32. Più scrittori fanno fede dell'uso tirannico e infame che dava ai feudatari il diritto di dormire la prima notte colle novelle spose vassalle di essi. Questo costume si mantenne in Europa sino al XVII secolo. (XIV secolo). Sotto Carlo il Bello la storia della Guascogna cita l'insurrezione de' bastardi, figli naturali della nobiltà. Il saccheggio e le rapine, lo stupro e il ratto, le frodi ed un coraggio disperato furono le armi con cui que' bastardi tentarono di togliere ai loro fratelli legittimi i castelli paterni. Questa guerra sanguinosa fu si viva ed ostinata, che consumò la prima armata speditavi dal re Carlo. Ne' racconti scherzevoli e ne' romanzi, che sembrano essere stati la principal lettura di chi sapeva leggere nelle età di mezzo, e di chi aveva tempo GIOJA. Galateo. Tom. II. 14 d'ascoltarla, regna uno spirito licenzioso che dimostra una dissolutezza generale nel commercio de' sessi. Questa osservazione, che è stata sovente volte fatta a proposito del Boccaccio e degli altri antichi romanzieri italiani, s'applica ugualmente ai racconti ed ai romanzi francesi si in prosa che in versi, ed a tutte le poesie de' Trovatori. La violazione delle promesse e dei diritti maritali vi è trattata come un privilegio del valore e della bellezza: ed un cavaliere perfetto sembra avere goduto senza ostacoli, ed in virtù d'un consenso generale, degli stessi privilegi a' quali nell'epoca della massima corruzione francese pretendevano i cortigiani di Luigi XV. (XV secolo). Filippo il Buono duca de' Paesi Bassi, il quale nel 1438 institui l'ordine del Toson d'oro ed assunse per patroni la B. Vergine e S. Andrea, volle che ventiquattro fossero i membri o cavalieri del suo ordine, in onore delle sue ventiquattro amanti. Annales des voyages, t. IX, pag. 182 (XV e XVI secolo). Era si estesa la corruzione in questi tempi, che fu proposto da Enrico VIII re d'Inghilterra la pena di morte qual unico freno contro l'adulterio. Allorché nel clero, il quale serve ad altri di scorta e d'esempio, si veggono segni di corruzione, si può a buon dritto conchiudere che maggior corruzione è diffusa nella massa popolare. Ora se prestiamo fede agli storici ecclesiastici, che, avendo a cuore l'onor del clero, avrebbero desiderato di scioglierlo da que' vizi che atteso l'infelicità de' tempi lo screditavano, dobbiamo dire che ne' secoli XV e XVI « il clero, si secolare che regolare, era composto d'individui ignoranti e corrotti, i quali, » trascurando i doveri del loro stato, andavano in » giro con meretrici, e dissipavano le rendite dei » loro beneficai in banchetti ove pubblicamente alla » fornicazione abbandonavansi e all'adulterio» Wilkin, Concil., pag, 573. Sulla porta d'un palazzo appartenente al Cardinale di Wolsey si leggeva: Domus meretricurn domi curdinalis.(Stuart, Tableau des progrès de la sociètè en Europe, t. II, pag. 192-193). Gli storici accertano che il concubinato e la simonia erano delitti comuni, e perciò risonarono sì forte i gridi di riforma negli stessi concili di Costanza e di Basilea. Se crediamo a Clemangis, la corruzione in quegli sgraziati secoli continuava ancora ne' chiostri femminili, giacchè egli accerta che al suo tempo dare il velo ad una giovine era lo stesso che abbandonarla alla prostituzione. - Nissuno ardirebbe fare questo lamento a' tempi nostri. (XVII secolo). Nella vita di S. Carlo Borromeo si scorge a quale depravazione di costumi era giunto il clero secolare e regolare in Lombardia: basterà dire che il santo arcivescovo fu costretto a sopprimere più monasteri di monache, atteso la loro sfrenata scostumatezza. L'ordine religioso degli Umiliati, che si era renduto celebre per la sua condotta scandalosa, mal soffrendo le riforme che andava facendo S. Carlo, suscitò il fratello Farina, acciò con un colpo di fucile, che fortunatamente andò fallito, lo ammazzasse nella cappella arcivescovile. E' noto che l'autore di questo attentato e tre religiosi furono puniti di morte. L'anno 1659 sotto il pontificato d'Alessandro VII fu osservato a Roma che molte giovani spose erano rimaste in breve tempo vedove, e che molti mariti morivano dacchè non piacevano più alle loro donne. Nacquero da ciò più sospetti sopra una società di donne giovani. Garelli, medico di Carlo VI re delle due Sicilie, scrisse verso quel tempo al celebre Hoffmann ciò che segue: » La vostra elegante dissertazione sugli errori » relativi ai veleni ha richiamato alla mia memoria » un certo veleno lento che un infame avvelenatore, » tuttora esistente nelle prigioni di Napoli, » ha adoperato per la distruzione di più di 600 » persone.» Non si può dubitare che l'arte infame di preparare ed amministrare segretamente differenti specie di veleni non sia stata estremamente diffusa verso la metà del XVII secolo a Roma e a Napoli. In Francia, e principalmente a Parigi, ella giunse al più alto grado verso il 1670. Nel 1679 per punire questa specie di delitti fu eretta una corte di giustizia speciale detta chambre de poison, o chambre ardente (camera del veleno o camera ardente). Un certo Exili, italiano, compositore e venditore di veleni, è accusato d'avere fatto perire a Roma più di 150 persone sotto il pontificato d'Innocenzo X (XVII secolo). In Francia, dove diviene oggetto di ridicolo anche ciò che ne è meno suscettibile, il veleno fu chiamato, al tempo d'Exili, poudre de succession. In quel secolo perirono sul rogo due avvelenatrici, la Toffana in Italia, la marchesa di Brinvilliers in Francia. Giusta la testimonianza del celebre Flechier, vescovo di Nimes « ne' bei tempi di Luigi XIV (nel » 1665) furono portate 12,000 accuse per delitti » d'ogni specie davanti ai commissari reali nelle » sessioni chiamate le grands jours d'Auvergne. » Riferendo questo fatto, l'autore osserva che l'accusatore e i testimoni erano talvolta più rei che l'accusato. -» Un de ces terribles chatelains (dic'egli) » entretenait dans des tours, à Pont-du-Chàteau), » douze scélérats dévoués à toutes sortes de crimes, » qu'il appeloit ses douze apoires.» L' abate Ducreux, editore delle opere di Flechier, riporta in quella occasione « l'exécution d' un curé condamné » pour des crimes affreux, et il déplora l'état où » l'ignorance et la corruption des moeurs avoient » fait tomber la societé à cette époque: il y eut » dans un seul jour plus de trente exècutions en » effigie». « Uno di cotesti terribili castellani manteneva » nelle torri a Ponte di Castello dodici scellerati » devoti a ogni specie di delitti, cui chiamava » i suoi dodici apostoli.» -« Il supplizio di un curato condannato per delitti » orribili, e rimpiange lo stato in cui l'ignoranza » e i corrotti costumi avevano degradata la » società a quel tempo. In un solo giorno vi furono » più di trenta esecuzioni in effigie. » * Se fosse vero il principio che la mancanza di felicità conduce alla corruzione, converrebbe dire che i secoli scorsi furono mille volte più corrotti del nostro, giacchè la somma de' mali cui quei secoli soggiacquero, fu infinitamente maggiore dell'attuale, del che parlerò nel capo VIII. *

Pagina 230

Cerca

Modifica ricerca