Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIFI

Risultati per: abbacinata

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Scritti giovanili 1912-1922

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Longhi, Roberto 3 occorrenze

Guardate voi stessi: all'infuori del nudo accosciato a sinistra e costruito in quadrato luminoso, e di qualche altro particolare violentemente assoggettato dal fascio di luce, non v' è che ondulazione luminosa ai margini dei corpi: v' è insomma di nuovo la linea, sia pure abbacinata dalla luce, ma la linea, tuttavia; il piano luminoso è scomparso. Basti un solo particolare: quello dell'apostolo di sinistra ove la luce segue con perfetto asservimento la curva gravemente violoncellata dell'avambraccio.

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S'impara, sta bene, a strisciar forte e rapido le verdure grasse ed intinte; a frenare i blocchi della luce irraggiata dalle muraglie chiare, fra le cupole di fronte trasolate: la bimba in rosso, rosso, l'amarillis abbacinata sbottano, è vero, di colore sulla macchia cupa nel fondo, pronta alla parata; e s'imparano anche le giojose roueries dei campi quasi lasciati, dei chicchi di colore che appena sfranti son già una pupilla, un dito, un nastro. Ci si crea un piccolo mondo di tropico mitigato; tutti gli alberi tengono un po' del palmizio; e quanto ai contadini, in grazia al trinomio Millet-Pissarro-Cauguin, essi assumono fatalmente quelle positure miste di infagottato e di iconico, nelle quali, chissà perché, siamo ormai proclivi a raffigurarci le azioni dei selvaggi e dei santi.

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E voi incorruttibili sfere d'avorio, bilicatevi sull'elmo metallico fino a che nella luce abbacinata diveniate, sul petto cerulo del cielo, medaglie - al valore coloristico!

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POESIE

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MICHELSTAEDTER, Carlo 1 occorrenze

Del cielo nelle oscurità remote nell'ombra amica che con man soave le grevi forme della chiesa lambe, nell'ombra amica che gl'uomini culla col lento canto della pace eterna vedo di forme strane scatenarsi una ridda veloce e affascinante vedo la mente umana abbacinata chinar la fronte ... Ma il mio pensiero innalzasi sdegnoso e squarcia il manto della notte bruna libero, e vola, - vola alla luce pura trionfante vola al sole del vero, dove i forti stan combattendo l'immortale agone cinti le terapie d'agili corone, vola esultante.

Teresa

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Neera 1 occorrenze
  • 1897
  • CASA EDITRICE GALLI
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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La ragazza abbassò il capo, confusa, abbacinata da un vortice di idee nuove. Dopo un istante di silenzio, chiese: - Ed è vero che alle feste da ballo le signore vanno scollate? - Certamente. Esitò ancora, ma la curiosità la vinse: - ... Fin dove? - Fin dove vogliono. Teresina si morse le labbra, colla faccia nascosta contro i ginocchi del fratello; mentre sul collo e sulla nuca le salivano strisce di rossore. - E tu non hai ballato mai? - Mai. Il silenzio si rifece. Carlino continuava a dondolare la sedia, col pensiero lontano, assorto nel suo beato egoismo d'uomo. Sembrava alla fanciulla che tra lei e suo fratello fosse sorta una barriera. Egli era minore di un anno, ma le appariva assai piú grande; e le incuteva un senso di soggezione dove annegava la sua tenerezza di sorella. Aveva aspettato con ansia il ritorno di lui in famiglia, per un bisogno indistinto di affezione, di espansione; perché non aveva amiche, perché le sue sorelle erano troppo piccine e sua madre troppo triste; perché si sentiva sola in quella casa, sola nel mondo, sola colla sua inutile giovinezza. Ma il fratello, l'amico invocato, non la comprendeva. Le loro vite si svolgevano in senso opposto; avevano un concetto differente dell'esistenza e bisogni e idee differenti. E poi Teresina anelava, inconsciamente, all'intimità dell'uomo. La freddezza di Carlino la feriva in una fibra che, per essere inavvertita, non era meno potente. Ella soffriva accanto a quel giovane robusto e felice, a quel giovane pago, a cui i privilegi del suo sesso aprivano tutte le porte. Non ragionava così la fanciulla, ma aveva l'intuizione di una profonda ingiustizia, mentre l'istinto della donna la spingeva ciecamente verso il suo signore e padrone. Una vocetta, fuori dell'uscio, chiamò ripetutamente Teresina. Ella balzò in piedi, corse fuori, e rientrò nella camera tenendo in braccio un amorino di quattro anni, l'Ida, che prometteva già di essere la bellezza della famiglia. E la stringeva, e la baciava con un ardore che, represso fino allora, scoppiava in piccoli gridi esultanti; strano contrasto alla mestizia dell'occhio, in fondo al quale c'era come un velo di lagrime. La piccina era scappata dal letto, in camicia, coi capelli sciolti a riccioli sulle spallucce nude, sfuggendo senza un terrore al mondo, al vocione del signor Caccia che la richiamava. Ed ora s'acchetava nelle braccia della sorella, tenendosi aggrappata al suo collo, guardando in giro per la camera gli oggetti sparsi. Qualunque fossero i pensieri di Teresina, ella non aveva tempo di ascoltarli; dovette rispondere a tutte le interrogazioni della bimba, soggiogata da quelle grazie infantili, commossa dalla fragilità della creaturina bella, per cui ella era una seconda madre. E poi, a diciannove anni, le pene mettono radici, ma non danno ombra ancora. Ella si pose a cantare in mezzo al sole, cullando il leggero peso sulle braccia; con una abbondanza di parole dolci, di nomi d'amore, di carezze e di baci; cantava in mezzo al sole, che dalle ampie finestre entrava luminoso e caldo.

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