Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abate

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Scritti giovanili 1912-1922

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Longhi, Roberto 9 occorrenze

Si ha un bel ridire che Caravaggio è il fondatore di tutto il '600 europeo, che è quanto dire dell'arte moderna; un bel domandare come si farebbe a spiegare, storicamente, Velazquez, o Rembrandt, o Vermeer, o Frans Hals tirando una tenda sui quadri di Caravaggio e lasciando alla vista, accanto, Giorgione, Tiziano, Tintoretto, e i secenteschi che abbiam detto, per veder se sia proprio fra di essi figliazione diretta, o se non si senta mancar un anello in quella curiosa catena della storia dei pittori - «ché le molte cose in pittura una vien dall'altra, e ciaschedun Artefice prende da un medesimo luogo, come un certo buono già stabilito per legge» 1, come diceva l'ottimo abate Ciccio Solimena -; questo delle basi caravaggesche del '600 finirà per doventare un articolo, un domma accettato ma non accetto.

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E si attende a questa chiara loquela alcuna risposta conservativa che intavoli da parte di chissà quale conte od abate superstite di Lombardia o della Venezia, Malaspina o Bianconi o Selvatico, una serie di lettere sulla pittura per accrescere di un volume novello la serie del Bottari e del Ticozzi. Lo affideremo ai torchi del Capurro?

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Ma in questo San Gerolamo; più ancora che in quel Sant' Antonio abate, Correggio riesce ad attingere, in una sola figura, quella complessità di modulo chiaroscurale che non pretende più dalla forma la frontalità quattrocentesca, anzi gode di porla attraverso lo spazio diagonalmente, alleandola alle fluttuazioni graduate della luce e dell'ombra.

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Il Signor Abate Luigi Lanzi - Firenze

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Ivi credereste, ornatissimo Signor Abate, ire prima a diporto per una provincia dello Stato Veneto tanti sono i quadri di quella scuola, senza dir dei lombardi, che vi si veggono, e per le chiese, e nelle quadrerie dei signori principali. Aggiugniete che anco que' nazionali medesimi, perché solitamente nodriti nelle migliori accademie italiane e precipuamente in Venezia, tengono tutti di quel gusto e facilmente si accordano co' nostrali. Ah! non conobbe il Bassetti, questo nobilissimo soggetto Veronese, chi non vide il terribile suo quadrone fatto per Monaco a competenza col Saraceno, [figura 179], qui anch'esso tanto più sodo che alla Scala. Che più? Se saria in punto di dirVi che con i voltoni strepitosi di Wurzburg né anco Palazzo Labia non vi ha che fare? Il Signor Zanetti me lo perdoni.

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Veggo Voi, gentilissimo Signor Abate, già schifato al timore ch'io non mi dilati troppo in così fatta schiera, o ditela pur setta, per essermi in quella sempre soverchiamente piaciuto. Non mi chiamaste un giorno scherzevolmente: ecco qua il nostro marchese Giustiniani? Ma perdonatemi alquanto di sfogo alle mie singolari applicazioni, se, in queste parti, v'è chi mi tiene con benevola condiscendenza, per un Husford minore. Infine che mi volete? Se a questo si riduce in ultimo termine il nodo della disputa, che «in picturis alios horrida, inculta, abdita, opaca; contra alios nitida, laeta, collustrata delectant?».

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Venuti ad epoche recenziori Voi sapete, ornatissimo Signor Abate, ch'io non fui giammai svisceratissimo de' Bolognesi che pure occupano gli stalli primari nell'epoca quarta; a' Cignani, a' Franceschini, a' Quaini altrettanto che a' Maratti, a' Massucci, a' Costanzi dovendosi deferire il primo stabilimento di quella eleganza scelta, se si voglia ma fredda, che a dì nostri quasi è provetta a' rigori dell'inanimazione, e della morte. Dicasi nondimeno che il Cignani è al suo solito in Pommersfelden dotto, leccato e soverchiamente rotondo, se ne togliete, ove sia de' suoi primi anni, quel Rinaldo già nominato e qui creduto dell'Albani, e un Isacco che benedice Giacobbe dove l'impasto più ricco e spirante rammenta il Franceschini. Questi poi saria spiritosissimo ove gli convenisse il quadretto del San Domenico che fa limosine*; riferitogli nondimeno, io credo, per esser più scarse in Germania le novelle del Franceschini di Firenze al cui stile è più addetto vedendovisi non so ché di Cortonesco nell'accordo, e nel tingere. Non più oltre de' bolognesi a Pommersfelden.

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Explicit opus, illustrissimo Signor Abate. Ho condotto in porto, come potea la navicella dei miei ragguagli, chiamiamola, se volete, barcone o zattera, a indicar meglio i pericoli del trasporto e la confusione delle mercanzie. Veggo di essermi fin troppo indugiato nel viaggio, ma chi volesse ora sfrondarlo delle lungaggini e, come direbbe il conte Algarotti, de' truismi che vi spesseggiano, gli bisognerebbe più tempo e più fatica che non abbia io durato a regger la barra fin qui.

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