Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abate

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Racconti 2

662702
Capuana, Luigi 1 occorrenze
  • 1894
  • Salerno Editrice
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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A sant'Antonio abate non avea mandato ogni giorno un corvo con la pagnottina al becco? Il Padre della misericordia avrebbe certamente ripetuto il miracolo per lui, visto che voleva far penitenza di tutti i peccati picchiandosi giorno e notte il petto con un sasso, piangendo lagrime di sangue! La Salara lo attendeva in campagna, e si era preparata un bel discorso per intenerirlo. A questo scopo aveva condotto là anche il ragazzo, che da tre giorni metteva a sacco le piante dei carciofi e delle fave, e correva come un frugolo dietro le farfalle, tra i seminati, pestandoli senza pietà, quantunque la mamma lo sgridasse e lo inseguisse per scapaccionarlo: - Fermo, diavolino! Arriva tuo padre! - Ma don Ilario non si era fatto vivo, neppure tre giorni dopo che gli esercizi spirituali dei galantuomini erano terminati; né si sapeva niente di lui. Era sparito di casa senza dir motto a nessuno; e la gente lo diceva andato via a farsi frate, impazzito dagli scrupoli. Mentre la Salara, piú sporca e piú cenciosa, si abbrustoliva al sole, con gli occhi alla strada, sperando di vederlo spuntare da un momento all'altro, e temendo di veder spuntare invece il fratello di don Ilario, per cacciarla via lei e il suo mulo - colui non lo chiamava altrimento - don Ilario, con un vecchio giubbone d'albagio, legato ai fianchi a guisa di tonaca da una corda di ampelodesmo, scalzo, recitando rosari e litanie, dormendo qualche ora, a riprese, rompendosi le costole sul nudo masso, faceva penitenza nella grotta di Rapicavoli, e attendeva l'arrivo del corvo che il Signore doveva spedirgli con la pagnottina al becco, come a sant'Antonio eremita. Per precauzione però egli aveva portato con sé una mezza dozzina di pagnottelle e un po' di cacio fresco, da servirgli nei primi giorni, caso mai il corvo del Signore fosse tardato a venire. Al quinto giorno, pagnottelle e cacio eran terminati; e don Ilario, pieno di fede, dopo il tramonto, s'era disteso per terra, coi crampi allo stomaco, rasegnato alla volontà di Dio, prendendo quei crampi in gastigo dei propri peccati; e non gli era riuscito di dormire neppure un minuto. E, insieme coi crampi, eran sopraggiunte le tentazioni. Si vedeva la Salara dinanzi gli occhi; e non quella lurida e stracciata, ma la giovane di vent'anni addietro, bianca e rossa, fresca al pari di una rosa, come quando era venuta in campagna pel raccolto delle ulive, e lui l'aveva sedotta, lusingandola con mille promesse, non mantenute neppure dopo averne avuto un figliuolo. Don Ilario si segnava, mormorava orazioni, afferrava disperatamente la disciplina e picchiava sodo su le sue spalle di peccatore, per vincere le insidie del diavolo che gli presentava quella immagine di peccato mortale, riaccendendogli nel sangue desideri ch'egli credeva estinti per sempre. Ah! Il diavolo voleva cosí farlo ricadere nella colpa, per poi portarselo via su le corna tra le fiamme dell'inferno: - No, tentazione maledetta! Agnusdei chitolli speccata mundi! - Ma neppure quel latino aveva giovato. - Che nottata eterna! - Vedendo i primi chiarori dell'alba, don Ilario si era sentito rassicurare. Affacciatosi alla bocca della grotta, spiava il cielo bianchiccio e la vasta campagna sottoposta, tutta verde di seminati; e intanto si premeva lo stomaco con le braccia, per attutire gli stiracchiamenti e i crampi venuti a torturarlo piú insistenti e piú forti. La sua fede, in verità, non vacillava ancora al sesto giorno; ma egli già cominciava a pensare che il corvo messaggero di Dio doveva aver preso la via piú lunga per arrivare lassú fra le rocce ... Appunto, ecco il corvo che aliava in alto, gracchiando, facendo larghi giri, accostandosi, allontanandosi, abbassandosi quasi a fior di terra e risalendo ad ali spiegate, remigando lento per l'aria! ... Non doveva essere quello spedito da Domineddio colla pagnottina al becco, se no non sarebbe rimasto cosí lontano, a tessere e ritessere circoli nell'azzurro del cielo, facendo straluccicare le penne al sole, gettando attorno per la campagna i suoi crà crà crà! ... Allora don Ilario rammentò le parole di padre Francesco: - Non fate come il corvo, che dice cras! cras! domani, domani! - E si fece animo. Quel corvo forse era mandato ad annunziargli l'invio del pane per domani. Le lagrime gli spuntarono dagli occhi, e una gran commozione gli rammollí le gambe: - Signore misericordioso! - Però stese una mano, strappò un cesto di acetosella e cominciò a masticarlo; poi ne strappò un altro, poi un altro; e andò a bere un sorso d'acqua alla fonte accosto. - Gli antichi eremiti non facevano cosí? - Gli parve anzi che l'acetosella avesse un sapore squisito, senza dubbio per grazia divina, perché un'altra volta egli non aveva finito di masticarla, tanto gli era parsa cattiva. Riprese il rosario e le litanie, e recitò un centinaio di volte gli atti di fede, di speranza, di carità e di contrizione nel corso della giornata, fino a sera. Verso il tramonto, il corvo tornò ad aliare per la campagna, facendo larghi giri, gracchiando piú forte nel silenzio della sera, crà, crà, crà. Ma la dimane, e il giorno appresso, non si fece neppur vedere. I crampi, acutissimi, insoffribili, spingevano don Ilario a rivoltolarsi per terra, con gran zufolio negli orecchi, con la vista intorbidata e la lingua arida, rastiante e incollata al palato. Il Signore voleva dunque gastigarlo a quel modo, lasciandolo in balia delle tentazioni? ... Ah, Madonna dei sette dolori! Ah san Giuseppe protettore! A un tratto gli parve di sentirsi chiamare e vedere, su l'entrata della grotta, un'ombra apparire e sparire; certo il diavolo in persona! E si nascose la faccia tra le mani, invocando tutti i santi del paradiso: - Gesú! ... Maria! ... Giuseppe! ... - La mattina dopo, alla voce della Salara che lo chiamava: - Don Ilario! don Ilario! - alle scosse delle mani che l'avevano afferrato per un braccio, egli aprí a stento gli occhi; e sentiva un subitaneo gran ristoro al buon profumo di quel piatto di maccheroni che la Salara gli aveva portato. - Don Ilario! ... don Ilario! ... Pazzo da catena! Sareste morto di fame, se non vi avesse scoperto il vaccaro! - - Quei maccheroni, - soleva dire don Ilario, tutte le volte che ne riparlava, - quei maccheroni me li avrà, forse, portati il diavolo sotto le sembianze della Salara; ma ci fu anche la volontà di Dio. Se il Signore avesse voluto farmi sciogliere dal legame con la Salara, avrebbe mandato il corvo, come fece con sant'Antonio eremita. - E perciò tu sei ora un sant'Antonio al rovescio - conchiuse un giorno suo fratello. - Quegli, oltre al corvo, aveva il porco; tu invece hai la troia!- Catania, 20@ 20 aprile 1888@. 1888.

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