Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIFI

Risultati per: abaria

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

La stampa terza pagina 1986

681583
Levi, Primo 1 occorrenze

In entrambi i casi l' assenza di peso (l' abaria per i grecisti a tutti i costi) non sarebbe completa; e anche nel caso più favorevole, quello abbastanza terrificante di un aereo che precipiti a picco dall' altezza di dieci o venti chilometri, magari aiutandosi con i motori nel tratto terminale, a conti fatti non durerebbe che qualche decina di secondi, troppo poco per un allenamento e per misurazioni di dati fisiologici. E poi bisognerà pure frenare .... Eppure, una "simulazione" di questa condizione decisamente non-terrestre l' abbiamo fatta quasi tutti. L' abbiamo fatta in un sogno giovanile: nella versione più tipica, il sognatore si accorge con meraviglia felice che volare è facile come camminare o nuotare. Come mai era stato così stupido da non averci mai pensato prima? Basta remare con i palmi delle mani, ed ecco, ti stacchi dal pavimento, avanzi senza sforzo, ti rigiri, eviti gli ostacoli, infili con precisione porte e finestre, ti libri fuori all' aperto: non con il frullo frenetico delle ali dei passeri, non con la fretta vorace e stridula dei rondoni, ma con la maestà silenziosa delle aquile e delle nuvole. Da dove ci viene questa anticipazione di una realtà oggi concreta? Forse è una memoria della specie, ereditata dai nostri proavi rettili acquatici. O forse invece questo sogno è un preludio di un futuro imprecisato in cui lo strappo ombelicale dal richiamo della madre terra sarà gratuito e ovvio, e prevarrà un modo di locomozione assai più nobile di quello sulle nostre due gambe complicate, discontinue, piene di attriti interni, e insieme bisognose dell' attrito esterno dei piedi contro il suolo. Di questa abaria così persistentemente sognata mi torna a mente una illustre versione poetica, l' episodio di Gerione nel xvii dell' "Inferno". Il "fiero animale", ricostruito da Dante su modelli classici, ma anche sulle dicerie dei bestiari medievali, è immaginario e insieme splendidamente reale. Sfugge al peso. In attesa dei due strani passeggeri, uno solo dei quali è soggetto alla gravità, si appoggia alla proda con l' avantreno, ma la sua coda mortifera flotta libera "nel vano", come la poppa di uno Zeppelin ormeggiato al pilone. Dante, all' inizio, se ne dichiara spaventato, ma poi quella magica discesa su Malebolge sequestra tutta l' attenzione del poeta-scienziato, paradossalmente intento allo studio naturalistico della sua creatura fittizia, di cui descrive con precisione la mostruosa e simbolica epidermide. Il breve reportage è singolarmente accurato, fino al dettaglio confermato dai piloti dei moderni deltaplani: poiché si tratta di un silenzioso volo planato, la percezione della velocità da parte del viaggiatore non è affidata né al ritmo delle ali né al rumore, ma solo alla sensazione dell' aria che "al viso e di sotto gli venta". Forse anche Dante, inconsapevolmente, ha riprodotto qui l' universale sogno del volo senza peso, a cui gli psicoanalisti attribuiscono significati problematici e inverecondi. La facilità con cui l' uomo si adatta all' assenza di peso è un affascinante mistero. Se si pensa che a molti il viaggiare per mare, o anche solo in automobile, dà luogo a fastidiosi disturbi, non si può che restare perplessi. In mesi di soggiorno nello spazio, gli astronauti non hanno lamentato che disagi passeggeri, e i medici che li hanno esaminati dopo la prova hanno riscontrato soltanto una lieve decalcificazione delle ossa e un' atrofia transitoria dei muscoli e del cuore: gli stessi effetti insomma, di una degenza a letto; eppure nulla della nostra lunga storia evolutiva ha potuto prepararci a una condizione così innaturale come la non-gravità. Abbiamo dunque margini di sicurezza vasti e imprevisti: il progetto visionario (uno dei suoi tanti) esposto da Freeman Dyson in "Turbare l' universo", di un' umanità migrante fra le stelle su vascelli dalle gigantesche vele sospinte gratis dalla luce stellare, potrà avere altri limiti, ma non quello dell' abaria: il nostro povero corpo, così indifeso davanti alle spade, ai fucili e ai virus, è a prova di spazio.

Pagina 0146

Cerca

Modifica ricerca