Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Milano in ombra - Abissi Plebi

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Corio, Ludovico 1 occorrenze

Il du Camp dichiara che nella sua vita di viaggiatore lungo le rive del mar Rosso, presso gli Arabi ababdeh del deserto, sotto la tenda dei Beduini della CeleSiria, nelle borgate dell'Asia minore ha dormito in luogo orribili, sucidi e brulicanti di vermi, eppure non ha mai visto nulla di simile allo spettacolo che presentano questi bugigattoli durante le ore della notte. L'imaginazione dei locandieri è inesauribile, quando si tratta di far tre o quattro camere di una sola, di porre dei tramezzi nei corridoi, di invadere i pianerottoli o di praticare delle nicchie (è la vera parola) propriamente sotto i tetti in stanzini tanto bassi e ristretti da non potervisi penetrare che carponi. Le scale spiombate, le finestre senza imposte, le larghe fessure che solcano i muri danno a queste casupole l'apparenza di ruine. Nelle stanze durante la notte non v'è lume; si cammina a tentoni in mezzo ad una atmosfera grave, nella quale si combinano in un odore insopportabile l'umidità dei muri, il lucignolo spento, la feccia fermentante dei vino mal digerito e il sudore umano. Sopra un materasso, donde esce la lana mista a trucioli, un fascio di abiti logori e strappati si rotola in un angolo, lo si spinge; quello si agita, si alza. Si indietreggia spaventati di vedere che una creatura vivente può respirare in quell'aria ammorbata. Ah, che si comprendono meglio allora quelli che, fuggendo l'orrore di simili ricoveri, vanno a dormire a cielo aperto alla mercè della pioggia, che può cadere, o della ronda di polizia, che può sopravvenire! Non è tutto rose neppure per quelli che, dormono sotto la folta chioma degli olmi dei Champs Elysées o nelle cantine delle case in costruzione, poichè il più delle volte vanno a finire la loro notte alla polizia. Maggiormente da compiangere sono coloro, che senza riflessione nè previdenza, cercano un asilo sotto gli archi laterali dei ponti sulla Senna e vi dormono bagnati, sotto la sferza d'una corrente d'aria fredda ed umida che paralizza loro le membra e li manda ben presto all'ospitale colpiti da reumatismi articolari. Il luogo prediletto dai vagabondi e dai ladri furono per lungo tempo le fornaci di calce di Montmartre, ma dopochè queste ultime sono state abbandonate, essi si sono dispersi parte a Bagnolet .e parte a Pantin. Vi è però un luogo ch'essi frequentano volentieri a Parigi e che è conosciutissimo, perocchè chicchessia ha inteso certo parlare delle carrières d'Amérique Non è là, come si crederebbe, ch'essi si rintanano durante le notti d'inverno. Tali cave per vero dire sono inabitabili anche per uomini uomini rotti a tutte le durezze della vita all'aria aperta; sono dei lunghi anditi, in cui l'acqua cade a goccia a goccia su terreno così bagnato, che vi si cammina nel fango fino al collo del piede. Èlà presso ch'essi si rifugiano, a lato delle fornaci di calce che fiammeggiano giorno e notte e spandono un calore, di cui i vagabondi sanno apprezzare i benefici. Là al pari di altrove comme on fait son lit, on couche I più accorti non arrivano mai tardi, per poter scegliere dei buoni posti; si stendono sulle fascine non lontano dalle fornaci e al riparo dalle correnti d'aria. Quivi si fa più che dormire, vi si cena con de' salumi, con della acquavite, tutta roba rubata; vi si danno dei convegni amorosi; vi si tengono delle serate, delle conversazioni, vi si balla, vi avvengono lotte e duelli, e non vi è stravizio tanto repugnante, di cui questi luoghi così desolati non siano stati testimonii. Tutto si sciupa a lungo andare, e le carrières d'Amérique hanno quasi finito il loro tempo, in ogni caso, le loro notti famose sono passate. La polizia ha troppo rivolti gli sguardi in quelle parti, e i vagabondi più non vi si recano che esitando, poichè è raro adesso che il loro sonno non venga interrotto. Verso le due ore dopo la mezzanotte, quando si crede che le fornaci sono occupate e che ognuno vi s'è addormentato, si parte senza far rumore dal posto di polizia il più vicino. Gli agenti comandati da un ufficiale di pace, si dividono in quattro squadre,che, rasentando i muri, camminando in punta di piede, circondano il nascondiglio da tutti i lati, in guisa da custodirne le uscite. A un dato segnale, le lanterne vengono aperte e gli agenti si precipitano tutti contemporaneamente verso il grande dormitorio improvvisato sotto le volte biancheggianti. Il risveglio è generale. I novizii cercano di fuggire, i vecchi praticoni s'alzano stirando le braccia e si consegnano essi stessi agli agenti. Nessuno mai resiste e là prima parola, significantissima, di ognuno di questi infelici è: "Non mi fate del male!" Che cosa trovasi colà? Il rifiuto di Parigi, vagabondi, ladri, recidivi, miserabili infine, che non possono ispirare se non la pietà. Io soffro d'asma, diceva un d'essi, il che mi impedisce di lavorare; io tossisco molto e a cagione di ciò i locandieri mi mettono alla porta. Io vengo a dormire presso le fornaci perché ciò mi solleva alquanto. Colui è stato immediatamente e d'urgenza inviato ad un ospitale, perchè gli fossero prestate le cure opportune. In questi covili vi si arrestano dei fanciulli fuggiti dalla casa paterna e già dediti al ladroneccio; quattro fra essi furono sorpresi al momento, in cui tenevano tra mani e mangiavano un pane di burro che avevano trafugato al mercato. Queste razzie danno dei risultati importanti; in due giorni, il 19 e il 20 febbraio 1869, la Polizia si è impadronita di 77 individui, di cui 58 avevano già avuto a fare colla giustizia. Quest'era la punto invidiabile condizione dei poveri di Parigi nel 1873, malgrado esistano quivi la Société philantropique fondata sino dal 1780, e l'opera pia dell'Hospitalité de nuit istituita nel 1878, le quali alacremente diffondono i loro beneficii fra le classi più sfortunate della società. Un uomo benemerito della umanità, Jules Siegfried, pensatore profondo e filantropo generoso, forse misurando dai prodigiosi progressi, ch'egli ha fatto fare alla piccola ma importante sua città dell'Havre, i progressi che avrebbe dovuto fare Parigi in questi ultimi tempi, in un suo libro intitolato: La misère, son histoire, ses causes, ses rémèdes scriveva: Le squallide casupole dei secoli passati, le cantine infette di certe città manifatturiere, e i solai insalubri dove s'agglomerano delle famiglie intiere, fanno posto gradatamente ad abitazioni più vaste e più sane. Eppure nel 1878, quando abbiamo visitato Parigi, avendo noi fatte delle escursioni nei luoghi in cui la marmaglia s'annida, vi abbiamo trovato che quanto hanno scritto il Frégier, il Cère, il Du Camp vale ancora oggi quanto per l'appunto valeva ai tempi in cui o di cui essi hanno scritto. Che più? Avevamo a scorta nelle nostre escursioni notturne due sergents de ville i quali alle tre dopo mezzanotte quantunque armati, non si sono peritati a scendere dal quais e passare sotto il ponte dell'Alma, non discosto dal Trocadero e frequentatissimo di giorno, se non quando poterono avere due altri sergents a ingrossare la comitiva. Ciò non faceva onore al loro coraggio, ma neppure allo spirito di rispetto all'autorità, per parte degli abitanti accidentali del primo arco sulla destra della Senna. E veramente, se si fosse trattato di fare a pugni con tutte le persone che stavano coricate sotto quell'arco, i sergents de ville avrebbero certamente avuta la peggio. Dal 1878 in poi passarono parecchi anni, nè le cose sono punto mutate, giacchè degli egregi pubblicisti di Francia hanno, anche in questi ultimi giorni alzata la voce per risvegliare la carità pubblica e additarle di nuovo la turba immensa, che in mezzo al lusso della capitale del mondo civile non può trovare un onesto rifugio dove passare la notte.

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