Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il galateo del contadino

202963
Miles Agricola 1 occorrenze
  • 1912
  • Casalmonferrato
  • Casa agricola F.lli Ottavi
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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La scuola non è più oggi com'era ab antiquo il monopolio dei ricchi e delle altre classi privilegiate. La scuola è oggidì patrimonio di tutti. Quanti figli di contadini non sono arrivati alle somme cariche dello Stato, anzi a dirigere la cosa pubblica del proprio paese?! Ciò è frutto dell'istruzione e dell'educazione popolare,che oggi s'infiltra dappertutto, anche in fra le campagne, mercè il grande,l'immenso beneficio della scuola. La scuola è un santuario; e tale dev'essere considerata da coloro che la frequentano. Mandare i figli a scuola è un dovere dei babbi e delle mamme; ma è un sacrosanto dovere dei figli il frequentarla con profitto. E per trarne profitto bisogna sopratutto portare non solo rispetto,ma venerazione verso gl'insegnanti. Il maestro è il nostro secondo padre,anzi spesso c'insegna molto di più e meglio del primo! Guai al fanciullo che non sappia rispettare l'autorità ed ascoltare la parola del suo precettore! In iscuola bisogna saperci stare colla sommissione, collo stesso rispetto che si deve usare in chiesa. È pessima educazione,stando a scuola, disturbare i compagni vicini, ciarlare con essi, fare ad essi dei dispettucci, sottrarre loro qualcosettina, anche di minimo valore, fare occhiate o boccacce convenzionali ai compagni lontani, pessima e riprovevole sopratutto la disattenzione propria provocando quella degli altri alle parole del maestro. A scuola bisogna restare ben composti sui banchi, che non bisogna nè tagliuzzare con coltellini nè lordare coll'inchiostro. Nè si debbono strappare o guastare libri, nè sciupare nè sporcare quaderni; come pure conviene astenersi da qualunque sbaffo o giroglifico sui muri, sui cartelloni e su altra suppellettile scolastica. Nè lo scolaro si rivelerà diligente ed educato solo entro le aule della scuola; ma deve conservare questo contegno anche quando ne esce. Imperocchè, ultimata la lezione, non c'è bisogno di correre all'impazzata, strimpellando coi piedi e rincorrendo i compagni o sbandarsi e soffermarsi a giuocarellare sul portone della scuola in giuochi sconci e sguaiati, accompagnandoli con grida altrettanto sguaiate e disadorne. Lo scolaro per bene, uscito dalla scuola, si accomiata dal maestro, saluta i compagni, rammanisce i libri e i quaderni e s'avvia a casa, sia pure con portamento ilare e marziale, ed ivi giunto, soddisfatto d'aver compiuto il Suo dovere, si riposa fra le ginocchia del babbo e della mamma ch'è suo obbligo di tenere al corrente del progresso dei suoi studi, sapendo bene che questa è la maggiore consolazione dei genitori. Insomma il fanciullo deve considerare la scuola non come un passatempo od una punizione, ma come una palestra di bene per il suo intelletto, per l'anima sua, per il suo stesso fisico, che dai banchi della scuola riporteranno la prima salutare impressione per tutta la sua esistenza.

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Eva Regina

203374
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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E non ab- biamo scrupoli di riunire le bimbe ai fanciulli sotto la nostra vigilanza materna. La compagnia della donna abitua per tempo il piccolo uomo a dominarsi, ad essere generoso, a quella urbanità e a quei riguardi che più innanzi nella vita lo renderanno disinvolto e simpatico: e la compagnia dei fanciulli fa le bimbe più schiette, più vivaci, più semplici.

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