Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Galateo della borghesia

201897
Emilia Nevers 1 occorrenze
  • 1883
  • Torino
  • presso l'Ufficio del Giornale delle donne
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Cominciamo ab ovo, cioè alla stazione. I viaggiatori si dividono in due categorie: i prudenti, gl'irrequieti: i prudenti che arrivano un'ora prima, s'adattano al limbo della sala d'aspetto e non nuociono che a se medesimi, però diventano importuni se al minuto della partenza spingono i vicini, pestano calli, si buttano in vagone mettendo la propria valigietta sui piedi o sulle ginocchia altrui. Ma questi sono guai di secondo ordine: chi invece ci salva dagli irrequieti? Arrivano, balzano dalla cittadina, di cui il cavallo trafelato pare che stia per cadere morto, mettono in mano al cocchiere cinque lire,dieci (non hanno mai spiccioli), non aspettano che renda loro l'avanzo, si scagliano all'uffizio dei biglietti, tempestano, litigano, arraffano il tickett, abbandonando persino il bagaglio, eppoi, panfete, con uno, due, tre colli in mano si scaraventano in un vagone... il treno si muove, i guardiani gridano, essi trionfano! Gli irrequieti invece trovano da ridire all'orologio della stazione; quell'orologio è matto, il servizio pessimo; sbuffano perchè una volta entrati loro, il convoglio non parte, tirano in scena le ferrovie..... di molti paesi, dove non sono mai stati. Basta! Ecco i viaggiatori a posto; tutti cercano di accomodarsi alla meglio - la gente educata sta dov'è, e si rassegna. La gente che non ammette galateo in ferrovia si agita, fa piramidi del proprio bagaglio, cacciando sotto quello degli altri viaggiatori, o vuole a tutta forza serbare un collo che oltrepassa il peso stabilito, seppure non vi fa la grata sorpresa, dopo un momentino, di esibir una gabbia, un canestro con un gattino, un cane, che porta con sè di contrabbando. Altri lanciano occhiate fulminee contro quelli che occupano i posti migliori. Di questi irrequieti ve n'ha di dieci specie diverse. Vi son quelli che dove è vietato di fumare accendono lo sigaro, contando sulla bonarietà dei vicini, oppure si mettono al finestrino e se li richiamate all'ordine, rispondono con asprezza: il fumo non penetra! Altri, ad ogni stazione, si buttano allo sportello, saltano giù, disturbando tutti, risalgono, unicamente per l'incapacità di condursi da persone civili. Certi sputano, sbadigliano, si distendono con mal garbo, mettono i piedi sul sedile di contro. Vi son poi quelli che hanno il ticchio di assumere una speciale toeletta e par che si credano nel loro gabinetto; levano gli stivali, il soprabito, la cravatta, il cappello, a segno da ispirare seri timori alle signore formaliste; calzano poi delle pianelle, indossano una giacchetta, si chiudono il cranio in un berrettino.... dopo di che si mettono a russare, o, se è notte, vi accendono sotto il naso un lampadino e fanno le viste di leggere. Un'altra varietà di viaggiatori è quella che mangia sempre; tiran fuori dalla sacchetta del salame, del formaggio, delle pere, delle melarancie e sbucciano, tagliuzzano tutta codesta roba, riempiendo il vagone di scorze, di bricciole, e di poco aromatici profumi, spingendo a volte la cortesia fino a voler costringere i vicini a dividere con loro quelle provviste, che escono da fraterno contatto con le pianelle ed i pettini. Vi sono gli aristocratici che guardano tutti d'alto in basso, perchè, la spolverina da viaggio togliendo spesso di distinguere la vera condizione dei compagni di viaggio, temono di avere a che fare con gente che sia meno di loro. Ma peggio di codesti che si limitano a sorridere ironicamente, a non stendere la mano per offrirvi di passar il vostro biglietto ai conduttori, sono i ciarlieri. Appena sono seduti questi iniziano fra di loro (se sono in due soli) un dialogo o monologo sul gusto di quello che nelle commedie vien detto d'esposizione: cioè si raccontano, con un po' di fioritura ad usum compagno di viaggio, chi sono, chi non sono, d'onde vengono, dove vanno, e se non fate motto v'interpellano direttamente, vi interrogano, vi fanno una specie d'istruttoria, insomma, vi costringono a rompere il ghiaccio, togliendovi la libertà di pensare, guardare, riposare o dormire. Taccio di quelli che temono l'aria, il sole e si impuntano a chiudere tutti i vetri, di quelli invece che si ostinano a tenere aperto; di quelli che fanno gl'impertinenti con le signore che non hanno compagni maschili, e le riducono a mutare vagone od a ricorrere al conduttore: è tutta gente da metter nella categoria degli ineducati. Ma dunque che cosa si deve fare? chiederanno le lettrici. Dio buono! Essere persone per bene. Non so dare legge positiva su quelle benedette finestrine come su quella tal ventola abat-jour che ripara la lampada: fonte di perenne lotta tra i viaggiatori. Figuratevi che un giorno trovandomi col direttore dei telegrafi italiani e con un ingegnere della Società delle ferrovie, richiesi entrambi di fornirmi qualche ragguaglio, ma su certi quesiti trovai anche loro inetti a rispondermi. È ammesso che la finestrina di destra appartiene ai viaggiatori che sono da quel lato e quella di sinistra agli altri; è più lecito volerla chiudere che tenerla aperta, come pure tenere la ventola abbassata che alzata: ma con tutto ciò la questione è così complessa che quei signori mi citavano appunto il caso di due viaggiatori che l'avevano risolta....... con un duello. Però, se il diritto è dubbio, il galateo parla chiaro. Nei casi in cui una data cosa disturbi due persone, si deve esaminare quale sia più gravemente disturbata e meno in grado di sopportare il disturbo; così, se ad un giovanotto spiace non fumare, ed invece ad una signora attempata o malaticcia l'odore del tabacco nuoce, il galateo esige che non si fumi; se il finestrino, chiuso, priva alcuni d'aria, ma, aperto, fa correre ad altri il pericolo d'un'infreddatura,quel finestrino va chiuso...e così via. La persona per bene entra od esce con riguardo, saluta, appicca discorso se le pare di far cosa grata, e se trova compagni che le garbino, non manca mai alla cortesia, inquantochè cede subito ai desiderii di chi le è vicino rapporto alla disposizione del riparto; non attacca brighe con nessuno, non brontola, non tratta con arroganza gli impiegati e neppure i fattorini, insomma si ricorda che un vagone non è una camera privata, ma una specie di caffè o di albergo ambulante che impone molti riguardi. La persona per bene poi, in quel che riguarda il vestire, evita in pari tempo una ricercatezza disadatta ed una trascuranza pressochè indecente. Una signora ammodo, quindi, in viaggio, non si ridurrà allo stato d'un fodero d'ombrello, d'uno spauracchio come certe Miss; non metterà in viaggio scarpe sdruscite, guanti sudici, roba di dieci colori diversi, verde, azzurro, giallo, rosso, sì da, parer un pappagallo: ma, d'altra parte, quella signora eviterà il lusso incomodo o ridicolo, non viaggierà in veste bianca, cappellino a piume, merletti e gioielli, poichè invece di sembrar una dama, se vestisse così parrebbe una persona digiuna d'ogni norma di buon gusto e di tatto. Le dame, viaggiando, assumono anch'esse un vestire molto semplice, cappellino con velo bruno od azzurro, pelliccia o waterproof di panno, alpaga o tela, secondo la stagione, collo e polsini bianchi o sciarpetta al collo; vestito semplice, senza gale e guarnizioni. Chi fa una gita od una visita in campagna può vestirsi con cerca ricercatezza, ma coprendo la toeletta con uno spolverino per non arrivare sgualcita od impolverata. Portar gioielli in ferrovia è un grave sbaglio e quasi quasi un pericolo. Chi reca con sè oggetti di gran valore o forti somme, le faccia cucire in una tasca interna del soprabito o della gonnella... e non ne parli mai. Le cautele visibili diventano quasi un richiamo per chi abbia cattive intenzioni. Non imitino quelli che mettono il denaro che portano seco loro in una sacchettina, appesa ad armacollo e se la tengono stretta fra le mani, guardandosi intorno e susurrando agli ignoti vicini: Eh? quando s'hanno dei valori bisogna star attenti! Non bastano gli occhi d'Argo!... Costoro corrono il pericolo di attirarsi dei contrattempi. Gli occhi d'Argo... è cosa nota... a volte si chiudono ed allora paf! una cinghia è presto tagliata. In quanto alle armi, è bene usar prudenza per non farne un pericolo invece che una difesa, e non ferirsi da sè, oppure offendere i vicini. Del resto, per chi non ha in tasca un mezzo milione e viaggia in ferrovia, sono pressochè inutili. Le conversazioni in viaggio devono aver per regola il massimo riserbo. È ridicolo farsi passare per un pezzo grosso, millantandosi; è inurbano e pericoloso mettere in campo questioni nazionali o politiche, censurar alla leggera il paese in cui si viaggia, vantar troppo il proprio, insomma esporsi ad aver delle brighe o degli alterchi. Convien anche aver qualche nozione sui luoghi che si visitano per non dire degli spropositi madornali e per sapersi regolare riguardo alla via da seguire, alle fermate, agli alberghi, ecc. L'anno scorso incontrai una giovane coppia tedesca a cui chiesi se contava visitare la Brianza.Era d'autunno. - Oh! disse lo sposo, vorrei farlo, ma temo... - Il caldo? - Eh! no... i briganti! I briganti, nel verde giardino di Lombardia, a due passi da Milano! I briganti,cioè i tradizionali uomini bruni, in giacchetta corta, con cintura scintillante d'armi, cappellone a cono, trombone in mano... Diedi in una irresistibile risata, con grande meraviglia del bravo tedesco. A proposito di giovani coppie, raccomando a queste, di... non essere troppo affettuose in ferrovia: è una cosa in pari tempo importuna e ridicola lo scambiare carezze e tenere parole che mettono nell'impaccio i babbi e le mamme formaliste che hanno seco loro dei ragazzi e che in altre persone provoca delle celie di cattivo gusto. L'amore è una cosa tanto bella e santa che è mancanza di tatto e di delicatezza l'esporla ai motteggi. Le norme date per salire in vagone reggono anche per scendere; se ci sono vecchi, donne o bimbi si aiutano, si tien loro le sacche o gli scialli: si procura d'evitare questioni e di rassegnarsi con filosofica urbanità nei casi di forza maggiore; per la scelta dell'albergo si consulta, non il primo conduttore d'omnibus venuto, ma la guida, seppure non si sono assunte prima, da altri, le informazioni necessarie. È sempre savia cosa procurarsi delle lettere di raccomandazione per gente del paese; può essere una gran risorsa. Se occorrono medici o dentisti, sartori o che so io, non conviene affidarsi ai proprietari dell'albergo; pel medico o dentista ricorrere a quelli dell'ospedale, poichè il fatto che occupano un posto di fiducia è già per se stesso una garanzia. Per bottegai affidarsi ai conoscenti se se ne hanno, oppure alla fama. In generale le persone capaci sono note. Il lusso è superfluo pei forestieri, anche nelle più eleganti capitali: però le toelette eccentriche, le affettazioni di semplicità nihilista, i pastrani e cappelli da uomo, gli occhiali sul naso ed altre bizzarrie non sono da adottarsi. Per visitare musei o girar la città si inetta qualche vestito di lana scuro, un bel cappellino grigio o color nocciuola; per recarsi a teatro si scelga un vestito di seta nera o di satin di cotone, un po' elegante con un bel cappellino nero o bianco e si potrà essere presentabili, portando seco poco bagaglio. Nei musei bisogna guardarsi dal toccare gli oggetti esposti: è conveniente dare una mancia al cicerone. Sarebbe gretto respingerlo per l'economia di una o di due lire. Se annoia, lo si tenga solo per guida, dicendo che non s'ha d'uopo di spiegazioni. In generale bisogna informarsi delle tariffe e star a quelle: non lesinare e in molti casi sacrificare qualche spicciolo per causar alterchi che finiscono sempre a danno del forestiero. Quando poi si è con donne è assolutamente inurbano correr rischio di spaventarle o di doverle lasciar a lungo in mezzo ad una turba di curiosi o di malevoli, per finir una discussione con un fattorino od un fiaccheraio. Se si viaggia con altri, patti chiari e mettersi sempre d'accordo sulla spesa. Tornerò su quest'argomento parlando dei luoghi di bagni, dove porrò anche le norme sul contegno da tenersi aIl'albergo. È sconveniente, visitando gallerie o chiese, deridere ad alta voce Ie cose che si vedono od i riti della religione del paese; più che sconveniente, in certi casi può riuscire pericoloso: anche i costumi vanno rispettati, l'uomo veramente per bene leva il cappello in una chiesa cattolica... e lo mette in una sinagoga, accetta con la stessa urbanità il denso caffè dei turchi, la spumosa birra dei tedeschi, l'idromele dei norvegiani ed il latte di coco degli abissini; mostra la stessa deferenza a qualunque ospite, sia un signore europeo, uno scheik, od un moro. Il motteggio è sempre incivile, ed anzi lo è tanto più, quando chi se lo permette è o sembra superiore alla persona derisa. I forestieri, se alloggiano da conoscenti e ne ricevono molti favori devono, appena partiti, ringraziare con lettera e più tardi inviare un ricordo. Essi invece non hanno, in genere, obbligo d'invito. Sono gli ospiti che pagano e si va a visitar musei, se si fanno gite e se si prendono palchi a teatro.

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