Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: ab

Numero di risultati: 1 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Caracciolo De' Principi di Fiorino, Enrichetta

222595
Misteri del chiostro napoletano 1 occorrenze
  • 1864
  • G. Barbèra
  • Firenze
  • Paraletteratura - Romanzi
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Parecchi ricchi gentiluomini ed ecclesiastici napoletani testarono ab antico in favor di San Gregorio Armeno de' legati per uso di patrimoni, di cappellaníe, di maritaggi, di atti di beneficenza. Erano adunque fortunati i chierici che avessero potuto ispirare amicizia alle monache potenti di quel luogo: il traffico de' voti nel ballottaggio del badessato, le abilita al godimento di molti privilegi, uno de' quali si è pur quello di dispensare a seconda del loro gusto cotesti benefizi. E però il chierico protetto è sicuro di acchiappare presto o tardi il patrimonio e la cappellanía, nel qual caso la protettrice fa sovente a proprie spese la festa della prima Messa; e mi rammento di un tale chierico, divenuto, Dei gratia, prete, il quale, per essersi addentrato nella benevolenza della patrona, si ebbe non solamente gratis le spese della festa, ma eziandio un sontuoso banchetto in casa sua per 24 persone, apportatogli dalla carrozza in livree di gala, che la monaca chiese in prestito dalla propria famiglia. La badessa approvava tali scandalose prodigalità, anzi le fomentava dicendo: "Io pure ho fatto lo stesso; scapriccitevi, povere ragazze! in fede mia, si è fatto sempre cosi." Per altro inculcava loro fra' denti di non fare in mia presenza ostentazione di quelle stoltezze: al che assentivano le suore, avvedutesi ch'io non voleva punto conformarmi al loro modo di pensare e di operare. Egli è perciò, che al vedermi comparire innanzi interrompevano sempre i loro ragionamenti, e nel mandare il suddetto pranzo al prete si studiarono d'impiegare le più minute precauzioni, acciocchè la lautezza rimanesse sconosciuta a me. Usavano nella Settimana Santa di acconciare magnificamente una parte del coro per eseguirvi, in memoria del fatto evangelico, la funzione della lavanda dei piedi. Erano collocati sugli altari i simboli della Passione, unitamente a tutta l'argenteria, particolate di ciascheduna delle monache, mentre un'infinita quantità di ceri illuminava la scena. Dirò scena, o commedia? Duolmi di adoperare in divini argomenti la seconda denominazione. Ma che cosa infatti di più comico, di più ridicolo, di più profano al pudore cristiano, del vedere un Gesù Cristo perfettamente liscio e sbarbato in volto, con veste e forme femminili, nell'atto di lavare i piedi a dodici apostole in sottanino ed in calzette di seta? Scommetto che se i Mormoni dell'America, quei comunisti ed eretici dannati, venissero a penetrare che la Chiesa romana suole trasformare in tal modo il Figlio di Dio, non esiterebbero un istante di ritornare a braccia aperte in seno al cattolicismo. I quattro chierici morivano dalla pietosa voglia di vedere scalze le sante apostole. A notte avanzata del giovedì santo, quando il tempio fu chiuso agl'incirconcisi, e che pur io mi fui ritirata, poggiarono ad una delle grate del coro la più lunga scala della chiesa, e coll'aiuto di questa montarono sul cornicione del coro medesimo, ove preso posto, si fecero spettatori e sovente confabulatori del dramma. - È ben vero che le cose passarono tranquillamente, nè si ebbe a deplorare alcun disordine. Io ne conosceva il progetto sin dal giorno innanzi, e mi ritirai prima del solito per lasciarle libere. - Erano allora decorsi otto anni, dacchè io era entrata nel chiostro; ed in questo intervallo non avevano giammai scorta in me la benchè minima inclinazione per un prete, per un monaco o per un chierico; neppure pel mio confessore, il quale, nonostanbe la persistente mala voglia che gli dimostrava, ostinavasi, or sotto questo or sotto quel pretesto, a farmi scendere nel confessionale spesso spesso. Non già perchè il mio cuore a ventisett'anni fosse morto all'amore, o perchè avessi aspirato al selvatico onore di farmi rigido Catone dei poveri innamorati: no, davvero; ma mi disgustava la loro ipocrita e simulata bacchettoneria: quel voler ostentare delle virtù ed un candore che non avevano; mi disgustava la persecuzione che movevano a qualcuna delle loro compagne, se per caso stranissimo avesse questa concepito simpatia per un uomo che non fosse sacerdote od avviato al sacerdozio. Queste finzioni, questi egoismi di casta, e non altro, io detestava. Che se avessero francamente mostrata la loro debolezza per tale o tal altro prete, per tale o tal altro chierico, io le avrei con pari franchezza compatite, come avvenne più volte con qualche educanda, monaca o conversa che mi aveva confidato il segreto della sua fragilità; le avrei compatite con quel cuore propenso a' sentimenti di umanità, partecipe delle debolezze di sua natura, con quel cuore sensibile, che sotto la ruvida lana tuttavia batteva..... Una volta era desso in procinto di rinfiammarsi (non per un religioso) chiesi soccorso a Dio, e Dio ne spense le faville. Una passione di quella sorta non avrebbe fatto che aggravare la mia sventura. Egli era un medico; l'amai per ispontanea ispirazione, l'amai nei più reconditi penetrali dell'affetto, innanzi che la ragione se ne fosse accorta. In grazia del mio ufficio d'infermiera lo vedeva spesso: spesso nella cella dell'inferma l'accompagnai con gli occhi umiliati a terra, col sentimento dell'abdicazione che avevo fatta ad ogni commozione tenera, col convincimento che sotto il voto della monastica castità, spregevole sarei stata da lui reputata, ove uno sguardo solo mi avesse tradita. Ah, chi non ha indossato il cilicio non sa quanto sordo alle invocazioni del cuore sia l'isolamento del cenobio! Non comprese egli i miei sforzi a reprimere que' palpiti ribelli, nè per conseguenza conobbe il mio trionfo. - Tanto meglio! Seppi più tardi, che il suo cuore era dedicato ad altra donna meno disgraziata di me. Egli morì nel fior degli anni, sul più bello della sua carriera..... Fu egli compianto dalla giovane che amava? Ritorniamo al racconto. Passati due anni nel suddetto ufficio, fui nominata sagrestana; era l'incarico che più degli altri metteva la monaca in contatto coi preti. Opinarono allora parecchie suore che avrei finito coll'amarne qualcuno; altre, più svelte, si strinsero in congiura per farmi cadere. La sagrestana mia predecessora, nel darmi la consegna dei sacri arredi, mi disse che dei quattro chierici, uno solo essendo esatto nelle sue incombenze, di lui specialmente doveva servirmi. Era quella monaca, una buona ed onesta donna, sicchè seguii il suo consiglio. Frattanto le congiurate seguivano con ansietà i miei passi, per assicurarsi se, e come, e quando sarei caduta nel tranello. Che importava se il loro campione era di più che volgare figura, di crassa ignoranza, di molta rozzezza? Nel servizio della sagrestia io gli aveva data la preferenza: consolante augurio! Era ben naturale che su di lui si concentrasse l'azione della trama. Di quante iniquità non è cagione l'ozio! Le suore della consorteria trovarono di sovente una qualche scusa per iscendere al comunichino, e dire al chierico: "Ora te ne puoi star contento, eh?" "Perchè?" "Perchè hai avuta una sagrestana giovine e svelta." Unaltra volta gli dicevano: "Che fortuna!" "Perchè?" "Si dice che la sagrestana trovi molti requisiti nella tua persona." "Che idea strana! Da che lo desumono?" "Dalla premura con che ti chiama in preferenza degli altri chierici; dalla fiducia che ti mostrò consegnando ogni cosa a te." Come altrove ho detto, soffriva io molto di nervi: le convulsioni mi si erano rese periodiche. Ad ogni mia indisposizione, lo chiamarono al portello, e con impudenza di cortigiane gli recarono saluti a nome mio. - Nè qui l'impudenza si fermò: perocchè, immaginato e steso sulla carta un vigliettino con sotto il mio nome di battesimo, glielo fecero, non so per qual mezzo, venire in mano. In pari tempo m'involarono un tenue oggetto di biancheria, e in nome mio glielo presentarono. La testa del povero giovine cominciò a vacillare. Se ne avvidero quelle, allorchè, annunziatogli ch'io mi stava gravemente inferma, ei si cavò di tasca la pezzuola per asciugarsi gli occhi, nè potè altrimenti nascondere il suo travaglio. "È cotto di lei!" Dissero allora fra loro, stropicciandosi le mani, e gongolando di gioia. Ma della comica passione del chierico ben anch'io mi avvidi, non appena convalescente e rientrata nell'uffizio. Saputo l'imbroglio del viglietto e del donativo, alle intriganti monache scagliai le più energiche rimostranze: a lui feci tosto conoscere che lo scritto era falso, e che l'oggetto, a nome mio presentatogli, mi era stato poc'anzi preso dal fagotto della lavandaia. Costui masticò male la dura rivelazione: s'impegnò a restituirmi il foglio necessario alle ricerche che mi era prefissa, ma fosse per altrui suggerimento, fosse per ispontanea riluttanza, non me lo diede. Fatto sta che quel poveretto erasi ben bene innamorato di me. La sua faccia era divenuta secca allampanata: il naso affilato, gli occhi infossati. La sua bocca, naturalmente grande, avea per lo smagrimento, prese le proporzioni di quella della lucertola. - Io lo rimproverai spietatamente. "Sciocco," gli dissi, "non intendi che sei divenuto lo zimbello d'una brigata di monache, non meno pazze che insidiose, le quali, nell'atto di prendersi beffe della tue ingenuità, vorrebbero inoltre cogliere un più grande vantaggio, quello di dare argomento di molestia a me, ed ancora, se fosse possibile di abbassare qui dentro la mia riputazione a livello della loro? Rientra in te stesso, raffrena gli stolti desiderii, e bada d'ora innanzi a comportarti più saggiamente nel disimpegno de' tuoi doveri, se non vuoi perdere il pane e l'onore." Rispose, riconoscere ormai l'eccesso della propria follia: non esser però egli stesso l'autore di quella malaugurata passione, ma sì le tali e tali monache che a poco a poco glie l'avevano insinuata nel cuore: alla fin fine, l'amor suo aver toccato tale grado di intensità, da non rimanergli più veruna speranza di poterlo signoreggiare. "In tal caso," ripresi io, "non ti resta che un solo scampo: duro sì, ma inevitabile." "Parlate! Legge suprema sarà per me il vostro consiglio." "Le celie di quelle donne sono zampate di tigre; oggi ridono della tua semplicità, domani ti scaveranno la fossa. Ascolta il mio consiglio: cercati la sussistenza in altra chiesa, e portami al più presto la tua rinunzia." Il tuono secco e reciso di questi miei detti contrastava coll'interno senso di compassione che mi destava un avvenimento diretto a togliere il pane a quel povero tribolato. Quest'abboccamento, che durò appena 10 minuti, e finì pel chierico in uno scoppio di pianto, venne interrotto dall'arrivo del sagrestano. Convinta però che le monache covavano un reo progetto, e dolente per altra parte di rovinare quel giovine il quale altra colpa non aveva che quella d'esser un po' stolto, deliberai di troncarla con un mezzo più consentaneo alla pietà. Recatami dalla badessa, la pregai a nominare in vece mia un'altra sagrestana, dopo l'infermità non sentendomi io in forze da sostenere i pesi di quell'uffizio. - Costei rispose non giudicar la mia salute tanto rovinata quanto piaceva a me di rappresentarla; non esservi, d'altronde, esempio che una monaca si fosse dimessa dalla carica senza finire l'anno d'uso. Il mio confessore, al quale l'affare dispiaceva, unì le sue alle mie preghiere per indurla a cedere; ma, inflessibile alle reiterate domande, ella perseverò nel rifiuto. Stizzita però dalle mie moleste insistenze, mi disse un giorno: "Ma, insomma, perchè vuoi lasciare il posto? Perchè qualche pazzarella ti accusa di amoroso commercio col chierico? Quanta sei minchiona! Forse lei stessa, forse le altre ancora non hanno fatto, non fanno e non faranno sempre lo stesso? A tali cianciafruscole, se hai granello di buon senso, non devi badare!" Le cose camminarono così, finchè l'episodio non fu giunto a spontaneo scioglimento. Un giorno, mentre io cantava in coro, il chierico innamorato svenne in chiesa per la commozione. La chiesa era affollata: nacque un bisbiglio da non dirsi. I preti nella sagrestia si turbarono,i chierici se la godevano, le monache, calata la maschera, scaricarono sulla loro vittima le farétre, sclamando ad una voce: "Quanto è ridicolo! quanto è stupido!" Poi soggiungevano: "La santa Messa è mutata in commedia.... queste scene fanno vergogna al convento." Di lì a non molto trovai il chierico che si struggeva in pianto. "Siamo congedati tutti quattro noi chierici," mi disse con voce interrotta dal singhiozzo. "È mai possibile?" "Pur troppo. Dio mio, che sarà di me!" "Tutti quattro congedati! Hai dunque trascinato anche i colleghi nella tua rovina?" "No: la rovina sarà soltanto mia. Gli altri tre se ne vanno per pura apparenza: fra poco ritorneranno, io solo non ci ritornerò più." "Fanno bene a congedarti con tal garbatezza," conchiusi io. "Me ne duole cordialmente, ma la tua situazione in questo luogo era divenuta insopportabile." Gli abitanti delle contrade vulcaniche sono pieni di fuoco al pari de' loro vini; ed io son Napoletana. Accesa di sdegno, mi portai subito dalla badessa; le espressi la mia compiacenza, pel congedo de' chierici, ma non lasciai di redarguirla dell'ostinata renitenza nell'occasione precedende della mia rinunzia. "Se aveste accettata la mia dimissione, quando con tanta insistenza ve la chiedeva," le dissi con vivacità, "non vi sareste trovata oggidì nella crudele necessità di mettere ad effetto un provvedimento, che tornerà a scapito non meno del vostro monastero, che di quei poveri giovani. Ma ciò che è fatto, non si disfà. Un solo schiarimento mi resta a chiedervi, e questo si riferisce particolarmente al mio personale decoro. È reale, è positivo, oppur è solamente simulato il complessivo congedo di tutti quattro i chierici? In altre parole, vi riserbereste forse in petto il disegno di richiamare fra poco tre di loro, per infliggere l'esclusione ad un solo?" "No," rispose essa. "Il cielo non voglia! Comune e definitiva è, e sarà per tutti, l'esclusione!" "Avrete bastante fermezza da resistere ai maneggi delle monache che li proteggono?" Ci trovavamo presso una cappella, dedicata alla Vergine. La badessa si volse verso l'immagine, e levando le mani al cielo: "Giuro," disse, "per Maria santissima, che nessuno di loro ritornerà." "Ed io giuro," soggiunsi, "che se uno di loro entrasse per una porta, io uscirei subito da quell'altra!" Ci separammo in pace. Ma la povera donna era più di parole che di fatti. Ella contava i voti che le si rendevano indispensabili alla riconferma nel badessato. Di lì a otto giorni i tre chierici ritornarono. Nè a questo si ristrinse l'intrigo; tentò inoltre la consorteria di spandere sul mio portamento un'ombra di denigrazione. A che non giunge la perfidia fratesca! Quegli dei quattro chierici, che di fatto era espulso dalla chiesa, fu da' confessori e dai monaci della chiesa stessa denunziato al cardinale; il quale, con altrettanto smoderato desiderio di arrendersi alla voglie delle sue creature, l'obbligò a deporre l'abito clericale. L'abbadessa aveva mancato al suo giuramento: io volli mantenere il mio. Quel giorno fermai incrollabile nell'animo la risoluzione di lasciare ad ogni costo un luogo, dove ribollivano le macchinazioni e traboccava il fiele dell'invidia.

Pagina 182

Cerca

Modifica ricerca