Quando, ad esempio, Isgrò (già ben noto per il suo passato di poeta [verbale] e di poeta visivo) presenta qui una delle sue «cancellature» più suggestive Secundum Johannem, che aggredisce addirittura ab ovo l’argomento principe di questa mostra con la frase neotestamentaria En Archè en o Logos - che rimane l’unica frase visibile in mezzo alle altre righe cancellate -, in questo modo ci offre l’eventualità d’una semantizzazione del testo attraverso la sua stessa elisione; o, se vogliamo, l’uso d’una elissi (in senso retorico) così vasta da creare, per contrappeso, un’esaltazione sia visuale che concettuale dell’unica frase rimasta decifrabile; o ancora (se preferiamo dare un’interpretazione sussunta dalla teoria dell’informazione): la presenza nel messaggio d’un «rumore» costituito dalla cancellatura che rende più efficace - proprio perché più ambiguo - il messaggio stesso.
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