Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Racconti 1

662679
Capuana, Luigi 2 occorrenze
  • 1877
  • Salerno Editrice
  • prosa letteraria
  • UNIFI
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La notte poi c'era qualcuno che gli teneva sbarrati gli occhi per non farlo dormire, intanto che Cristina gli russava leggermente al fianco, tutta ritirata in un canto, con le belle braccia seminude stese sul guanciale attorno il capo, in delizioso ab bandono. E quelle giornate come passavano rapide, divorandosi il terribile mese che portava in coda il veleno delle fatali scadenze! - Ah, se non avessi la fierezza di non volere intaccare neppure d'un soldo la dote di lei! ... Ma dovrò arrivarvi, per forza! ... Cosí almeno la casa diverrà sua proprietà; sarà il meno peggio -. Allorché gliene fece motto, Cristina si inalberò, dura, inflessibile - No vo' saperne: no, no! - Perché ti metti in collera? Dico per chiasso -. Gli era mancato il coraggio d'insistere innanzi a quel: "No, no!" cosí recisamente pronunziato; gli era mancato il coraggio di tentar di farle intendere che era pel meglio, per la pace di lei stessa. "No, no!" E se lo sentiva rintronare dentro il cervello, come tanti colpi di mazzuolo. "No, no!" E se lo sentiva picchiare sulla schiena, su tutta la persona, ogni giorno piú, dopo che anche sua madre gli aveva risposto: - Oh, io non voglio entrarci nei vostri pasticci! La roba di tuo padre te la sei presa tutta, fino all'ultimo soldo ... La mia, aspetta che io abbia chiusi gli occhi ... E, per ora, ne ho poca voglia -. E cosí pure lo zio canonico: - Donde vuoi che li cavi i quattrini, se il governo si succhia tutto e c'è il gastigo di Dio sopra le campagne? - Cristina non badava all'insolita taciturnità del marito, a quei profondi sospiri che gli scappavano involontariamente, di tanto in tanto. Si confondeva coi vasi di fiori dei terrazzini che dovevano far bella mostra per la festa di san Michele e per la fiera, quando la processione, con gli stendardi delle confraternite, con la statua del santo su la barella, seguita dalla banda impennacchiata, sarebbe passata lí sotto, all'andata e al ritorno. Avrebbe invitati gli amici, ora che non aveva piú bisogno di scom odarsi per andare a godere la vista della processione in casa altrui. E pensava a pararsi, a lisciarsi, per godersi il fresco a vespro sul terrazzino centrale di quella bella casa nuova che tutti guardavano con invidia, e che attirava l'occhio dei passeggieri appena scendevano dalla corriera davanti la posta, lí di faccia, mentr'ella fingeva di non accorgersene, con quell'aria altiera che strappava l'ammirazione. - È la mano di Dio! - rispondeva inesorabilmente donna Momma a chi le parlava degli imbarazzi del figliuolo. - Non ha ubbidito a sua madre, ha voluto fare di suo capo ... Ben gli stia! - Enrico, a quelle parole, scrollava la testa: - La mano di Dio! - E, pur di far piacere alla sua Cristina, si sarebbe rovinato da capo, a occhi chiusi. Quel maraviglioso corpo di donna insensibile lo teneva ammaliato fortemente; lo riduceva un bambino. Con lei dimenticava subito ogni preoccupazione di interessi, ogni danno: - Oh, quel bronzo finalmente si animerà fra le mie braccia! - La notte però, quando le sue palpebre non volevano chiudersi neppure un momento e Cristina gli dormiva accanto, egli chinava ansiosamente l'orecchio sul petto di lei, scostandone con cautela, adagino adagino, la camicia: - Sí, il cuore batte regolarmente qui sotto ... Ma dunque? ... Ma dunque? E, una notte, un soffio di pazzia gli era passato sul viso: - Se avesse spaccato quel seno caldo e palpitante, per accertarsi che lí sotto c'era un cuore come in tutti gli altri! ... Aveva dovuto levarsi da letto, perché le dita gli si contorcevano. Se fosse restato un altro momentino, avrebbe conficcato in quelle belle carni, rabbiosamente le unghie, simile a una bestia feroce. E si era contentato di baciarle a fior di labbra, e scappar di camera. E, dopo, gli pareva di avere fatto un orribile sogno, e non voleva neppure rammentarselo. - Già, non sto bene. Ho la febbre -. Il dottore, a capo chino, picchiando leggermente con la punta della mazzettina sul pavimento, aspettava che la signora gli facesse qualche domanda mentre l'ammalato, assopito dalla violenza della febbre, con la testa voltata di fianco, le occhiaie livide, la bocca semiaperta sotto i biondi baffi arruffati e rovesciati in giú, respirava forte, sibilando; quasi avesse avuto dentro il petto un viluppo di cose vive che non voleva uscir fuori e gli zufolava ora in alto, nella gola, ora in basso, nello stomaco te so e gonfiante le coperte. La signora non diceva nulla, impassibile, mezza annoiata, si vedeva, di quella malattia che già durava da una settimana e non accennava a diminuire. Poi l'ammalato diè uno scossone, riaperse gli occhi intorbidati e, con le labbra riarse, esclamò: - Cristina - In ogni momento, quegli sguardi stanchi e smorti la cercavano, le si inchiodavano addosso quando l'avevano trovata, la seguivano per la camera in tutti i movimenti, la invocavano supplicanti, rivolti all'uscio donde era uscita, si rianimavano un istante appena la vedevano ricomparire: - Cristina! - Siamo qua, caro avvocato - disse il dottore. E ricominciò le sue osservazioni, tastandogli il polso, saggiando il calore della pelle su le guance e su la fronte, premendogli lo stomaco teso e rimbombante come un tamburo; e scrollava il capo, pensoso, voltando di tratto in tratto gli occhi verso la signora che, seduta da piè del letto, si guardava le belle mani quasi non avesse altro da fare. - Dottore, guaritemi presto ... per lei! - Il dottore gli rispondeva di sí col benevolo sorriso delle persone abituate agli spettacoli tristi. E cosí eran passati altri due giorni, nell'opprimente silenzio di quella camera, rotto soltanto dal fil di voce del malato che chiamava continuamente: - Cristina! - La voleva vicino, per stringerle la mano, per richiederla di un bacio, atteggiando a un bacio le labbra scottanti ... - Sta' tranquillo - gli rispondeva sua moglie. - Bada piuttosto a guarire, per la festa -. Ella pensava alla festa che già rumoreggiava nella piazza, dove rizzavano i palchetti per le bande musicali e piantavano gli ultimi pali per la illuminazione e pei festoni; e su quella fronte altiera e su quelle labbra tumide e sanguigne lampeggiava la grande stizza per la malattia di suo marito, sopraggiunta cosí male a proposito, quasi a posta per contrariarla! Merluzzo stava attorno al dottore, attendendolo a ogni visita giú nel portone, su le spine per le notizie: - Il Signore deve accordare cent'anni di vita a questo galantuomo! Ma se la disgrazia però ... - Una mattina il dottore gli disse: - L'avvocato va male. La signora, non sospetta niente; corro da donna Momma, per sgravio di coscienza -. Quegli allora montò i gradini di marmo a quattro a quattro: - Chiamatemi la signora - disse alla serva. E vedendo che la signora tardava, si era introdotto, in punta di piedi, fino all'uscio della camera del malato. Cristina si rizzò, fulminandolo dall'alto in basso con terribile sguardo. Colui però le accennò con la mano, umilmente, aspettando nell'altra stanza, togliendosi di capo il cappellaccio unto appena la vide venire, sebbene venisse repugnante. Si faceva piccino, le si strisciava dinanzi come un verme, movendo la testa di qua e di là, con occhi obliqui e voce compunta: - In questo momento non bado ai miei interessi ... In caso di disgrazia, sono garantito. Ma non è giusto che il signor avvocato si sia messo allo sbaraglio, con la grande spesa di questa casa per amore di lei; e, all'ultimo, debba venir la suocera ad afferrarla per un braccino e a metterla fuori dell'uscio ... - Cristina tese gli orecchi, fissandolo inquieta: - Ma ... mio marito non sta male. - Per l'altra vita sí, signora mia! - Quel viso bruno impallidí, quelle labbra sanguigne si scolorarono, quasi donna Momma l'avesse già afferrata per un braccino, e stesse per metterla fuori dell'uscio - Che posso fare? - Subitamente dimessa, con una preghiera negli occhi, si era accostata all'uomo dalla faccia smunta e butterata che poco prima le faceva schifo. - Senta, signora mia ... - E lasciò che colui la prendesse per una mano e la trascinasse nell'altra stanza piú appartata dove potevasi ragionare a quattr'occhi. - In caso di disgrazia, meglio aver da fare con costei, che con quel diavolo di donna Momma - pensava Merluzzo. Donna Momma, capitata mentre il notaio e i testimoni scendevano le scale, montò su col sangue alla testa, le lagrime agli occhi: - Come? Mio figlio muore e non me ne fate sapere niente? - E alla vista della nuora che, soddisfatta del testamento, teneva tra le mani una mano del moribondo: - Non te la godrai, no, la sua roba! - si mise a gridare - Enrico, Enrico! Figliuolo mio! - Il disgraziato cercava, con gli occhi che non ci vedevano piú, la figura adorata di sua moglie; e moveva le labbra senza poter piú pronunziare quel nome che doveva essere il suo estremo sospiro. Mineo, giugno 1884@. 1884.

E che fretta di trovarsi in casa per ab bracciare la bambina! Da due giorni, povera creatura, doveva essere afflitta di vedersi cosí poco baciata e abbracciata! Camminava svelta e leggiera. Tutto era finito; non ci era piú da temere. Il miracolo che doveva salvarla era dunque avvenuto? Nell'avvicinarsi a casa, però, ecco qualcosa che le saliva, le saliva lentamente dal profondo del cuore; ed ecco di nuovo quel cieco terrore di cui le pareva d'essersi sbarazzata lassú, nella penombra e nel silenzio della chiesa, dietro la grata del confessionario. Sí, avrebbe taciuto ... Sí, avrebbe mentito ... Ma se suo marito tardava ancora? Accelerando sempre piú il passo di mano in mano che quel terrore riprendeva intero possesso di lei, era arrivata a piè della scala, ansante, con le ginocchia fiacche, peggio che se avesse fatto una gran corsa; e dovette reggersi al ferro della ringhiera per montar gli scalini, e poi fermarsi un momento dietro l'uscio per riaversi e ricomporsi prima di suonare il campanello. La bambina le era venuta incontro saltellante, agitando il telegramma del babbo. Teresa lo aveva mezzo strappato per aprirlo; e lettolo, si era lasciata cascare sulla seggiola, trattenendo a stento le lagrime, coprendo di baci la testina bionda che le domandava: - È del babbo? Verrà domani? - Sí, sí, domani! ... - La gioia della bambina le dilaniava il cuore. - Domani! Forte della sua innocenza, durante l'interminabile nottata ella si era ripetuta una dietro l'altra, per fissarle meglio nel cuore, tutte le confortanti parole del vecchio sacerdote; e aveva invocato dal cielo il coraggio di risparmiare al marito l'immeritato strazio di quell'onta. Neppure la sua bambina doveva un giorno arrossire, quantunque a torto, della povera mamma! Dio certamente avrebbe impedito che quest'altra creatura, per la quale ella non avrebbe potuto mai avere viscere di madre - lo sentiva, mai ! mai! - venisse viva alla luce. Le ore scorrevano con tormentosa lentezza sul quadrante dell'orologio che ella osservava a intervalli; le pareva intanto che le sue preghiere, nella vasta calma della notte, dovevano piú facilmente arrivare lassú. E già si sentiva ascoltata, già si sentiva consolata di nuovo. - Perché doveva repugnarle mentire? Non era per buon fine? Come facevano dunque quelle altre che mentivano a fronte alta, a cuor leggiero, tradendo? Infine ... se non le fosse riuscito, se quegli per caso si fosse accorto ... Ebbene, che poteva farci? Avrebbe parlato, avrebbe confessato ... sí, sí! Era forse meglio ... Soltanto le otto e mezzo? Altre otto ore di agonia! - Si voltava e si rivoltava nel letto, tastandosi spesso la fronte che le bruciava, tentando invano di distrarsi, di non pensare; e brancicava furiosamente le lenzuola quando l'immagine di quell'altro, scacciata via o tenuta lontana un pezzo, tornava ad assalirla come un invasamento, parlando dal profondo delle viscere di lei; irridendola quasi col mandarle a traverso lo spazio, dall'oceano che egli forse in quel momento traversava, le infami parole: "Ti amavo! Da due anni!" Non avrebbe taciuto mai? Era rimasta a letto fino a tardi, incapace di fare lo sforzo di levarsi, quasi, restando immobile, potesse anche ritardare la corsa del treno con cui suo marito tornava; poi s'era alzata tutt'a a un tratto, irrigidendosi contro ogni impressione capace di infiacchirle l'animo, improvvisamente risoluta di affrontare faccia a faccia il pericolo. Con la cipria rosea e colorandosi lievemente le labbra sbiadite, aveva scancellato dal volto qualunque traccia di pallore; e provava, come una attrice la parte da reci tare, quel che avrebbe dovuto fare e quel che avrebbe dovuto dire all'arrivo di lui ... Sarebbe stato un attimo, ma le tardava che già non fosse passato! Perciò andò incontro al marito franca, sorridente, - col cuore, sí, un po' agitato, mordendosi le labbra - e gli stese le mani sicura; e non tremò tra le braccia di lui, e resistette all'impressione di quei caldi baci con l'alterezza della innocenza. Era commossa nel vederselo dinanzi gentile, buono, affettuoso, qual era partito; e si stupiva che il fingere e il mentire non costassero insomma maggiore sforzo. Soltanto quando il marito, alla vista della trasposizione e dei mutamenti da lei fatti nel salottin o, le domandò perché non glien'avesse scritto mai niente, ella, con qualche imbarazzo e alzando le spalle, rispose: - Capriccio. Non sdegnartene, Giulio -. In verità n'era malcontento. Non gli pareva di ritrovarsi in casa propria; quasi avesse fatto uno sgombero egli che odiava gli sgomberi. Viveva da sette anni in quella casa. La sua felicità era nata e cresciuta là, in quelle stanze ariose, fra quei mobili che avevano veduto e sentito, quasi persone vive e di famiglia, tutto quel che piú intimamente lo interessava e gli era caro, sin dal primo giorno dopo il viaggio di nozze. - Volevo farti una sorpresa - ella aggiunse, esitante ... Giulio sorrise. Infine, mobili e oggetti d'arte avevano solamente mutato di posto, dalle altre stanze nel nuovo salottino; e la loro disposizione era cosí gentile e intonata che poco dopo egli non provava piú il cattivo effetto della prima impressione. La bambina, arrampicataglisi su le ginocchia, lo accarezzava, lo baciava, aggrappata al collo, chiamandolo: - Babbino bello ... Babbino caro. - Intanto, fra i baci e le carezze, egli osservava sua moglie: - Sei un po' dimagrita ... - Ti pare? - E un po' pallida. Non sei stata ammalata, spero. - Ho avuto l'emicrania ... - Rispondeva tranquilla, senza abbassare gli occhi sotto quegli sguardi che la scrutavano, anzi interrogava alla sua volta: - Tu però mi sembri pensieroso. Che hai? - La partenza di Carlo ... - È partito? ... Per dove? - Come? Tu non sai? ... Carlo è partito per l'America, improvvisamente. Non disse niente neppure a te? Lo sforzo di fingere la rendeva quasi sincera. A quel nome, un leggiero brivido le era passato per la schiena; ma, subito rimessasi, ella mostrava di ascoltare con curiosità e meraviglia il marito che le raccontava l'improvvisa partenza del fratello. - Risoluzione inesplicabile ... Temo che qualche grosso affare non gli sia andato male ... M'informerò, senza destar sospetti ... Ne sono molto impressionato. - Tornerà presto. - Dice che non tornerà piú! ... Ella ebbe un senso di sollievo, e deviò il discorso. - I tuoi affari vanno bene? - Benissimo -. La bambina, presa in quel punto una mano alla mamma e mettendola in quella del babbo, gli diceva ridendo: - Non vedi? ... La mamma vuol essere baciata anche lei! Ogni apparenza era salva, ogni ragione di timore sparita; ella avrebbe potuto viver tranquilla, seppellendo nel piú profondo del petto quel terribile segreto, ed ecco che la sua tortura ricominciava piú atroce. Con la irritazione contro l'incestuosa creatura che le palpitava in seno e non le dava nessuna delle sofferenze provate nella prima gravidanza, Teresa era divenuta cosí nervosa, cosí eccitabile, che ogni insignificante contrarietà le produceva strani scoppi di stizza, seguiti spesso spesso da sfoghi di singhiozzi e di pianto. - Ma che ti senti insomma? Sei malata - le ripeteva suo marito. - Non dire cosí; è peggio! - rispondeva, piena di rabbia e di vergogna. Una mattina che Giulio, turbato e tenendola per le mani, aveva insistito piú del solito perché parlasse, Teresa gli si era buttata al collo piangente, stringendolo forte, premendo con la faccia sulla spalla di lui. - Non lo capisci? Tu sei malata ... - No! no! E quasi gli aveva morso il collo, spaurita, sentendosi salire alle labbra la terribile rivelazione che la strozzava. - No ... No ... È per la bambina ... Ho il cuore grosso ... Che so io? ... E gli era cascata quasi in convulsione tra le braccia. Giulio, spaventato, aveva mandato subito pel dottore. Il dottore, dopo poche interrogazioni e osservazioni, s'era messo a sorridere; e nell'andar via gli avea raccomandato: - Bisogna che la signora stia molto calma. Le conseguenze d'un aborto potrebbero essere gravi -. Ella era rimasta sdraiata sulla poltrona, con tale abbattimento di forze da non poter tenere nemmeno semiaperti gli occhi; e mentre il marito la confortava, lieto del male passeggero, pregandola di riguardarsi, giusta le raccomandazioni del dottore, lagrime silenziose le scorrevano sul bianco volto, e le mani ghiaccie le tremavano stringendo la mano di lui. - Mi hai fatto paura! - egli le diceva, asciugandole la faccia, accarezzandola, dandole lievi baci sulla fronte ... - Mi hai fatto paura, sai? - Ma Teresa non rispondeva, immobile, sfinita; e pensava fisso a quell'aborto che sarebbe stato la sua salvezza, se fosse davvero avvenuto. E ruminando cattivi propositi contrariamente alle raccomandazioni del dottore, vedeva passare, quasi in sogno, una minuscola cassetta funebre portata via di nascosto da un uomo vestito di nero, come ben si addiceva alla trista cosa lí racchiusa ... E le pareva che quell'uomo vestito di nero, con quella funebre cassetta sotto braccio, andasse, andasse, andasse ... e si perdesse lontano, in una nebbia fitta, mentre le viscere dilaniate le doloravano ancora. Non avveniva cosí. Il suo fragile corpo diveniva piú resistente e piú forte, il tormento dell'animo prendeva maggior vigore. E intanto non solo ella non si riguardava, ma commetteva imprudenze; s'affaticava, si stancava, si esponeva a serii pericoli, e senza approdare nulla! Cosí, di giorno in giorno, mentre il seno le si arrotondava con la piú benigna e piú sana gestazione che mai donna potesse desiderare, un odio sordo la invadeva contro quell'ostinato germe che voleva vivere per forza e crescere e venire alla luce ... E picchiando sul proprio seno, intendeva schiacciare il capo dell'invisibile nemico lí dentro nascosto, finché inorridita di quel soffio di pazzia che le aveva attraversato il cervello, non s'arrestava e non cadeva in ginocchio invocando il perdono di Dio, e dell'innocente creaturina. - Era ingiusta. Non doveva risentire solo colei il peso dell'infamia altrui, né scontarne la pena! - Poco dopo la bambina s'era ammalata gravemente. Teresa avea voluto restare notte e giorno al capezzale della inferma. Preghiere non erano valse, né minacce del marito per indurla a rimuoversi di là. Il rimorso le lacerava il cuore. Ella rammentava con spavento la vile menzogna: - È per la bambina ... Ho il cuore grosso ... Che so io? ... E il ricordo di queste parole le si mutava in terribile rimprovero, quasi avesse buttata cosí una cattiva sorte addosso alla creaturina che ora smaniava nel letto riarsa dalla febbre, tra la vita e la morte ... - Oh, lei stessa la uccideva! La bambina avrebbe espiato, vittima pura, l'infame delitto di quell'uomo! ... - E credendo d'assistere all'agonia della creatura che era stata la sua gioia, la sua superbia di madre immacolata e felice, si sentiva intanto sussultar nel seno quell'altra con festoso anelare alla luce, con vivo senso d'allegrezza pel vicino sprigionamento. E presso il capezzale dove le pareva che l'alito freddo della morte gelasse il sudore sul viso sfigurito della sofferente, ecco il fantasma di colui - dello scomparso - che le si ripresentava dinanzi con umile aria di preghiera: "Ti amavo, da due anni. Per questo m'ero allontanato da casa tua!" Perché se lo sentiva cosí pertinace nell'orecchio? Perché il di lei pensiero vi si fissava dispettosamente, con una specie di sdegnosa compiacenza? E quando, Signore!, quando? Ora che la sua figliuolina era all'estremo, ora che ella avrebbe dato volentieri in olocausto la propria inutile e triste vita, pur di sviare il pericolo da quel capo diletto! Il Signore era stato misericordioso; non le aveva preso la bambina! Teresa riviveva con lei. E al rifiorire del roseo colore sulle guancine dimagrite, le fioriva in cuore una nuova dolcezza di maternità, un senso di pace che neppure quei rapidi sussulti del seno riuscivano a turbare. - La sua bambina era salva! - Si sentiva felice; non odiava piú, con l'istessa intensità di prima, l'altra creatura che già si faceva sentire maggiormente col grave pondo e coi vaganti dolorini, preludi di un'altra fase di tortura ... Sí, di un'altra fase di tortura. La infelice non poteva pensare, senza raccapriccio, alla continua presenza di quell'insultante testimone della ignominia di lei, di quella menzogna, di quell'inganno vivente che sarebbe stato di continuo sotto i suoi occhi, e ch'ella non avrebbe mai potuto, mai!, tenere come sangue e carne sua! ... E allorché il marito la rimproverava dolcemente, non vedendole preparar nulla pel prossimo arrivo del figliolino tanto desiderato - egli credeva con certezza che sarebbe stato un figliuolo - Teresa gli rispondeva: - Chi sa quel che accadrà? - Presentimento e mal augurio. S'era fissata nell'idea di dover morire soprapparto insieme con la creatura da nascere; e se ne rallegrava, provando pure un indefinito terrore di quel momento, e non per sé, ma per coloro che sarebbero rimasti, il marito e la bambina. E se la teneva stretta al seno per ore intere, accarezzandola, baciandola, quasi già fosse orfanella, dicendole cose strane che la bambina non capiva: - Se me ne andassi? ... Se non tornassi piú? - Saresti cattiva. - Non vorresti piú bene alla mamma? - Dovresti portarmi con te. - Oh, no, figliolina mia! - La bambina, impressionata da questi discorsi, la denunciò al babbo: - La mamma dice che se n'andrà, che non tornerà piú -. Giulio impallidí. La persistenza di quel presentimento gli aveva dato nel cuore. - La mamma è una sciocchina! - disse, tentando di scioglier la mano da quella di sua moglie. Teresa lo trattenne. - Hai ragione: sono una sciocca! - Provava insolite tenerezze anche per lui. Spesso gli gettava le braccia al collo, guardandolo fisso negli occhi, muta, quasi per compensarlo; vergognosa di non poter essere sincera e di dover tacere, lei, lei che non gli aveva mai nascosto un sentimento, un pensiero, com'egli a lei! E non potergli dir: "Taci!" quando le parlava del bambino che sarebbe stato il colmo della loro felicità coniugale! Ah, se egli avesse saputo! ... Giulio intanto progettava di dare il nome di Carlo al nascituro, per ricordo del fratello creduto morto da che non scriveva piú e non se n'era potuto aver notizia né dai consoli, né dalla legazione ... Il mistero lo tormentava. - Cosí buono! Di carattere un po' chiuso, un po' fantastico, ma docile nella stessa impetuosità. Qualche passione malaugurata! - rifletteva talvolta. Ed ella tremava nel sentirglielo ripetere. - A che stillarti il cervello? - gli rispondeva con durezza. Ma si riprendeva subito: - È tuo fratello; hai ragione ... Al bambino però, se sarà un bambino, daremo il nome di tuo padre. Non ti pare piú giusto? - Negli ultimi quattro mesi era frequentemente ritornata dal confessore, ogni volta che si era sentita a estremo di forze. E il marito, lasciandole pienissima libertà, la canzonava un pochino, senza cattive intenzioni, credente anche lui, quantunque troppo distratto dal rimescolio degli affari. In quella chiesa dove tante volte aveva dato pienissimo sfogo al proprio cuore, ella trovava sempre il balsamo che le addolciva la piaga, e gliela rendeva sopportabile, se non riusciva a guarirla. Ribellioni, indignazioni, tetri propositi, tutto si ammansiva, si acchetava in lei alla voce consolante che le parlava in nome del Signore. Un'intima corrispondenza si stabiliva allora tra lei e Dio. - Egli solo sapeva la verità! ... Egli solo poteva giudicarla e compatirla! - E, una o due volte, si era sorpresa con parole di preghiera, con invocazioni di perdono sulle labbra anche in favore di colui che le aveva fatto tanto male. - Era morto? O espiava terribilmente il delitto di un istante? ... - Là, in chiesa, poteva pensarci senza che la coscienza le si rivoltasse, senza che un'ondata d'odio e d'orrore le si sollevasse nel petto. - Dovete perdonare anche voi, figliuola mia! - le ripeteva il confessore. E dietro il confessionario, a piè dell'altare, le riusciva facile. Ma da lí a poco, in casa, ai primi sussulti del seno, non sapeva, non poteva piú! In quell'ultima settimana, con la fissazione di dover presto morire, un senso piú vasto di pace e di serenità la penetrava tutta, una tenerezza di distacco e di rimpianto, che involgeva persone e cose e le gonfiava gli occhi di lagrime. Non ne parlava per non rattristare anticipatamente suo marito. Si sforzava anzi di mostrarsi allegra; e preparava il corredino, quantunque lo credesse inutile, e la sola vista di quelle fasce, di quei pannilini, di quelle camicette, di quelle cuffiettine le desse i brividi ... Ma il suo Giulio n'era contento; voleva apparir contenta anche lei. Acuti dolori l'avevano tormentata fin dalla mattina, senza che n'avesse detto niente al marito. La morte, invocata e aspettata, ora le metteva spavento; e le pareva di allontanarla con l'illudersi che quelli che la incalzavano, la incalzavano non fossero i dolori prenunzi del parto. Andava da una stanza all'altra, appoggiandosi alle pareti e ai mobili nelle strette che si rinnovavano sempre piú forti, intestata di avvertire il marito soltanto all'ultimo, quando non avrebbe piú potuto nascondergli le soffere nze. A un tratto aveva gridato: - Giulio! Giulio! - E gli s'era aggrappata al collo, baciandolo desolatamente con le labbra diacce: - Giulio! ... Muoio! Giulio! Neppure allora era morta! Si tastava tutta, tastava le coperte del letto, per convincersi d'essere ancora in vita, per accertarsi che proprio suo marito accarezzasse e baciasse il bambino ignudo, vagente tra le mani della levatrice. Girava gli occhi attorno, stupita che il presentimento l'avesse ingannata; con tale confusione nella mente, e tal'indicibile prostrazione di forze da credere di sognare, o di vedere ogni cosa a traverso una nebbiolina leggera, in mezzo alla quale si muovevano silenziosamente le persone, mormorando parole a voce bassa e che ella non riusciva ad afferrare. - Forse si muore in questo modo! - pensava. Al destarsi dal sonno riparatore che l'aveva vinta, allo scorgere a piè del letto il marito in amorosa contemplazione del neonato, che riposava coperto d'un velo di tulle; al: - Come ti senti? - di Giulio, a cui dalla commozione e dalla gioia tremava la voce, ella lo fissò spalancando gli occhi, sorridendogli inconsapevolmente. Sentiva intanto dentro di sé un'oppressione non mai provata, uno strazio nuovo: la barbara violazione del cuore materno, che le rendeva repugnante la bella creaturina dormente lí acc osto. - Guardalo ... Che bocciuolo di rosa! - Giulio non si era contentato di sollevare il velo di tulle da una parte; ma, spinte le mani sotto il guanciale dove il piccino era adagiato, lo aveva deposto delicatamente a fianco della mamma, perché potesse ammirarlo, senza scomodarsi. Ella si trasse un po' indietro e serrò gli occhi ... - Che hai, Teresa! Ti vien male? - Allontana cotesto guanciale ... Mi opprime il respiro ... E questa coperta ... - Non era vero. Voleva soltanto, a ogni costo, evitar di baciare il piccino; avrebbe voluto, se fosse stato possibile, impedire egualmente che suo marito lo baciasse ... Quelle carni rosee non gli avrebbero dato alle labbra una sensazione rivelatrice? ... A lei poi ... sarebbe parso di baciare ... Oh no ... mai, quantunque il suo cuore di madre la invitasse intanto e la spingesse! ... Avrebbe voluto, almeno, che qualche tregua si fosse stabilita tra la innocente creaturina e lei; ma nel tempo istesso che parte di lei cosí desiderava e voleva, l'altra parte, la piú orgogliosa, si tirava indietro, s'adontava di quel desiderio, si ribellava a quella volontà e ce rcava di paralizzarla! Voleva forse baciare ...? E restava là, cogli occhi serrati, inerte, sotto lo spasimo della chiusa tortura; pensando con terrore che finalmente, una volta o l'altra, doveva vincere la ripugnanza per non dar nell'occhio al marito. E inorridiva dell'inevitabile contatto che le avrebbe fatto risentire piú immediata la violenza patita. La mattina che dinanzi al marito non poté fare a meno di baciare il figliolino prima di tentare di dargli la poppa, appena sfiorate con le labbra quelle carni delicate, Teresa gettò un urlo e cadde in deliquio. Si era immaginata che dando il bambino a balia, avrebbe dovuto sentirsi alleviata, sollevata; invece era peggio. Giulio parlava continuamente del piccino. Ogni due o tre giorni le proponeva una scarrozzata fuori porta, fino alla cascina della balia. La figliuola, anche lei, rammentava in ogni istante il fratellino con cui avrebbe voluto già fare il chiasso insieme. Cosí l'odiata creaturina, quantunque lontana, riempiva la casa di sé piú che se fosse stata presente ... E poi ... - Come? ... Perché ora? ... - ella si domandava, spaventata. E poi, qualcosa di strano, di mostruoso cominciava ad avvenire dentro di lei ... - Come? ... Perché ora? ... Dio! Dio! - Quell'altro, lo scomparso, tornava a poco a poco a farsi risentire, dimessamente al suo solito, supplichevole: "T'amavo! Da due anni! ..." - Come? ... E lei, lei piú non se ne offendeva? ... E lei stava ad ascoltare, mezza indignata, sí, ma pari a chi lascerebbesi forse commuovere, se colui avesse insistito? - Ahimè! Nella solitudine in cui volentieri rimaneva per lunghe ore della giornata, il ripetio di quel: "Ti amavo! ... Da due anni!" diveniva sempre piú insinuante e piú forte ... E all'allucinazione del suono delle parole, s'univa quella della figura, alta, bruna, dal viso serio, dallo sguardo quasi severo e contenuto a stento ... E qualcosa si ridestava in tutto il suo corpo con lento brulichio di sensazioni e di vibrazioni, qualcosa rimasto a germogliare nell'oscurità feconda, e che usciva fuori a un tratto, e si espandeva e fioriva ... Questo le pareva piú abbietto della prima violazione del suo corpo ... - No! No! No! - protestava sdegnata, come in quel triste istante, in quella sera, - No! No! - Inutile! "Ti amavo da due anni!" E lei non se n'era mai accorta! ... Quanto avea dovuto soffrire colui! Che tormenti e che lotte, povero giovane! E si era esiliato per lei! E aveva abbandonato tutto ... per lei ... per espiare la colpa d'un istante! - ella pensava trasognata, quasi un'influenza esteriore le spingesse la povera mente verso quel punto e ve la tenesse fissata. E riscuotendosi tutt'a a un tratto, guardava attorno atterrita, feroce contro colui, riboccante di sprezzo di se stessa, con c osí tragico pallore sul viso, e sguardi cosí smarriti, che Giulio tornava a impensierirsi. La gravidanza ora non c'entrava piú. Certe stranezze del carattere di sua moglie diventavano addirittura inesplicabili. Non la riconosceva! Nei momenti, nei giorni ch'ella tentava di rifugiarsi in lui per vincere il tristo demone, egli la vedeva sempre agitata, eccessiva in quei baci ed abbracci piú da amante che da moglie, e affatto diversa da quella ch'era stata fin allora. Poi, ella mostrò improvvisamente desiderio di lanciarsi fuori della cerchia intima e tranquilla che li aveva accolti tant'anni, ignari quasi ed ignorati, paghi e contenti della felicità di amarsi e di sentirsi amati fra le consapevoli pareti dove non giungeva nessun rumore della vita cittadina. E a quegli scatti di sensazioni, a quei capricci di passeggiate, di visite, di teatri, di feste, che lo meravigliavano assai, Giulio cominciò a temere che la gravidanza non avesse lasciato in lei qualche funesto germ e d'esaltazione nervosa ... Il dottore, ripetutamente consultato senza che Teresa ne sapesse nulla, era stato d'ugual parere. Avevano fissato insieme un metodo di cura abilmente combinato: viaggi, bagni, regime ricostituente ... Ed ella aveva subito acconsentito, lietissima ... Capiva che già v'era qualcosa di guasto dentro di sé, di affievolito per lo meno. Lo stesso confessore non le consigliava di distrarsi, di fuggire la solitudine, perché in questa il demonio conduce meglio il suo scellerato lavoro di tentazione? Era andata piú volte ad accusarsi, ingenuamente, chiedendo perdono a Dio della sua debolezza, implorando la forza di resistere; e confessore e dottore, quasi d'accordo, le ripetevano: - Si distragga! - Ma che posso farci? ... Il nemico è accovacciato qui, nel mio interno! - Da un mese ella dormiva soltanto a brevi intervalli; poi le palpebre le si ritiravano in su. Doveva svegliare ogni volta il marito? E il nemico la sopraffaceva. Andati per vedere il bambino, avevano trovato la balia piangente. - Signora mia, non vuol poppare. - Da quando? - domandò Giulio. - Da ier sera dopo le otto. Alle quattro aveva poppato benissimo -. Giulio disse: - Non è nulla ... Riportiamolo in città -. Fingeva di non essere turbato, per rassicurare Teresa che teneva fissi gli occhi su la culla dove il bambino, col viso pallido, i labbrini violacei semi aperti e le manine increspate, dormiva. Che triste ritorno! Ella si era rovesciata in fondo al legno, muta, stringendo una mano di Giulio. La balia seduta dirimpetto, canticchiando sotto voce, cullava il piccino; e la bambina, su le ginocchia del babbo, stringendogli le braccia attorno al collo e appoggiandogli la testina alla spalla, ora guardava lui, ora la mamma, e non osava rompere il silenzio. Solo Giulio, che invece avrebbe voluto piangere, tanto aveva il cuore ingrossato, ripeteva di tratto in tratto, monotonamente: - Non sarà nulla! Non sarà nulla! - Alle prime parole della balia, Teresa aveva avuto un sussulto - Se il bambino morisse! - E il malvagio istintivo movimento era stato subito seguito da un senso di ribrezzo e di orrore. Poi, in casa, attorno al lettuccio del bambino, quando già si poteva leggere in viso al dottore il destino della povera creaturina, la brutale preoccupazione della propria salvezza aveva preso di nuovo il sopravvento, snaturata, senza pietà. Sentendosi quasi affogare, la infelice s'aggrappava a tutto. Pur di salvarsi lei, che doveva importarle degli altri? ... Perciò s'irritava contro suo marito che, inconsola bile, forsennato, pregava, scongiurava il dottore con insistenza bambinesca, quasi lo credesse padrone della vita e della morte e capace di fare un miracolo! ... Il maleficio le pareva legato a quel filo di esistenza che non voleva spegnersi, che non volevano lasciar spegnere ... lui specialmente, suo marito! ... Ed ella vibrava tutta, si sentiva tirare, strizzare tutta; vedeva fiammelle. E immediatamente, senza stacco, cadeva in grande prostrazione, mutata di punto in bianco, con le lagrime agli o cchi per quella creaturina agonizzante; stupita che poco prima avesse potuto desiderare e affrettare coi voti l'empio scioglimento. - Ma sí, ma sí! ... Lo voleva! Aveva sofferto troppo! ... Non resisteva piú! - E vedendo il marito chino sul lettuccio, dolorosamente intento a spiare il mancante respiro del figliolino, si sentiva spinta ad afferrarlo per un braccio e strapparlo di là, e urlargli una terribile parola. Il sangue le affluiva al cervello, le martellava le tempia, un violentissimo tremito tornava a scoterle la persona. - Giulio! ... Giulio! ... - Voltandosi al grido sommesso, egli l'avea vista accostare cautamente, in punta di piedi, con gli sguardi smarriti e un dito sulle labbra. - Lascialo andare, Giulio! ... Lascialo andare! ... - E lo tirava via dolcemente, sorridendo triste, scuotendo la testa con movimento significativo ... - Teresa! Teresa mia! - balbettò Giulio, non comprendendo ancora tutta la sua sventura da quegli occhi smarriti, da quelle parole incoerenti. - Lascialo andare ... Ti vorrò piú bene ... Vorrò bene a te solo. A te solo - ripeteva la misera pazza, tirandolo pel vestito: - A te solo! - Sei mesi dopo, al ritorno della ragione, ella credeva di aver fatto un lungo sogno orrendo, e lo raccontava al marito, domandandogli a intervalli: - Ho sognato, è vero? - Sí, hai sognato - egli rispondeva fremendo. - Abbiamo sognato tutti! - soggiunse all'ultimo. E pensava quasi con invidia al fratello che avea cessato di sognare, uccidendosi in Australia. Roma, maggio 1889@. 1889.

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