Figli re te Bepi, aaaah, fuoco, fiamme, fumo, tutto in cenere, eeeeh, cartoni, quadri, disegni, più niente, finito, quello che è stato è stato e poi non se ne parla più...». E non era questa una forma di scontentezza in se stesso, un timore di apparire artista manchevole e sperimentale; ma piuttosto ci par di vedere rispecchiate nelle parole di Spazzapan la coscienza di avere operato non per tappe o per estetiche, ma per una insopprimibile necessità; finita la quale, finita cioè la vita, anche il risultato dell’opera dovesse sparire: perché era per lui più importante avere disegnato e dipinto, che avere lasciato opere di disegni e di quadri.
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