Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'Europa delle capitali

257525
Argan, Giulio 1 occorrenze

A1 contrario delle grandi figurazioni storico-religiose, che tendono a suscitare una condizione di eccitata meraviglia, le figurazioni devozionali tendono a determinare nel devoto una condizione di umiltà, la sola attitudine possibile nel rivolgersi a Dio: come quello della preghiera, il tono della comunicazione visiva è sommesso, fervido, insistente. Evitandosi di proposito il discorso brillante, si ricorre volentieri a un linguaggio che sarebbe eccessivo chiamare arcaico, ma che può ben dirsi artificialmente invecchiato: è il caso, in Italia, del Sassoferrato, in Spagna, dello Zurbarán. Poiché il fatto visivo vuol essere soltanto guida e quasi suggerimento sussurrato al devoto in preghiera, l’impiego di un linguaggio dimesso e talvolta logoro non esclude affatto l’impiego di altri modi famigliari: spunti vernacoli, dialettali si trovano già nelle immagini devozionali di Ludovico Carracci e si accentuano in altri bolognesi, come il Guercino, il Reni, il Centino. A Napoli, nei dipinti dell’Eremo di Camaldoli, il Gramatica arriva a figurazioni addirittura popolaresche, che verosimilmente traducono in immagine i sermoni quaresimali. Il livello artistico delle figurazioni devozionali è spesso, e quasi intenzionalmente, modesto: tipico fenomeno del tempo è il formarsi di un'arte popolare ispirata e guidata dall'alto, e largamente diffusa, per mezzo della stampa, a scopo di devozione e di propaganda. Ma quando il tono s’innalza senza trapassare nella rettorica delle figurazioni storiche, si ha talvolta una vera e propria lirica religiosa. Lo si vede nelle immagini austere, prive dell’unzione così frequente nello stesso Murillo, di Philippe de Champaigne, che adotta un eloquio severamente classico, poussiniano, ma senza alcun interesse per il mondo d’immagine ad esso collegato e per puro rigore giansenistico; e, più ancora, nel maggior “lirico” del Seicento, Georges de La Tour, che attraverso l'esperienza caravaggesca risale a un arcaismo serrato, che lo accosta addirittura ai grandi maestri del Quattrocento francese.

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