Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Vizio di forma

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Levi, Primo 1 occorrenze

Essi si formarono lentamente (nel corso di cinque fino a quindici anni) in tempi anche molto antichi presso diverse Città della zona mediterranea; ma non risulta che siano stati osservati prima dell' ottavo secolo a.C. La maggior parte di questi crateri antichi è stata in seguito obliterata più o meno completamente, forse per erosione o in conseguenza di catastrofi naturali. Negli ultimi sessant' anni numerosi altri crateri si sono formati con grande regolarità entro o presso tutte le Città di estensione superiore ai 30-50 ettari: le Città maggiori ne posseggono spesso due o più. Non appaiono mai sui pendii, ed hanno forma e dimensioni molto uniformi. Piuttosto che a pianta propriamente ellittica, essi consistono di un rettangolo di circa 160 per 200 metri, completato sui due lati brevi da due semicirconferenze. La loro orientazione appare casuale, sia rispetto al reticolo urbano, sia rispetto ai punti cardinali. Che si tratti di crateri, è stato chiaramente riconosciuto dal profilo delle ombre crepuscolari: il loro bordo è alto 12-20 metri rispetto al suolo, scende a picco verso l' esterno, e verso l' interno con una pendenza del 50 per cento circa. Alcuni di essi, nella stagione estiva, emettono talvolta una lieve luminosità nelle prime ore della notte. La loro origine vulcanica è ritenuta probabile, ma è oscuro il loro rapporto con le formazioni urbane. Altrettanto misterioso è il ritmo settimanale a cui i crateri stessi appaiono tipicamente soggetti, e che descriviamo nel punto seguente. ". PERIODICITA' NON ASTRONOMICHE. Un certo numero di fenomeni osservati sulla terra segue un ritmo di sette giorni. Soltanto i mezzi ottici di cui disponiamo da qualche decina d' anni hanno permesso di mettere in rilievo questa singolarità, perciò non siamo in grado di stabilire se essa abbia origini recenti o remote, o se addirittura non risalga alla solidificazione della crosta terrestre. Non si tratta certamente di un ritmo astronomico: come è noto, né il mese (sinodico o sidereo) né l' anno (solare o sidereo) terrestri contengono un numero di giorni multiplo di sette. Il ritmo settimanale è estremamente rigido. I fenomeni che chiameremo DSG (Del Settimo Giorno), e che interessano principalmente le città e i loro dintorni immediati, hanno luogo simultaneamente su tutta la superficie terrestre: al netto, beninteso, delle differenze di ora locale. Il fatto non è spiegato, né sono state proposte ipotesi veramente soddisfacenti: a titolo di curiosità segnaliamo che da alcuni osservatori è stata formulata la supposizione di un ritmo biologico. La eventuale vita (vegetale e-o animale) sulla Terra, che in questa ipotesi dovrebbe essere accettata come rigorosamente monogenetica, sarebbe soggetta ad un ciclo estremamente generale, in cui l' attività e il riposo (o viceversa) si succedono con periodi di sei giorni e un giorno. ".1.ATTIVITA' DSG DEI CRATERI. Come accennato, i crateri ellittici di cui al Punto 2.3 sono soggetti ad un ritmo settimanale. Ogni sette giorni il loro contorno, che normalmente è biancastro, diviene grigio o nero nel giro di poche ore (generalmente nelle prime ore pomeridiane): conserva questa colorazione oscura per due ore circa, per riassumere poi in 15-20 minuti la tinta biancastra primitiva. Solo eccezionalmente il fenomeno è stato osservato in giorni diversi dal settimo. L' area interna dei crateri non presenta variazioni di colore apprezzabili. ".2. ALTRE ATTIVITA' DSG. Nelle prime ore diurne dei settimi giorni i filamenti urbani periferici (radiali) appaiono lievemente più scuri. Nelle prime ore notturne successive, soprattutto nella stagione estiva, essi appaiono invece debolmente luminosi anche al di fuori del perimetro urbano: in particolari condizioni di angolatura, questa luminosità appare sdoppiata in due filamenti paralleli e contigui, uno di luce bianca ed uno di luce rossa. Anche alcune porzioni di litorale marino sono soggette ad oscuramento DSG. Esso è stato osservato su litorali di peculiare colore giallastro, non troppo lontani da Città e non soggetti a grosse maree: ha luogo solo nelle stagioni e nelle località di maggiore insolazione, e dura da 2-4 ore dopo l' alba fino al tramonto locale. Su alcune delle spiagge in questione l' oscuramento, oltre che al settimo giorno, si osserva quotidianamente, per un periodo di 15-30 giorni che ha inizio un mese circa dopo il solstizio d' estate. 3.3. ANOMALIE DSG. In questi ultimi mesi è stato dimostrato che in alcune zone dell' Africa settentrionale, dell' Asia meridionale e dell' Arcipelago Malese i fenomeni DSG avvengono con due giorni di anticipo rispetto al resto della Terra, e con un solo giorno d' anticipo in una stretta striscia dell' istmo che congiunge l' Asia con l' Africa. Nelle isole Britanniche essi appaiono invece distribuiti fra il sesto e il settimo giorno. 4. PORTI E ATTIVITA' PORTUALI. Si intendono per "Porti", come è noto, le Città situate sulle coste dei mari o di grandi laghi o fiumi. Per la definizione di questi ultimi concetti geografici si rimanda ai Rapporti precedenti: sia solo lecito ricordare che la natura liquida di mari, laghi e fiumi è da ritenersi ormai confermata dall' esame polarimetrico dell' immagine solare che ne è riflessa, e che, date le condizioni di temperatura e di pressione esistenti sulla superficie terrestre, si ammette oggi universalmente che il liquido in questione sia l' acqua. I rapporti fra acqua, neve, calotte polari, ghiacciai, umidità atmosferica e nuvolosità sono stati descritti nel Rapporto n. 7, a cui rimandiamo. Ci occuperemo qui in specie dei Porti marittimi; ricordiamo che già ai più antichi osservatori non era sfuggito che essi sono sempre situati in insenature più o meno profonde delle coste, e spesso alla foce dei fiumi. Tutti i fenomeni di cui sono sede le Città interne si notano anche nei Porti, ma in essi si svolgono inoltre attività specifiche di grande interesse. 4.1. NAVI. Indichiamo per semplicità col nome di "navi" particolari oggetti natanti di forma allungata che i moderni mezzi ottici hanno permesso di distinguere. Si spostano nell' acqua longitudinalmente con velocità assai varie, ma raramente superiori ai 70 km-ora; la loro lunghezza massima è di circa 300 metri, la minima è inferiore al potere risolvente dei nostri strumenti (circa 50 metri). La loro importanza è fondamentale: sono i soli oggetti che si vedano materialmente spostarsi sulla superficie terrestre, se si eccettuino i frammenti di ghiaccio che si vedono spesso staccarsi dalle banchise polari. Ma mentre i movimenti di questi ultimi sono lenti e appaiono casuali, i moti delle navi sono soggetti a interessanti singolarità. 4.1.1. MOTI DELLE NAVI. Le navi si distinguono in periodiche ed aperiodiche. Le prime compiono percorsi fissi di andata e ritorno fra due Porti, spesso sostando qualche ora in Porti intermedi: è stata notata una grossolana proporzionalità fra le loro dimensioni e la lunghezza del percorso. Non sostano che eccezionalmente in mare aperto: si spostano con velocità assai costante per ogni nave, sia di giorno, sia di notte, e il loro percorso è assai prossimo alla via più breve fra i punti di partenza e di arrivo. Emanano di notte una lieve luminosità; talora sostano nei Porti per qualche mese. Anche le navi aperiodiche si spostano fra porto e porto, ma senza regolarità apparente. Le loro fermate sono di solito più lunghe (fino a 10 giorni); alcune di esse vagano irregolarmente in mare aperto, o vi sostano a lungo. Non sono luminose, e mediamente sono meno veloci. Nessuna nave viene a contatto con la terraferma al di fuori dei Porti. 4.1.2. GENESI E SCOMPARSA DELLE NAVI. Tutte le navi si formano in relativamente pochi punti fissi, tutti situati entro Porti piccoli o grandi. Il processo di formazione dura da qualche mese a uno-due anni: pare che avvenga per accrescimento trasversale a partire dall' asse maggiore, che si forma in un primo tempo. La vita delle navi è da 30 a 50 anni; normalmente, dopo una sosta più o meno lunga in un Porto, che talvolta è quello di origine, sembrano soggiacere a un rapido processo di disintegrazione o decomposizione. In rari casi sono state viste sparire in mare aperto; su tale argomento si veda però il Punto 5. 4.1.3. IPOTESI SULLA NATURA DELLE NAVI. È escluso oramai che si tratti di blocchi galleggianti di pomice o di ghiaccio. Merita attenzione una recente audace teoria secondo cui esse non sarebbero che animali acquatici, intelligenti quelle periodiche, meno intelligenti (o meno dotate di istinto d' orientamento) le altre. Le prime si alimenterebbero a spese di qualche materiale o specie vivente reperibile nei Porti, le altre, forse, a spese di navi più piccole (a noi invisibili) in mare aperto: però, secondo alcune osservazioni, esse manifesterebbero un tropismo per gli idrocarburi. Molte navi aperiodiche, infatti, frequentano Porti situati in zone ove l' atmosfera rivela tracce di metano e di etano. Ancora nei Porti avrebbe luogo il ciclo riproduttivo di entrambe le varietà, per ora a noi oscuro. 4.2. PORTI TERRESTRI. Presso molte Città si scorgono aree denominate "Porti terrestri", e caratterizzate da un particolare schema di filamenti di colore grigio, luminosi di notte: si tratta di uno o più rettangoli larghi 50-.0 metri e lunghi fino a 3000 metri e più. Dall' uno all' altro Porto terrestre sono stati osservati spostamenti di singolari oggetti costituiti da una lunga nuvola bianca in forma di triangolo isoscele allungato, il cui vertice avanza a velocità di .00-1000 km-ora. 5. PERIODO ANOMALO. Si suole indicare con questo nome il periodo 1939-45, che è stato caratterizzato da numerose deviazioni dalla norma terrestre. Come si è accennato, in gran parte delle Città è apparso perturbato o interrotto il fenomeno della luce serale (2.1). Anche l' accrescimento è apparso assai rallentato o nullo (2.2). L' oscuramento DSG dei crateri è stato meno intenso e regolare (".1); così pure l' oscuramento litoraneo (".2); sono scomparsi la luminosità DSG dei filamenti urbani (".2), dei crateri (2.") e delle navi periodiche (4.1.1). Il ritmo pendolare di queste ultime (4.1.1) è apparso gravemente perturbato; è invece aumentato il numero e la mole delle navi aperiodiche, come se queste avessero sopraffatto le prime. Il fenomeno (4.1.2) della scomparsa improvvisa di navi in mare aperto, normalmente assai raro, si è verificato con grande frequenza: sono state contate non meno di .00 sparizioni, avvenute in tempi variabili da 4 minuti a molte ore, ma, data l' incompletezza delle osservazioni, e l' impossibilità di controllare ad ogni istante più della metà della superficie terrestre, questa cifra va moltiplicata certamente per due, e probabilmente per un fattore più elevato. Alcune sparizioni di navi sono state precedute da intensi ma istantanei fenomeni luminosi; altri fenomeni analoghi si sono notati nello stesso periodo in varie regioni terrestri, in specie in Europa, in Estremo Oriente, e lungo la costa settentrionale dell' Africa. La fine del Periodo Anomalo è stata segnata da due esplosioni assai vivaci, avvenute entrambe in Giappone a due giorni di distanza l' una dall' altra. Altre simili, o più forti, sono state osservate nei dieci anni successivi su vari isolotti del Pacifico e in una ristretta regione dell' Asia centrale: nel momento in cui scriviamo il fenomeno appare estinto o latente.

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