Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Costituzione, finalità e funzionamento del Partito Popolare Italiano

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Sturzo, Luigi 28 occorrenze
  • 1919
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 74-87.
  • Economia
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Nel campo della borghesia professionista e studiosa, per il lungo e perseverante infiltramento di una filosofia anticristiana e materialista, per l'influenza massonica negli studi e negli ordinamenti statali, per una amoralità sistematica nel campo degli affari e nella economia capitalistica, è stato alimentato il pregiudizio anticlericale e laico, che in molti si è fermato a una concezione antitetica col sentimento nazionale e con la supremazia statale, elevata a primo etico della vita pubblica. In altri il pregiudizio è arrivato sino alla lotta antireligiosa non solo negli elementi educativi e morali ma persino nelle manifestazioni di gerarchia e di culto. Bisognava rompere il cerchio assiderante, che metteva quasi fuori della vita pubblica coloro che non accettavano o contrastavano questa ambientazione di pensiero, con l'accusa di antipatriottismo, e che negava a coloro che apertamente professano la regione cattolica e cercano di trarre da essa ispirazioni pratiche di vita sociale, ogni diritto di essere e di rappresentare una massa organizzata nelle grandi assise della nazione.

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Voi che siete qui convenuti a Bologna, rappresentate il vasto, cordiale, fiducioso consenso, che da un capo all'altro del nostro paese esplose dall'animo di quanti aspiravano ad un partito, che non avesse legami col passato, che non sognasse materialismi etico-sociali, né anticlericalismi di maniera; né si attardasse in concezioni equivoche di appoggio a quell'ombra di vita quale è il vecchio liberalismo nello sfacelo di ordinamenti sorpassati, nel dissolvimento di una compagine sociale fittizia; ma che per sé stante traesse dalle idealità cristiane la sua ispirazione e dalla viva realtà politica e sociale il suo orientamento pratico e la sua forza organizzativa.

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D'altra parte i continui monopoli di fatto di ogni organismo del lavoro affidato o concesso ai socialisti e alle loro organizzazioni sindacali e cooperative e il prepotere di esse nella vita pubblica alimentava la tendenza a confondere con il più crasso materialismo economico e con la più accesa lotta di classe il diritto alle conquiste economiche e politiche del proletariato.

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Con questo noi non vogliamo disconoscere il passato di quella azione elettorale, che dal 1874 in poi le organizzazioni cattoliche italiane sotto diversi nomi, con adattamenti locali e con limiti imposti nel campo elettorale politico, poterono tentare e svolgere — non solo sotto il concetto di difesa dei principi religiosi contrastati da una politica nazionale sospettosa dell'influenza della chiesa e del papato nella vita italiana — ma anche con una formazione iniziale e pratica di un contenuto sociale e amministrativo che è servito a maturare un vero e vasto programma di riforme politiche, quale è stato formulato oggi dal partito popolare italiano. E si deve anche riconoscere che l'aspro e difficile cammino compiuto in quarant'anni di tentativi e di sforzi nella vita pubblica italiana dalle organizzazioni cattoliche, senza la vera figura di un partito politico, in condizioni impari e con tutte le diffidenze e i pregiudizi antipatriottici creati da una scuola anticlericale, sono valsi a far rivalutare nella coscienza di tutti il dovere morale di partecipare alla vita pubblica della nazione senza restrizioni, per portarvi quello spirito cristiano di riforme sociali, economiche e politiche che possano contrastare al materialismo e al laicismo di che è imbevuta la società presente, che ne ha fatto così triste esperimento in cinque anni di cataclisma, e che ne vede gli effetti in quella conferenza di Parigi, che si sperò invano dovesse segnare il trionfo di principi morali e spirituali del mondo.

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Oggi era maturo un atto, che, senza costituire una ribellione, fosse invece l'affermazione nel campo politico della conquista della propria personalità, e potesse chiamare a raccolta quanti, senza nulla attenuare delle proprie convinzioni religiose da un lato, e senza menomazioni esterne nell'esercizio della vita civile e politica dall'altro, potessero convenire in un programma e in un pensiero politico, non di semplice difesa, ma di costruzione, non solo negativo ma positivo, non religioso ma sociale.

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In questo senso il nostro programma sarà da noi elaborato e concretizzato nella vita quotidiana di studi, di lotte, di polemiche, di contributo legislativo, di attività, di trionfi e di sconfitte; e tutto contribuirà a renderci sempre più vicini alla realtà della vita, non attraverso puri schemi mentali o ordini del giorno, che assolvano allo sforzo verbale di un adattamento alla media delle nostre assemblee, ma attraverso opere ricostruttive e sforzi pratici per l'attuazione concreta nella realtà.

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Il programma è anzitutto una realtà, e come tale è vivente e si evolve, si specifica, crea attorno a sé la battaglia come teoria e come pratica, e segna nel suo sviluppo il cammino e il progresso del partito.

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Non poteva essere diversamente: mentre i principi etico-politici derivanti dai due punti fondamentali del programma, giustizia e libertà,sono le affermazioni che trasportano la teoria nel campo della realtà politica; così il contingente politico, che è attuazione, troverà la sua soluzione man mano che si presenta o che si pone, sotto forme e contenuto diversi; per cui non possiamo che cercare una linea di approssimazione, una via di tendenze, una soluzione temporanea, che chiami altre approssimazioni, altre tendenze, altre soluzioni, nel divenire perenne che è la vita, nel continuo intersecarsi di forze contrastanti e di elementi contraddittori, pur ispirati a principi fermi e solenni, che danno la guida della luce nel mondo.

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È a tutti noto quale sia stata la nostra azione di partito dal 18 gennaio ad oggi; quasi cinque mesi di incessante lavoro, per potere arrivare a questa prima nostra affermazione nazionale con una maturità che deve, lo spero, renderci fiduciosi del nostro avvenire. Il nostro primo compito era l'organizzarci al centro e alla periferia, e posso riassumere i dati che a tutt'oggi risultano, come una approssimazione della realtà, perché molti elementi sono sfuggiti per mancanza di corrispondenza, altri non si sono potuti apprezzare direttamente per difficoltà di informazione, per imprecisione di rapporti, per facili deficienze, che in un'azione rapida e vivace non potevano affatto mancare. In ogni capoluogo di provincia, in forma provvisoria, per incarico del centro o per designazione di convegni e di assemblee locali, è stato costituito un comitato o una commissione di propaganda; su 69 provincie solo in undici mancano i comitati e vi sono solo dei corrispondenti. Questo organismo importante e delicato assumerà dopo il congresso forma definitiva e carattere costituzionale, con norme già deliberate e rese pubbliche; in modo da dare a tali centri l'autorità e la rappresentanza che viene dalla regolare elezione fatta dalle sezioni esistenti nella provincia.

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Tanto più interessa che questi organismi siano definitivi e rappresentino direttamente le forze organizzate, in quanto che alla vigilia delle elezioni generali politiche (che speriamo siano fatte con lo scrutinio di lista e a rappresentanza proporzionale) s'impone la coordinazione delle forze, che può essere fatta localmente dai centri provinciali. In tali organismi si è dato posto ai rappresentanti del gruppo dei consiglieri provinciali iscritti al partito per coordinare la loro azione amministrativa alle direttive politiche del partito.

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Fin oggi il numero delle sezioni approvate arriva a 850 e gli iscritti tesserati a 55.895; però alla segreteria centrale vengono segnalate dall'ufficio stampa molte altre sezioni (circa 200) che non hanno ancora mandato il verbale né ottenuta l'approvazione. Così l'ufficio contabile segnala 106.135 tessere inviate, dietro richiesta, a comitati, a sezioni ed a incaricati e ogni giorno arrivano lettere di regolarizzazione. Se si pensa che è stato difficile improvvisare dei propagandisti del partito e se si rileva che ogni giorno affluiscono al centro richieste di conferenzieri e di organizzatori, sì da non dare il tempo di rispondere; se si rileva il numero dei comizi, convegni locali e provinciali tenuti in questi pochi mesi di attività; se si rileva l'adesione data al partito da 20 giornali quotidiani e da 51 settimanali; se si nota il movimento di lettere e di telegrammi, oltre 7000; e ciò con pochi uomini e con pochi mezzi; si può di sicuro dire che la formazione del partito era matura nella coscienza popolare, e che solo mancava la prima scossa per richiamare alla nuova attività politica una parte cospicua del nostro paese.

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Essi rappresentano quel glorioso partito popolare trentino che a noi ha dato un nome ed una storia.

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A completare la nostra organizzazione di partito abbiamo costituito il gruppo parlamentare del partito popolare con diciannove aderenti e con speciale regolamento, che ne fissa la disciplina e i criteri d'azione e di responsabilità, sì da potere così formare un organismo distinto, ma soggetto alla medesima disciplina sostanziale e formale.

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Elaborazione questa molto difficile, nel vario e multiplo sviluppo di organizzazioni popolari economiche e professionali, che direttamente o indirettamente a mezzo di speciali organismi elettorali non ben determinati, viventi spesso per autorità di persone, per il valore di tradizioni, più che per consenso spontaneo delle forze organizzate, avevano fino a ieri legami con nomi e con situazioni locali, al di fuori di una vera concezione e sintesi di partito.

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Non possiamo dire, né del resto sarebbe opportuno, in quanti collegi si potrà oggi affrontare la battaglia con candidati nostri; non abbiamo nemmeno la valutazione del modo in cubi la battaglia sarà combattuta; solo possiamo affermare che un partito nuovo e giovane come il nostro che ha un avvenire davanti a sé, ha una vita popolare che freme, e non deve sciupare le sue forze in sterili tentativi, quando la sua è una responsabilità civica di primissimo ordine, e quando ad esso sono volte tante aspettative nell'ansia di un momento così duro per la patria nostra.

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Consci di questa nostra posizione e responsabilità, fin dal primo sorgere abbiamo iniziato la più viva battaglia che si sia fin oggi combattuta per le nostre riforme costituzionali a favore del collegio plurinominale con sistema proporzionale. Le affermazioni teoriche che facevano capo all'associazione proporzionalista di Milano furono col nostro passo portate su terreno politico, per una attuazione immediata; e alla nostra affermazione seguirono quelle degli altri partiti. Però taluni di questi, e più che i partiti talune coalizioni e consorterie ben note in Italia, mentre a voce mostravano e mostrano di volere la riforma, all'ombra discreta del governo le cospirano contro. L'urgenza delle elezioni, ieri a giugno oggi a ottobre, è l'argomento principale di questi anonimi oppositori che per il temuto ritardo delle elezioni affacciano non si sa quali conseguenze dannose per la nazione.

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I tentativi di un bolscevismo di maniera, tendente a portare in Italia una dittatura di classe e un depauperamento economico, ebbe la nostra parola ammonitrice nell'appello del 9 aprile; mentre alle classi dirigenti si ricordava il dovere di sane ed urgenti riforme che il popolo oppresso dal disastro economico e dal malgoverno politico invoca a gran voce. E a questo fine era stata già diramata la circolare del 3 aprile sul problema agrario, che incombe sulla nostra vita nazionale come il principale problema di produzione e di distribuzione della ricchezza, problema che deve essere risolto per salvare il paese dalla crisi economica che minacciosa si avanza.

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Con sobrietà e con fermezza esso ha detto la sua parola con la circolare dell'11 maggio sulle grandi questioni internazionali e nazionali che si dibattono a Parigi, levando per primo la voce della coscienza cristiana ferita dal rinnovarsi ed ingigantirsi di imperialismi economici a danno della umanità; mentre prima aveva protestato contro la violazione del principio di autodecisione invocato da Fiume e contro i più vitali interessi della patria nostra.

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A noi è agevole il compito di insistere con ogni mezzo; ed è stato bene che la prima affermazione del gruppo parlamentare del partito sia avvenuta proprio sulla rappresentanza proporzionale, e che il nostro amico onorevole Micheli, quale relatore, abbia dato il suo nome al progetto di legge che è davanti alla camera, come a segnare la nostra prima battaglia di partito, per il risanamento morale dei costumi politici e per l'inizio delle più vaste riforme istituzionali da noi invocate.

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A completare il nostro lavoro, segnato a rapidi tocchi in questa relazione e a rispondere alla necessità della formazione politica delle nostre masse abbiamo fatto appello alla stampa, e in diverse riunioni tenute con i direttori dei giornali quotidiani aderenti al partito si è visto quale forza da utilizzare abbiamo con noi. Però era necessario non solo sviluppare la propaganda con opuscoli e stampe già diffuse a migliaia, ma avere un organo di partito. Ed è già venuto alla luce il primo numero del Popolo Nuovo,accolto da generale favore come una voce continua e forte che indirizzi e guidi nell'aspra e difficile lotta.

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Dobbiamo infine salutare con entusiasmo la scuola dei propagandisti sorta a Roma e il fascio universitario del partito sorto a Bologna, indice delle nuove vivaci forze giovanili intellettuali, che portano insieme il sacro fuoco della gioventù e la più elevata elaborazione di cultura.

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Per i problemi pressanti dell'emigrazione e della tutela degli ex-combattenti si sono stretti rapporti col consorzio nazionale di emigrazione e lavoro e con il segretariato nazionale cooperativo; e non vi è stata pubblica manifestazione di interesse collettivo a cui il partito sia rimasto estraneo. Esso ha infatti portato la sua voce al congresso nazionale del pubblico impiego in Roma, in quello dei professori secondari di Pisa, in quello contro la tubercolosi a Genova, in quello della «Tommaseo» a Modena, affermando dappertutto quei principi che rispondono alla concezione del nostro programma nella pratica elaborazione della vita.

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A questa elaborazione abbiamo chiamato anche la donna, costituendo i gruppi femminili nelle nostre sezioni e studiandone i problemi che la riguardano, perché anche la donna deve oggi contribuire con le sue forze sane e con la sua indole animatrice al formarsi della nuova società che sorge.

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A quelli che non solo vogliono un programma audace eun'azione di avanguardia qual è segnata dal nostro partito, ma temendo che gli elementi che lo formano manchino oggi di quella coesione intellettiva e morale che arriva alla parte pratica di attuazione di metodi e di atteggiamenti, prevedono deviazioni e compromessi, io dico alto e sereno che la forza dinamica di un partito è fatta di fiducia, non di preconcetti, di assimilazioni, non di repulsione, di simpatia, non di esclusivismi. Così si elabora la coscienza di un partito organizzato sul tipo di quella del nostro spirito, che nel contrasto e nella contraddizione delle sue energie e passioni, arriva a dominarsi e dominare, a sviluppare le sane tendenze, a vincere gli ostacoli, ad affrontare la vita.

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Per questo abbiamo redatto un regolamento molto preciso, in cui traspira un senso di alta disciplina ed abbiamo fissato pochi temi sintetici, che diano il tono e la caratteristica del partito, e valgano a far prendere posizione netta e chiara nel dibattito sugli interessi nazionali e sulle tendenze politiche nel paese. Certo nessuno potrà presumere di aver fatto un lavoro privo di mende e di imperfezioni; e il rilievo sarà facile a quanti, e dal punto di vista generale e da quello locale, troveranno che si poteva fare in modo diverso e con risultati migliori. Quel che preme si è che il lavoro fatto fin oggi, con tanta attività e con sì vive speranze in ogni parte, non sia svalutato da un congresso che deve esserne la più alta ed insieme sincera espressione e deve poterlo sintetizzare sì da poter destare energie sopite, vincere diffidenze ingiustificate, superare difficoltà non dome, accendere entusiasmi profondi.

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Siamo oggi alla prima prova, molti di noi non si conoscono; altri si sono visti designati alla nostra mente nel passato prossimo o remoto quando le stesse concezioni odierne venivano a noi sotto un angolo visuale diverso. Quante teorie oggi ammesse e sostenute da noi furono ieri oggetto di contrasto e di biasimo! Come è mutata oggi la situazione politica e sociale del paese! Come certi problemi ieri posti in primo piano, oggi sono superati e risoluti! Tutto si rifà e si rinnova nella coscienza collettiva.

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a questo avvenire inneggio dal profondo dell'animo nel momento solenne, nel quale, fiducioso di aver compiuto il mio sforzo di sognatore e di uomo di azione, consegno al congresso il mio mandato e quello di tutta la commissione provvisoria che insieme con me nei primi difficili passi ha guidato e reso maturo alla vita il Partito Popolare Italiano.

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E benché ciascuno abbia un modo di concepire il nostro partito e fra noi sia diversa la valutazione del nostro stesso programma, delle nostre energie, del nostro compito immediato e dei nostri metodi, pure la realtà sarà più forte di noi; e il nostro partito deve anch'esso subire la prova della realtà e della lotta, e se sapremo restare al nostro posto di combattimento, potremo dire ciascuno innanzi alla propria coscienza di avere assolto il nostro dovere di cittadini in un'ora che si presenta per la patria estremamente difficile; ma potremo insieme avere conquistata e coordinata quella intima energia che oggi è sparsa in mille nuclei polarizzati verso di noi, ma ancora a noi, al nostro pensiero sociale, alla nostra dinamica politica, se non estranei, diversi. L'avvento del nostro partito fu sognato molti anni addietro come una vera forza popolare di evoluzione e di conquista; oggi possiamo chiamarla una realtà vivente a cui è segnato un avvenire.

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