Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Intervento del governatore della Banca d'Italia all'Assemblea ordinaria dell'Associazione bancaria italiana

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Ignazio Visco 40 occorrenze

Le banche avranno a disposizione un congruo periodo di tempo per adeguarsi; la Vigilanza dovrà essere informata sulle misure che esse intendono adottare.

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Vanno valutate con attenzione misure, anche di natura temporanea, volte a ridurre in misura significativa le spese per il personale in rapporto ai ricavi. Occorre piena consapevolezza dei vincoli posti dalle difficoltà che il sistema bancario si trova ad affrontare, un cambio di passo per far fronte alle difficoltà contingenti degli intermediari, per salvaguardare la stessa occupazione. Va rafforzato l’impegno per adeguare la combinazione dei fattori produttivi e la struttura dei canali distributivi alle opportunità offerte dalle nuove tecnologie.

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Anticipando l’evoluzione della normativa internazionale, la Banca d’Italia ha emanato regole a tale riguardo, rafforzandole nel tempo; ha sollecitato l’adozione delle migliori prassi,effettuando a più riprese interventi correttivi.

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Da analisi condotte sugli statuti delle banche, sui patti parasociali esistenti e sui comportamenti tenuti in occasione delle assemblee bancarie emerge che alcune Fondazioni tendono a interpretare in maniera molto ampia le prerogative di azionisti. Ciò ha determinato eccessi, ostacolando talora il necessario ricambio degli organi aziendali e orientando la scelta degli amministratori in base a criteri diversi dalla professionalità.

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Su due di essi, il ruolo delle Fondazioni e l’assetto delle banche popolari, toccati nelle mie ultime Considerazioni finali, vorrei tornare a riflettere.

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Tali indicazioni vanno attuate pienamente; vanno altresì rafforzate vietando il passaggio dai vertici delle Fondazioni a quelli delle banche.

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Questi cambiamenti richiedono ora di riconsiderare le regole di governance , originariamente concepite per intermediari piccoli e radicati a livello locale e non più adatte per banche di

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L’applicazione della disciplina delle operazioni con parti correlate, a cui ho già fatto cenno, deve contribuire anch’essa ad assicurare l’autonomia delle banche da indebite ingerenze e condizionamenti.

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È necessario intraprendere un cammino di riforma graduale ma incisivo: anche in vista dell’unione bancaria e del passaggio al supervisore unico, tanto più marcate e ingiustificate continueranno a essere le differenze rispetto alle altre grandi banche, tanto più repentina potrà essere la richiesta di cambiamento.

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Nell’ambito dei nostri poteri, siamo intervenuti sugli statuti al fine di favorire l’aumento del numero di deleghe conferibili a ciascun socio, contenere il frazionamento del possesso azionario, limitare gli ostacoli alla presentazione di liste per il rinnovo degli organi sociali da parte degli investitori istituzionali. Pur importanti, questi interventi non risolvono i problemi strutturali dell’assetto societario delle banche popolari, soprattutto di quelle maggiori.

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I lavori per la creazione di un supervisore unico nell’area dell’euro, costituito dalla BCE e dalle autorità nazionali, proseguono a ritmi serrati. Muovendo dal patrimonio di conoscenze tecniche delle autorità nazionali, la nuova istituzione dovrà assicurare una visione sovranazionale basata sulle migliori pratiche in materia di metodologie di vigilanza, modelli di analisi e valutazione dei rischi bancari. Il passaggio al supervisore unico conferirà

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Le popolari più grandi devono aprirsi a questa trasformazione, agevolandola con quorum assembleari realisticamente raggiungibili.

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Il 20 giugno scorso l’Eurogruppo ha raggiunto l’intesa circa la possibilità di utilizzare direttamente le risorse del Meccanismo europeo di stabilità ( European stability mechanism , ESM) per ricapitalizzare le banche a determinate, stringenti condizioni entro un importo massimo di 60 miliardi di euro. Tale possibilità è subordinata all’avvio del meccanismo di supervisione unica, che dovrà essere a sua volta preceduto da un esercizio di valutazione dei bilanci ( balance sheet assessment ) delle banche vigilate in forma accentrata a livello europeo e, in particolare, da un’analisi della qualità dei loro attivi ( asset quality review ).

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La previsione di meccanismi di bail-in è coerente con le indicazioni del Financial Stability Board tese a contenere comportamenti opportunistici e a limitare i costi delle crisi per i contribuenti.

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L’accordo ha individuato le passività bancarie interessate dal bail-in e la sequenza con cui esse saranno chiamate a parteciparvi. A livello nazionale andrà fissata per i diversi intermediari una quota minima di passività in grado di assicurare un’adeguata capacità di assorbimento delle perdite. È stata inoltre decisa l’istituzione di fondi di risoluzione nazionali finanziati dalle stesse banche, stabilendo che essi raggiungano entro dieci anni una dotazione pari allo 0,8 per cento dei depositi protetti dallo schema di garanzia. Solo al

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stabilità all’area dell’euro, contribuendo a contrastare la tendenza, osservata nel corso della crisi, alla segmentazione dei mercati finanziari lungo linee nazionali. Consentirà un più agevole confronto tra gli intermediari e i sistemi dei diversi paesi.

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Va realizzato al più presto un meccanismo di risoluzione europeo, comprendente un’autorità di risoluzione unica e risorse comuni, in grado di far fronte a crisi di natura sistemica, di evitare fenomeni di contagio. La possibilità di utilizzare i fondi dell’ESM per la ricapitalizzazione diretta delle banche è di fatto rimandata di molti mesi, essendo condizionata all’attivazione del supervisore unico europeo. Resta la possibilità di utilizzare questi fondi indirettamente, con prestiti dell’ESM agli stati membri, ma in questo modo la ricapitalizzazione delle banche va a incidere sul debito pubblico degli stati interessati.

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Occorre mirare a completare la fase di transizione ben prima del limite massimo dei dieci anni indicati nell’accordo, valutando le possibili sinergie con gli organismi già operativi. A regime, la disponibilità di risorse adeguate da parte del fondo consentirà di ripartire l’onere di eventuali crisi fra i creditori della banca e il sistema bancario nel suo insieme, con benefici per il costo della provvista delle banche.

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L’asset quality review sarà seguita, nel 2014, dagli esercizi di stress da parte dell’Autorità bancaria europea e della BCE, volti a esaminare la capacità delle banche di resistere a shock estremi a bassa probabilità. Gli analoghi esercizi effettuati dal Fondo monetario internazionale in occasione della periodica valutazione del sistema finanziario (FSAP) mostrano che, nel suo complesso, il sistema bancario italiano ha una dotazione patrimoniale ben superiore ai minimi regolamentari, sufficiente a soddisfare i requisiti di capitale stabiliti per il periodo transitorio di Basilea 3. Tuttavia, dato il basso livello dei profitti, in condizioni estreme i buffer di capitale potrebbero ridursi

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Guardiamo con fiducia a questo esercizio, volto a rimuovere dubbi e incertezze circa la solidità delle banche. In Italia analisi di questa natura sono parte dell’ordinaria attività di supervisione, cartolare e ispettiva. Le ispezioni recentemente effettuate presso venti intermediari hanno consentito di valutare l’adeguatezza delle rettifiche a fronte dei rischi di credito e di chiedere misure correttive laddove necessarie. L’azione è tuttora in corso presso altri intermediari. Le metodologie utilizzate costituiscono un esempio di come questa analisi possa essere condotta.

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Per contrastare gli effetti della recessione sui propri bilanci le banche devono proseguire nell’azione volta a recuperare redditività e a rafforzare il patrimonio. Per garantire un adeguato flusso di finanziamenti all’economia reale è necessario che esse tengano conto delle prospettive di sviluppo della clientela. Gli intermediari devono essere pienamente consapevoli dei riflessi positivi che ne deriveranno per l’economia italiana, per essi stessi.

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L’attività economica tornerebbe a espandersi a ritmi moderati dalla fine dell’anno, con una crescita complessiva superiore al mezzo punto percentuale nel 2014. Nel breve termine, la domanda interna dovrà trovare sostegno nella tempestiva esecuzione del pagamento dei debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche.

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Un peggioramento restringerebbe ancora i margini di manovra delle finanze pubbliche; si ripercuoterebbe sulla provvista delle banche e quindi sulla disponibilità e sul costo del credito a imprese e famiglie.

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Ha adottato modalità di comunicazione innovative, specificando che i tassi ufficiali saranno mantenuti a livelli pari o inferiori a quelli attuali per un periodo di tempo prolungato, in ragione delle condizioni di bassa inflazione, di debolezza congiunturale e di dinamiche monetarie contenute nell’area dell’euro.

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Essa accentua le difficoltà dei debitori a rimborsare i prestiti: nel primo trimestre il tasso di ingresso in sofferenza dei crediti alle imprese si è collocato intorno

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Il sistema bancario italiano è stato messo a dura prova dalla crisi finanziaria, da una doppia recessione, dalle tensioni sul debito sovrano. La capacità degli intermediari di generare reddito si è assottigliata; in assenza di adeguate risposte sarebbe ulteriormente ridotta dal protrarsi della crisi, dal manifestarsi di nuovi shock avversi.

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Il 1° luglio l’Associazione Bancaria Italiana e le associazioni di categoria delle imprese hanno stipulato un nuovo accordo che consente ai debitori in difficoltà di ottenere una sospensione dei rimborsi di prestiti a medio e a lungo termine, un allungamento della durata dei finanziamenti e la concessione di nuovi prestiti in presenza di un aumento dei mezzi patrimoniali dell’azienda. La Vigilanza verificherà che la moratoria sostenga le imprese meritevoli, senza mascherare l’effettiva rischiosità dei crediti. L’esperienza passata a tale riguardo è positiva.

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Le tensioni sono destinate a proseguire nei prossimi mesi; l’evidenza passata indica che il peggioramento della qualità del credito tende a protrarsi dopo l’inizio della ripresa ciclica.

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In più casi le banche italiane, oltre a erogare credito, partecipano direttamente al capitale delle aziende. Ciò può favorire un vaglio più accurato delle prospettive di crescita dell’azienda e una migliore valutazione delle sue esigenze finanziarie. Al tempo stesso, il legame partecipativo può talora distorcere le scelte di erogazione del credito; al crescere delle quote azionarie e dell’entità dei prestiti concessi, può dar luogo ad atteggiamenti collusivi o finalizzati a ritardare l’emersione di situazioni di difficoltà aziendale.

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La disponibilità di attività stanziabili nelle operazioni di rifinanziamento presso l’Eurosistema è oggi assai ampia, grazie anche a un cospicuo volume di garanzie pubbliche sulle obbligazioni bancarie che verranno tuttavia a scadenza nei prossimi anni. In prospettiva, essa dovrà essere preservata ampliando, anche con nuove forme tecniche, la quota dei crediti stanziabili. Andrà prestata particolare attenzione affinché le modalità di erogazione del credito siano conformi ai requisiti richiesti per il rifinanziamento dall’Eurosistema. Nelle prossime settimane chiameremo le banche per l’esame delle misure da adottare.

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Le tensioni nel mercato del credito sono destinate a proseguire nei prossimi mesi. I prestiti bancari non possono rappresentare, come oggi avviene per la maggior parte delle imprese, l’unico canale di finanza esterna. Per il finanziamento degli investimenti nuove risorse devono affiancarsi agli impieghi bancari. È nell’interesse delle banche favorire questo processo, mirando a mantenere un rapporto equilibrato tra impieghi e depositi, condividendo con i mercati i rischi insiti nel finanziamento alla clientela, evitando con cura possibili conflitti d’interesse.

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Nel confronto internazionale, le aziende italiane sono poco capitalizzate, accedono in misura assai contenuta al mercato dei capitali, tendono a limitare il vaglio degli investitori.

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finanziaria delle imprese e la loro capacità di finanziare investimenti a medio e a lungo termine.

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Devono proseguire le politiche aziendali volte a contenere i costi, migliorare la gestione dei rischi, ampliare la base patrimoniale delle banche. La nostra azione, tuttora in atto, sull’adeguatezza delle rettifiche di valore in rapporto ai prestiti deteriorati mira a conseguire un soddisfacente grado di copertura dei rischi; permette alle banche di conservare la fiducia degli investitori e di attrarre finanziamenti esterni a basso costo. È essenziale per continuare a garantire un adeguato flusso di credito a famiglie e imprese.

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A mantenere elevata la consistenza delle partite deteriorate, che a marzo scorso ha raggiunto il 14 per cento del complesso dei prestiti, contribuisce la lentezza delle procedure di recupero dei crediti. Vi concorre l’eccezionale lunghezza della diluizione nel tempo della deducibilità fiscale delle svalutazioni su crediti. La rappresentazione in bilancio della qualità dei prestiti riflette una definizione di partite deteriorate prudente nel confronto internazionale.

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Iniziative analoghe possono avere oggi successo a condizione di garantire trasparenza e piena coerenza dei meccanismi di trasferimento dei rischi dalle banche agli investitori con le normative prudenziali e contabili, così da consentire la definitiva cancellazione dall’attivo delle banche delle partite deteriorate cedute.

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La capacità di resistere a shock avversi è migliorata. L’aumento di capitale di elevata qualità necessario per soddisfare i requisiti patrimoniali previsti da Basilea 3 che andranno pienamente a regime nel 2019, pari a 35 miliardi di euro alla fine del 2010, si è ridotto a meno di 9 miliardi a dicembre dello scorso anno; gran parte degli intermediari maggiori soddisferebbe, già adesso, i nuovi standard prudenziali.

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Gli acquisti, diffusi tra le banche, si sono concentrati nella componente con durata originaria fino a tre anni e sono stati contabilizzati in larga misura nel portafoglio di attività detenute fino a scadenza. La ripresa dell’economia e il ritorno a condizioni fisiologiche nel mercato del credito consentiranno di riportare le politiche di allocazione dei fondi in linea con l’esperienza pre-crisi e di ampliare il sostegno creditizio a famiglie e imprese.

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La stabilità delle banche si fonda anche su sistemi di governo e controllo dei rischi adeguati: carenze negli assetti organizzativi impediscono una corretta allocazione del capitale; favoriscono l’assunzione inconsapevole di rischi; rendono la struttura aziendale permeabile a violazioni di norme e di procedure interne; espongono l’intermediario a potenziali, elevati danni reputazionali.

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Se da un lato essa può meccanicamente ridurre il rendimento del capitale, dall’altro ne favorisce la stabilità; accrescendo la resistenza a shock sfavorevoli, sostiene la fiducia degli investitori e contiene il costo deifinanziamenti esterni.

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