Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Problematiche relative all'applicazione dell'Accordo di Basilea 2

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Corrado Faissola 50 occorrenze

Andrebbe inoltre valutata ai fini di meglio calibrare le misure proposte l'incidenza positiva in termini di stabilità del sistema che deriverà dalle iniziative comunitarie di riforma dell'assetto della vigilanza a livello europeo, in particolare tramite l'introduzione di un'autorità (ESRB) deputata al presidio dei rischi macro-prudenziali, nonché dal complesso degli interventi allo studio per migliorare e omogeneizzare gli strumenti a disposizione delle autorità di vigilanza e degli stessi gruppi bancari transfrontalieri per la gestione di situazioni di crisi.

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Sarebbe, inoltre, opportuno definire una tabella di marcia unica a livello globale (non solo di Unione Europea o di Zona Euro), finalizzata ad armonizzare la successione dell'entrata in vigore della normativa coerentemente con i tempi e le modalità dell'introduzione delle normative europee già approvate.

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Il credito alle famiglie, dopo una fase di decelerazione che è durata fino agli inizi del 2009, ha ricominciato a crescere: lo scorso dicembre è aumentato su base annua del 5,9% (5,8% a novembre e +0,9% a dicembre 2008).

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Con qualche dato puntuale cercherò ora di suffragare quanto ho appena detto e passerò poi a ricordare, brevemente, le principali iniziative sulle quali siamo stati e siamo impegnati a vantaggio del sistema economico.

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Secondo i dati più recenti gli impieghi bancari complessivamente erogati a famiglie e imprese, risultano ancora in lieve aumento su base annua (+0,51% a dicembre 2009). Il credito al comparto produttivo e alle famiglie cresce più in Italia che in Francia, Germania e nell'intera Area Euro.

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Alla base della decelerazione a cui si è assistito nei mesi scorsi vi è stata la scarsa domanda, soprattutto per investimenti. Questo aspetto oltre ad emergere con evidenza dai dati di contabilità nazionale, secondo i quali l'anno che si appena chiuso ha visto una flessione degli investimenti fissi lordi complessivi dell'ordine del 13 per cento in termini reali, viene segnalato chiaramente dalla Bank Lending Survey, realizzata dalla BCE.

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I dati di cui disponiamo ci dicono in sostanza tre cose molto rilevanti: 1) siamo riusciti ad evitare una situazione di credit crunch in senso tecnico; 2) abbiamo sopportato un aumento significativo delle sofferenze contribuendo quindi significativamente al conto che la crisi ha imposto al Paese; 3) siamo comunque riusciti a mitigare l'incremento della rischiosità. Infatti, l'aumento delle sofferenze che abbiamo sperimentato in questa fase sarebbe stato, in rapporto allo shock macrofinanziario che abbiamo conosciuto, molto più forte se negli anni scorsi non fossero decisamente migliorate le nostre capacità di screening dei prenditori di fondi: molte più imprese sarebbero fallite, con gli ovvi negativi effetti in termini di disoccupazione. Riteniamo, che questo possa e debba essere considerato un altro fondamentale contributo (pur se indiretto) offerto dalle banche nella fase che abbiamo attraversato.

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Da oltre un anno a questa parte le banche hanno messo in atto una serie di iniziative finalizzate a liberare risorse a favore di imprese e famiglie sottoscrivendo una serie accordi con primarie istituzioni.

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Il credito alle società non finanziarie ha subito solo recentemente una battuta di arresto; il tasso di variazione su base annua per la prima volta negativo nel mese di settembre, si è confermato in riduzione anche a dicembre (-2,4%), mostrando comunque una performance migliore rispetto a quella dell'Area Euro (-2,7%).

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Non entro nel dettaglio dei diversi accordi sottoscritti per concentrarmi sulle due iniziative di sospensione dei mutui a favore delle PMI e delle famiglie.

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Domani stipuleremo una nuova Convenzione con Cassa Depositi e Prestiti per regolamentare l'impiego della seconda tranche del Plafond complessivo di 8 miliardi di euro messo a disposizione delle banche per il finanziamento delle PMI. Inoltre, abbiamo avviato sempre con la Cassa, il MEF, Confindustria e le principali banche italiane, i lavori per la costituzione del Fondo per la patrimonializzazione delle PMI, che avrà una dotazione complessiva di 3 miliardi di euro.

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In Italia questo indice è passato dal +9,1% del primo trimestre dello scorso anno al +1,9% del terzo trimestre 2009 (ultimo dato disponibile) restando dunque in territorio positivo e al di sopra della soglia che il Fondo monetario individua quale limite oltre il quale si può cominciare a parlare di credit crunch (-1%).

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per i mutui di importo fino a 150.000 euro accesi per l'acquisto, costruzione o ristrutturazione dell'abitazione principale, anche di quelli oggetto di operazioni di cartolarizzazione;

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A tal proposito merita di essere ricordato anche l'accordo dell'ABI con le Organizzazioni sindacali per l'anticipazione della CIGS, di cui ad oggi hanno beneficiato più di 5 mila lavoratori per un controvalore di finanziamenti pari ad oltre 21 milioni di euro.

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domande (a fronte delle 84mila di fine novembre), per un controvalore complessivo di finanziamenti in essere di 37,3 miliardi di euro. Il 90% delle richieste sono risultate ammissibili. Solo poco più dell'1% non è stato accolto. Gli ultimi dati del monitoraggio confermano che tra i settori spiccano industria, commercio/alberghiero e altri servizi. All'iniziativa hanno aderito 581 banche, oltre il 98% degli sportelli.

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Il 2 febbraio scorso è stato siglato il Protocollo di intesa tra ABI e Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento famiglia e Dipartimento gioventù), Ministero del lavoro e delle politiche sociali,ANCI, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Conferenza episcopale italiana, Associazioni dei consumatori (13 firmatarie), in merito alla costituzione di un "Tavolo di attuazione" per il coordinamento e il monitoraggio delle numerose misure messe in campo dai soggetti firmatari a sostegno del mercato del credito retail>.

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Si tratta di un'iniziativa di sostegno al debito delle famiglie che non ha uguali al mondo; solo nel caso italiano le banche che aderiscono assumono l'obbligo ad applicare sempre la sospensione a prescindere dal merito creditizio del cliente.

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nei confronti dei clienti con un reddito imponibile fino a 40.000 euro annui che hanno subito o subiscono nel biennio 2009 e 2010 eventi particolarmente negativi (morte, perdita dell'occupazione per qualsiasi contratto di lavoro, insorgenza di condizioni di non autosufficienza, ingresso in cassa integrazione).

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La misura - in vigore dal 1 febbraio 2010 al 31 dicembre 2011 - si applica anche nei confronti dei clienti che presentano ritardi nei pagamenti fino a 180 giorni consecutivi. La sospensione può essere della sola quota capitale o per l'intera rata. In quest'ultimo caso maturano gli interessi contrattuali sul debito residuo nel periodo di sospensione, i quali vengono spalmati sulle rate residue al riavvio dell'ammortamento senza applicazione di ulteriori interessi.

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Al di là degli eccessi che la crisi finanziaria ha messo a nudo, un sistema finanziario solido rappresenta una condizione necessaria per una crescita economica sana e duratura. Crescono di più i paesi che - a parità di altre condizioni - hanno sistemi finanziari solidi, efficienti e capaci di allocare in modo efficiente il risparmio dai settori che lo producono (tipicamente le famiglie) a quelli che lo utilizzano (tipicamente le imprese).

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Le proposte di modifica avanzate con la pubblicazione dei documenti dello scorso dicembre, ora in consultazione, sono di grande portata e rilevanza: su di esse l'industria bancaria sta compiendo una riflessione a 360 gradi.

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Tra quelli negativi emerge che: i) se da una parte, il modello utilizzato in Spagna ha consentito di creare un buffer da utilizzare nel momenti in cui si è materializzato il rallentamento economico, dall'altra, non è riuscito a limitare l'espansione del credito nel periodo di boom. Perciò, i decisori di

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A riguardo si esprime un forte auspicio favorevole all'apertura degli standard setter contabili a superare l'approccio basato sul concetto di perdite realizzate (incurred losses) - retrospettivo e quindi molto prociclico - ammettendo rettifiche a fronte delle perdite attese. Le autorità di vigilanza dovranno nei prossimi mesi intensificare il confronto con le autorità contabili al fine di pervenire a una soluzione che consenta maggiore convergenza tra le esigenze di prudenza delle prime e quelle di trasparenza e tutela degli investitori delle seconde.

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In Italia, a queste imprese le banche stanno dedicando molta attenzione. Da un lato, i dati aggregati non mettono in evidenza, come ho già detto alcun credit crunch, anche se è evidente che in una fase congiunturale così difficile un rallentamento del credito non si è potuto evitare. Dall'altro lato, molte sono le iniziative che sono state intraprese dall'industria bancaria per dare ossigeno alle realtà più deboli in un contesto in cui il merito di credito ha avuto, in media, la tendenza a ridursi marcatamente (accordi vari, moratorie, ecc).

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Mentre in molte parti del mondo si pensa a come ridisegnare l'industria bancaria e la propria missione, alla luce delle macerie prodotte dalla crisi, in Italia possiamo permetterci di affrontare altri temi (il sostegno del reddito delle famiglie, ecc).

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Hanno potuto resistere perché praticano un modello di business tradizionale, imperniato sulla raccolta tramite depositi e obbligazioni e sui prestiti a famiglie ed imprese. E' un modello semplice: congeniale al nostro sistema produttivo, fatto in prevalenza da imprese piccole e medie.

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Per quanto riguarda i livelli di patrimonializzazione, come ha ricordato il Governatore Draghi, essi sono significativamente cresciuti nella fase più recente grazie ad una molteplicità di azioni: aumenti di capitale, dismissioni di attività non strategiche, destinazione a capitale di una parte importante degli utili conseguiti e infine, in taluni casi, ad interventi pubblici. A settembre 2009 il core tier 1 dei primi cinque gruppi bancari risultava pari al 7,3%, 150 punti base superiore alla fine del 2008.

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Tale sistema di regole evidenzia una problematica che assume particolare risalto alla luce degli andamenti e delle prospettive del quadro macroeconomico: va da sé infatti che la recessione tende ad indebolire le posizioni reddituali delle imprese, che da ciò consegue una riduzione del merito di credito la quale, entro una logica valutativa puramente bilancistica, potrebbe tradursi a sua volta in una riduzione del credito erogato.

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Questo mio intervento è dunque strutturato in tre principali sezioni: partirò proprio dallo stato dell'economia e dalle prospettive che abbiamo di fronte; nella seconda sezione dopo aver ripercorso per sommi capi la strada delle risposte che la regolamentazione ha fin qui dato alla crisi finanziaria mi concentrerò sulle modifiche proposte agli accordi di Basilea 2, con i documenti emanati dal Comitato lo scorso dicembre e che sono attualmente in consultazione, evidenziando quelli che per le banche rappresentano i principali punti di attenzione e di delicatezza; nella parte conclusiva, fornirò qualche dato sull'attività bancaria più recente a testimonianza del fatto che l'industria bancaria, pur convinta della decisiva importanza delle modifiche regolamentari, nei mesi scorsi non ha tirato i remi in barca nell'attesa dei cambiamenti ma, compatibilmente con un difficile quadro generale, ha fornito credito alle attività produttive e ha posto in essere molte iniziative per far fronte alle situazioni di maggior disagio di imprese e famiglie.

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In poco più di un mese, lo spread rispetto alla Germania sui Credit Default Swaps (CDS) di Grecia e Portogallo è passato, rispettivamente, da 230 a 330 punti base e da 75 a 163 punti base. Questo indicatore ci segnala, per questi due paesi, un forte aumento nel prezzo dell'assicurazione contro il default sul debito pubblico o, in altri termini, un aumento della probabilità di default dei due Stati.

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Anche gli indicatori di fiducia stanno proseguendo il loro recupero: il clima di consumatori e imprese si è mostrato in crescita a fine 2009 in tutte le principali economie avanzate.

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Tra inizio gennaio e inizio febbraio, lo spread dell’Italia rispetto alla Germania sui CDS è passato da 70 a 93 punti base. Le accorte manovre di bilancio degli ultimi anni e la solidità del sistema bancario nazionale sembrano rassicurare i mercati.

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La nostra chiave di lettura del contesto macroeconomico non è dissimile da quella ormai di consenso: da alcuni mesi siamo usciti dal profondo tunnel nel quale la macchina produttiva ha viaggiato per molti trimestri ma la ripresa della produzione stenta a guadagnare velocità. Il recupero si presenta lento ed accidentato. Gli sviluppi congiunturali degli ultimi giorni sembrano confermare il quadro di luci e di ombre che abbiamo di fronte ormai da qualche mese.

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A differenza di altre crisi, la risposta degli organismi internazionali, così come dei governi nazionali, è stata pronta, decisa, pragmatica. Se da una parte si è mantenuto costante il supporto all'economia reale, dall'altra il processo di riforma della regolamentazione è iniziato pochi mesi dopo lo scoppio della grande crisi finanziaria. Già ad aprile 2008, il Financial Stability Board ha pubblicato un documento con 67 indicazioni volte a rafforzare la stabilità del sistema finanziario internazionale. Importanti decisioni in tema di riforma sono state poi concordate dal G-20 nel meeting di Londra (aprile 2009) e ribadite nel successivo incontro di Pittsburgh (settembre 2009). In Europa, a maggio 2009 la Commissione ha recepito le indicazioni contenute nel rapporto de Larosiere in materia di vigilanza, mentre in USA, a luglio del 2009, il Ministero del Tesoro ha pubblicato un'ampia proposta di riforma finanziaria.

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Maggiori preoccupazioni destano le condizioni del mercato del lavoro sia in Usa che nell'Area euro: si viaggia intorno a valori del tasso di disoccupazione del 10%. E' noto, d'altra parte, come i riflessi del ciclo economico sul mercato del lavoro si producano con un notevole ritardo e come sia questa una delle variabili - la seconda essendo quella delle sofferenze bancarie di cui parlerò di qui a poco - che segue con un certo ritardo - tipicamente 2-3 trimestri - gli andamenti del ciclo.

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Nonostante il recente addensarsi di un po' di nubi all'orizzonte sul fronte delle prospettive, continuiamo a ritenere che l'anno 2010 sarà, nel complesso, un anno di espansione produttiva e di ripresa; riteniamo che per quanto riguarda l’Italia, dovrebbe tornare il segno "più" davanti al valore della variazione del prodotto con una crescita del Pil che stimiamo un po' sotto il punto percentuale (intorno al -4,8/5 per cento il consuntivo 2009).

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- il Sistema europeo delle autorità di vigilanza finanziaria ( European System of Financial Supervisors - ESFS) a cui viene affidata la vigilanza micro-prudenziale.

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- il Consiglio europeo per i rischi sistemici (European Systemic Risk Board - ESRB) a cui viene affidata la vigilanza macro-prudenziale;

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Per quel che riguarda la prociclicità delle regole di vigilanza, ossia la tendenza ad accentuare le fasi positive e negative del ciclo economico, il Comitato di Basilea sta lavorando a proposte volte, da un lato, a introdurre cuscinetti di capitale anticiclici da detenere in aggiunta ai requisiti minimi patrimoniali e, dall'altro, a promuovere un approccio più conservativo nella determinazione degli accantonamenti a fronte delle perdite attese. Con riferimento a quest'ultimo aspetto, il Comitato sembra orientato a definire metodologie coerenti con quelle che gli standard setter contabili (in particolare, lo IASB) sta sviluppando.

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regolamentare a fronte dei rischi assunti mentre il secondo pilastro è relativo agli

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L'introduzione del rapporto di leva contribuirà a evitare livelli di indebitamento delle banche non compatibili con un equilibrato funzionamento del sistema economico. Tuttavia, non è ancora chiaro se le nuove regole verranno introdotte a livello di Primo o Secondo pilastro1. In ogni caso, è necessario conseguire una piena armonizzazione delle voci dell'attivo e del passivo, attraverso l'utilizzo di definizioni comuni, al fine di evitare situazioni di disparità competitiva a livello internazionale.

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Le nuove proposte del Comitato di Basilea sono volte innanzitutto alla composizione del patrimonio delle banche, al fine di definire regole comuni accettate a livello internazionale e migliorare la qualità del patrimonio di primo livello (Tier 1). Nello specifico, secondo il Comitato di Basilea, la parte predominante del Tier 1 dovrebbe essere composta da "common equity" (azioni ordinarie e da utili non distribuiti) al netto dei filtri prudenziali e di alcune deduzioni.

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diretta conseguenza della crisi, volto a ridurre il rischio di "raccolta" nel breve periodo. Il secondo, più orientato a fronteggiare il rischio di liquidità in un'ottica di lungo periodo.

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Il nuovo Commissario al Mercato Interno, Barnier, si è già impegnato con il Parlamento europeo a recepire senza indugio nella CRD le nuove regole che verranno emanate dal Comitato di Basilea; nel frattempo, però, occorre intervenire per assicurare coerenza con il quadro normativo vigente al fine di evitare situazioni di incertezza giuridica che potrebbero ripercuotersi sull'attività delle banche e dei mercati.

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Un esempio su tutti: le proposte di Basilea sembrano prefigurare di una definizione di capitale Tier 1 che, in prima analisi, appare più stringente rispetto a quella prevista dalla nuova disciplina dalla direttiva 2009/111/EC di modifica della CRD che entrerà in vigore il 1 gennaio 2011, per quanto riguarda in particolare le caratteristiche degli strumenti "ibridi" finora accettati quali componenti di Tier 1. Peraltro, il Comitato di Basilea propone che il "periodo di grazia" (grandfathering) per gli strumenti che non posseggono le caratteristiche per poter essere inclusi nel Tier 1 sia previsto solo per quelli già emessi alla data di pubblicazione della consultazione stessa (dicembre 2009) e, pertanto, ha di fatto creato un blocco di tali nuove emissioni sul mercato oltreché incertezze nel medio lungo periodo.

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Per esempio, misure che privilegiano la stabilità degli intermediari possono andare a discapito dell'efficienza e dell'innovazione. Al contrario, misure che aumentano l'efficienza e l'innovazione possono ridurre la stabilità del sistema finanziario.

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Il loro impatto singolo, e a maggior ragione congiunto, rende dunque imprescindibile un'attenta analisi sulle loro concrete modalità di implementazione, sulla loro successione temporale e in generale sui possibili effetti prociclici correlati alla loro eventuale entrata in vigore nell'attuale contesto macroeconomico.

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Peraltro, in presenza di innovazione finanziaria, interventi di tipo strutturale che tendono a separare nettamente le diverse attività esercitabili da una banca possono essere soggetti ad aggiramenti, con la conseguenza di espandere, invece che eliminare, il sistema bancario ombra. Si reintrodurrebbero in definitiva ampi spazi per forme di arbitraggio regolamentare.

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Solo per fare un esempio, la "Regulation Q" introdotta in Usa negli anni '30 con l'obiettivo di fissare un limite massimo ai tassi sui depositi bancari, indebolì il sistema bancario sottraendogli risorse importanti che si sono dirette verso strumenti più remunerativi (es. fondi monetari a breve termine). La stessa Basilea, secondo talune valutazioni, ha involontariamente finito per costituire un incentivo al collocamento di alcune attività fuori bilancio e al proliferare di titoli strutturati con alti rating ma costruiti su mutui dalla dubbia qualità (es. subprime).

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- obbligare le banche a ricalibrare il costo dei servizi offerti alla clientela.

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