Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIPIEMONTE

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Rivista degli ospedali

528279
Giacomo Mottura 7 occorrenze
  • 1980
  • Il Pensiero Scientifico
  • Roma
  • medicina
  • UNIPIEMONTE
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Eppure le opere adatte a sfondare le mura del ghetto e a stimolare l'interesse delle persone intelligenti verso la gigantesca corrente di interventi biologico-medici, che sta travolgendo i nostri costumi e le nostre prospettive, certamente non mancano. Per lo più si tratta di saggi scritti da biologi stranieri, in prevalenza anglosassoni, i quali non disdegnano di scendere dalle loro cattedre e di uscire dai loro laboratori per parlare con la gente. Concentro l'attenzione su di un libro particolarmente affascinante che, pur già ricordato qua e là dalla stampa quotidiana, mi sembra da raccomandare per il sostanziale valore, per la sobria e semplice discorsività, per la penetrante portata sociale. Esso si deve al celebre immunologo australiano G. J. V. Nossal e ne è uscita testé un'ottima traduzione italiana col titolo Scienza medica e obiettivi umani, curata da A. Ascenzi ed edita da “Il Pensiero Scientifico”. A differenza rispetto a certa pubblicistica medica che va per la maggiore, pur apprezzabile per la sua funzione barricadiera, questo personaggio di notevole statura muove le sue obiezioni polemiche, anche le più pesanti, con tono non ringhioso ed esente da ogni iattanza. Nel suo libro si trovano anzitutto ricordate con agilità le tappe di molte fra le principali scoperte in biologia e patologia, con le loro applicazioni in medicina, nel costante intreccio con problemi organizzativi e finanziari della ricerca, sia essa pura o finalizzata, e con motivi di viva umanità.

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Nei limiti della mia esperienza di patologo, attivo per più di quarant'anni nell'università italiana e perciò partecipe a vicende di ricerca, d'insegnamento e di servizi sanitari, ho molte volte avvertito una sorta di isolamento culturale in cospetto del vuoto di curiosità da parte del pubblico riguardo alle scienze sperimentali e in particolare a quelle naturali e biologiche. Abituale ignoranza e smarrito disinteresse contrassegnano grande parte della cultura italiana di fronte alla scienza. I vertici dell'intellettualità seguono con costante privilegio la novità dell'umanesimo filosofico, giuridico, narrativo, poetico, artistico, ecc., ma quando accade di affrontare argomenti di pane e acqua, di aria e luce, di benessere e malessere, di soccorso agl'infermi, di rapporti con l'ambiente fisico, molto spesso si leva un polverone di parole nel quale è difficile riconoscere i legami con quell'eredità d'ingegno sperimentale che meriterebbe maggiore onore nel paese di Galileo Galilei. Non per nulla portiamo il marchio della pur grande e avvincente scuola di pensiero che relegò le questioni scientifiche entro il ghetto degli pseudoconcetti.

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Gli accertamenti definitivi riconducono poi il clamore alla sua vera fisionomia millantatori a e pubblicitaria. Deviazioni di occorrenza spicciola sono esemplificate dal Nossal in programmi di vaglio della salute mediante la pratica di esami di laboratorio clinico su gruppi di popolazione, sotto forma di cosiddetti “checkUp” o di sommari ”screenings”. Non di rado l'impresa si veste di panni scientifici, ma quando si trascurano le gravose esigenze della ricerca di base vera, con l'oculata scelta e definizione del campione, col paragone di parametri multipli, con la ripetizione sistematica a intervalli di tempo regolari, l'impresa può ridursi a uno spreco di denaro, se pur non alimenta scorrette speculazioni che sfruttano i timori della gente.

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Quando la ricerca è ridotta al lumicino, a parte i sensi di frustrazione che, per deficienza di sostegno finanziario, di personale tecnico, di apparecchiature, di biblioteche, minano le prospettive, estinguono le speranze e provocano la “fuga dei cervelli”, allora nella comune palude germogliano alcune tipiche deviazioni elusive, che il Nossal individua acutamente: per esempio, le attività ripetitive ed esibizionistiche, che sfociano in cumuli di pubblicazioni di scarsa portata, nell'altezzoso appagarsi di virtuosismi tecnici, paludati in un tedioso gergo ermetico che camuffa la vacuità, alimenta piccole polemiche e fornisce titoli di carriera.

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Lo ritengo da raccomandare anzitutto ai giovani che cercano un orientamento, come supplemento a quanto apprendono e rimedio a quanto non apprendono nella scuola media; e vorrei poterlo considerare come testo di correzione contro tante chiacchiere di vani intellettuali, che anche penetrasse per contagio nelle torri eburnee di quegli scienziati, che hanno orrore di contaminarsi in implicazioni politico-sociali, mentre ne sono succubi senza saperlo. Questa e analoghe letture possono aiutare il pubblico a distinguere le giuste prospettive, a difendersi da ciurmerie pseudoscientifiche e ad esigere la vera tutela della scienza e della salute.

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Pagine molto sane sono dedicate al « nuovo stile » di medico generico, quale si delinea in vista delle riforme sanitarie che fatalmente spingono verso le specializzazioni a oltranza, con frazionamento multiforme delle prestazioni, comportando d'altra parte l'immatricolazione anonima degli ammalati come oggetto di studio e di statistica. Il medico generico deve giungere a rinunciare alla sua figura tradizionale di factotum che gestisce in proprio tutta la malattia, valorizzandosi peraltro nell'abilità del primo contatto, nella capacità a orientarsi con intelligenza sul da farsi subito, per scegliere l'indirizzo da seguire, articolando la propria attività periferica con quella dell'ospedale, superando i limiti della medicina aneddotica e curando la salvaguardia della personalità del paziente. È significativo che l'autore, il quale è un ricercatore di massima esente da contatti personali diretti col pubblico, in cospetto dei problemi del prossimo trova parole e argomenti di fondamentale penetranza etica e non esita ad annettere alle prerogative del medico generico le "virtù di vecchia maniera, quali la carità e il buon senso comune". Egli esprime considerazioni spregiudicate rispetto alle retrive opinioni di coloro che non riconoscono la preminente validità della medicina preventiva e la maggior considerazione da attribuire alla medicina assistenziale a lungo termine nei confronti di quella curativa del singolo episodio. Inoltre mette in risalto la grande parte da affidare a personale ausiliario, anche per la tutela della personalità dell'ammalato.

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Fra i negativi, si stigmatizzano le pseudoricerche intese a sfornare medicinali diversi dai preesistenti solo marginalmente, tanto da eludere la protezione del brevetto. Il regime concorrenziale comporta poi che molti fra questi studi rimangono segreti o sprecati, non solo per il dispendio di prove fallite, ma anche perché sottratti ad un ampio dibattito. Eccessive quote di spesa sono destinate alla propaganda, mediante la quale i pregi del prodotto possono essere presentati in modo deformato, allo scopo di conquistare il mercato con la suggestione di medici e pazienti.

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